lunedì 26 aprile 2010

Green zone

Già mi immagino la critica più autoriale, all'idea di un nuovo Greengrass con la camera a spalla e l'ex Jason Bourne, Matt Damon, catapultato nell'Iraq delle fittizie armi di distruzione di massa.
Tutti seduti in sala storcendo il naso di fronte all'ennesimo soldato americano duro e puro che si ribella contro il sistema tanto cattivo.
Ebbene, Green zone è un ottimo action movie di quasi attualità e stampo "militaresco", decisamente più profondo di videogioconi come "Black hawk down" e più intrigante di macchinosi polpettoni - in senso buono, s'intenda - come "Syriana".
Lo script è semplice, e giocato su un concetto vecchio come il mondo: protagonista senza macchia scopre falla nel sistema e si trova a recitare la parte dell'outsider, finendo al limite della legge che ha deciso di servire.
E fino a qui si potrebbe obiettare che il cinema di guerra all'americana non ha più nulla da dire, che le pellicole sono tutte uguali, che Green zone è una versione "sporca" di "Nessuna verità", e via dicendo: eppure la sceneggiatura di Helgeland regge bene il colpo, e assolve il suo compito senza colpi d'ala - questo occorre ammetterlo - ma anche senza mancanze o buchi scandalosi; non brillerà per originalità, ma avvince e appassiona, e tiene bene il minutaggio senza far concentrare troppo lo spettatore sul sempre straniante effetto sbronza della camera "stile dogma".
Proprio a proposito del comparto tecnico occorre anche ammettere il lavoro più che buono realizzato sul montaggio, veloce e tesissimo ma mai davvero confuso - come troppo spesso accade, in questi casi -, che fa il paio con la capacità dell'intera pellicola di non risultare piatta come il più classico degli action movies alla Tony Scott ma neppure troppo cervellotico, dato che sempre di fiction, per quanto simile alla realtà, stiamo parlando.
Se si cerca, dunque, una pellicola di denuncia che vada a sviscerare le porcate perpetrate dai governi prima, dopo e durante una guerra si guardi altrove, da "Apocalisse nel deserto" di Herzog al più popolare Michael Moore, ma se si pensa che una sensibilizzazione passa anche da un prodotto "da sala" e non solo nei circoli da radical chic tutti Godard e Cassavetes, allora Green zone è un ottimo modo per calarsi nell'azione e capire che quella stessa azione dovrebbe essere solo fiction, e che i giochi di potere che marciano sulle vite umane, siano essi basati sul male di vivere - come per "Hurt locker" - o sul vivere nel male - "Valzer con Bashir" docet -, dovrebbero riuscire a rimanere chiusi in un proiettore.
Nell'attesa che accada, noi ci gustiamo questa zona verde che tanto verde non sembra - se non per i dollari - e attendiamo che, in un futuro speriamo non troppo lontano giunga Tarantino, con il Cinema a vendicare la Storia.

"Don't take your guns to town, boy.
Don't take your guns to town."
MrFord

1 commento:

  1. Se siete "Ipocriti Abili"
    non siete mai colpevoli
    Se non state mai coi deboli,
    e avete buoni stomaci
    Sorridete! Gli spari sopra sono Per Noi!
    Sorridete! Gli spari sopra sono Per Noi!

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