Autore: Joe Lansdale
Origine: Usa
Anno: 2000
Editore: Fanucci
La trama (con parole mie): 1933. Siamo nel pieno del Texas orientale, nella cittadina di Marvel Creek, la Grande Depressione che ancora fa sentire gli effetti del suo passaggio anche a qualche anno di distanza e le tensioni razziali a fare da miccia alle rivalità di paese.
Il giovane Harry, quasi adolescente, e la sorellina Tom, per caso scoprono nelle Terre basse in bilico tra boschi rigogliosi e paludi il cadavere orribilmente torturato di una donna di colore: è l'inizio di un'indagine che vede coinvolti, oltre ai piccoli protagonisti, la loro famiglia - il padre, Jacob, oltre che barbiere ed agricoltore, è il tutore locale della legge - e i conoscenti, che porterà alla scoperta di un vero e proprio mostro, un serial killer che non sarà disposto a fermarsi di fronte alla razza o all'età delle sue vittime.
Per Harry sarà la fine del mondo costruito sull'innocenza dell'infanzia e l'inizio dell'età adulta, fatto di mezzetinte e debolezze, brutture e lotta per la sopravvivenza.
Leggere Lansdale è sempre un pò come tornare a casa.
Lo scrittore texano è uno di quegli esempi di onestà creativa e di linguaggio che non possono non farsi voler bene, trasparente nei suoi intenti e sincero nei racconti, quasi parli sempre, in qualche modo, di se stesso - e non può che essere così, almeno da un certo punto di vista -: quando ebbi l'occasione d'incontrarlo e passare un pomeriggio intero con lui, un paio d'anni fa, vidi nei suoi occhi e nel sorriso la curiosità di un uomo cui non fa differenza il fatto di essere uno scrittore affermato, e che mai crederebbe di essere depositario di una qualche verità supposta e supponente.
Piuttosto, l'impressione che ho avuto è stata quella di un vecchio zio di quelli capaci di affascinare i propri nipoti con racconti coinvolgenti ed unici, anche se in qualche modo tutti legati e simili l'uno all'altro.
Piuttosto, l'impressione che ho avuto è stata quella di un vecchio zio di quelli capaci di affascinare i propri nipoti con racconti coinvolgenti ed unici, anche se in qualche modo tutti legati e simili l'uno all'altro.
In fondo alla palude, associabile per tematiche ed atmosfere a L'ultima caccia, torna indietro nel tempo all'epoca vissuta principalmente dai genitori dell'autore - cui il romanzo è dedicato - e tratteggia una grande avventura degna di Stand by me e definita da una cornice che deve tantissimo al pulp e al noir, segnata dalle tinte fosche della violenza e del razzismo, tanto da ricordarmi, almeno in un paio di episodi - il linciaggio del vecchio Mose, il pestaggio dei Nation da parte di Jacob - il capitolo forse più oscuro delle avventure di Hap e Leonard - i due personaggi più fortunati creati dal vecchio Joe -: Il mambo degli orsi.
Come se non bastasse, dietro alla parte più action della storia, si cela e definisce il passaggio all'età adulta del giovane Harry, che da poco meno di ragazzino incapace di porre fine alle sofferenze del suo cane ferito, ipnotizzato dalle meraviglie della foresta e della Natura diviene quasi un uomo in grado di fronteggiare occhi negli occhi il terrificante e leggendario Uomo Capra - creatura della quale gli adulti dubitano perfino l'esistenza che pare si celi nei meandri delle Terre basse - e lo stesso assassino, dopo aver visto il padre cadere e rialzarsi sotto i colpi inferti dalla vita.
Un romanzo magico, affascinante, torrido come l'estate più calda pronta ad essere scossa da quei temporali cupi e terrificanti, con tanta di quella grandine da lasciare bernoccoli più grossi di quelli di una scazzottata: come di consueto per i lavori del buon Lansdale, tutti i personaggi, dai più nobili ai più biechi, vengono tratteggiati ed accompagnati nell'evolversi della vicenda con lo stesso amore dal loro autore, che non avrà dalla sua la tecnica ed il piglio illusionistico di Nesbo ma che riesce indubbiamente a trasmettere tutta la sincerità di un narratore nel senso più universale del termine, un uomo che di una storia fa un'esperienza, il capitolo di una vita, il ricordo di un'emozione in grado di scuotere anche ad anni - o decenni - di distanza.
In questo senso trova una collocazione perfetta la scelta di affidare a Harry ormai vecchio e confinato in una casa di riposo il ruolo di traghettatore dei lettori nella storia, così come l'idea di associare più personaggi appartenenti all'universo creato dallo scrittore a partire da quelli che sono i luoghi in cui lui per primo ha trascorso la sua intera esistenza - perfetta, in questo senso, l'apparizione pur se breve dei due giovani protagonisti del già citato L'ultima caccia -.
Ma se fino alla risoluzione della parte prettamente thriller della vicenda tutto pare confluire in quello che potrebbe essere un più che buon titolo di genere, è con il clamoroso epilogo che Lansdale compie un vero e proprio balzo in avanti, insinuando nel sottoscritto il dubbio di aver appena concluso il suo romanzo migliore in più di un senso: poche pagine di intensità incredibile, capaci di ricordare nella loro carrellata di vite di alcuni dei protagonisti della vicenda lo stratosferico finale di Six feet under, mostrando allo stesso tempo l'amore per la vita e la malinconia del tempo che ci fugge tra le dita, spesso e volentieri portandosi via tutte le persone che amiamo, una dopo l'altra.
Come se non bastasse, il legame del vecchio Harry con quell'anno incredibile alla ricerca del killer di tutte quelle donne assume il significato dell'isola per i "naufraghi" lostiani - sempre rimanendo in tema di serie tv di culto -, il momento della propria vita cui si rimane più legati, e al quale si vorrebbe in qualche modo tornare una volta giunti al termine il nostro giro di giostra da queste parti.
Il desiderio di poter sentire l'intera esistenza sulla pelle unito al peso della solitudine.
Se non ci fosse l'esperienza diretta - le chiacchiere, le risate, le opinioni sugli interpreti cinematografici ideali di Hap e Leonard, perfino una foto - a testimoniare il nostro incontro, scorrendo le ultime pagine di In fondo alla palude potrei perfino giurare che Joe Lansdale sia morto e sepolto, scivolato via al termine di una vita lunga e ricca, magica e allo stesso tempo profondamente segnata da tante, tante ferite.
Fortunatamente, non è così.
Perchè un narratore di questa portata - con tutti i suoi limiti e la sua semplicità - è come un vecchio zio in grado di ipnotizzare i suoi giovani nipoti con racconti così coinvolgenti da percepirli proprio lì, sulla pelle, come quando ci si siede accanto ad un fuoco: e non ho ancora intenzione di alzarmi.
Non ho nessuna intenzione di alzarmi.
Non ho ancora abbastanza ferite, per essere stanco.
Merito di personaggi come Harry e la sua famiglia.
E del vecchio Joe, le cui storie non esiterò a raccontare ai miei nipoti.
Perfino - e soprattutto - di quella volta in cui ci trovammo faccia a faccia.
MrFord
"I got to keep moving, I got to keep moving
blues falling down like hail, blues falling down like hail
mmm, blues falling down like hail, blues falling down like hail
and the day keeps on remindin' me, there's a hellhound on my trail
hellhound on my trail, hellhound on my trail."
Robert Johnson - "Hellhound on my trail" -
Come se non bastasse, il legame del vecchio Harry con quell'anno incredibile alla ricerca del killer di tutte quelle donne assume il significato dell'isola per i "naufraghi" lostiani - sempre rimanendo in tema di serie tv di culto -, il momento della propria vita cui si rimane più legati, e al quale si vorrebbe in qualche modo tornare una volta giunti al termine il nostro giro di giostra da queste parti.
Il desiderio di poter sentire l'intera esistenza sulla pelle unito al peso della solitudine.
Se non ci fosse l'esperienza diretta - le chiacchiere, le risate, le opinioni sugli interpreti cinematografici ideali di Hap e Leonard, perfino una foto - a testimoniare il nostro incontro, scorrendo le ultime pagine di In fondo alla palude potrei perfino giurare che Joe Lansdale sia morto e sepolto, scivolato via al termine di una vita lunga e ricca, magica e allo stesso tempo profondamente segnata da tante, tante ferite.
Fortunatamente, non è così.
Perchè un narratore di questa portata - con tutti i suoi limiti e la sua semplicità - è come un vecchio zio in grado di ipnotizzare i suoi giovani nipoti con racconti così coinvolgenti da percepirli proprio lì, sulla pelle, come quando ci si siede accanto ad un fuoco: e non ho ancora intenzione di alzarmi.
Non ho nessuna intenzione di alzarmi.
Non ho ancora abbastanza ferite, per essere stanco.
Merito di personaggi come Harry e la sua famiglia.
E del vecchio Joe, le cui storie non esiterò a raccontare ai miei nipoti.
Perfino - e soprattutto - di quella volta in cui ci trovammo faccia a faccia.
MrFord
"I got to keep moving, I got to keep moving
blues falling down like hail, blues falling down like hail
mmm, blues falling down like hail, blues falling down like hail
and the day keeps on remindin' me, there's a hellhound on my trail
hellhound on my trail, hellhound on my trail."
Robert Johnson - "Hellhound on my trail" -
bello bello bello!
RispondiEliminauno dei miei preferiti del lansdale "serio".
Vero, davvero ottimo.
EliminaStoria coinvolgente, grande atmosfera e finale stupendo.
sarà sul mio comodino, tempo un mese!
RispondiEliminami hai incuriosito notevolmente, lo prendo.
Vincent, vedrai che non resterai deluso.
EliminaE' una vera ficata.
Beh, m'ero segnata l'autore dopo il confronto con Sinfonia di piombo, ora mi segno pure il titolo.
RispondiEliminaElle, fai benissimo. Questo romanzo è una meraviglia.
EliminaTempo di Lansdale, cercherò di leggerne dell'altro.
RispondiEliminaFirma, questo mi ha colpito tantissimo. Uno dei Lansdale che ho preferito.
EliminaE' stato il mio primo Lansdale, ormai un bel po' di tempo fa. Molto bello, davvero, una piacevole storia di formazione sempre in bilico con l'horror, quasi quasi lo rileggerei.
RispondiEliminaSimone, se ti capita rileggilo: gran bel libro che con il finale decolla.
EliminaSenza dubbio tra i cinque migliori del vecchio Joe che abbia letto.
pure x me è stato il primo lansdale. e non me lo ricordo neanche se rileggo la trama in ugrofinnico. vuoto. zero.
RispondiEliminaCiku, potresti recuperarlo anche tu.
EliminaOttima, ottima lettura.
Bello, bellissimo. Per certi versi mi ha ricordato un po' "ll buio oltre la siepe". Uno dei miei Lansdale preferiti
RispondiEliminaConcordo in pieno. E' entrato dritto dritto anche tra i miei preferiti del vecchio Joe.
Elimina