Fin dai tempi dei suoi esordi sugli schermi del Saloon, la saga del Marshall Raylan Givens è entrata subito a far parte del ristretto novero dei titoli assolutamente ed inequivocabilmente fordiani del piccolo schermo, finendo per diventare, con il tempo, dapprima un'ideale compagna di Sons of anarchy e dunque un palliativo al termine della cavalcata dei SamCro.
Del resto, con una cornice southern perfetta ed uno stile da Western moderno, un protagonista che unisce faccia da schiaffi ed un approccio cool e letale ed un antagonista - il Boyd di Walton Goggins, che ormai è parte del club dei miei idoli - che spesso e volentieri finisce per mangiarsi tutta la serie, Justified aveva tutte le carte in regola per fare breccia da queste parti: inoltre, giunti alla quinta e penultima stagione, si può notare quanto la qualità sia rimasta sostanzialmente immutata, anche grazie ai due main charachters appena citati ed alla capacità degli autori di non puntare mai troppo in alto o accontentarsi del troppo in basso nel continuare a raccontare le vite e le morti nella Contea di Harlan, sperduta tra le campagne del Sud in cui si spara prima di fare domande.
Nonostante tutto, devo ammettere che con questa quinta stagione ho impiegato più tempo che con le precedenti a sentirmi davvero all'interno della storia: sarà che, per quanto costante, il livello di questo titolo è rimasto sempre sugli stessi standard - alti - e non ci sono stati veri e propri scossoni - siano essi molto positivi o molto negativi -, o che i Crow, rappresentati dalla parte di famiglia giunta ad Harlan dalla Florida attratta dai soldi del patetico e grottesco Dewey - uno dei personaggi più sfigati ed involontariamente comici che ricordi - non mi sono mai sembrati davvero all'altezza di Raylan e Boyd, ma ci sono voluti il Cartello messicano - o almeno, una sua parte - ed un'escalation del mitico Crowder che con ogni probabilità porterà al definitivo confronto tra lui e Raylan nell'ultima stagione della serie - che, lo ammetto, fosse anche solo per questo non vedo l'ora di vedere - per premere sull'acceleratore e consentire a Givens e compagni di rimanere senza alcun dubbio tra i preferiti del sottoscritto, quantomeno in termini di affinità con un certo tipo di genere e narrazione.
Justified, del resto, è come uno di quei bourbon da stendere i cavalli che solo i bevitori più tosti riescono a reggere in quantità importanti, una storia che non fa sconti a nessuno e lascia cicatrici da una parte e dall'altra della barricata, mostra le sfumature oscure dei "buoni" e quelle luminose dei "cattivi" - in questo senso, Raylan e Boyd sono assolutamente perfetti -, senza scene madri o sparatorie epiche da antichi duelli - si veda il confronto tra Raylan e Danny, il Crow più squilibrato ed odioso della cricca, e l'assurda morte di quest'ultimo -, specchio di una provincia made in USA dove il sogno delle stelle e delle strisce non è mai arrivato, in cui l'unica possibilità resta quella di cercare di sopravvivere, a prescindere da dove porterà la strada che viene scelta.
Non resta, dunque, che tenersi stretti alla "sella" e cavalcare verso l'ultima stagione dedicata alle gesta di questo insolito tutore dell'ordine e dell'ancor più insolito suo amico/nemico d'infanzia, specchio, di fatto, delle scelte che l'uno o l'altro hanno abbracciato o allontanato nel corso della vita.
Spero soltanto non venga sparso troppo sangue.
MrFord
Sembra una roba troppo fordiana persino per te. :)
RispondiEliminaMi pare di capire sia stata una stagione che non ti ha entusiasmato particolarmente, ce la farai a vedere anche l'ultima?
In realtà è stata la stagione che mi ha preso meno della serie, che però resta iperfordiana e fighissima, e si riprende senza problemi con l'ultima, che recensirò presto. ;)
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