venerdì 24 novembre 2017

A ghost story (David Lowery, USA, 2017, 92')





Penso che tutti, religiosi, atei o qualsiasi cosa si possa essere, si siano chiesti almeno una volta nella vita cosa ci aspetta una volta che questo grande circo sarà finito, quando il corpo chiuderà i battenti e la mente saluterà baracca a burattini.
Credo sia umano tentare, in questo senso, di trovare una risposta alla paura, all'ignoto, al Tempo che inghiotte e ritorna, alle sfumature che possono o non possono esistere nel nostro mondo e oltre.
Me lo sono chiesto spesso anch'io, che da ateo miscredente adoratore della vita vorrei poter essere un highlander, o un vampiro immortale - anche se mi romperebbe non poco le palle evitare il sole e la luce del giorno, che adoro - pur di rimanere attaccato a questa palla di fango il più a lungo possibile.
Deve esserselo chiesto parecchio anche David Lowery, che con A ghost story tira fuori dal cilindro un miracolo che dal regista dello scialbo e retorico Il drago invisibile davvero non mi aspettavo: perchè più che una storia di fantasmi, il regista regala al pubblico una riflessione da brividi sul Tempo, l'Amore, la Vita e tutte quelle cose che rendono così straordinaria l'esistenza, per quanto dolorosa a volte possa essere, riuscendo nella quasi impossibile impresa di creare un cocktail tra Ghost e Gaspar Noè, due ingredienti che, almeno sulla carta, parrebbero inconciliabili almeno quanto la razionalità e l'istinto, la ragione e la fede, qualsiasi coppia di opposti e di amanti che popolano l'universo.
La vicenda dei due protagonisti di questa storia, del loro legame, dei messaggi nascosti, la musica, una casa che diviene il ricettacolo dei ricordi di una, dieci, cento vite che scorrono come sabbia in una clessidra pronta a ribaltarsi e ricominciare il suo inesorabile corso, per quanto apparentemente ostica in termini di ritmo, è una delle più toccanti e profonde dell'anno, e spinge A ghost story in alto nella classifica non solo di gradimento, ma anche e soprattutto in quella che permette ad alcuni titoli di entrare nel cuore e non uscirne.
Neanche fossero la nona di Beethoven.
Per quanto, comunque, si possa scrivere o filosofeggiare o recensire, un film come questo - con un budget ridotto all'osso, due attori di punta pronti a sacrificarsi come fossero esordienti, Casey Affleck in primis - più che analizzato andrebbe vissuto sulla pelle, in bilico tra la speranza che il Tempo non ci lasci fuori dalla sua danza e ci permetta in qualche modo di continuare a fare parte dell'Esistenza e la tristezza e la malinconia da spettatori di uno spettacolo che una volta era nostro, e che di colpo ci ritroviamo a vivere dall'altra parte della barricata.
Curioso inoltre che, in un anno avaro di grandi soddisfazioni sul grande schermo, una piccola perla come questa non abbia ancora trovato uno spazio in sala, e non si abbia alcuna notizia a proposito di un'eventuale distribuzione italiana: dobbiamo ringraziare la rete e la blogosfera che con il loro passaparola finiscono per fornire occasioni ed esperienze a tutti noi amanti della settima arte non adeguatamente considerate, pronte a sostenere un Malick mistico ed autoreferenziale qualsiasi piuttosto che una sua versione più potente e riuscita come questa.
Ma non voglio che una polemica, così come, per l'appunto, una semplice recensione, possano in qualche modo distogliere l'attenzione da un'esperienza di visione come questa: da adoratore della vita, un film che vada oltre la stessa come questo raccoglie un'intensità che è necessario provare, perchè non sarà mai come ascoltarla raccontata o tradotta in parole o gesti da altri.
A ghost story è la storia di fantasmi più viva che abbia mai avuto il piacere di ascoltare. O ancora meglio, di sentire.
E nella poesia di quel non detto e non letto che porta ad un passo oltre nel finale, c'è tutto quello che non dobbiamo dire e non leggere.
Perchè è vita allo stato puro.
Anche di fronte alla morte, alla fine, al Tempo.




MrFord




12 commenti:

  1. il mejo film dell'anno amico mio

    concordo su tutta la linea

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    1. Stupendo davvero.
      Un viaggio di quelli che non si dimenticano.

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  2. Nemmeno io avevo grossa fiducia del regista, temevo fosse una gran palla lo ammetto, ma se gli fai questo pubblicità vado subito per il recupero! Cheers

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  3. Sono davvero felice che ti sia piaciuto anche se sinceramente temevo bottigliate da parte tua! :)
    Hai ragione, rischia di entrare a gamba tesa tra i migliori film dell'anno e meriterebbe un po' più della considerazione che possiamo dargli noi blogger...

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    1. Io non bottiglio mai i grandi film. ;)

      Detto questo, spero proprio abbia la possibilità di essere distribuito.

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  4. Decisamente toccante...E' stata una visione che mi ha sorpreso.

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  5. Lo sapevo che l'avresti esaltato all'inverosimile.
    E' un buon film, ma a tratti è anche estenuante e noioso. Come e più di un Malick qualsiasi.
    E diciamolo, molto polemicamente! :)

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    1. Ma smettila, se l'avessi stroncato ti saresti lamentato comunque! ;)

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