martedì 14 giugno 2011

Kill me please

La trama (con parole mie): perduta tra i monti di una vallata belga, isolata dalla civiltà che la rifiuta, esiste una clinica, tenuta dall'equilibrato Dr. Krueger, in cui è possibile alloggiare se e solo se lo stesso dottore accetta la richiesta del potenziale paziente di ricevere la "dolce morte".
Sia giustificata da malattia, disagio mentale o sociale, problemi economici o chissà cos'altro, la motivazione dovrà essere solida, e lo stesso titolare della clinica si impegnerà fino all'ultimo affinchè il paziente possa decidere di ripensarci, e tornare a vivere la sua vita.
Tutto scorre tranquillamente, e perfino l'agente della guardia di finanza inviata per controllare che Krueger non costringa i suoi pazienti a pagare per il servizio pare cominciare ad integrarsi nella geografia curiosa degli abitanti temporanei del luogo, fino a quando un commando di uomini che rifiutano l'idea di un luogo di questo genere non decide di assaltare la clinica in modo da non risparmiare nessuno: staff, direttore e pazienti.

L'eutanasia è un tema molto, molto difficile da affrontare.
O perlomeno, lo è affrontarlo nel modo giusto.
Che poi, probabilmente, un modo giusto non c'è, a meno che per giusto non s'intenda trattarlo con rispetto ed equilibrio, senza perbenismi, filippiche religiose o prese di posizione pretestuose da una parte o dall'altra.
Ricordo, ad esempio, la morale fin troppo pesante di Mare dentro rispetto allo struggente dramma di Million dollar baby, per citare due esempi più che noti usciti qualche anno fa praticamente in contemporanea.
Kill me please, questa curiosa, estremamente autoriale eppure clamorosamente leggera commedia nera, non si pone obiettivi alti come i due titoli appena citati, eppure analizza da un punto di vista tutto sommato nuovo uno dei grandi temi da dibattito degli ultimi anni, ed uno dei diritti che dovrebbe essere ufficializzato alla facciazza della sempre troppo ingombrante - almeno in Italia - chiesa cattolica.
Così come in Mammuth, assistiamo ad un crescendo non sempre - anzi, spesso affatto - giustificato razionalmente, eppure incredibilmente acuto e, a tratti, irresistibilmente geniale - la sequenza nel bosco che vede protagonisti Vidal, il canadese e l'ispettrice della guardia di finanza è a dir poco clamorosa -, divertito e divertente eppure velato da una profonda vena di malinconia, fotografato benissimo - mi ha ricordato addirittura le opere incredibili di Bela Tarr - ed in grado di suscitare riflessioni nate dal contrasto e dai comportamenti dei personaggi: il desiderio di farla finita che, di fronte alla minaccia del commando esterno, muta in alcuni casi in un rinnovato ardore per la vita, così come nel sogno di quella fine che si era desiderata - rappresentata dal personaggio di Virgile, tra i più controversi e profondi del curioso parterre degli ospiti della clinica -.
Lo stesso Krueger, controllato e razionale direttore, a fronte dell'assalto assume connotati completamente nuovi, e regala, nel suo monologo di chiusura, una delle sequenze più nere che il Cinema recente mi abbia regalato: l'interpretazione dell'eutanasia come risparmio di profitti perduti da parte dello Stato - motivo per il quale la clinica si scopre sovvenzionata dal governo -, con tanto di dati e numeri snocciolati neanche fossimo nel bel mezzo di una riunione di marketing è da brividi, nonchè in grado di mettere in ombra tutti i significati e gli atteggiamenti "illuminati" che prevedono i trattamenti della clinica.
Una pellicola forse non completa e risolta a fondo - tutto considerato, l'autore si sarebbe potuto concedere qualche minuto in più -, eppure sottilmente potente, in grado di parlare a differenti tipologie di pubblico, con più di un picco intriso di quell'imprevedibile visionarietà tipica del grottesco - scomodando paragoni importanti direi in pieno, irriverente stile Bunuel - in grado di lasciare senza parole, in bilico tra una lacrima e una risata.
Ma in fondo, la vita - e la sua fine - funzionano proprio così.


MrFord


"Strumming my pain with his fingers,
singing my life with his words,
killing me softly with his song,
killing me softly with his song,
telling my whole life with his words,
killing me softly with his song."
Fugees - "Killing me softly" -

20 commenti:

  1. Buongiorno fratellozzo, pc sistemato.

    Sembra molto interessante, lo guarderò sicuramente.Anche perchè me l'hai dato l'altro giorno su chiavetta.
    E poi dopo che mi hai fatto vedere eden lake godi di un bonus illimitato, che mi spinge a voler vedere tutto quello che posti.
    O quasi. ;)
    Hai mai visto Triangle? Noi l'abbiamo visto ieri sera, una visione se fossi in te gliela concederei alla grande.

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  2. Hey fratellino, come andiamo? Bentornato online!
    E' decisamente insolito ed interessante, una visione la vale tutta.
    Eden lake superbomba, spero possa uscire in dvd.
    Triangle l'abbiamo visto a gennaio, lo trovi nell'archivio. Niente male, anche se non una cosa indimenticabile. Meglio Frozen, visto nello stesso periodo.

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  3. il titolo è una tua richiesta personale?
    nel caso ti posso dare una mano :D

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  4. Cannibale, sai bene che il suicidio, assistito oppure no, non rientra nelle mie corde.
    Ma in caso le lacrimucce teen ti pesino troppo, ricordati che puoi contare sempre sul sottoscritto. ;)

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  5. Sai che dovevo guardarlo proprio oggi o domani? (sempre che il cliente che ce l'ha da 4 giorni lo riporti...). A sto punto aspetterò un pò di tempo per non "sovrapporlo" al tuo. Lo so che non ha senso ma vabbeh. Comunque, prima che legga, ti è piaciuto? Io so già a sensazione che per me sarà senz'altro bellissimo, è un argomento che mi affascina da sempre.

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  6. Dae, film molto affascinante e ben costruito.
    Non perfetto, ma a tratti irresistibile.
    Io gli avrei concesso anche una ventina di minuti in più, fossi stato nel regista.
    Sicuramente una visione che fa riflettere.

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  7. Si avvicinano le settimane di libertà vigilata. Me lo segno. Ed il fatto che sia un po' breve con i figli si apprezza (ieri mi sono addormentato guardando "Qualunquemente" che pure mi stava piacendo, sigh!)

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  8. Gae, sicuramente è una visione più che interessante e ricca di spunti. Segnatelo al volo!

    Per il resto, ti capisco: il lavoro, gli impegni e tutto il resto a volte ti riducono a un pupazzo di pezza, alla sera. Io resisto sempre, ma a volte sento tutto il peso della fatica.

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  9. questo ce l'ho da vedere da un botto di tempo :(

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  10. Frank, secondo me è un'ottima visione.
    Non sarà un Capolavoro, ma è insolito, nerissimo ed intelligente.
    Pur con un'ambientazione diversa, mi ha ricordato la sorpresa che fu il grandissimo In Bruges!

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  11. Sì, ma è film francese cacchio e io il cinema francese non lo reggo!
    L'idea è attraente, anche perché considero il suicidio uno degli atti più misteriosi legati all'essere umano, anche se in questo caso, mi sembra di capire, c'è una mescolanza tra eutanasia e scelta consapevole di suicidarsi.
    Comunque forse farò uno sforzo.
    Forse. :P

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  12. Cy, a dire il vero è belga, se può esserti utile! ;)
    Detto questo, ti capisco: io detesto profondamente i francesi ed il loro modo di fare tendenzialmente spocchioso e da superiori. Roba da gran bottigliate nei denti.
    E Parigi è stata la città in cui mi sono sentito più straniero tra tutte quelle in cui sono stato. E ho ripetuto l'esperienza tre volte, quindi conosco bene la materia in questione.
    Certo, poi c'è stata l'espulsione dalla Turchia con Julez, ma quella è un'altra storia. ;)

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  13. Io ho una predisposizione… a tutto ciò che parla di suicidio: gli autori che preferisco (parlo di letteratura) son morti suicidi e ne scrivevano ampiamente. Non è narrazione fine a se stessa ma tentativo (spesso andato a buon fine) di eviscerare temi inerenti e pensieri profondi. Quindi questo film mi ha 'colpito' particolarmente.

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  14. Il suicidio - o la richiesta che sia applicato - è da sempre una pratica profondamente umana e profondamente controversa.
    Si può essere o non essere d'accordo, o affascinati dalla stessa, ma una riflessione ci sta sempre, Petrolio.

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  15. Cazzo speriamo sì che esca il dvd. All'estero, come al solito, è già disponibile.
    Sono andato a leggere il post su triangle.
    A me non è dispiaciuto, anche se è vero che dopo un po' comincia ad avvitarsi un po' troppo su se stesso e mi sono sentito anche io preso un po' in giro.
    Tutto sommato guardabilissimo, con quella scena dei tanti corpi sul ponte che da sola vale mezzo film.

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  16. Questo post merita anche solo per la citazione musicale finale (ho quel cd, e lo custodisco gelosissimamente! :))... Grande, Maestro! ;)

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  17. Dembo, il dvd di Kill me please è uscito un paio di settimane fa. Lo recuperi senza problemi. :)
    Triangle ha momenti davvero ottimi, e altri in cui un pò ti chiedi il perchè delle scelte di sceneggiatura, ma di sicuro si fa guardare.
    Però concorderai che Eden lake è di un'altra pasta!

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  18. Bel pezzo James, ma come avrai letto "di là" non lo considero affatto un film sull'eutanasia. Mi sembra che si stia dando un'accezione troppo generale a tale termine. L'eutanasia, a mio parere, non è solo la morte dolce data da terze persone, ma una pratica possibile soltanto in pochissimi casi, quelli disperati di non-vita, casi che non sono nemmeno vicini a quelli del film, un gruppo di pazienti più o meno depresso o più o meno malato ma capace di correre, urlare, scappare e uccidere. No, proprio un film opposto all'eutanasia, anzi, quasi vicino alla Vita se è vero che (come scrivo) il caso più grave, quello della ragazza, è proprio quello che va via dalla clinica.

    Altra cosa. Dopo aver postato la mia recensione su filmscoop ho letto tutte le altre e non ce ne è una che abbia notato la scena della bara caduta. Io la considero invece la scena più importante del film. Tutti abbiamo scritto del villaggio (forse metafora della morale comune) che si ribella alla clinica e a quello che rappresenta, ma se non ci fosse stato quell'episodio nulla sarebbe successo, veramente nulla.

    Non so cosa manca a Kill me please per poter esser bellissimo, ma qualcosa manca. Rimane comunque ottimo.

    Ciao!

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  19. Ottima disamina, Dae.
    Resta il fatto che, eutanasia o no, è un ottimo film - non impeccabile, ma davvero buono - che parla più della vita, che non della morte, e della lotta per conservarla, in qualche modo.

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