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martedì 19 aprile 2016

Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza

Regia: Roy Andersson
Origine: Svezia, Germania, Norvegia, Francia, Danimarca
Anno:
2014
Durata:
101'








La trama (con parole mie): Sam e Jonathan, venditori di scherzi e maschere non propriamente abili e non propriamente fortunati, si muovono attraverso veri e propri quadri ed epoche destinati a mostrare, attraverso il grottesco, l'ironia e l'assurdo, la grande commedia umana, soprattutto la sua parte legata a doppio filo al concetto di morte ed al suo rapporto con la stessa.
Un viaggio sconnesso e scombinato volto all'esplorazione, alla critica ed alla ricerca, tutto posato sulle spalle di personaggi nati per essere inesorabilmente outsiders: dove, dunque, condurrà il percorso dei ben poco eroici protagonisti?
Riusciranno a piazzare il nuovo articolo che cercano di spingere e riscuotere soldi dovuti o dovranno soccombere ad un Sistema più grande cantando canzonette per festeggiare la loro sconfitta?












Era da tempo, ormai, che non mi capitava per le mani una bella scarica di bottigliate d'autore.
Ultimamente, infatti, che sia per la stanchezza legata alla quotidianità lavorativa o quella - decisamente più importante in tutti i sensi - legata agli impegni con i piccoli Ford, preferisco di gran lunga destinare le mie serate cinefile a proposte più leggere e legate all'intrattenimento, riservando ai titoli d'essai uno spazio limitato per le giornate più libere da impegni: Peppa Kid sarà pronto a dichiarare quanto, la contrario, mi sia rammollito, considerato che le ultime tempeste di bottigliate sono state, di fatto, figlie di stroncature "easy", ma come al solito quando è lui ad aprire bocca, poco importa, specie considerato che questa settimana è stata inaugurata proprio dal massacro del suo tanto caro Mr. Robot, e nonostante quello di Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza potrebbe essere senza troppi problemi annoverato nel gruppo dei suddetti bocciati "con garbo".
Il lavoro di Roy Andersson, da molti radical considerato un Maestro e premiato con il Leone d'oro a Venezia, è indubbiamente notevole per tutto quello che riguarda l'aspetto tecnico, dalla messa in scena alla regia, dall'uso del primo e del secondo piano al piano sequenza, dalla fotografia alla prospettiva, che colloca questo film lungo una sorta di ideale confine tra Majewski e Sokurov, roba da "mica bruscolini".
Peccato che, a conti fatti, per poter considerare davvero una pellicola grande debbano essere tenute presenti anche altre cosine come la sceneggiatura, la capacità di parlare ad un pubblico il più vasto possibile e raccontare allo stesso una storia così come dare un senso alla stessa: poco importa, infatti, che le idee ricordino il primo Kaurismaki - di tutt'altro livello rispetto a questo film, sia chiaro -, o che il grottesco riesca in alcuni passaggi a colpire nel segno, se a fare da contrappeso a tutte le qualità di questo Piccione si trovano novanta minuti e spiccioli di nonsense assoluto che pare una presa per il culo del pubblico giocata attorno a quelle che paiono improvvisazioni senza alcun senso.
Certo, io potrei essere ormai troppo pane e salame, ma sinceramente assistere a sequenze che vedono frasi fuori contesto ripetute quasi come un mantra come se dovessero, più che convincere o divertire, ipnotizzare l'audience, risulta essere una perdita di tempo non da poco per tutti quelli che devono lottare per guadagnarsi quello stesso tempo: ed è ormai lontana, almeno per il sottoscritto, l'epoca in cui bastava l'autorialità più o meno estrema di una pellicola per guadagnarsi da queste parti lo status di cult, così come, d'altro canto, si è abbassata la soglia di tolleranza per i film che paiono costruiti ad uso e consumo di un'elite che, probabilmente, neppure c'è, o di quelle giurie pronte ad andare in brodo di giuggiole per lavori apparentemente incomprensibili come questo.
Non sarò certo io a remare contro i prodotti da Festival, o di nicchia, ma trovo che sia davvero troppo facile - e questa volta mi risparmio il supponente, perchè quantomeno Andersson non trasmette questa sensazione - pensare di presentare un lavoro esteticamente ineccepibile ma, passatemi la definizione, eticamente scorretto come questo: il signor Andersson ed il suo Piccione, infatti, meriterebbero gli ormai noti - e quelli davvero cult - novantadue minuti di applausi del fantozziano "E' una cagata pazzesca!", in barba ai premi, ai leoni e a tutte le giurie pronte ancora a credere in un Cinema elitario e forzatamente colto.
Il giorno successivo alla visione, ho ripensato al re del grottesco, della satira e del "nonsense" della settima arte, Luis Bunuel, che, da bravo genio assoluto qual'era, riusciva e riesce tramite le sue pellicole a parlare a chiunque senza bisogno che qualche presunto critico o santone intellettuale debba farsi trovare pronto ad educare le masse per estrapolare significati che, chissà, forse neppure ci sono.
Del resto, ci sarà pure un motivo se il piccione è uno degli animali più inutili e ributtanti che possano esistere.
E non penso riguardi da vicino riflessioni sulla morte o sull'esistenza.




MrFord




"For just a Skyline Pigeon
dreaming of the open
waiting for the day
he can spread his wings
and fly away again
fly away skyline pigeon fly
towards the dreams
you've left so very far behind."
Elton John - "Skyine pigeon" - 





giovedì 19 febbraio 2015

Thursday's Child

La trama (con parole mie): entriamo nella settimana forse più importante, a livello mediatico, del Cinema dell'intero anno, con la celebre kermesse degli Oscar pronta a rubare la scena a titoli in sala e supposti critici cinematografici validi o meno come il sottoscritto e Cannibal Kid - ed in questo caso, propenderei per il meno -.
Certo, con film come quelli che ci attendono per questo weekend sarebbe comunque stato più semplice che battere il Cucciolo Eroico in un incontro di wrestling, ma questo passa al convento, e finisce che ci si deve accontentare.

Peppa Kid e MrFord alla ricerca di nuovi spunti per la prossima Blog War.

Mortdecai

"Queste me le vado a bere nella suite: se resto nei paraggi, finisce che se le scola tutte Ford!"

Cannibal dice: Johnny Depp è passato dall'essere garanzia di qualità a essere garanzia di schifezza. Un po' come passare dal leggere Pensieri Cannibali a frequentare solo WhiteRussian, così, di punto in bianco. Se nel passato recente il bollitissimo Depp c'ha regalato delle notevoli porcherie, questa volta promette di fare ancora peggio. Già floppissimo negli USA, Mortdecai è una di quelle commedie che già solo dal trailer paiono più vecchie di Ford e de Il Volo messi insieme. Un autorevole candidato al peggio dell'anno.

Ford dice: purtroppo per tutti noi che lo abbiamo amato nella parte iniziale della sua carriera, Johnny Depp ormai pare una versione di De Niro con una ventina d'anni di meno ma la stessa scarsa voglia di impegnarsi compensata dal desiderio decisamente più consistente di ingrossarsi il portafogli. Perfino la sua groupie Peppa Kid, che pensa ancora di essere la Winona Ryder di Edward, l'ha abbandonato: e di sicuro lo abbandoneranno anche gli ultimi brandelli di decenza dopo questo filmaccio.



Il settimo figlio

"Per favore, un altro film esaltato senza motivo da Cannibal Kid no!"

Cannibal dice: Da flop a flop, si resta in territori fordiani con una pellicola fantasy che si preannuncia agghiacciante. Roba da mettere paura persino a me che ho retto con un enorme coraggio, che Ford si può giusto sognare, una intera settimana di Festival di Sanremo.
Ford dice: neanche il tempo di archiviare una schifezza come Mortdecai, ed ecco un altro titolo che rischia di entrare prepotentemente nella decina dedicata al peggio dell'anno.
Una roba pseudo fantasy che neppure un bimbominkia come Cannibal oserebbe affrontare. E ho detto tutto.



Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza

"Ford, ma dove pensi di essere!? Ormai al bar si può entrare anche a piedi!"

Cannibal dice: Nonostante il titolo logorroico, non si tratta della nuova fatica di Lina Wertmuller o del libro d'esordio di Mr. James Ford, bensì della pellicola che ha vinto il Leone d'Oro al Festival di Venezia 2014. Una pellicola svedese che pare possedere una certa leggerezza, alla faccia del titolo, e che potrebbe rivelarsi un bel film d'autore e non un mattonazzo pseudo autoriale di quelli che piacciono al mio blogger rivale.
Ford dice: il vincitore dell'ultimo Festival di Venezia, giunto con la consueta puntualità nelle sale italiane, è il vero dilemma della settimana. Sarà un piccolo cult d'autore o la solita merdina radical chic pronta a mandare in visibilio il mio rivale, che con l'inizio del duemilaquindici pare avere ripreso tutte le sue più malsane abitudini in fatto di opinioni bislacche!?



Noi e la Giulia

"Sono arrivati Ford e Cannibal: adesso sì che sono cazzi amari!"

Cannibal dice: Difficile trovare una settimana in cui non esca un nuovo film con Raoul Bova. Quando capita, al suo posto esce un film con Luca Argentero. In Italia al momento lavorano solo loro due. E io per protesta continuo a boicottare tutte le loro pellicole.
Per protesta?
Va beh, ok, diciamo che è anche e soprattutto perché non c'ho voglia di vederle.
Ford dice: ed eccoci qui. Giusto per toglierci l'ultimo dubbio a proposito dello stato di salute del Cinema italiano: clinicamente morto.



Il segreto del suo volto

"Speriamo che non sia nei paraggi quello stalker di Peppa Kid: non ha neppure i soldi di Mr.Grey!"

Cannibal dice: Già solo dal titolo mi sono cascate le palle.
Attenzione però perché si tratta di un film tedesco intitolato in realtà Phoenix, quindi meglio andare oltre al solito banalotto titolo italiota. È una pellicola ambientata nella Germania del secondo dopoguerra, ma dal trailer sembra più un thriller noir che un film storico. Dopo una settimana di trashate sanremesi, sento il bisogno di qualcosa di più impegnato. Potrebbe essere la pellicola giusta?
Ford dice: secondo dilemma della settimana, questo film tedesco che dal trailer non sono riuscito bene ad inquadrare. Si rivelerà una schifezza mascherata da proposta radical raccogliendo dunque assurdi voti altissimi su Pensieri Cannibali o una chicca sotterranea pronta a gustarsi almeno un paio di bicchieri e mezzo su White Russian?
Ai posteri l'ardua sentenza.



Life Itself

"Un film sulla storia d'amore tra Ford e Cannibal!? Finalmente qualcosa di spassoso!"

Cannibal dice: Life Itself è un documentario dedicato a un celebre critico cinematografico. Chi?
Cannibal Kid no, perché non è un critico cinematografico.
James Ford nemmeno, perché non è celebre.
Quindi di chi si tratta?
Di Roger Ebert, critico americano premio Pulitzer scomparso di recente. Un'occhiata questo Life Itself potrebbe quindi meritarsela. E, nel caso, potrebbe beccarsi pure le nostre critiche.
Ford dice: interessante titolo, questo dedicato a Ebert, che potrebbe rivelarsi addirittura il migliore della settimana se non altro perchè tocca un argomento - quello della critica cinematografica - con il quale ci troviamo a fare i conti praticamente ogni giorno.
Poi, certo, non è detto che il risultato non siano comunque bottigliate: ma anche questo fa parte del gioco.


venerdì 7 marzo 2014

Sacro Gra

Regia: Gianfranco Rosi
Origine: Italia
Anno: 2013
Durata: 93'




La trama (con parole mie): il Grande Raccordo Anulare, tratto autostradale urbano di proporzioni titaniche, abbraccia Roma come gli anelli Saturno, e lungo il suo percorso si incrociano vite, disagio, situazioni al limite e storie da raccontare che rievocano i tempi del Cinema neorealista e di Pasolini, della ricerca della Realtà ben oltre le immagini e la fiction.
Testimonianze divertenti e drammatiche, quotidiane e grottesche, che trasformano quest'arteria urbana in una sorta di gigantesco formicaio all'interno del quale si incrociano veicoli e vite che, di norma, finiscono per sparire agli occhi del mondo.








I grandi Festival di Cinema sono, da sempre, una delle migliori occasioni per gli appassionati di riuscire a concedersi visioni e scoperte che di norma finiscono per restare ai margini della grande distribuzione, e che a volte finiscono per rivelarsi delle vere e proprie sorprese miracolose.
A volte, però, gli stessi Festival, condizionati da giurie e giochi di potere, campanilismo o gusto personale, rischiano di lasciare l'audience sola con la sensazione di essere stata in qualche modo fregata, lasciando libere di impazzare delusione e scarsa empatia con le scelte e le assegnazioni dei premi.
In quest'ultima categoria rientra Sacro Gra, vincitore del Leone d'oro all'ultimo Festival di Venezia recuperato con grande curiosità ed aspettative dal Saloon, considerata la passione che il sottoscritto ha sempre coltivato rispetto ai documentari, e proprio nella settimana che ha sancito il ritorno alla ribalta del Cinema italiano grazie alla vittoria del Premio Oscar come Miglior film straniero de La grande bellezza: il lavoro di Gianfranco Rosi, infatti, per quanto ottimamente realizzato e strutturato secondo una sorta di reinterpretazione del microcosmo che vive attorno a quella che è una delle arterie urbane più importanti d'Italia - e forse non solo - come un formicaio, o una comunità di brulicanti larve dalla singolare storia ed individualità, ha finito per lasciarmi decisamente indifferente all'esperienza visiva, ricca di spunti molto "Cinema verità" e di acuti lirici da grande fotografo ma poco incisivo dal punto di vista emotivo, senza contare che l'impressione ricevuta è stata più quella della furbata d'autore buona per i palcoscenici, per l'appunto, delle grandi kermesse dedicate alla settima arte.
Certo, l'effetto di passaggi come quelli del raccordo sotto la neve, delle bare aperte e dei dimenticati agli angoli delle strade, o mangiafuoco ai semafori, ricorda molto la ricerca che rese grande, ad esempio, l'opera di Pasolini, ma dal punto di vista passionale e di esigenza di raccontare una vera storia, o un insieme di storie, e non presentare una collezione di vite con un approccio così freddo da far raggelare il sangue nelle vene anche ad un qualsiasi Haneke, finisce per essere davvero scarsino.
Come se non bastasse, gli anni di lavoro a contatto con il pubblico mi hanno portato ad avere esperienza di molteplici casi umani non troppo distanti da quelli mostrati in questa pellicola, tanto da non rimanere così stupito, sconvolto o colpito dalla grottesca tristezza o assurdità di personaggi di norma persi negli anfratti della realtà quotidiana "normale" - pur considerata quanta stranezza alberga, spesso e volentieri, anche tra le pieghe di esistenze all'apparenza ligie a tutte le regole -.
L'idea, dunque, di Rosi si rivela, di fatto, interessante sulla carta ma decisamente impersonale una volta portata sullo schermo, lontana dai ritratti che di Roma fecero De Sica, il già citato Pasolini o Fellini, si parli di fiction oppure no: considerato quanto è stato detto, costruito, vissuto e provato lungo quell'anello, da una parte e dall'altra dello stesso, in secoli di Storia di una delle città più importanti del mondo, forse sarebbe stato lecito aspettarsi decisamente di più.
Prima o poi, comunque, si tratti di uno scrittore venuto dal nulla, un abitante desideroso di mostrare quella che è la sua visione della sua città, un regista famoso o chissà chi altro, il Grande Raccordo Anulare riuscirà a raccontare di nuovo, e davvero, la sua poliedrica, straordinaria esistenza.



MrFord



"Grazie Roma che ci fai piangere abbracciati ancora
grazie Roma, grazie Roma che ci fai vivere e sentire ancora
una persona nuova.
Dimmi cos'è cos'è
quella stella grande grande in fondo al cielo
che brilla dentro di te e grida forte forte dal tuo cuore."

Antonello Venditti - "Grazie Roma" - 





giovedì 19 settembre 2013

Thursday's child


La trama (con parole mie): nuova settimana di uscite cinematografiche e nuovo, difficile compito per il sottoscritto ed il suo sempre sgradevole compare di rubrica, Cannibal Kid.
Tolti, infatti, un paio di acuti, questo inizio autunno pare continuare a seguire l'onda della spentissima estate: toccherà alle singole pellicole far ricredere gli spettatori convincendoli che ci siano davvero i presupposti per scommettere sulla settima arte e soprattutto sulle sempre più dispendiose trasferte in sala.
Quello che è sicuro, è che il Cinema avrà sempre più chance del mio rivale.

James Ford e Lauda Kid immortalati all'inizio di una speciale Blog War su pista.
Rush di Ron Howard

Il consiglio di Cannibal: correte (non al cinema, intendo correte via da Ford!)
Film pompatissimo in Italia, per via della passione nel nostro paese per la Formula 1, ma per cui io non condivido tutto quest’entusiasmo. Né per la Formula 1, né per la pellicola. Innanzitutto perché i film sportivi e sulle corse in particolare, a parte il divertente Ricky Bobby con Will Ferrell, si sono spesso rivelati delle notevoli porcherie. E poi perché alla regia c’è Ron Howard. Oh mio Dio, Ron Howard! Già mi stava sulle balle ai tempi di Happy Days, come regista si è poi rivelato molto discontinuo, passando da cose valide ma non capolavori come A Beautiful Mind e Frost/Nixon – Il duello, a cose terribili come Il Grinch o il recente Il dilemma. In più nel cast c’è pure l’ormai onnipresente Pierfrancesco Favino, un altro motivo per non vederlo.
Dall’altra parte c’è comunque una pellicola biografica, per di più ambientata negli anni ’70 e con Olivia Wilde. Una possibilità allora gliela si potrebbe dare, ma senza correre a vederlo a tutta velocità.
Indicazione che per Ford non vale in nessun caso: quello manco con una monoposto da Formula 1 riuscirebbe a superare i 50 all’ora…
Il consiglio di Ford: correte a vederlo, e già che ci siete, anche lontano dal Cannibale!
Grande produzione hollywoodiana con tutti i crismi, Rush non era certo il film che più attendevo da questo settembre: questo fino a quando non vidi per la prima volta il trailer, che riportava con l'adrenalina che solo gli ammmeregani sanno regalare le gesta di uno dei campionati di Formula Uno più avvincenti della Storia, quello del 1976, che vide Lauda e Hunt, rivali ed assolutamente diversi in pista e nella vita, contendersi il titolo fino all'ultima gara.
Per uno come me, appassionato di F1 fin da bambino, un racconto epico come questo vale la visione assicurata: se poi ci si mette una confezione che pare perfetta, ancora meglio.

"Ragazze, capisco che vogliate tutti rifugiarvi da me: quel nerd da strapazzo di Lauda Kid è una noia mortale!"

Sacro GRA di Gianfranco Rosi

Il consiglio di Cannibal: Sacro Kid e profano Ford
Questo è un film documentario sul GRA, il Grande Raccordo Anulare di Roma, e raccontato così è meno appealing di un documentario sul wrestling scritto, diretto e interpretato dal mio blogger rivale Mr. James Ford. Una pellicola del genere potrebbe anzi rivelarsi la comedy dell’anno…
Se quindi è un film sulla carta per nulla interessante, il fatto che abbia vinto il Leone d’Oro all’ultimo Festival di Venezia genere una certa curiosità nei suoi confronti. Se non altro per vedere se merita un premio tanto prestigioso (almeno, una volta lo era) o se è stata solo una trovata nazionalista del presidente di giuria Bernardo Bertolucci. O anche una trovata di marketing per rilanciare il nostro cinema come cinema di qualità. Impresa invero disperata e che un film come questo dubito possa riuscire a fare.
Così come dubito che Ford possa risollevare le sorti del wrestling mondiale, ma quella è un’altra storia che forse ci racconterà lui stesso nel suo imminente docufilm.
Il consiglio di Ford: Sacro Kid? Blasfemo Ford!
Il vincitore dell'ultimo Festival di Venezia è il rebus più complesso di questo inizio autunno: creazione campanilista di Bertolucci o documentario pronto a risollevare le sorti dello stramorto Cinema italiano? Onestamente la mia paura che non si riveli nessuna delle due ipotesi quanto più una mediocre via di mezzo è molto più consistente di quella delle eventuali bottigliate.
Staremo a vedere.
Intanto, per non sprecarne neppure una e tenermi in allenamento, mi rifarò sul mio collega di rubrica.

"Anvedi quel mortaccione der Canibbale! Vole venì a casa nostra a scrive i suoi post per non sta a consumà la sua connessione!"
The Grandmaster di Wong Kar-Wai

Il consiglio di Cannibal: è il sequel di The Littlemaster di Ford ‘Ndo-wai?
Qual è un sinonimo di noia?
Mr. Ford.
E un altro?
Wong Kar-wai.
Mi viene sonno al solo pensiero di vedermi un suo film. Se per giunta è una pellicola di arti marziali della durata di 2 ore e mezza, la ronfata cinamatografica più lunga e soddisfacente dell’anno si sta materializzando davanti ai miei occhi. Ai miei occhi che si stanno già chiudendo.
Il consiglio di Ford: Il Grandmaster di Cannibal è senza dubbio Ford.
Wong Kar Wai è stato uno dei miei idoli assoluti nei primi anni del nuovo millennio, quando da Happy together e Hong Kong Express il mitico regista passava alle meraviglie di In the mood for love e 2046.
Ip man, invece, è un leggendario Maestro di arti marziali praticamente sacro in Cina, nonchè uno dei primi ad aver addestrato nientemeno che Bruce Lee.
L'incontro tra i due, una sorta di ibrido tra il melò d'autore ed il film di botte, la tecnica sopraffina ed in wuxia, non è perfettamente riuscito, e bilancia una prima parte un pò troppo lenta con un finale struggente e bellissimo.
Wong non è lo stesso di qualche anno fa, ma è pur sempre Wong.
Cannibal, invece, resta sempre lui. Purtroppo.
Recensione fordiana a brevissimo.

Katniss Kid e GrandMaster Ford si sfidano a duello.
You’re Next di Adam Wingard

Il consiglio di Cannibal: Ford, you’re next
Gli horror sono sempre un’incognita, soprattutto di questi tempi. Però You’re Next mi ispira un minimo di fiducia, negli USA ne hanno parlato bene e il trailer annuncia una buona dose di tensione e cattiveria. Dopo La notte del giudizio e L’evocazione – The Conjuring, chissà che non sia il next horror movie decente dell’anno. E chissà che la next recensione di Ford non sia finalmente decente.
Il consiglio di Ford: dovremmo sperare nel next o accontentarci di questo?
Negli ultimi tempi l'horror - che di norma genera aberranti pellicole - è riuscito a sorprendere in positivo con il discreto The conjuring: sarà pronto a fare lo stesso questo You're next?
Onestamente non credo, ma attenderò con fiducia la recensione del mio antagonista, in modo da regolarmi su come muovermi a partire dal suo voto: più sarà basso, più il mio hype crescerà.

"Cucciolo, siamo i tuoi nuovi giardinieri: ci manda Ford."
I Puffi 2 di Raja Gosnell

Il consiglio di Cannibal: io ooooooodio i film dei Puffi (e naturalmente pure Fooooooord)
Il primo film dei Puffi era stato davvero una puffata disastrosa, si riveda la mia recensione (http://pensiericannibali.blogspot.it/2011/10/ma-puffatevelo-nel-culo.html). Più che una puffata, una fordianata bambinata assurda. Questo secondo capitolo me lo salto quindi alla grande, anche perché promette di riciclare le già striminzite idee del primo.
Puffi, così come Ford, ormai avete fatto il vostro tempo, adesso andatevene in pensione!
Il consiglio di Ford: Peppa Kid è più irritante del Puffo Quattrocchi.
Dei Puffi conservo il ricordo d'infanzia e poco altro, e vorrei che continuasse così.
Avevo osservato inorridito il trailer del primo, saltandolo a piè pari.
E' evidente che farò lo stesso con il secondo.

"Ciao, sono Quattrocchi Kid, il puffo più insopportabile della Puffosfera!"
Un piano perfetto di Pascal Chaumeil

Il consiglio di Cannibal: un piano perfetto, evitare i film di questa settimana
Commedia romantica leggera che non promette niente di fenomenale. Nonostante la sua provenienza francese, non mi attira particolarmente, anche perché non sono un gran fan di Diane Kruger. Sì, ha fatto Bastardi senza gloria però boh, mi sa di insipida… Inoltre questa commedia dal trailer sembra più scemotta e panettonesca rispetto ai soliti standard francesi, quindi per una volta rinnego gli amati cugini radical-chic francesi e la snobbo così come farà quel burino di Ford.
Il consiglio di Ford: il Cinema francese pare non essere più così perfetto.
Evidentemente, sparate le cartucce migliori lo scorso anno, i nostri cugini d'oltralpe hanno deciso di concedersi una bella stagione di ferie, evitando proposte profonde ed interessanti per concentarsi su robetta che potrebbe interessare soltanto noi della Terra dei cachi.
Questo a meno che i suddetti cugini non abbiano deciso di sfruttare la gallina dalle uova d'oro data dall'ignoranza di noi poveri italiani sfigati. E non negherei la possibilità a priori.
Nel dubbio, comunque, io passo.

"Dammi retta, lascia stare Ford e Cannibal: quei due sono pazzi furiosi."
Il futuro di Alicia Scherson

Il consiglio di Cannibal: nel mio futuro non c’è la visione di questo film
Produzione italo-cilena con Nicolas Vaporidis. E dico Nicolas Vaporidis, per me al momento l’anticinema numero 1, davanti anche a Ford.
Nel futuro di Pensieri Cannibali vedo la recensione di un film con Nicolas Vaporidis. Purtroppo ho fatto l’errore di vederne uno, ma d’ora in poi mi rifiuto di vederne altri, a partire da questo.
Il consiglio di Ford: il futuro del Cinema non è certo Vaporidis.
Vaporidis? Sul serio?
Se volete avere un futuro, cercate di evitarlo.

"Vaporidis, ma tu non ti vergogni neanche un pò di spacciarti per attore? Dimmi la verità!"
Via Castellana Bandiera di Emma Dante

Il consiglio di Cannibal: che è, l’indirizzo di Ford a beneficio dei federali che lo stanno cercando?
Presentato al Festival di Venezia e accolto in maniera piuttosto positiva, s’è pure aggiudicato il premio per la migliore attrice, Elena Cotta, ma a me attira meno di zero, anche perché nel suo cast oltre alla Cotta vanta un’attrice stracotta come Alba Rohrwacher. Tra le cose che mi danno fastidio in un film, subito dopo la presenza di Nicolas Vaporidis e una critica entusiastica da parte del blog WhiteRussian, c’è Alba Rohrwacher, la Nicolas Cage del cinema italiano. Compare dappertutto. Basta! Pretendo un intervento per fermarla. Con o senza il consenso delle Nazioni Unite.
Il consiglio di Ford: l'unico indirizzo che mi interessa è quello del Cannibale, così posso andarlo a prendere a casa insieme a The Rock.
Emma Dante è ormai una realtà teatrale più che consolidata, e dato che il Teatro non naviga nello stesso oro del Cinema, eccola approdare alla settima arte con un titolo accolto discretamente bene all'ultimo Festival di Venezia, ed accolto un po’ meno discretamente bene dal sottoscritto.
Ho infatti l'impressione che si tratti dell'ennesimo tentativo dei nostrani distributori di spacciare per autoriale una proposta che autoriale, di fatto, non è.
Senza contare che non ho voglia di vederlo neanche per scherzo.
A meno che non mi accompagnino in sala Marco Goi e Dwayne Johnson.

"Ascolta, hai ottantadue anni: sei troppo giovane per Ford!"

martedì 11 settembre 2012

Venezia 69

La trama (con parole mie): pur con un discreto ritardo a causa del weekend passato a compiere un selvaggio canyoning e a festeggiare di conseguenza l'addio al celibato del mio fratellino Dembo, ecco giungere anche qui al Saloon la lista dei premi del da poco concluso sessantanovesimo Festival del Cinema di Venezia, corredati ovviamente da qualche opinione del sottocritto in proposito.
Per una volta, tutto sommato, potrei quasi dire di non essere deluso.



E così, tra una gaffe della Giuria ed un'altra, a portarsi a casa il Leone d'oro, quest'anno, è stato Kim Ki-Duk, che pare abbia avuto la sorte - ed il regolamento delle premiazioni - dalla sua imponendosi sul favoritissimo Paul Thomas Anderson, che ha dovuto accontentarsi del secondo posto.
Il The master di quest'ultimo, uno dei titoli più attesi di quest'ultima parte di stagione, si porta a casa un ottimo successo di pubblico e critica ed il premio ex aequo ai due straordinari protagonisti, che non vedo l'ora di poter vedere all'opera sugli schermi del Saloon.
Resto comunque molto soddisfatto della vittoria dell'autore di Ferro 3 e La samaritana, uno dei cineasti più importanti che l'Oriente abbia consegnato al pubblico mondiale negli ultimi vent'anni, che pare essere tornato alla durezza dei suoi primi lavori - ricordo ancora l'incredibile e potentissimo Bad guy -.
Per il resto, attendo con curiosità sia il lavoro di Assayas - qui da noi fin troppo poco conosciuto - che gli italiani E' stato il figlio e Bella addormentata - come al solito difesi per i mancati premi con un campanilismo imbarazzante da tutta o quasi la stampa, come se fosse dovuto almeno un premio ad una produzione nostrana giusto perchè si tratta del Festival di Venezia -, che promettono di essere decisamente interessanti.
Soddisfazione enorme anche per i fischi rifilati a To the wonder di Terrence Malick, che pare inesorabilmente sempre più perso nei suoi pipponi da pseudo santone: sento già il rollare delle bottigliate.


MrFord



LEONE D'ORO


Pietà di Kim Ki-Duk




LEONE D'ARGENTO


The Master di Paul Thomas Anderson




PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA


Paradise: Faith di Ulrich Seidl





COPPA VOLPI MASCHILE


Ex aequo, Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman, The Master

 


COPPA VOLPI FEMMINILE



Hadas Yaron per Fill the Void






PREMIO MASTROIANNI ATTORE EMERGENTE


Fabrizio Falco, E' stato il figlio e Bella addormentata

 


OSELLA PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA


Olivier Assayas, Apres mai 



OSELLA PER IL MIGLIOR CONTRIBUTO TECNICO

Daniele Ciprì per la fotografia di E' stato il figlio




PREMIO ORIZZONTI YOUTUBE PER IL MIGLIOR CORTOMETRAGGIO


Cho-de (Invitation) di Min-young Yoo



PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA ORIZZONTI

 
Tango Libre di Frédéric Fonteyne 



PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR FILM

 
San zimei (Three Sisters) di Wang Bing



PREMIO OPERA PRIMA LUIGI DE LAURENTIIS

Kuf di Ali Aydin


 

sabato 10 settembre 2011

Venezia 2011

La trama (con parole mie): si è da poco concluso il Festival di Venezia, uno degli appuntamenti più importanti dell'anno per la settima arte. 
Questo 2011 ha offerto al pubblico grandi autori e film destinati a diventare le visioni più interessanti dei prossimi mesi, pronti a darsi battaglia per il Leone d'oro: Cronenberg, Sion Sono, Polanski, Lanthimos costituivano soltanto la punta dell'iceberg di una delle rassegne più dense degli ultimi anni.
Scopriamo dunque quale film è stato scelto come successore di Somewhere.


Alexsandr Sokurov ringrazia. E anche io, devo dire.

- Leone d'oro a Faust di Aleksandr Sokurov
- Leone d'argento miglior regia a Cai Shangjun per il film Ren shan ren hai
- Premio Speciale della giuria al film Terraferma di Emanuele Crialese

Crialese sarà il punto fermo del Cinema italiano in uno scialbo 2011?
- Coppa Volpi migliore attrice a Deanie Yip per 'Tao Jie (A Simple Life)'
- Coppa Volpi miglior attore a Michael Fassbender per 'Shame'
- Leone del Futuro - Premio Venezia Luigi De Laurentiis a La-Bas - Educazione criminale di Guido Lombardi
- Osella migliore sceneggiatura a Efthymis Filippou e Yorgos Lanthimos per Alpis
- Osella miglior contributo tecnico a Robbie Ryan per la fotografia di Wuthering Heights
- Premio Marcello Mastroianni giovane attore/attrice emergente ai giovani protagonisti di 'Himizu', Shòta Sometani e Fumi Nikaido
- Il premio Orizzonti per il miglior lungometraggio è stato assegnato al film Kotoko di Shinya Tsukamoto
- Gran Premio Speciale della Giuria della Sezione Orizzonti al film Whores' glory di Michael Glawogger
-Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio a In attesa dell'Avvento di Felice D'Agostino e Arturo Lavorato

"Hey, abbiamo vinto, perchè quella faccia appesa!?" "Ora viene il difficile, tovarish! Dobbiamo convincere Julez a vedere il nostro film!"
Così, alla fine, tra il Cronenberg freudiano ed i massacri di Polanski, l'ha spuntata Sokurov, genio totale figlio di un Cinema russo dal sapore che ricorda le opere di Tarkovskij, nonchè uno dei talenti visivi più straordinari del dopo Kubrick.
So che può apparire ostico, ma se vi capita, recuperate uno qualsiasi dei suoi lavori - personalmente consiglio Madre e figlio, Arca russa o Alexandra - e lasciatevi travolgere da una bellezza senza tempo e da tutta la monumentale sensazione di caducità tipica dei "lupi della steppa" come il Nostro.
Non posso che essere felice di questo risultato, anche se non ho ancora avuto modo di vedere Faust, così come non posso che essere soddisfatto dei riconoscimenti a Crialese - il suo Nuovomondo mi colpì moltissimo, sono molto curioso di questo Terraferma -, Fassbender - sulla buona strada per diventare uno dei miei attori di culto -  e Lantimos - Dogtooth mi aveva irritato, ma resta una delle visioni più rivoluzionarie del 2011 -.
Un Festival, dunque, che pare promettere bene anche nei premi.
Speriamo che la sala mantenga queste ottime premesse.

MrFord

"Mr. Krushchev said we will bury you
I don't subscribe to this point of view
it would be such an ignorant thing to do
if the Russians love their children too."
Sting - "Russians" -
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