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lunedì 21 settembre 2015

Self/Less

Regia: Tarsem Singh
Origine: USA
Anno:
2015
Durata: 117'






La trama (con parole mie): Damian, milionario alle soglie dei settanta alle prese con un tumore che entro sei mesi lo condurrà alla morte, incapace di ricostruire il rapporto con la figlia adulta, scoraggiato dal terrore della fine, a seguito di un suggerimento anonimo contatta il misterioso Albright, che fornisce con la sua società un servizio ad altissimo costo volto a preservare le grandi menti - e chi se lo può permettere, ovviamente -.
L'uomo sostiene di poter, attraverso un procedimento sperimentale, portare la coscienza del paziente all'interno di un corpo giovane ed al massimo delle forze creato in laboratorio, di fatto fornendo una nuova identità, un nuovo passato ed un nuovo futuro ai propri clienti: Damian accetta e salda, per ritrovarsi con la metà dei suoi anni, in forma perfetta, nel cuore di New Orleans.
Dopo essersi goduto i primi mesi di "rinascita", però, incuriosito da visioni che dovrebbero essere soltanto un effetto collaterale del procedimento, scopre che dietro il corpo che ora lo ospita c'è un segreto che Albright tiene a mantenere tale con qualsiasi mezzo.









Self/Less è stato, lo dico chiaro e tondo e senza passare dal via, un mezzo miracolo.
Un film, infatti, firmato da Tarsem Singh - che non sono mai riuscito a farmi piacere - con protagonista uno dei cani maledetti più cani di Hollywood, Ryan Reynolds, sulla carta aveva tutte le carte in regola per insidiare i titoli al momento più accreditati per aggiudicarsi il Ford Award dedicato al peggio dell'anno: visione alle spalle, posso invece dichiarare di aver assistito ad un dimenticabilissimo ma neppure così terribile film da weekend senza troppa voglia o impegno, costruito a partire da idee potenzialmente interessanti sviluppate ovviamente nel peggior modo possibile da una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti, interpretato male - ma di questo ero più che sicuro - e diretto, al contrario, discretamente soprattutto per quanto riguarda le parti d'azione.
Questa conclusione è ovviamente frutto di una riflessione che ha visto la logica non essere presa in considerazione onde evitare di rendere ancora più imbarazzante di quanto già non sia lo script nei suoi passaggi fondamentali - il telefonatissimo spunto sul metallo da non introdurre nella macchina, il ruolo di Anton, l'immediatezza rispetto alla quale soltanto sfruttando internet il "nuovo" Damian scopre il segreto del corpo che lo ospita, o almeno una traccia evidente da seguire quando la compagnia di Albright pare una sorta di superpotenza in grado di rendere le operazioni il più discrete possibili -, finendo per associare Self/Less alle sequenze più spettacolari - soprattutto quella legata all'inseguimento in macchina - immaginando nel contempo un protagonista che non fosse Reynolds, uno degli attori che meno sopporto legati al panorama di grana grossa a stelle e strisce, e che già ora so che mi pentirò di veder vestire, prossimamente, gli attesissimi - almeno dal sottoscritto - panni di Deadpool.
Meglio, in questo senso, tentare di affiancare a sparatorie ed esplosioni le questioni legate all'intensità dei rapporti tra genitori e figli e la riflessione rispetto al timore di affrontare la fine, la lotta di classe - in un certo senso, se esistesse un servizio di questo genere, avremmo milionari pronti a reincarnarsi ogni quarantina d'anni e poveri cristi usati come carne da cannone - ed il pensiero che un'operazione come quella garantita da Albright si dividerebbe tra "resurrezioni" di chi rifiuta di andarsene e "ritorni" di persone amate che non si è disposti a lasciare. 
Questioni di egoismi, dunque, a conti fatti.
Peccato che le suddette riflessioni troverebbero spazio ed importanza se inserite in un contesto decisamente diverso e realizzato con più criterio di Self/Less, che riesce a peggiorare la sua posizione con uno dei finali più buonisti e già visti visti in sala di recente, l'unico ad aver davvero fatto vacillare la mia posizione di quasi stupore rispetto a quanto mi sarei aspettato di provare al termine della visione.
Il mio consiglio, dunque, è quello di dedicarvi all'ultima fatica in terra americana di Singh solo a tempo perso e con i piedi di piombo, senza però farvi troppo influenzare negativamente dalle critiche spietate raccolte fin dalla sua uscita: in fondo ci sono porcate ben peggiori e più dannose di questa, nonostante sia assolutamente ovvio e certo che esistano una marea di titoli più interessanti.
Un film cuscinetto che a tratti - ma solo a tratti, e non è detto che non decida di ritrattare in futuro questa affermazione - finisce per non far sembrare così terribile neppure il già citato e bersagliato Reynolds: quasi un miracolo, come sottolineavo al principio del post, considerate le premesse e la stima che il suddetto Ryan e Singh raccolgono qui al Saloon, molto vicina al livello zero dei più detestati da questo vecchio cowboy.
Non si sognino, comunque, di avvicinarsi al bancone per una bevuta.
Per loro, al massimo, c'è un pò d'acqua del rubinetto ed un invito a cambiare locale.




MrFord




"And wherever we go
and whatever we do
and whatever we see
and whoever we be
it don't matter
it don't matter
I don't mind cause you don't matter
I don't mind cause I don't matter
(and don't shit matter)
you'll see in the end."
John Cole - "Note to self" - 





 

giovedì 10 settembre 2015

Thursday's child

La trama (con parole mie): seconda settimana ufficiale dal "rientro", con i primi presunti blockbuster autunnali e le uscite di Venezia pronte a cominciare a fare capolino in sala. Purtroppo continua a fare capolino da queste parti e nella blogosfera anche Cannibal Kid, che continuo a sperare possa vincere il Macchianera e dunque ritirarsi all'apice della sua carriera di blogger.
Per fare fronte in particolare alla presenza del mio acerrimo nemico, come di consueto mi occorrerà rifugiarmi nell'alcool ed in alcune uscite che lui, ovviamente, schiferà da buon scarso intenditore di Cinema. 


"Ecco una bella ballad dedicata al mio fan numero uno, Cannibal Kid."

Fantastic 4 - I fantastici quattro

"E così quel brutto muso è Cannibal Kid!? E' proprio un mostro!"
Cannibal dice: Di questo film ne parlano tutti male e negli Usa è stato un flop clamoroso. Da una parte la cosa mi fa piacere, visto che le pellicole supereroistiche mi hanno stufato più delle recensioni di Preacher su WhiteRussian. Dall'altra mi spiace, perché il cast è composto da una serie di promettenti giovani attori come Kate Mara, Miles Teller, Michael B. Jordan, Jamie Bell e Toby Kebbell. Considerando che io e il resto del mondo sui film sui supereroi (e non solo) spesso la pensiamo al contrario, chissà allora che non avvenga qualcosa del genere pure in questo caso. Anche perché mi rifiuto di credere che questo nuovo Fantastic 4 possa essere peggio di quello uscito una decina d'anni fa.
Ford dice: i Fantastici 4 sono sempre stati tra gli eroi Marvel che meno preferivo ai tempi in cui divoravo albi senza alcun ritegno, e nonostante un cast che prometteva molto bene pare che il risultato cinematografico per Reed Richards e soci sia stato anche questa volta disastroso.
Ovviamente lo guarderò, ma per evitare di incazzarmi troppo, con le aspettative davvero al minimo.



Dove eravamo rimasti

"Hey Meryl, la tua ballad per Cannibal era proprio forte!"
Cannibal dice: Dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti a Cannibal Kid che è uno dei più grandi blogger in circolazione, mentre Ford arranca tra i peggiori. Quanto al film, il fatto che sia diretto da Jonathan Demme e sceneggiato dall'idola assoluta Diablo Cody lo pone subito in cima alle visioni della settimana. La presenza nel cast dell'insopportabile prima della classe Meryl Streep e addirittura di Rick Springfield, rockstar fallita che oggi vanta un unico fan (Mr. Ford) abbassano però, e di parecchio, le aspettative. Di Diablo Cody ho apprezzato tutto, da Juno a Young Adult, passando per la serie tv United States of Tara e persino per lo spernacchiato Jennifer's Body. Spero che questa non sia la prima delusione che mi regala.
Ford dice: io ho sempre voluto un gran bene a Jonathan Demme, Diablo Cody è rock, Rick Springfield mitico, eppure dal trailer di questo film posso trarre solo le conclusioni peggiori, ovvero che si tratti della solita, bieca operazione per spingere l'insopportabile Streep verso un'altra inutile nomination all'Oscar, giusto per fare presenza.
Credo lo lascerò al mio rivale, che penso possa detestare la vecchia Meryl anche più del sottoscritto.



Metamorfosi

"Ma quale Cannibal!? Ai Macchianera vinco io!"
Cannibal dice: Questo è il vero film della settimana. Il documentario sull'esperienza di Fabrizio Corona durante i servizi sociali si preannuncia come l'evento “cinematografico” più trash dai tempi del “film” Troppo belli con Costantino e quell'altro di cui non ricordo più il nome. La classifica del peggio dell'anno reclama una visione di questa pellicola, che così potrebbe dare del filo da torcere ai lavori con Schwarzy tanto osannati su WhiteRussian.
Ford dice: se non fosse che difficilmente muoverò anche solo un dito sulla tastiera per cercarlo, probabilmente questo si rivelerà il titolo horror più importante dell'anno.
Pensare ad un documentario incentrato su Fabrizio Corona è da brividi almeno quanto le valutazioni cinematografiche di Peppa Kid.




Self/less

"Forse sarebbe stato meglio bere un White Russian, invece della tisana di Katniss Kid!"
Cannibal dice: Il regista Tarsem non mi piace. Il cast composto dall'inespressivo Ryan Reynolds, dal sopravvalutato Ben Kingsley e dalla pessima Natalie Martinez, che si è segnalata in negativo in serie come Under the Dome e Secrets and Lies, non mi piace. Ford non mi piace. E anche se quest'ultima cosa non c'entra niente, mi piaceva dirla.
Ford dice: ennesimo filmetto inutile di un regista che non mi ha mai coinvolto, con protagonista uno degli attori più cani del panorama statunitense che per l'occasione sfoggia una spalla illustre che, nonostante tutto, sotto sotto non ho mai sopportato.
Come se non bastasse, la trama sembra la solita mistura di generi un po' "do cojo cojo" ed il trailer non è accattivante neanche per sbaglio.
Ci manca giusto il Cannibale nel cast, ed il titolo di schifezza del mese è garantito.



No Escape - Colpo di stato

"Te l'avevo detto, di non fare incazzare Ford!"
Cannibal dice: Owen Wilson in versione action hero mi sembra più improbabile di me in versione action hero. Questo thrillerone d'azione sfoggia inoltre nel cast l'odioso Pierce Brosnan e pare un'americanata grande come una casa. Si chiamerà anche No Escape, ma a me ha fatto venire una gran voglia di scappare. Manco ci fosse un Mr. Ford in avvicinamento.
Ford dice: Owen Wilson mi sta simpatico. Da sempre. Ma come action hero è quasi meno credibile del mio scomodo co-conduttore.
Trailer ancora una volta pessimo, Pierce Brosnan a peggiorare la situazione, roba di grana grossa per nulla divertente come piace a me.
Qui c'è da pianificare un escape con i fiocchi per evitarlo.




Sangue del mio sangue

"Ci sono Cannibal e Ford, quei due blasfemi. Preghiamo tutti insieme."
Cannibal dice: Marco Bellocchio è un autore troppo fordiano per i miei gusti. Per quanto abbia anche fatto film validi come Buongiorno, notte, il suo ultimo Bella addormentata teneva però troppo fede al suo titolo e faceva davvero addormentare. Questo suo nuovo film in concorso a Venezia che “vanta” nel cast la solita Alba Rohrwacher lo lascio quindi alla visione del brutto addormentato, Mr. James Ford.
Ford dice: Bellocchio da queste parti è fortemente rispettato, avendo sfornato cose grandiose come Buongiorno, notte o L'ora di religione, nonchè uno dei più grandi film italiani degli ultimi trent'anni, Vincere.
Avendo raccolto le energie durante l'estate, direi che questa potrebbe essere la mia prima visione autoriale della nuova stagione.




Non essere cattivo

"Ford ha dato tre calci rotanti a Cannibal: potrò fare di meglio?"

Cannibal dice: Non essere cattivo, Cannibal. L'ambientazione anni '90 potrebbe rendere questa pellicola italiana quasi interessante, quindi eviterò di parlarne male. Come fare?
Non lo guardo, così non ne parlo proprio.
Ford dice: non essere cattivo, Ford. Smettila di bulleggiare Peppa Kid. È così piccolo, carino e coccoloso!
Come dici!? Posso scordarmelo!?
Sei davvero il più bruto dei bruti!​



lunedì 31 dicembre 2012

Ford Awards 2012: del peggio del nostro peggio


La trama (con parole mie): non può mancare, alla fine dell'anno, la consueta classifica dedicata al peggio del peggio, per certi versi quasi più attesa di quella al contrario destinata alle migliori pellicole passate su questi schermi negli ultimi dodici mesi - che monopolizzerà i primi giorni del 2013 -.
A questo giro ho deciso - al contrario di quanto fatto nelle scorse due edizioni - di non limitarmi a segnalare le schifezze clamorose fatte e finite, ma di includere nella classifica anche quei film d'autore tecnicamente non discutibili ma che, per contenuto, piglio o spocchia, hanno provocato nel sottoscritto accessi di rabbia tali da giustificare cascate di bottigliate come se piovesse.
Dunque aspettatevi titoli che non pensereste di scovare, in questa sede, accanto alle consuete, intramontabili, clamorose perle del trash che da sempre vengono celebrate in una decina tutta da massacrare.




N° 10: War horse di Steven Spielberg


Neanche il tempo di avvisarvi, e cominciamo subito con un nome illustre finito sotto i colpi delle mie ormai leggendarie bottigliate, il grande - perchè grande è indubbiamente - Steven Spielberg. Questo suo War horse, girato e confezionato da dio, è un inno alla retorica dalle proporzioni così gigantesche da far apparire Salvate il soldato Ryan come una sorta di opera ermetica bielorussa, talmente zuccheroso e tirato per la criniera in alcuni passaggi da far strabuzzare gli occhi anche ad uno che il fascino del Cinema made in USA lo subisce sempre e comunque come il sottoscritto. 
Steven, ridacci ET!



N° 9: Cosmopolis di David Cronenberg


Altro giro, altro autore che cade sotto i colpi del Saloon.
David Cronenberg, fino a qualche anno fa considerato dal sottoscritto un Maestro inarrivabile - oltre che intoccabile -, dopo il parziale fallimento di A dangerous method delude anche di più con la versione cinematografica del supercult letterario di De Lillo, una specie di manuale della spocchia che, come se non bastasse, fa davvero di tutto per risultare noioso fin dal primo istante.
Una pellicola inutile e vuota che non mi sarei mai aspettato dal regista canadese.


N° 8: Il dittatore di Larry Charles


Dopo Ali G, Borat e Bruno, torna alla ribalta Sacha Baron Cohen con i suoi personaggi volutamente grotteschi, politicamente scorretti e profondamente volgari: peccato che la freschezza di una proposta come questa si sia persa già da anni, ed il risultato sia l'equivalente di quello provocato nel sottoscritto dai nostrani cinepanettoni.
Robetta buona per far ridere solo ragazzini in preda agli ormoni che esplodono ad ogni parolaccia ma che ha davvero ben poco della satira polico/sociale che vorrebbe rappresentare.


N° 7: Breaking dawn - Parte seconda di Bill Condon


Non esiste classifica del peggio di fine anno senza Twilight, ormai presenza fissa in questo particolare premio fin dalla sua istituzione, nel 2010.
Onestamente speravo che Bill "Condom" ed i suoi amici vampiretti potessero entrare quantomeno nella top five, ma evidentemente le aspettative hanno in qualche modo reso la visione meno terribile di quanto mi aspettassi, ed assolutamente ad un altro livello rispetto all'agghiacciante prima parte dello scorso anno.
Peccato, perchè la mia previsione iniziale era di un podio praticamente assicurato per Edward, Bella e tutti i loro simpatici amici.


N° 6: Knockout - Resa dei conti di Steven Soderbergh


A volte capita che, non si sa per quale preciso motivo, un regista tutto sommato discreto si beva il cervello portando in sala veri e propri abomini: è il caso di Soderbergh - poi rivalutatosi grazie a Magic Mike - e di questo Knockout, che se non fosse per la notevole ex lottatrice di MMA Gina Carano e per l'indubbia - e pessima - qualità delle altre proposte avrebbe senza dubbio scalato ancor di più questa classifica.
Un film inutile, scritto da cani e diretto distrattamente, che cestinai con gioia e senza alcun ripensamento.
 

N° 5: L'altra faccia del diavolo di William Brent Bell


L'esorcista, cultissimo firmato da quel geniaccio cattivo di William Friedkin, nel corso dei decenni ha causato più danni alla settima arte che altro: un esempio lampante è questo L'altra faccia del diavolo, film di infima serie sotto tutti gli aspetti che dall'inizio alla fine conferma la sua inutilità.
Qui non ci sono incazzature o porcate d'autore: solo un sano, vecchio, intramontabile film di merda.
Una vera schifezza.


N° 4: Biancaneve di Tarsem Singh


Ed eccoci giunti al limitare del podio con una delle pellicole più kitsch, terribili e clamorosamente inguardabili dell'anno: dal gusto per l'eccesso alle sopracciglia modello Elio della protagonista, una fiera del cattivo gusto senza limiti condita da un balletto conclusivo da far apparire quasi decente anche la Deliranza di Johnny Depp in Alice in wonderland.
Fate voi.
Una cagata colossale.


N° 3: Resident evil - Retribution di Paul W. S. Anderson


Paul W. S. Anderson è ormai una tradizione di questa classifica alla stregua della saga di Twilight.
Dovesse passare un anno senza vederlo fare capolino tra i peggiori, probabilmente sarei deluso ed anche un pochino triste.
Fatto sta che quest'ultimo Resident evil - erede, peraltro, di un franchise cinematograficamente pessimo - è qualcosa di davvero vomitevole.


N° 2: Taken 2 - La vendetta di Olivier Megaton


Reazionario, ridicolo, scritto e recitato da cani, troppo serioso e dal petto in fuori per far scattare la scintilla della simpatia per il trash di culto: questo è il secondo capitolo del già non entusiasmante Io vi troverò, diretto con un piglio degno di questa posizione del già tristemente noto per le sue qualità dietro la macchina da presa Olivier Megaton, regista venuto dritto dritto dal pianeta dei Transformers ed interpretato dall'unico essere vivente dalle mani più brutte di quelle di Megan Fox, Liam Neeson.
Avrebbe meritato per almeno un paio di sequenze il gradino più alto del podio, ma non ce l'ho proprio fatta a risparmiare il vincitore di quest'anno, neanche con tutta la buona volontà.


N° 1: Detachment di Tony Kaye


A volte capita che non contino l'abilità dietro la macchina da presa, l'occhio per le inquadrature, il piglio del regista che sa dove andare a sfruttare la potenza del mezzo cinematografico: perchè quando gli stessi nascondono in realtà un desiderio di esercitare il potere sul pubblico, una demagogia irritante, retorica travestita da alternativismo, allora non ci sono scuse.
Io mi incazzo e basta.
Nel post che gli dedicai definii l'ultimo lavoro di Tony Kaye il prodotto di una "pedofilia culturale", e più passa il tempo e più sento che la stessa definizione risulta più che calzante.
Escrementi, caro professor Kaye, direi citando il mitico Keating de L'attimo fuggente.
Escrementi.
E Detachment ne è, più che un esempio, una montagna.


I PREMI


Peggior regista: Tony Kaye per Detachment

Peggior attore: Robert Pattinson per Cosmopolis e Breaking dawn - Parte seconda

Peggior attrice: Milla Jovovich per Resident evil - Retribution

Premio "parrucchino di Nicholas Cage" per il personaggio trash: Biancaneve per Biancaneve

Effetti "discount": L'altra faccia del diavolo

Premio "dolcetto o scherzetto" per il costume più agghiacciante: i Volturi in Breaking dawn - Parte seconda

Stile de paura: la finta autorialità di Soderbergh in Knockout - Resa dei conti

Premio "veline": Maggie Grace in Taken 2

Peggior scena d'amore: Edward e Bella che distruggono il loro nido senza mostrare nulla di nulla, Breaking dawn - Parte seconda

Premio "pizza, spaghetti e mandolino": l'agghiacciante balletto finale, Biancaneve

sabato 14 aprile 2012

Biancaneve

Regia: Tarsem Singh
Origine: Usa
Anno: 2012
Durata: 106'



La trama (con parole mie): ispirandosi alla fiaba che per prima la Disney rese celebre al Cinema, Tarsem Singh celebra il mito di uno dei personaggi più amati dell'animazione, cercando di raccontarne la storia da un punto di vista più ironico e "adulto" senza rinunciare all'incanto dello sfarzo dai colori pastello delle fiabe.
Peccato che il risultato sia inequivocabilmente quello di ricordare - in peggio, e già era difficile - un'altra storia portata sul grande schermo di recente con l'intenzione di rinverdirne i fasti con un'operazione finita nella quasi catastrofe per il suo regista: Alice in wonderland di Tim Burton.
Il fatto è che Singh non è lo stesso Burton.
Quindi fatevi due conti.



Sono davvero stupito, lo ammetto.
Nei giorni intercorsi tra la mia visione di questo film e la stesura del post ho cominciato a leggere da una parte all'altra della blogosfera opinioni clamorosamente positive di quello che, ad oggi, è senza dubbio un candidato concretissimo alla top five del peggio del 2012 in sala.
Il fatto è che il film di Tarsem Singh è riuscito nella non facile impresa di ricordarmi fin dai primi istanti - oltre a Elio, considerate le sopracciglia "importanti" di Biancaneve - una delle visioni più agghiaccianti delle ultime stagioni, peggior film di un ex grande regista nonchè catasta di banalità involontariamente comiche mascherate da kitsch finto cool: il succitato Alice in wonderland di Tim Burton.
Come se questo non bastasse - e basterebbe, ve lo garantisco -, ad aggravare la posizione del regista del poco interessante ma tutto sommato guardabile in un momento di spegnimento del cervello Immortals ci si mettono un'inguardabile Biancaneve - sopracciglia già citate a parte -, una regina che vorrebbe risultare yeah neanche fosse frutto di una sceneggiatura di Diablo Cody e che pare, al contrario, una zitella in cerca di toy boys uscita dritta dritta da Sex and the city, un principe azzurro in grado di far sembrare l'antagonista del primo Shrek una sorta di Bruce Willis pronto a spaccare culi a destra e a manca, sette nani pescati tra le comparse scartate dai casting per Mongol con i nomi incomprensibilmente stravolti ed un'evoluzione che prende il peggio del Cinema Usa e, contemporaneamente, da quello di Bollywood.
In un periodo in cui i fasti del fantasy sono tenuti vivi principalmente dai serial televisivi grazie alla seconda - e già ottima - stagione di Game of thrones e l'interessante Once upon a time, pellicole come questa paiono più operazioni commerciali vuote ed irritanti che non proposte allettanti per lo spettatore, e più che lasciare a bocca aperta - per l'orrore, ovviamente: pensate che l'idea di mettere mano alle bottiglie per scatenare qualche colpo proibito non mi è neppure passata per la testa, tanto brutto mi è parso questo film - al chiedersi il perchè cose di questo tipo vengano proposte in centinaia di sale ed altre ben più interessanti finiscano nell'oblio - qualcuno ha detto Take shelter!? - non fanno.
E tutto questo senza neppure soffermarsi sui buchi nella cosiddetta sceneggiatura - l'utilizzo della "bestia" e dell'attendente del principe, buono giusto per il siparietto agghiacciante con i nani in apertura e poi praticamente fatto scomparire fino alla conclusione - e soprattutto sulla chiusura, una delle più scandalosamente ed incredibilmente agghiaccianti che abbia visto negli ultimi anni: il post cerimonia nuziale e ovvia sconfitta della regina con tanto di canzoncina e balletto in salsa curry style sono quanto di peggio mi sia capitato davanti agli occhi dai tempi di Da zero a dieci.
E sto parlando di Da zero a dieci.
Non so se ci siamo intesi.
Ora posso provare a capire ogni recensione positiva di questa robaccia, ma davvero, sul balletto finale abbandono ogni ormeggio e proposito: come può essere possibile che possa piacere una cosa simile?
Ditemelo, vi prego.
Oppure no.
Preferisco prendermi una bella sbronza e pensare che tutto sprofondi in un sano e godurioso blackout, neanche mi trovassi in Una notte da leoni.
Se poi dovessero scomparire con la suddetta notte questa Biancaneve, o Tarsem Singh, certo non tornerei a cercarli.


MrFord


"Baby, there's nothing what I want, (oh,oh)
just a piece of wing that what I want (yeah yeah)
I forget all
damn people surrounds me
when I saw you I get dumb."
Lady Gaga - "Fairy" -


martedì 6 dicembre 2011

Immortals

Regia: Tarsem Singh
Origine: Usa
Anno: 2011
Durata: 110'



La trama (con parole mie): Teseo è un contadino dal fisico scultoreo e dalle abilità in combattimento incredibili che vive con la madre in un piccolo villaggio a ridosso del monte in cui i Titani furono imprigionati dagli Olimpici.
Zeus, assunte le sembianze del vecchio maestro dello stesso Teseo, cerca di fare in modo che lo stesso occupi il suo ruolo di eroe nel mondo resistendo all'avanzata del re Iperione, deciso ad impadronirsi di una leggendaria arma e a liberare i Titani per poi sfruttarli per dominare il mondo conosciuto, in una sorta di rivincita verso gli Dei che non l'hanno mai e poi mai ascoltato.
Da principio il giovane ellenico rifiuterà il suo presunto ruolo, ma con la morte della madre e l'incontro con la giovane sibilla Phaedra cambieranno le sue opinioni in merito alle questioni "superiori".




I miti greci sono, senza dubbio, uno dei bacini più ricchi di grandi storie esistente nella letteratura come nella tradizione orale, e ancora oggi - oltre ad esercitare un fascino fuori dal comune su chi le ascolta - vengono spesso e volentieri prese a prestito dal Cinema in modo che l'epica possa rivivere grazie alle più moderne tecnologie, a regie coraggiose e ad effetti prodigiosi.
Peccato che, sempre spesso e volentieri, i prodotti nati dai suddetti ed indubbiamente affascinanti miti finiscano per risultare delle baracconate di livelli clamorosamente infimi in grado di svilire senza dubbio alcuno la materia di partenza.
300, Scontro tra titani e Troy sono giusto tre esempi molto noti di quanto in basso si possa scendere pur sfruttando racconti di gesta assolutamente da brividi: quest'ultimo Immortals, dal canto suo, nonostante alcune intuizioni senza dubbio notevoli - soprattutto a livello visivo - del regista di culto Tarsem Singh, non si discosta affatto da questa purtroppo ben poco interessante - per lo spettatore - moda delle pellicole a sfondo epico legate all'Antica Grecia.
Mescolando un pò a muzzo parti di questo e di quel mito - da Teseo e il Minotauro alla guerra tra Olimpici e Titani - e portando un gusto estetico clamorosamente orientale all'interno del mondo ellenico Singh cerca di portare sullo schermo un prodotto di livello più alto di quelli appena citati, legando la vicenda principale ad una sorta di progressiva presa di coscienza "religiosa" del protagonista così come ad una serie di scontri e personaggi che ricordano quanto il mondo potesse essere pure meraviglioso, ai tempi, ma anche clamorosamente spietato grazie al personaggio di  Iperione interpretato da un roccioso Mickey Rourke, che quasi cerca di definire una dimensione alla Game of thrones per parte di questa pellicola.
Eppure, nonostante una discreta dose di tecnica alle spalle, Immortals finisce per non decollare praticamente mai, e risultare una sorta di versione dark delle pellicole che negli anni ottanta facevano la fortuna dei b-movies ormai divenuti oggetti di culto per intere generazioni di spettatori che li ammirarono da bambini - qualcuno si ricorda Krull? -, risultando quasi eccessiva nei suoi intenti, se non addirittura involontariamente ridicola - il pessimo discorso d'incitamento conclusivo di Teseo agli Elleni, di chiara matrice "trecentesca", il combattimento tra gli Olimpici e i Titani, talmente brutto da far gridare vendetta a tutto il thrash dei tempi di Barbarians -: in qualche modo occorre ammettere che sia un peccato, anche perchè il talento visivo di Singh appare evidente, così come gli spunti che potevano essere sviluppati in modo da creare una sorta di piccolo cult d'autore in un genere tendenzialmente ignorantissimo come la questione della fede ed i propositi puntualmente ignorati degli Dei di non interferire nelle vicende umane.
Certo, lo sfruttamento del concetto del Minotauro e l'approccio barbaro di Iperione e dei suoi non è affatto male, ma non bastano un paio di spunti interessanti a sopperire ad una sceneggiatura comunque inadeguata e a personaggi letteralmente sprecati che paiono buttati nel calderone giusto per giustificare l'ingaggio di questo o quell'attore - lo Stavros di Stephen Dorff -.
Resta dunque una pellicola che potrebbe risultare a suo modo affascinante ma che rischia di perdersi clamorosamente nella terra di nessuno che sta tra gli appassionati di Cinema - che inevitabilmente resteranno delusi dal confronto con un prodotto di questo tipo - e gli spettatori occasionali o amanti della tamarrata da multisala - che potrebbero addirittura uscire irritati dalla sala, dato l'approccio non proprio "action" del regista anche rispetto ai momenti di battaglia pura -.
Forse, per il bene del genere, occorrerebbe che le produzioni lasciassero campo libero ai registi - specie quando vengono scelti nomi "di nicchia" come Tarsem Singh - in modo che gli stessi possano osare quanto più possibile, e consegnare al pubblico visioni che si possano senza dubbio definire "mitiche".
Altrimenti, tanto vale tornare ai bassi livelli che questo genere ci ha regalato negli ultimi anni.
Quelli, almeno, sai bene che puoi evitarli senza pensare che, chissà, potrebbe essere la volta buona.


MrFord


"Here we are, born to be kings
we're the princes of the universe
here we belong, fighting to survive
in a world with the darkest powers."
Queen - "Princes of the universe" -
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