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venerdì 24 novembre 2017

A ghost story (David Lowery, USA, 2017, 92')





Penso che tutti, religiosi, atei o qualsiasi cosa si possa essere, si siano chiesti almeno una volta nella vita cosa ci aspetta una volta che questo grande circo sarà finito, quando il corpo chiuderà i battenti e la mente saluterà baracca a burattini.
Credo sia umano tentare, in questo senso, di trovare una risposta alla paura, all'ignoto, al Tempo che inghiotte e ritorna, alle sfumature che possono o non possono esistere nel nostro mondo e oltre.
Me lo sono chiesto spesso anch'io, che da ateo miscredente adoratore della vita vorrei poter essere un highlander, o un vampiro immortale - anche se mi romperebbe non poco le palle evitare il sole e la luce del giorno, che adoro - pur di rimanere attaccato a questa palla di fango il più a lungo possibile.
Deve esserselo chiesto parecchio anche David Lowery, che con A ghost story tira fuori dal cilindro un miracolo che dal regista dello scialbo e retorico Il drago invisibile davvero non mi aspettavo: perchè più che una storia di fantasmi, il regista regala al pubblico una riflessione da brividi sul Tempo, l'Amore, la Vita e tutte quelle cose che rendono così straordinaria l'esistenza, per quanto dolorosa a volte possa essere, riuscendo nella quasi impossibile impresa di creare un cocktail tra Ghost e Gaspar Noè, due ingredienti che, almeno sulla carta, parrebbero inconciliabili almeno quanto la razionalità e l'istinto, la ragione e la fede, qualsiasi coppia di opposti e di amanti che popolano l'universo.
La vicenda dei due protagonisti di questa storia, del loro legame, dei messaggi nascosti, la musica, una casa che diviene il ricettacolo dei ricordi di una, dieci, cento vite che scorrono come sabbia in una clessidra pronta a ribaltarsi e ricominciare il suo inesorabile corso, per quanto apparentemente ostica in termini di ritmo, è una delle più toccanti e profonde dell'anno, e spinge A ghost story in alto nella classifica non solo di gradimento, ma anche e soprattutto in quella che permette ad alcuni titoli di entrare nel cuore e non uscirne.
Neanche fossero la nona di Beethoven.
Per quanto, comunque, si possa scrivere o filosofeggiare o recensire, un film come questo - con un budget ridotto all'osso, due attori di punta pronti a sacrificarsi come fossero esordienti, Casey Affleck in primis - più che analizzato andrebbe vissuto sulla pelle, in bilico tra la speranza che il Tempo non ci lasci fuori dalla sua danza e ci permetta in qualche modo di continuare a fare parte dell'Esistenza e la tristezza e la malinconia da spettatori di uno spettacolo che una volta era nostro, e che di colpo ci ritroviamo a vivere dall'altra parte della barricata.
Curioso inoltre che, in un anno avaro di grandi soddisfazioni sul grande schermo, una piccola perla come questa non abbia ancora trovato uno spazio in sala, e non si abbia alcuna notizia a proposito di un'eventuale distribuzione italiana: dobbiamo ringraziare la rete e la blogosfera che con il loro passaparola finiscono per fornire occasioni ed esperienze a tutti noi amanti della settima arte non adeguatamente considerate, pronte a sostenere un Malick mistico ed autoreferenziale qualsiasi piuttosto che una sua versione più potente e riuscita come questa.
Ma non voglio che una polemica, così come, per l'appunto, una semplice recensione, possano in qualche modo distogliere l'attenzione da un'esperienza di visione come questa: da adoratore della vita, un film che vada oltre la stessa come questo raccoglie un'intensità che è necessario provare, perchè non sarà mai come ascoltarla raccontata o tradotta in parole o gesti da altri.
A ghost story è la storia di fantasmi più viva che abbia mai avuto il piacere di ascoltare. O ancora meglio, di sentire.
E nella poesia di quel non detto e non letto che porta ad un passo oltre nel finale, c'è tutto quello che non dobbiamo dire e non leggere.
Perchè è vita allo stato puro.
Anche di fronte alla morte, alla fine, al Tempo.




MrFord




lunedì 27 febbraio 2017

Oscar 2017: La La L'Academy fordiana







 





E così, tra polemiche, apparenti complotti politici, controversie e discutibili figure di vecchie glorie si è consumata quella che è stata forse la mia edizione preferita - in quanto a risultati - della Notte degli Oscar degli ultimi dieci o quindici anni.
Molti dei favoriti fordiani sono tornati a casa con la statuetta, e nonostante non abbia vinto il film migliore - quelli erano, senza ombra di dubbio, La La Land e Arrival - ha trionfato quello che è riuscito a toccarmi di più.
Ad ogni modo, vediamo com'è andata categoria per categoria.





 Miglior film
Academy: La La Land
Ford: Moonlight

Ha vinto: Moonlight

A prescindere dalle questioni legate alla politica - che non mi paiono così evidenti - ed alla gaffe clamorosa di Warren Beatty, sono felicissimo che a vincere sia stato Moonlight, certamente non il film migliore - come già scritto e ripetuto, La La Land e Arrival erano su un altro pianeta per tutti - ma quello con il cuore più grande, almeno per quanto mi riguarda.

L'ultima volta in cui sono stato così felice per la statuetta del miglior film credo sia stata quella di Million Dollar Baby. Di anni ne sono passati parecchi.

 Miglior regista

  • Denis Villeneuve (Arrival)
  • Mel Gibson (La battaglia di Hacksaw Ridge)
  • Damien Chazelle (La La Land)
  • Kenneth Lonergan (Manchester by the Sea)
  • Berry Jenkins (Moonlight)
Academy: Damien Chazelle
Ford: Damien Chazelle

Ha vinto: Damien Chazelle

Sacrosanto ed indubbio a quello che è diventato il più giovane regista a conquistare la statuetta.

Poco importa che non abbia vinto il suo film: Chazelle ha un futuro più che luminoso.
 
Miglior attore protagonista

  • Casey Affleck (Manchester by the Sea)
  • Andrew Garfield (La battaglia di Hacksaw Ridge)
  • Ryan Gosling (La La Land)
  • Viggo Mortensen (Captain Fantastic)
  • Denzel Washington (Fences - Barriere)
Academy: Denzel Washington
Ford: Viggo Mortensen

Ha vinto: Casey Affleck
 




Una delle vittorie che meno mi aspettavo, considerate le recenti vicende del fratellino di Bisteccone Ben. Ad ogni modo, pur non avendo visto premiato il mio favorito, sono molto contento: l'interpretazione di Affleck in Manchester by the sea spacca forte.


Miglior attrice protagonista
  • Isabelle Huppert (Elle)
  • Ruth Negga (Loving)
  • Natalie Portman (Jackie)
  • Emma Stone (La La Land)
  • Meryl Streep (Florence)
Academy: Natalie Portman
Ford: Emma Stone

Ha vinto: Emma Stone

Felicissimo prima di tutto per la mancata statuetta all'odiosa Streep, mi dispiace per la bravissima Portman - che in Jackie è da brividi - ma in festa per Emma Stone, che in La La Land ha forse regalato la sua migliore interpretazione finora.


Miglior attore non protagonista

  • Mahershala Ali (Moonlight)
  • Jeff Bridges (Hell or High Water)
  • Lucas Hedges (Manchester by the Sea)
  • Dev Patel (Lion - La strada verso casa)
  • Michael Shannon (Animali notturni)
Academy: Mahershala Ali
Ford: Mahershala Ali

Ha vinto: Mahershala Ali

Uno dei premi che ho apprezzato di più.

Ali, che seguo dai tempi in cui faceva in caratterista in proposte televisive poco note, ultimamente pare aver dato un'accelerata non indifferente alla sua carriera, e l'intepretazione di Juan in Moonlight è da brividi, ovviamente e soprattutto in lingua originale.

 

Miglior attrice non protagonista

  • Viola Davis (Fences - Barriere)
  • Naomie Harris (Moonlight)
  • Nicole Kidman (Lion - La strada verso casa)
  • Octavia Spencer (Hidden Figures - Il diritto di contare)
  • Michelle Williams (Manchester by the Sea)
Academy: Viola Davis
Ford: Viola Davis

Ha vinto: Viola Davis

Come per l'Oscar alla regia di Chazelle, qui non c'erano proprio storie.

Ha vinto indiscutibilmente la migliore.

Miglior sceneggiatura originale

  • Taylor Sheridan (Hell or High Water)
  • Damien Chazelle (La La Land)
  • Yorgos Lanthimos e Efthimis Filippou (The Lobster)
  • Kenneth Lonergan (Manchester by the Sea)
  • Mike Mills (20th Century Women)
Academy: Kenneth Lonergan

Ford: Taylor Sheridan
Ha vinto: Kenneth Lonergan


Anche in questo caso pronostico azzeccato, anche se, per completare il gusto di una serata inaspettatamente molto fordiana, avrei apprezzato la vittoria di Hell or high water.

Ma in fondo poco importa: ha vinto Manchester by the sea, un film potente e sentito. Bene così.

Miglior sceneggiatura non originale

  • Eric Heisserer (Arrival)
  • August Wilson (Fences - Barriere)
  • Allison Schroeder e Theodore Melfi (Hidden Figures - Il diritto di contare)
  • Luke Davies (Lion - La strada verso casa)
  • Barry Jenkins e Alvin McCraney (Moonlight)
Academy: Eric Heisserer
Ford: Barry Jenkins e Alvin McCraney 

Ha vinto: Barry Jenkins e Alvin McCraney

Altro premio per il "mio" Moonlight, ed altra soddisfazione per una notte cui è mancato solo Sly premiato come Miglior attore non protagonista per riparare il torto dello scorso anno.

Miglior film in lingua straniera

  • Land of Mine – Sotto la sabbia (Danimarca)
  • A Man Called Ove (Svezia)
  • The Salesman – Il cliente (Iran)
  • Tanna (Australia)
  • Toni Erdmann – Vi presento Toni Erdmann (Germania)
Academy: Land of Mine - Sotto la sabbia
Ford: The Salesman - Il cliente

Ha vinto: The Salesman - Il cliente

In questo caso, felice che la vittoria sia andata a quello che era il mio favorito ideologicamente e cinematograficamente parlando pur non avendo visto nessuno dei candidati.

Grande Fahradi, decisamente piccolo Trump.

Miglior documentario

  • Fuocoammare (Gianfranco Rosi e Donatella Palermo)
  • I Am Not Your Negro (Raoul Peck, Rémi Grellety e Hébert Peck)
  • Life, Animated (Roger Ross Williams e Julie Goldman)
  • O.J: Made in America (Ezra Edelman e Caroline Waterlow)
  • 13th (Ava DuVernay, Spencer Averick e Howard Barish)
Academy: OJ: Made in America
Ford: tutto, tranne Fuocoammare

Ha vinto: OJ: Made in America
 
Non ha vinto Fuocoammare, che ho detestato.

Per me è già questo un successo.
Per il resto, pronostico azzeccato.

Miglior film d’animazione

Academy: Zootropolis
Ford: Oceania

Ha vinto: Zootropolis

Avrei preferito Oceania, da queste parti amatissimo, ma anche Zootropolis va più che bene.

In fondo, avevamo amato anche quello.

Migliore scenografia

Academy: La La Land
Ford: La La Land

Ha vinto: La La Land

Sui premi tecnici, poche discussioni. La La Land balla ad un altro livello.

Ovvero confermo quanto scritto domenica.


Migliori costumi

  • Joanna Johnston (Allied - Un'ombra nascosta)
  • Coleen Atwood (Animali Fantastici e dove trovarli)
  • Consolata Boyle (Florence)
  • Madeleine Fontaine (Jackie)
  • Mary Zophres (La La Land)
Academy: La La Land
Ford: La La Land

Ha vinto: Animali fantastici e dove trovarli

Una delle statuette più sorprendenti, a mio parere.

Mi è parso quasi più un dispetto a La La Land e Jackie, decisamente di un altro livello.


Miglior fotografia

  • Linus Sandgren (La La Land)
  • Bradford Young (Arrival)
  • Greig Fraser (Lion - La strada verso casa)
  • James Laxton (Moonlight)
  • Rodrigo Prieto (Silence)

Academy: La La Land
Ford: La La Land

Ha vinto: La La Land
 

Il premio era combattuto, ma ha vinto senza dubbio il migliore. O comunque, uno che spacca.


Miglior montaggio

  • Tom Cross (La La Land)
  • Joi McMillon e Nat Sanders (Moonlight)
  • John Gilbert (La battaglia di Hacksaw Ridge)
  • Joe Walker (Arrival)
  • Jake Roberts (Hell or High Water)
Academy: La La Land
Ford: La battaglia di Hacksaw Ridge

Ha vinto: La battaglia di Hacksaw Ridge

Uno dei premi "azzeccati" per i quali mi posso più vantare: nell'anno del trionfo di La La Land per le categorie tecniche, non penso fossero poi in molti a pensare che a spuntarla sarebbe stato La battaglia di Hacksaw Ridge.

Che il film sia piaciuto oppure no, tecnicamente a mio parere non ci sono dubbi.


Miglior colonna sonora

  • Mica Levi (Jackie)
  • Justin Hurwitz (La La Land)
  • Dustin O'Halloran e Hauschka (Lion - La strada verso casa)
  • Nicholas Britell (Moonlight)
  • Thomas Newman (Passengers)
Academy: La La Land
Ford: La La Land 

Ha vinto: La La Land

Altro premio per il quale non c'era alcun dubbio.

Miglior canzone

  • Audition (The Fools Who Dream) (Justin Hurwitz, Benj Pasek e Justin Paul) (La La Land)
  • Can't Stop the Feeling! (Justin Timberlake, Max Martin e Karl Johan Schuster) (Trolls)
  • City of Stars (Justin Hurwitz, Benj Pasek, Justin Paul) (La La Land)
  • The Empty Chair (J. Ralph e Sting) (Jim: The James Foley Story)
  • How Far I'll Go (Lin-Manuel Miranda) (Oceania)

Academy: Audition
Ford: Audition

Ha vinto: City of Stars

C'era soltanto da scegliere quale delle due canzoni tratte dalla colonna sonora di La La Land avrebbe vinto. Non ha vinto la mia preferita, ma poco importa. Meritatissimo.

Migliori effetti speciali

Academy: Rogue One: A Star Wars Story

Ford: Doctor Strange

Ha vinto: Il libro della giungla

Non ha vinto il titolo che avevo previsto, ne il mio preferito. Ma con i premi tecnici, e dopo una sequela di soddisfazioni come quelle di cui sopra, non posso certo lamentarmi. 

Miglior sonoro

  • Andy Nelson, Ai-Ling Lee e Steve A. Morrow (La La Land)
  • David Parker, Christopher Scarabosio e Stuart Wilson (Rogue One: A Star Wars Story)
  • Kevin O'Connell, Andy Wright, Robert Mackenzie e Peter Grace (La battaglia di Hacksaw Ridge)
  • Bernard Gariépy Strobl e Claude La Haye (Arrival)
  • Greg P. Russell, Gary Summers, Jeffrey J. Haboush e Mac Ruth (13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi)

Academy: La battaglia di Hacksaw Ridge

Ford: 13 hours: the secret soldiers of Benghazi

Ha vinto: Arrival

Unica statuetta arrivata allo splendido Arrival, che finisce per pagare lo scotto principalmente per essere uscito nell'anno di un altro filmone più "pop" come La La Land e di questi Oscar "controtendenza". Mi va bene così.

Miglior montaggio sonoro

  • Sylvain Bellemare (Arrival)
  • Wylie Stateman, Renée Tondelli (Deepwater - Inferno sull'oceano)
  • Robert Mackenzie, Andy Wright (La battaglia di Hacksaw Ridge)
  • Ai-Ling Lee, Mildred Iatrou Morgan (La La Land)
  • Alan Robert Murray, Bub Asman (Sully)
Academy: La La Land
Ford: La La Land

Ha vinto: La battaglia di Hacksaw Ridge

Avrei detto La La Land, ma sono sfumature. Bis per i montaggi per la creatura di Mel Gibson. Ci può stare anche questo.

Miglior trucco e acconciatura

  • Eva Von Bahr e Love Larson (En man som heter Ove)
  • Joel Harlow e Richard Alonzo (Star Trek Beyond)
  • Alessandro Bertolazzi, Giorgio Gregorini e Christopher Nelson (Suicide Squad)
Academy: En man som heter Ove
Ford: Star Trek Beyond

Ha vinto: Suicide Squad

Vittoria anche in questo caso per me a sorpresa, ma ancora una volta, talmente tecnica e poco incisiva rispetto ad altre che mi hanno riempito il cuore, che quasi mi viene da festeggiare ugualmente.

In alto i bicchieri, dunque, almeno qui al Saloon.


MrFord


P.S. So già che Cannibal la menerà all'infinito con l'impaginazione "creativa" fordiana. 
Perdonatemi, ma quando il computer non collabora, passo oltre la forma.


 

mercoledì 22 febbraio 2017

Manchester by the sea (Kenneth Lonergan, USA, 2016, 137')




La vita, per chi la vive e per chi, soprattutto, la riflette attraverso canzoni, romanzi, film e finisce per confrontare fiction e realtà, non è per nulla una passeggiata.
A prescindere dai lieti fini, nulla da questa parte dello schermo è regalato, e spesso e volentieri si finisce per trovarsi a fare i conti con la durezza di un'esistenza che, d'altro canto, non smette neppure nel peggiore dei momenti di regalare almeno un pizzico di speranza, fosse anche il ricordo di qualcosa di intenso che abbiamo vissuto.
Ad un certo punto di Manchester by the sea, Lee, che ha una ferita che pochi uomini potrebbero sopportare dentro ed ha appena perso il fratello maggiore, per affrontare la questione della visita in obitorio del nipote sedicenne descrive la situazione più o meno così: "Non è come se dormisse, perchè non c'è, ma non fa neppure schifo".
Ricordo quando, ormai quasi vent'anni fa, morì mio nonno Gianni, quello dei Western che spesso mi è capitato di citare da queste parti: il giorno prima del funerale feci una visita alla camera mortuaria, e rimasi dentro la cella frigorifera solo con lui.
A dire il vero, non c'era nessuno, lì con me.
Eppure, notavo una strana e dignitosa compostezza nel cadavere, che non faceva apparire fuori luogo neppure il freddo glaciale che si sentiva al tatto.
Quasi come se stesse bene.
Il bello del lavoro di Lonergan, forse, è proprio questo.
Perchè un lutto non si può superare, o dimenticare.
Si incassa, ci si rialza, si va avanti.
Perchè se così non è, si finisce seppelliti.
Per come sono oggi, animo tra il lebowskiano ed il surfista, easy ogni volta possibile, casinista e compagnone, forse dall'esterno nessuno penserebbe che non passa giorno in cui non pensi alla piccola Agnese, o al mio amico Emiliano.
I lutti ti stendono, ed i segni che ti lasciano sono più profondi di qualsiasi ferita, o tatuaggio, o qualsiasi cosa si possa immaginare.
Eppure, con il sorriso, l'energia, la rabbia, i pugni aperti o chiusi, il bello di sentirsi vivi è sapere di poter continuare a lottare.
Manchester by the sea è così.
Quasi come se Ken Loach avesse attraversato l'oceano e si fosse concesso una gita in Massachussets, o il vecchio Clint avesse dato un paio di dritte a proposito di come si racconta il dolore senza alzare la voce, pur entrando nel cuore.
Poi, a mente fredda, mi importa relativamente del fatto che mi abbia intimamente conquistato più Moonlight, o che forse Michelle Williams è stata fin troppo incensata - in carriera ha fatto sicuramente di più -: perchè questo film è uno di quelli che parla impercettibilmente, e soltanto tempo dopo la visione finisci per accorgerti di quanto sia andato in profondità, tirando fuori fantasmi che non si pensava neppure di avere.
Ma che sono presenti, e mangiano e bevono volentieri con noi.
Perchè tutti abbiamo affrontato - o affronteremo, mettetevi l'anima in pace - un lutto, tutti avremo un momento in cui quel turbinio di pensieri ed emozioni parrà troppo grande per essere gestito, in cui il mondo parrà un ingombro, in cui cadremo.
Non tutti, però, sono in grado di rialzarsi. O quantomeno di provarci.
In questo senso, Manchester by the sea, tristezza e dolore permettendo, è un film pieno di vita.
E per un ingordo di vita come il sottoscritto, non può che andare alla grande così.
Quello che resterà, al massimo, sarà una cicatrice con la quale fare i conti ogni giorno che ci resta.




MrFord




giovedì 16 febbraio 2017

Thursday's child



Nuova settimana di uscite, nuovi dubbi e nuovi potenziali titoli che potrebbero rendere ancora più interessante questo inizio anno particolarmente scoppiettante: riusciranno Moonlight e Manchester by the sea, tra i candidati agli Oscar più accreditati, a tornare a dividere finalmente i due rivali più agguerriti della blogosfera, MrFord e Cannibal Kid qui presenti?
O tutti dovranno con terrore continuare ad assistere ad una serie di clamorose convergenze di opinioni dei co-conduttori di questa rubrica?


"E così è qui che hanno ingabbiato quei due mostri, Ford e Cannibal."

Mamma o papà?

"Non posso ordinare un White Russian in questo posto!? E dove siamo finiti, su Pensieri Cannibali?"

Cannibal dice: Mamma o papà?
Dovendo scegliere in casa Ford, direi di puntare su Julez. Credo che lo stesso James Ford sia d'accordo.
Vedere o non vedere questo film?
Il prevedibile Ford sarà di certo per il no, ma io credo che questa commediola famigliare potrebbe piacere più a lui che a me. Io comunque una possibilità credo gliela darò.
Ford dice: senza dubbio anch'io punterei su Julez, ma mi pare una scelta da sanità mentale, nonostante sia stata fatta anche dal Cannibale.
Rispetto al film, invece, non saprei bene: ennesima robetta italiana dimenticabile o intrattenimento come si deve? Alla visione la risposta.


Moonlight

"Figliolo, io ti lavo dal peccato di aver seguito per anni Pensieri Cannibali."

Cannibal dice: Film che ha ottenuto 8 nomination ai prossimi premi Oscar. Meritate o meno?
La pellicola l'ho già vista e il mio parere arriverà credo a breve...
Ford dice: la marcia di avvicinamento agli Oscar si fa sentire, ed uno di quelli che potrebbero essere i protagonisti della Notte più Notte dell'anno per il Cinema bussa alla porta del Saloon come di quell'altro sito meno interessante che cura il mio antagonista. Quale responso daranno i due rivali per antonomasia della blogosfera? Saranno d'accordo come purtroppo è accaduto troppo spesso in questo inizio anno?

 

Manchester by the Sea

"Un altro piccolo Ford!? Ma quelli non vanno mai al Cinema!?"

Cannibal dice: Tra i film candidati agli Oscar è uno dei pochi che ancora mancano alle mie visioni, ma sono molto molto curioso e spero di riuscire a recuperarlo prima della notte delle stelle e prima di Ford.
Ford dice: film che attendo da tempo e che non sono ancora riuscito a vedere, ma che spero possa dividere in particolare il sottoscritto e Cannibal, più che i giurati dell'Academy.

 

Resident Evil – The Final Chapter

"Cannibal, Ford: siete giunti al capitolo finale."

Cannibal dice: Ma ancora?
Come videogame avevo giocato a Resident Evil 2 e l'avevo trovato molto fico e molto spaventoso, sebbene troppo difficile per le mie limitate capacità videoludiche. Quanto alla saga cinematografica, mi sono fermato al primo che mi è bastato e avanzato: una tipica fordianata più action che horror che fa paura soltanto per la sua qualità infima e che non mi ha fatto venire la minima voglia di proseguire con i vari sequel.
Ford dice: saga che non ho mai particolarmente amato, sia rispetto ai videogames che al Cinema. Non credo di aver visto neppure tutti i capitoli, e quelli passati da queste parti non hanno fatto una gran figura.
Lascerò l'eventuale recupero per riempire la classifica del peggio dell'anno.

 

Autobahn – Fuori controllo

"La missione prevede di lasciare la macchina a Cannibal Kid: quello che non sa è che Ford sarà il suo autista."

Cannibal dice: Filmetto action che ho già visto, soprattutto per via della presenza dei due protagonisti Nicholas Hoult e ancor più soprattutto Felicity Jones. Una visione che passa via veloce, più guardabile rispetto a un tipico action fordiano e meno guardabile rispetto a un film normale, ma senza lasciare traccia. Così dimenticabile che non ho ancora preparato un post e non credo lo farò.
Ford dice: lo ammetto, avevo recuperato questo film. Poi ho visto il trailer, ho letto la trama e qualche opinione in rete, e ho deciso che, per una volta, mi sarei risparmiato un'ora e mezza di nulla.
E sono molto felice della scelta.

 

Ballerina

Un'immagine raccolta in segreto di Katniss Kid nel pieno dei suoi allenamenti in vista del ritorno sulle scene.

Cannibal dice: A meno che non si riveli Il cigno nero dell'animazione, e non credo, direi che posso fare a meno di questa bambinata. La lascio volentieri a un James Ford che per l'occasione tirerà fuori dall'armadio in gran segreto il tutù che nasconde in mezzo ai costumi da wrestler.
Ford dice: altro film che non ho alcun desiderio di recuperare, considerato che, in vista della Notte degli Oscar, vorrei concentrarmi sui titoli che si contenderanno i premi più ambiti.
Lascio il tutto al mio rivale, che sicuramente in tutù sta meglio di me.

 

Absolutely Fabulous

"Con questo look potrò rivaleggiare con il costume da wrestler di Ford!"

Cannibal dice: Proseguimento cinematografico di una serie tv di cui nemmeno io avevo mai sentito parlare. E sì che le serie le guardo (o almeno le comincio) quasi tutte. In questo caso però si tratta di un telefilm trasmesso dalla BBC a partire dal 1992, quindi sul materiale vintage è meglio chiedere al vecchio Ford.
Ford dice: film ispirato da una serie tv della quale non conoscevo assolutamente nulla, che essendo figlia degli anni novanta probabilmente comunque da queste parti non sarebbe neppure passata.
E che di favoloso non pare abbia granchè, un po' come il mio rivale.

 

lunedì 9 maggio 2016

Codice 999

Regia: John Hillcoat
Origine: USA
Anno: 2016
Durata:
115'








La trama (con parole mie): Marcus Belmont, un ex militare legato a doppio filo alla moglie di un boss della mafia russa di Atlanta, è coinvolto con un gruppo di compagni - composto da ex commilitoni e poliziotti corrotti - in un duplice colpo apparentemente impossibile volto a permettere la scarcerazione dello stesso boss. 
Quando Chris Allen, un poliziotto di recente assegnato alla squadra anti gang della città, nipote del detective veterano Jeffrey, è indicato come partner ad uno dei soci di Marcus e la consorte del padrino, Irina, mostra a Belmont cosa sarebbero in grado di fare se lui ed i suoi soci decidessero di non obbedire ai loro ordini, la situazione precipita: cosa saranno disposti a fare i rapinatori per portare a casa soldi e pelle? E quanto influirà nella vicenda il ruolo di Chris e Jeff?












Se John Hillcoat mi garantisse un'uscita a settimana per alleviare i pensieri da spettatore costretto a lottare con il sonno, gli impegni genitoriali, il lavoro e gli incastri della vita di tutti i giorni, penso sarei pronto a mettere la firma per godermi il suo operato tosto e senza fronzoli ed andare a letto felice neanche fossi nel pieno di una sbronza più che allegra o alla fine di una goduriosa scopata pronta a prendere a braccetto e gettare tra le braccia di Morfeo.
Del resto, con Lawless alle spalle, il buon John partiva già avvantaggiato qui al Saloon, finendo per uscire rafforzato grazie ad un cast di tutto rispetto - da Kate Winslet a Chiwetel Ejiofor, passando per Woody Harrelson e Casey Affleck, solo per citare i nomi più grossi -, un ottimo trailer ed un'atmosfera che pareva un incastro tra Michael Mann e l'action con le palle di Katheryn Bigelow: e, occorre ammetterlo, oltre ad avermi soddisfatto alla grande, Hillcoat ha rischiato, per buona parte del film, addirittura per sorprendermi e superare il suo lavoro precedente, arrivando ad un soffio dal piazzare una bomba che non aspettavo neppure nei sogni più sfrenati.
Peccato che, soprattutto nella parte che precede l'escalation finale - che torna ad essere ottima - Codice 999 finisca per dilungarsi quel tanto di troppo da far calare la tensione pregiudicando un risultato che, altrimenti, sarebbe stato davvero strepitoso: certo, non starò qui a lamentarmi di non aver assistito ad un nuovo Inside man o Heat - La sfida, ma un pizzico di rammarico resta nel vedere una delle proposte migliori dell'hard boiled americano recente venire frenata da, almeno credo, un eccesso di confidenza proprio nel momento in cui ci sarebbe stato bisogno di spiccare letteralmente il volo.
Ad ogni modo, ho voluto affrontare per primo l'argomento pseudo delusione così da togliermi il sassolino dalla scarpa ed affermare in tutta tranquillità che Codice 999 è un'assoluta figata, un film da palle quadrate che ricorda The Shield o una versione più riuscita del recente Sabotage, un poliziesco di quelli che sono il vero e proprio pane quotidiano per gli appassionati del genere, interpretato benissimo da tutto il cast, pronto a regalare violenza sotto forma di parole, sangue e pensieri ed a mostrare la vita dura che certe strade riservano a chi decide di percorrerle, da una parte o dall'altra del labile confine della Legge.
Da un certo punto di vista, e forse proprio per quest'ultimo aspetto, il lavoro di Hillcoat potrebbe essere senza alcun problema considerato un Western moderno fatto di scontri all'ultimo sangue, sparatorie, rapine in banca e rocambolesche fughe, banditi pittoreschi destinati al fallimento, malvagi ed apparentemente intoccabili boss ed (anti)eroi solitari e disequilibrati - splendida, in questo senso, la coppia formata dallo zio Harrelson, strafatto e geniale come non mai, ed il nipote Affleck, tagliente e deciso tanto da apparire la versione palestrata del Tim Roth che ormai vent'anni fa rubava la scena a tutti in Le iene -: poco importa che il teatro dell'azione sia Atlanta, o che si parli di mafia russa e bande di latinos tagliateste, che i duelli da mezzogiorno di fuoco siano sostituiti da trappole esplosive o sventagliate di fucili d'assalto automatici.
La dimensione che mostra Codice 999 è quella della Frontiera, che si parli di Legge, Famiglia, sangue o vendetta.
Di successo o fallimento.
E qui al Saloon, quando entra in gioco quel confine sottile, si sfonda una porta aperta: anche perchè il punto forte di questo film è rappresentato, a prescindere dall'adrenalina che pompa ed il sangue che scorre, proprio dall'umanità di ogni personaggio, anche di quelli più disumani.
Perchè ognuno di noi, poliziotto o criminale, padre o figlio, tutto d'un pezzo o corrotto, conosce bene il caos che si porta dentro, o quantomeno intuisce la portata dello stesso: resta solo da capire se la Frontiera stessa riuscirà a mostrare la via migliore che possiamo percorrere.
Per poter vivere al meglio che possiamo, e portare a casa la pelle.





MrFord





"And you can see my heart beating
no, You can see it through my chest
said I'm terrified but I'm not leaving no
know that I must pass this test
you can see my heart beating
oh, you can see it through my chest
I'm terrified but I'm not leaving no
know that I must pass this test."
Rihanna - "Russian roulette" - 





martedì 18 novembre 2014

Interstellar

Regia: Christopher Nolan
Origine: USA, UK
Anno: 2014
Durata: 169'





La trama (con parole mie): siamo in un futuro prossimo in cui la Terra, in ginocchio a seguito di cambiamenti climatici, vive una profonda crisi legata alle risorse alimentari. Cooper, un ex pilota vedovo diventato agricoltore che vive con i figli Tom e Murph, è convinto dal professor Brand, uno studioso alla ricerca di una soluzione che possa permettere all'umanità di scoprire un'alternativa di vita su un altro pianeta, a prendere parte ad una missione potenzialmente senza un termine che porterà l'equipaggio della nave dallo stesso Cooper condotta attraverso un wormhole vicino a Saturno dall'altra parte dell'universo, sulle tracce di un gruppo di scienziati partiti anni prima alla ricerca di risorse naturali su dodici corpi celesti diversi.
Separatosi a malincuore dalla famiglia, Cooper accetta nella speranza non solo di salvare l'umanità, ma anche di poter tornare a riabbracciare i suoi figli: riuscirà, insieme al suo equipaggio - compresa la figlia dello stesso Brand - ad attraversare Spazio e Tempo riuscendo nell'impresa?






 
Fin da bambino, per quanto negli anni delle superiori non sia certo stato una cima in fisica, l'astronomia ha rappresentato una delle mie più grandi passioni: ricordo ancora - e conservo gelosamente - "Il libro dell'astronomia", tomo di notevoli dimensioni regalatomi per Natale da mia zia quando avevo sette anni all'interno del quale si parlava ancora dell'esplorazione del Sistema Solare grazie alle sonde Voyager, forse le prime ad aver compiuto servizi completi sui pianeti esterni - per intenderci, tutto quello che si può trovare oltre Marte e la fascia degli asteroidi -, quando ancora Plutone non era stato "degradato" a semplice corpo celeste e probabilmente non si aveva idea di cosa fosse un quasar.
Ad alimentare questa passione "spaziale" del sottoscritto fu senza dubbio lo spirito al centro di una discussione tra Cooper ed uno degli scienziati al suo fianco nel corso della missione di salvataggio del mondo, ovvero quello che supera il concetto di studioso e libera l'ispirazione dell'esploratore: fondamentalmente, la scoperta dello spazio profondo e dei suoi silenzi infiniti non è altro che una versione clamorosamente più grande di quello che rappresentò la conquista degli oceani, e l'epoca dei grandi viaggi e dei loro protagonisti, da Magellano a Colombo. 
Seguendo questa linea di pensiero, il lavoro di Christopher Nolan con Interstellar è uno dei più emozionanti, sentiti e visivamente impressionanti che la sci-fi ricordi negli ultimi decenni, un viaggio prima di tutto emozionale e sentimentale che, di fatto, paragona le montagne russe del cuore all'idea di qualcosa di così grande da non poter essere neppure immaginato, l'Universo: un luogo all'interno del quale esistono fenomeni in grado di piegare addirittura il Tempo giungendo ben oltre quella che è la nostra comprensione attuale, e che a volte regalano brividi unici - i già citati quasar, ammassi di stelle pulsanti ai confini del cosmo, riescono a produrre una luce così intensa da essere visibili anche ai nostri telescopi, posti a miliardi di anni luce da loro, permettendo alle singole particelle di viaggiare e giungere a noi dopo un intervallo di tempo che ha avuto inizio quando ancora il Sistema Solare doveva ancora in qualche modo essere immaginato - che neppure la più sfrenata immaginazione visiva e cinematografica potrà mai rendere.
Ma Interstellar non è soltanto questo: è anche un comparto tecnico spaventoso, momenti di impatto enorme - dalle onde gigantesche al Gargantua, passando per Saturno -, mai come prima l'espressione della volontà di quello che, ad oggi, è forse l'erede principale insieme a J. J. Abrams dello Spielberg dei bei tempi, di trovare un punto d'incontro tra autorialità e Cinema popolare, nella speranza di concedere qualcosa ad entrambi e di conseguenza a se stesso.
Ed è un'opera a tratti troppo prolissa e derivativa - inevitabili i riferimenti a Contact, Signs, Inception, Europa Report, Solaris, Stargate e soprattutto l'inarrivabile 2001 -, in grado di regalare momenti di grande impatto emotivo e subito dopo incappare in scivoloni al limite del buonismo hollywoodiano più sfrenato - il confronto finale tra Murph e suo padre -, non sempre limpida a livello di script - ma, con un argomento di questo calibro a livello scientifico, è da mettere in conto - e solo parzialmente convincente a livello di casting - sprecati la Chastain e Affleck, compitino da sei politico per Caine e Lightow, fuori ruolo Damon ed il solo, ormai onnipresente McConaughey a tenere sulle spalle la baracca -.
Come prendere, dunque, Interstellar, attesissimo e celebratissimo ritorno di Christopher Nolan sul grande schermo?
Non come il Capolavoro che, personalmente, ancora attendo dal cineasta inglese, ma neppure come qualcosa di fallimentare o sbagliato.
Ci troviamo di fronte ad un grande prodotto realizzato da un professionista unico e di talento che, da buon illusionista, questa volta non è semplicemente stato in grado di lasciare a bocca aperta con un "prestigio" mozzafiato, quanto, più che altro, con un inganno costruito alla grande.
Eppure, lo spirito che anima questa pellicola ha qualcosa di grande, capace di lasciare non tanto a bocca aperta, quanto a cuore spalancato: è il sapore delle epopee e dei viaggi, lo spirito degli esploratori e dei naviganti, quel "non andarsene docili", "l'amore che muove il sole e le altre stelle", e che soprattutto muove noi, piccoli ed insignificanti esseri al cospetto di un Universo che sarà sempre così enorme anche solo da immaginare da risultare irresistibile e magico.
Perchè il brivido della conquista cresce esponenzialmente tanto più la conquista stessa appare fuori dalla nostra portata.
E l'Universo è ancora fuori dalla portata di Christopher Nolan.
Ma vi assicuro che vederlo tentare è stato come riprendere tra le mani il mio libro dell'astronomia e tornare ai tempi in cui, a sei o sette anni, sognavo un giorno di viaggiare tra quei mondi lontanissimi.
Il Tempo che si piega.
Ci riporta ad essere bambini per tornare al futuro.
E in quasi tre ore di spettacolo sentire il miracolo ed assaggiare la caduta.
La relatività del Tempo - sempre lui - e l'assolutezza della Gravità.
E non c'è Gravità con attrazione più forte dell'amore.
 
 
 
MrFord
 
 
 
"Parlami dell' esistenza di mondi lontanissimi
di civiltà sepolte di continenti alla deriva.
Parlami dell'amore che si fà in mezzo agli uomini
di viaggiatori anomali in territori mistici...di più.
Seguimmo per istinto le scie delle Comete
come Avanguardie di un altro sistema solare."
Franco Battiato - "No time no space" -
 
 
 
 
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