A volte ci sono film che, nonostante l'indiscutibile valore artistico, perdono clamorosamente e senza possibilità alcuna la loro sfida con il tempo.
Un pò come il grunge per la musica, insomma.
Roba che al momento dell'uscita ha fatto gridare al miracolo, e che poi, inesorabilmente, è rimasta come chiusa in una sorta di "prigione dorata" d'epoca.
Svengali fa parte di questa cerchia: una sorta di elite intrappolata come ne "L'angelo sterminatore" di Bunuel, che vista fuori tempo massimo - e innaffiata di un ottimo rum agricolo della martinica - ha avuto un effetto a tratti soporifero, nonostante momenti di indubbia intensità e perizia tecnica notevole per i mezzi disponibili all'epoca (si parla del signor millenovecentotrentuno).
La trama parte da uno dei presupposti più antichi del mondo, l'amore non corrisposto che si tramuta in ossessione e diviene dapprima un sopruso, e poi un esempio di quella che verrà chiamata, tempo dopo questa pellicola, Sidrome di Stoccolma, e si sviluppa giocandosi il tutto per tutto grazie al suo protagonista, il misterioso, rasputiniano Svengali, musicista, filosofo, ipnotista e chi più ne ha più ne metta.
Una specie di Crudelia DeMon in versione maschile.
Eppure qualcosa, nell'incedere della storia, nonostante il fascino indiscutibile che la stessa irradia, cade nella trappola del tempo, mostrando il fianco a quello che nei capolavori si giustifica come un'ovvia collocazione temporale, appunto - penso a Il mostro di Dusseldorf o La morte corre sul fiume - e che nei film "normali" pesa come un macigno di proporzioni titaniche.
Restano comunque due scene memorabili e tanto fascino: la carrellata all'indietro a partire dallo sguardo ipnotico di Svengali che finisce con il volo d'uccello sulla città - espediente utilizzato anche da Murnau nel suo Faust, tanto per continuare a citare capolavoroni - e il finale, quando l'umanità pare avere il sopravvento sia sul protagonista che sulla sua "vittima", che esce dai panni dell'ipnotizzata Mrs. Svengali per tornare a mostrare tutta la dolcezza di Trilby, suo personaggio "originario".
Una sequenza davvero da brividi, certamente avanti - quella sì - per i tempi in cui fu girata.
Ad ogni modo, per tornare al discorso dell'altra sera, questo sì, che è "un film dei miei".
Quindi, se non siete vaccinati almeno un pò al cinema dell'epoca che fu, forse Svengali, per quanto la durata possa far pensare, non è roba per voi.
A meno che non sfoderiate il mio stesso rum, e allora tutto potrà andar bene, anche Martinelli.
In caso, Bally è il nome della suddetta bevanda.
Nel caso doveste incontrare un bellissimo "vintage" come Svengali o una merda totale come Il mercante di pietre.
Che, ora posso rivelarlo, è il primo della lista dei film peggiori che abbia mai visto.
Ma ci sarà tempo anche per quello.
Ora vado a farmi ipnotizzare, così, almeno fino a domani, fingerò di non averlo mai visto.
Grazie, Mr. Svengali!
"Mesmerize the simple minded
propaganda leaves us blinded."
MrFord
Vedo un quacchecosa sul giubbotto, poi c'e' scritto che c'e' scritto? SG. Chevvordi' ? Che e', SvenGali? Impossibile, SvenGali non ha lo spessore; e poi c' ha il mantellino, minimo dev'essere, che so, un illusionista, un contorsionista. No, ma e' un supereroe!
RispondiEliminaI am not sure where you are getting your information, but good topic.
RispondiEliminaI needs to spend some time learning much more or understanding
more. Thanks for fantastic info I was looking for this info for
my mission.
my web-site - website