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giovedì 9 maggio 2019

Thursday's child




Nuova settimana di uscite in sala e, incredibilmente, nuova pubblicazione in orario per il sottoscritto, talmente in orario da risultare quasi strana e disturbante e tentarmi di piazzare comunque la programmazione del pezzo almeno un pochino in ritardo: staremo a vedere, considerato che quando scrivo queste righe per il potere di Ritorno al futuro è sabato pomeriggio.
Al mio fianco in questo viaggio nel tempo e nell'inquietante puntualità come al solito quello scoppiato del mio rivale Cannibal Kid e Sonia Cerca, che non si occupa solo di uno, bensì di due blog!


MrFord



"Quante volte lo devo ripetere!? Dietro le sbarre dovrebbe esserci quello psicopatico di Cannibal Kid, non io!"




Pet Sematary

"Ford, ma i lettori davvero non immaginano che noi ci troviamo in questa baita desolata ogni settimana per preparare la rubrica delle uscite?" "Cannibal, credo non se lo aspetterebbero mai."
Sonia: Ho letto il libro l'anno scorso e appena ho saputo di questo film ho pensato: "Che bello, questo non me lo perdo". Poi ho visto che fanno morire la figlia maggiore invece del bambino perché tanto ormai sta cosa della bambina indemoniata va di moda, e mi è passata la voglia di vederlo.
Cannibal Kid: Io non sono stato ancora colto da questa moda di leggere i libri prima di vedere i film da cui sono tratti, e a dirla tutta non ho nemmeno visto la prima trasposizione cinematografica del 1989, quindi di Pet Sematary sono completamente a digiuno. Non so niente, a parte questo spoiler clamoroso che Sonia ci ha appena sganciato ahahah
Nonostante non sia un grande fan di Stephen King, la recente riuscita pellicola su It mi è piaciuta parecchio e, in attesa del Capitolo 2, una visita a questo cimitero degli animali la farò. Magari insieme a Ford. Lui poi lo lascio lì.
Ford: ricordo vagamente la prima versione di Pet Cemetary risalente ai tempi di Notte Horror, e considerato l'arrivo della bella stagione, un horrorino bel bene o nel male può sempre starci dentro. Non che mi aspetti grandi cose, come dal mio rivale Cannibal, ma al contrario suo potrebbe anche rivelarsi una visione meno "funerea" di quanto non possa sembrare sulla carta.

Ted Bundy - Fascino criminale

"Inutile che fai quella faccia, ragazza mia, poteva andarti molto peggio: potevi finire al ballo con Cannibal Kid!"
Sonia: Dopo anni e anni di film osceni, finalmente un film con Zac Efron che merita di essere visto. Certo, il tono sembra un po' comico e leggero per un film su un serial killer però ci sta tutto dato che il film si basa sull'immagine che Bundy dava di sé — gentile, simpatico, affascinante, carismatico e sicuro di sé.
Cannibal Kid: Anni e anni di film osceni?
E capolavori della Settima Arte come High School Musical, 17 Again - Ritorno al liceo, Cattivi vicini, Mike & Dave - Un matrimonio da sballo e Baywatch dove li mettiamo?!?
Sono molto curioso di vedere Zac Efron in questo ruolo diverso dai suoi soliti, in cui credo dimostrerà anche ai miscredenti come Sonia di essere un valido attore. E di non essere solo uno fissato con la palestra come Ford.
Ford: Zac Efron mi sta simpatico. La sua partecipazione, negli ultimi anni, a tamarrate e film da evasione dei neuroni è riuscita a rendere uno degli idoli del terribile High School Musical sopportabile agli occhi del sottoscritto, e di conseguenza alzare l'asticella della curiosità rispetto ad un ruolo diverso dal solito per lui e legato ad una delle figure più inquietanti ed interessanti della storia della criminologia americana. Staremo a vedere.

Pokémon: Detective Pikachu

"Mi è sembrato di vedere un Cucciolo Eroico!"
Sonia: Il doppiatore il Deadpool che presta la voce ad un carino e coccoloso Pikachu con dipendenza dal caffè? Assolutamente da vedere. Per non parlare di Ludicolo che serve da bere e vale da solo il prezzo del biglietto. Certo, Aipom è a dir poco inquietante, ma che ci vuoi fare, la perfezione non esiste.
Cannibal Kid: Prima mi fa a pezzettini Zac Efron, e poi si esalta con i Pokémon, la peggior bambinata nella storia dell'umanità?
Comincio seriamente a pentirmi di aver cercato questa Sonia Cerca, uahahah
Questo film credo possa anche essere divertente, grazie al suo umorismo in stile Deadpool, ma per cinque minuti al massimo. Dopodiché potrebbe farmi venire voglia di collezionarli tutti questi Pokémon. Sì, per affidarli alle amorevoli cure di Ted Bundy.
Ford: quando esplose la mania dei Pokemon ero già troppo vecchio, non mi sono mai piaciuti e sinceramente questo film mi pare una di quelle cagate atomiche senza possibilità di scampo. Quasi quasi preferirei cimentarmi nella visione di un qualsiasi teen movie consigliato da Peppa Kid.

Red Joan

"Non è un pò troppo vecchia per andare ancora in giro a sbronzarsi?" "Non avete ancora visto Ford!"
Sonia: Non so perché ma appena ho letto il titolo ho pensato: "Ecco l'ennesimo filmetto horror del 2019". E invece no, parla di una vecchia, o meglio, anziana spia britannica che per anni è stata al servizio del KGB. Il trailer mi ha annoiato da morire, e non penso che il film sarà meglio. Sicuramente hanno preso Judi Dench per attirare un po' di gente.
Cannibal Kid: Qui mi trovo abbastanza d'accordo con Sonia. Un film spionistico in vecchio stile fordiano che ispira una gran noia sin dal trailer. Non sono invece d'accordo su Judi Dench, attrice mai piaciuta. Secondo me l'hanno presa per far scappare un po' di gente.
Ford: film dal sapore di naftalina che nonostante l'atmosfera e la cornice fordiane mi pare una cosa da merenda delle cinque che ormai è più in linea con quella zitella di Katniss Kid.

Il grande spirito

"Chissà se questi soldi basteranno a convincere Ford, Cannibal e Sonia a non parlare troppo male del mio film!?"

Sonia:
e se vi dicessi che a me il cinema italiano moderno fa proprio schifo? Certo, ogni tanto un film che merita di essere visto c'è, ma questo sono sicurissima che non sarà uno di quelli. Rocco Papaleo protagonista ne è la garanzia.
Cannibal Kid: Sul cinema italiano quando ero un giovanotto come Sonia la pensavo allo stesso modo. Negli ultimi tempi però mi sto ricredendo e spesso i nostri film non hanno molto da invidiare, tutt'altro, a quelli sempre più prodotti in serie e senza idee statunitensi. Una volta detto ciò, vade retro Rocco Papaleo e questo film!
Ford: basterebbe Papaleo per farmi evitare questo film come la peste. Se poi si aggiunge il fatto che mi pare la tipica roba "troppo italiana", la frittata è fatta.

martedì 23 gennaio 2018

Daddy's Home 2 (Sean Anders, USA, 2017, 100')




Un paio d'anni fa, quando sugli schermi approdò il primo Daddy's home, ricordo che liquidai la cosa come un potenziale riempitivo da serate di stanca senza pretese, e finii per trovarmi a rivalutare pienamente una divertentissima operazione perfetta per genitori e figli con protagonisti i già rodati - insieme e rispetto ad una commedia - Will Ferrell e Mark Wahlberg, uno dei fordiani più fordiani che possa immaginare.
All'annuncio di un sequel l'esaltazione fu dunque molto alta, complice la chiusura del primo capitolo con comparsa del noto wrestler John Cena pronta a mettere altra carne sul fuoco: peccato che, all'uscita del trailer, rimasi spaventato - e non poco - dall'inserimento dell'elemento "padri dei padri" e soprattutto dalla cornice natalizia che lasciava presagire i peggiori scenari possibili in vista di un'uscita in sala nel periodo più buonista e terrificante dell'anno quando si tratta di blockbuster ed affini.
Fortunatamente, nonostante una trama che logicamente porta al "tutto è bene quel che finisce bene", Daddy's Home 2 regala perle almeno quanto il primo, grazie ad un lavoro degli autori principalmente svolto in modo che i due protagonisti avessero le spalle coperte grazie ai loro vecchi sullo schermo - due gigionissimi John Lightow e Mel Gibson, altro fordiano totale -, il conforto di lavorare con di fronte un pezzo di legno come il già citato Cena - che sul ring e al microfono sarà pure un grandissimo, ma davanti alla macchina da presa fa apparire The Rock come Marlon Brando - ed una cornice pronta a fornire spunti per siparietti che chi vive in famiglia - allargata o no che sia - ben conosce.
Certo, parliamo di un film assolutamente poco credibile e di grana grossissima, ma genuino e divertente proprio nel suo essere limitato, che indovina un buon numero di gags soprattutto legate alla gestione dei sentimenti tra uomini adulti - in fondo sono molti i rapporti tra padri e figli mal risolti a causa della chiusura, della timidezza o, per assurdo, anche da protezione ed amore eccessivi - ed accompagna l'audience ad una visione perfetta per le Feste, quando non si ha voglia di appesantirsi se non a tavola e quando la sera si crolla esausti sul divano il pensiero di qualche sonora risata sguaiata è come un massaggio sulla schiena che porta al ruttino neanche fossimo tornati neonati.
E ancora una volta, osservando da una parte Ferrell e Lightow e dall'altra Wahlberg e Gibson, mi ritrovo a pensare che questo "brand" potenzialmente terrificante ha finito per diventare un piccolo cult del trash qui in casa Ford, ed esattamente come un paio d'anni fa mi ritrovo, partendo da aspettative molto basse, ad attendere fiducioso un nuovo capitolo della storia, che se continuerà ad essere easy e senza pretese come i primi due, mi troverà in prima linea per un nuovo appuntamento.



MrFord



 

martedì 18 novembre 2014

Interstellar

Regia: Christopher Nolan
Origine: USA, UK
Anno: 2014
Durata: 169'





La trama (con parole mie): siamo in un futuro prossimo in cui la Terra, in ginocchio a seguito di cambiamenti climatici, vive una profonda crisi legata alle risorse alimentari. Cooper, un ex pilota vedovo diventato agricoltore che vive con i figli Tom e Murph, è convinto dal professor Brand, uno studioso alla ricerca di una soluzione che possa permettere all'umanità di scoprire un'alternativa di vita su un altro pianeta, a prendere parte ad una missione potenzialmente senza un termine che porterà l'equipaggio della nave dallo stesso Cooper condotta attraverso un wormhole vicino a Saturno dall'altra parte dell'universo, sulle tracce di un gruppo di scienziati partiti anni prima alla ricerca di risorse naturali su dodici corpi celesti diversi.
Separatosi a malincuore dalla famiglia, Cooper accetta nella speranza non solo di salvare l'umanità, ma anche di poter tornare a riabbracciare i suoi figli: riuscirà, insieme al suo equipaggio - compresa la figlia dello stesso Brand - ad attraversare Spazio e Tempo riuscendo nell'impresa?






 
Fin da bambino, per quanto negli anni delle superiori non sia certo stato una cima in fisica, l'astronomia ha rappresentato una delle mie più grandi passioni: ricordo ancora - e conservo gelosamente - "Il libro dell'astronomia", tomo di notevoli dimensioni regalatomi per Natale da mia zia quando avevo sette anni all'interno del quale si parlava ancora dell'esplorazione del Sistema Solare grazie alle sonde Voyager, forse le prime ad aver compiuto servizi completi sui pianeti esterni - per intenderci, tutto quello che si può trovare oltre Marte e la fascia degli asteroidi -, quando ancora Plutone non era stato "degradato" a semplice corpo celeste e probabilmente non si aveva idea di cosa fosse un quasar.
Ad alimentare questa passione "spaziale" del sottoscritto fu senza dubbio lo spirito al centro di una discussione tra Cooper ed uno degli scienziati al suo fianco nel corso della missione di salvataggio del mondo, ovvero quello che supera il concetto di studioso e libera l'ispirazione dell'esploratore: fondamentalmente, la scoperta dello spazio profondo e dei suoi silenzi infiniti non è altro che una versione clamorosamente più grande di quello che rappresentò la conquista degli oceani, e l'epoca dei grandi viaggi e dei loro protagonisti, da Magellano a Colombo. 
Seguendo questa linea di pensiero, il lavoro di Christopher Nolan con Interstellar è uno dei più emozionanti, sentiti e visivamente impressionanti che la sci-fi ricordi negli ultimi decenni, un viaggio prima di tutto emozionale e sentimentale che, di fatto, paragona le montagne russe del cuore all'idea di qualcosa di così grande da non poter essere neppure immaginato, l'Universo: un luogo all'interno del quale esistono fenomeni in grado di piegare addirittura il Tempo giungendo ben oltre quella che è la nostra comprensione attuale, e che a volte regalano brividi unici - i già citati quasar, ammassi di stelle pulsanti ai confini del cosmo, riescono a produrre una luce così intensa da essere visibili anche ai nostri telescopi, posti a miliardi di anni luce da loro, permettendo alle singole particelle di viaggiare e giungere a noi dopo un intervallo di tempo che ha avuto inizio quando ancora il Sistema Solare doveva ancora in qualche modo essere immaginato - che neppure la più sfrenata immaginazione visiva e cinematografica potrà mai rendere.
Ma Interstellar non è soltanto questo: è anche un comparto tecnico spaventoso, momenti di impatto enorme - dalle onde gigantesche al Gargantua, passando per Saturno -, mai come prima l'espressione della volontà di quello che, ad oggi, è forse l'erede principale insieme a J. J. Abrams dello Spielberg dei bei tempi, di trovare un punto d'incontro tra autorialità e Cinema popolare, nella speranza di concedere qualcosa ad entrambi e di conseguenza a se stesso.
Ed è un'opera a tratti troppo prolissa e derivativa - inevitabili i riferimenti a Contact, Signs, Inception, Europa Report, Solaris, Stargate e soprattutto l'inarrivabile 2001 -, in grado di regalare momenti di grande impatto emotivo e subito dopo incappare in scivoloni al limite del buonismo hollywoodiano più sfrenato - il confronto finale tra Murph e suo padre -, non sempre limpida a livello di script - ma, con un argomento di questo calibro a livello scientifico, è da mettere in conto - e solo parzialmente convincente a livello di casting - sprecati la Chastain e Affleck, compitino da sei politico per Caine e Lightow, fuori ruolo Damon ed il solo, ormai onnipresente McConaughey a tenere sulle spalle la baracca -.
Come prendere, dunque, Interstellar, attesissimo e celebratissimo ritorno di Christopher Nolan sul grande schermo?
Non come il Capolavoro che, personalmente, ancora attendo dal cineasta inglese, ma neppure come qualcosa di fallimentare o sbagliato.
Ci troviamo di fronte ad un grande prodotto realizzato da un professionista unico e di talento che, da buon illusionista, questa volta non è semplicemente stato in grado di lasciare a bocca aperta con un "prestigio" mozzafiato, quanto, più che altro, con un inganno costruito alla grande.
Eppure, lo spirito che anima questa pellicola ha qualcosa di grande, capace di lasciare non tanto a bocca aperta, quanto a cuore spalancato: è il sapore delle epopee e dei viaggi, lo spirito degli esploratori e dei naviganti, quel "non andarsene docili", "l'amore che muove il sole e le altre stelle", e che soprattutto muove noi, piccoli ed insignificanti esseri al cospetto di un Universo che sarà sempre così enorme anche solo da immaginare da risultare irresistibile e magico.
Perchè il brivido della conquista cresce esponenzialmente tanto più la conquista stessa appare fuori dalla nostra portata.
E l'Universo è ancora fuori dalla portata di Christopher Nolan.
Ma vi assicuro che vederlo tentare è stato come riprendere tra le mani il mio libro dell'astronomia e tornare ai tempi in cui, a sei o sette anni, sognavo un giorno di viaggiare tra quei mondi lontanissimi.
Il Tempo che si piega.
Ci riporta ad essere bambini per tornare al futuro.
E in quasi tre ore di spettacolo sentire il miracolo ed assaggiare la caduta.
La relatività del Tempo - sempre lui - e l'assolutezza della Gravità.
E non c'è Gravità con attrazione più forte dell'amore.
 
 
 
MrFord
 
 
 
"Parlami dell' esistenza di mondi lontanissimi
di civiltà sepolte di continenti alla deriva.
Parlami dell'amore che si fà in mezzo agli uomini
di viaggiatori anomali in territori mistici...di più.
Seguimmo per istinto le scie delle Comete
come Avanguardie di un altro sistema solare."
Franco Battiato - "No time no space" -
 
 
 
 

martedì 27 settembre 2011

L'alba del pianeta delle scimmie

Regia: Rupert Wyatt
Origine: Usa
Anno: 2011
Durata: 105'



La trama (con parole mie): Will Rodman è un promettente scienziato alle prese con lo studio di una potenziale cura per l'alzheimer - di cui soffre il suo stesso padre - che parte dalle scimmie ed è basata sull'utilizzo di un virus molto aggressivo. 
Quando Bright eyes, l'esemplare più ricettivo del laboratorio, attacca il personale e viene abbattuta, il progetto viene riportato alla fase di studio molecolare: ma Will scopre che il cucciolo avuto dalla scimpanzè prima di morire ha assorbito geneticamente il virus, e si presenta più intelligente di qualunque membro della sua specie.
Per quasi dieci anni Caesar vive dunque in segreto con la famiglia Rodman sviluppando la sua intelligenza in misura sempre maggiore, mentre Will sperimenta in segreto sul padre la potenziale cura, scoprendo che la stessa è in grado di vincere l'alzheimer. 
Ma tutto è destinato a precipitare: a causa di un litigio legato al ripresentarsi della malattia, il vecchio Charles Rodman viene minacciato da un vicino e Caesar interviene in suo aiuto finendo rinchiuso in un centro di detenzione in attesa di un responso giudiziario. 
Credendo di essere abbandonato da Will, Caesar comincia ad approntare un piano di rivolta dei suoi compagni di cella rispetto agli umani.


A volte esistono film destinati a finire male a partire dal titolo.
L'alba del pianeta delle scimmie, infatti, non è inserito nella continuity della serie di fantascienza classica, o nel contesto del più recente remake burtoniano: si tratta infatti di una sorta di reboot che colloca i protagonisti di una delle realtà più cult del genere in un contesto tutt'altro che spaziale - quanto più sociale, o addirittura catastrofico, pensando a quello che lascia presagire la pellicola stessa - per nulla legato al famoso brand, ma sfruttato, a quanto pare, soltanto per questioni di mero marketing.
Inoltre, a questa critica volendo perfino un pò spocchiosa, si aggiunge il risultato: una pellicola dalle discrete potenzialità clamorosamente rovinata dopo una prima parte tutto sommato promettente per essere immolata sul consueto altare della retorica e dell'azione all'ammeregana che, quando presenti in dosi massicce e fastidiose, tendono a scatenare l'impulso da bottigliata selvaggia quasi più di un pretenzioso film radical chic di quelli che tanto detesto.
La vicenda di Caesar ed il suo legame con Will e suo padre, infatti, partita come una progressiva presa di coscienza da parte del primo e di un sotterraneo sentimento sempre meno celato di non voler essere considerato alla stregua di un animale domestico qualsiasi diviene, a partire da quella che avrebbe potuto essere la svolta in positivo dell'intera pellicola - il momento della cattura di Caesar e l'inizio della sua detenzione -, la più classica sequela di situazioni da blockbusterone finto impegnato con tanto di rivoluzione scimmiesca come se fosse atta a sensibilizzare il pubblico senza però dimenticare che lo stesso fa sempre parte della più illuminata razza umana - nonostante le scelte, per quanto sentite, di Will risultino una più fallimentare dell'altra -.
La svolta catastrofica della pellicola di cui parlavo sopra, inoltre, rende clamorosamente concreta l'ipotesi di assistere ad un eventuale sequel e trasforma un potenziale dramma sci-fi tutto domestico in stile seventies in un banalissimo film da multisala che gioca con la politica - peccato che non si tratti di V per vendetta - e si perde nello scontro neanche ci trovassimo nel pieno dell'epoca degli Independence day.
Un vero e proprio tracollo minuto per minuto, talmente evidente da far sorgere il dubbio che a realizzare il prodotto finale siano stati più registi, o che ai tentativi dell'uomo dietro la macchina da presa di renderlo più interessante si siano opposti con fermezza i capoccioni della produzione, convinti di ottenere un risultato migliore in termini di pubblico e denaro - e, purtroppo, i dati che arrivano dagli States paiono perfino dare loro ragione -: un vero spreco, insomma, perchè materiale potenzialmente ottimo si intravede fin dall'arrivo di Caesar in casa Rodman, ed un eventuale triangolo che coinvolgesse Will, la sua donna e lo stesso Caesar sarebbe stato degno del miglior Romero - ricordate Monkey Shines!? -, ma evidentemente chi mette i fondi ed ancor più il grande pubblico paiono non essere pronti per un salto di qualità di questo genere.
Un plauso va, ad ogni modo, alla consueta ottima performance come "mimo" di Andy Serkis - che, continuo a sostenerlo, avrebbe meritato l'Oscar con il suo Gollum, qualche anno fa -, un vero pioniere di una nuova forma di interpretazione - aiutato dagli effetti speciali, questo è indubbio, ma di sicuro primo grande interprete di questa inedita prospettiva attoriale -, unico a spiccare clamorosamente in un cast crogiolatosi troppo facilmente nell'idea di lavorare all'interno di un blockbuster - James Franco, discretamente anonimo, e John Lithgow, adagiato nelle meraviglie cui ci aveva abituati nel ruolo di Trinity nel corso della quarta stagione di Dexter e, pertanto, nel pieno di una sorta di "gioco di rimessa" interpretativo -.
Ma, chissà, così come per la rivalità crescente tra Uomo e Scimmia - ma è davvero così presente, date le similitudini evidenti? -, forse la questione è tutta legata ai punti di vista: chi si aspetterà una schifezza atomica probabilmente resterà sorpreso, e chi si fiderà delle prime valutazioni dei critici oltreoceano si troverà di fronte ad una cocente delusione.
O forse il contrario.
Resta il fatto che la sequenza iniziale di 2001 resta ancora il meglio che la Scimmia abbia potuto dare alla settima arte.
E, riflettendoci bene, anche l'Uomo.

MrFord

"Hey monkey, where you been?
This lonely spiral I've been in.
Hey monkey, when can we begin?
Hey monkey, where you been?"
Counting crows - "Monkey" -


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