Regia: Billy Ray
Origine: USA
Anno: 2015
Durata: 111'
Anno: 2015
Durata: 111'
La trama (con parole mie): nel pieno della lotta al terrorismo post-undici settembre, un team di investigatori scopre che la figlia di una dei membri dello stesso è stata violentata ed uccisa prima di essere scaricata in un cassonetto accanto ad una moschea già sorvegliata a causa dei possibili legami con cellule pronte ad attaccare Los Angeles.
Quando i sospetti si concentrano su Marzin, un giovane frequentatore della moschea stessa, i coordinatori dell'indagine cercano in tutti i modi di mettere un freno a Ray Kasten, deciso a catturare il colpevole dell'omicidio, in modo da non pregiudicare l'intera operazione: quando i conflitti interni diverranno così evidenti da non poter essere più arginati, Kasten abbandonerà l'incarico ed il tempo trascorrerà.
Tredici anni dopo, convinto di aver ritrovato Marzin sotto un'altra identità, Ray tornerà dai suoi vecchi colleghi in modo da riaprire il caso che ha sconvolto le loro vite: ma le cose non andranno come poteva sperare.
E' universalmente noto ad appassionati e non di Cinema quanto possa essere difficile realizzare sequel all'altezza degli originali, che possano appassionare e convincere senza risultare copie sbiadite degli stessi, conquistare se possibile una parte di pubblico ancora maggiore - discorso già fatto ieri, tra l'altro, rispetto a Il cacciatore e la regina di ghiaccio -.
Allo stesso tempo, penso sia ancora più difficile realizzare un remake che possa in qualche modo eguagliare il livello - quando è buono - del titolo che l'ha ispirato, riuscendo all'occorrenza anche ad aggiungere qualcosa che ne definisca addirittura una profondità maggiore: in questo senso, in tempi recenti l'unico titolo che posso pensare di inserire in questa categoria è il Millennium di David Fincher, in grado di superare - e neppure di poco - il suo epigono scandinavo, ma parliamo, comunque, di merce molto rara.
Il segreto dei suoi occhi, film cileno vincitore dell'Oscar come miglior film straniero nel duemiladieci, per tematiche, tecnica ed intensità emotiva, aveva fatto breccia nel mio cuore ai tempi della sua uscita, lasciando un segno che ancora oggi posso quasi toccare con mano: l'idea di un remake in salsa a stelle e strisce già di partenza risultava, a prescindere dalla così breve distanza temporale dal suo ispiratore, davvero fuori luogo, anche e soprattutto perchè priva della carica che la questione della dittatura di Pinochet garantiva al lavoro originale di Campanella, qui presente in veste di produttore.
Il risultato, senza dubbio ottimamente portato sullo schermo e reso interessante da un cast di prim'ordine - dalla Kidman ad un'ottima Julia Roberts, passando per Chiwetel Ejiofor -, in grado di funzionare discretamente come thriller a sè stante, finisce però per perdere nettamente il confronto, dimostrandosi ad un tempo privo del carattere necessario per risultare in qualche modo memorabile per chi non ha ancora avuto modo di gustarsi l'originale, della tecnica per emularlo - sequenze come quella dello stadio, per quanto ben trasposte, parlano da sole - e soprattutto in grado di far ricredere chi, come questo vecchio cowboy, lo approcciava con il dubbio che non potesse esserne all'altezza.
Non che questo secondo Il segreto dei suoi occhi sia un brutto film - anzi, oserei dire il contrario -, che non coinvolga - del resto, le tematiche restano profonde ed importanti, pur cambiando l'ordine degli addendi, per dirla come ai tempi della scuola - o non catturi l'attenzione quanto basta per rimanerne avvinti: più che altro, pare mancare la scintilla che distingue i grandi film da quelli che si possono guardare - o riguardare - al loro passaggio in tv ma finiscono per essere sempre e comunque pellicole tra le tante, perse nell'oceano di proposte di un genere - come il thriller - decisamente sfruttato soprattutto oltreoceano.
Un risultato a metà, dunque, per Billy Ray ed il suo cast, di quelli che funzionano ma non convincono, non hanno nulla di cui rimproverarsi ma, allo stesso tempo, che possa davvero distinguerli dal resto: sarei comunque eccessivo se affermassi di non essermi goduto la visione - e quasi mi sentirei di consigliarla a tutti coloro che ancora non avessero visto l'originale, fosse anche solo un tentativo per approcciare il genere -, o allo stesso tempo promuoverlo senza riserve.
Va riconosciuto, comunque, a regista ed attori l'impegno profuso ed il coraggio di mostrare una certa comunanza di idee con la pellicola d'ispirazione nonostante, di fatto, in questo caso si parlasse del decisamente più politicamente corretto mercato distributivo statunitense ed internazionale.
Niente di perfettamente riuscito, dunque, ma un tentativo: e, chiedetelo pure a Ray, un tentativo, a volte, è in grado di fare la differenza rispetto a silenzi pesanti come macigni.
Allo stesso tempo, penso sia ancora più difficile realizzare un remake che possa in qualche modo eguagliare il livello - quando è buono - del titolo che l'ha ispirato, riuscendo all'occorrenza anche ad aggiungere qualcosa che ne definisca addirittura una profondità maggiore: in questo senso, in tempi recenti l'unico titolo che posso pensare di inserire in questa categoria è il Millennium di David Fincher, in grado di superare - e neppure di poco - il suo epigono scandinavo, ma parliamo, comunque, di merce molto rara.
Il segreto dei suoi occhi, film cileno vincitore dell'Oscar come miglior film straniero nel duemiladieci, per tematiche, tecnica ed intensità emotiva, aveva fatto breccia nel mio cuore ai tempi della sua uscita, lasciando un segno che ancora oggi posso quasi toccare con mano: l'idea di un remake in salsa a stelle e strisce già di partenza risultava, a prescindere dalla così breve distanza temporale dal suo ispiratore, davvero fuori luogo, anche e soprattutto perchè priva della carica che la questione della dittatura di Pinochet garantiva al lavoro originale di Campanella, qui presente in veste di produttore.
Il risultato, senza dubbio ottimamente portato sullo schermo e reso interessante da un cast di prim'ordine - dalla Kidman ad un'ottima Julia Roberts, passando per Chiwetel Ejiofor -, in grado di funzionare discretamente come thriller a sè stante, finisce però per perdere nettamente il confronto, dimostrandosi ad un tempo privo del carattere necessario per risultare in qualche modo memorabile per chi non ha ancora avuto modo di gustarsi l'originale, della tecnica per emularlo - sequenze come quella dello stadio, per quanto ben trasposte, parlano da sole - e soprattutto in grado di far ricredere chi, come questo vecchio cowboy, lo approcciava con il dubbio che non potesse esserne all'altezza.
Non che questo secondo Il segreto dei suoi occhi sia un brutto film - anzi, oserei dire il contrario -, che non coinvolga - del resto, le tematiche restano profonde ed importanti, pur cambiando l'ordine degli addendi, per dirla come ai tempi della scuola - o non catturi l'attenzione quanto basta per rimanerne avvinti: più che altro, pare mancare la scintilla che distingue i grandi film da quelli che si possono guardare - o riguardare - al loro passaggio in tv ma finiscono per essere sempre e comunque pellicole tra le tante, perse nell'oceano di proposte di un genere - come il thriller - decisamente sfruttato soprattutto oltreoceano.
Un risultato a metà, dunque, per Billy Ray ed il suo cast, di quelli che funzionano ma non convincono, non hanno nulla di cui rimproverarsi ma, allo stesso tempo, che possa davvero distinguerli dal resto: sarei comunque eccessivo se affermassi di non essermi goduto la visione - e quasi mi sentirei di consigliarla a tutti coloro che ancora non avessero visto l'originale, fosse anche solo un tentativo per approcciare il genere -, o allo stesso tempo promuoverlo senza riserve.
Va riconosciuto, comunque, a regista ed attori l'impegno profuso ed il coraggio di mostrare una certa comunanza di idee con la pellicola d'ispirazione nonostante, di fatto, in questo caso si parlasse del decisamente più politicamente corretto mercato distributivo statunitense ed internazionale.
Niente di perfettamente riuscito, dunque, ma un tentativo: e, chiedetelo pure a Ray, un tentativo, a volte, è in grado di fare la differenza rispetto a silenzi pesanti come macigni.
MrFord
"I saw you creeping around the garden
what are you hiding?
I beg your pardon don't tell me "nothing"
I used to think that I could trust you
I was your woman
you were my knight and shining companion
to my surprise my loves demise was his own greed and lullabies."
what are you hiding?
I beg your pardon don't tell me "nothing"
I used to think that I could trust you
I was your woman
you were my knight and shining companion
to my surprise my loves demise was his own greed and lullabies."
Lana Del Rey - "Big eyes" -
Non ho visto l'originale,quindi probabilmente potrei godermi questo!E sui silenzi pesanti concordo.
RispondiEliminaMolto bella anche la citazione musicale!
Insomma, una recensione riuscita: bella lezione al Cannibale! ;)
EliminaIl film originale lo ricordo molto poco, non doveva avermi impressionato troppo, però questo non è dispiaciuto neppure a me. Un buon trio e la Kidman, nella scena dell'interrogatorio, mi ha ricordato perché un tempo era tra le più grandi.
RispondiEliminaA me l'originale è piaciuto molto più di questo, ma Billy Ray quantomeno ha creato qualcosa che si lascia guardare.
EliminaConcordo sulla Kidman.
Io continuerei a consigliare l'originale, ogni volta che ripenso alla scena dello stadio mi vengono i brividi.
RispondiEliminaEra girato da Dio.
Questo remake io lo snobberò a prescindere, anche se mi pare di capire che non sia una porcheria.
Non è una porcheria, ma rispetto all'originale tutta un'altra cosa.
EliminaLa sequenza dello stadio è qualcosa incredibile.
Un film del tutto privo di originalità, proprio il tuo genere preferito, Ford, e non è certo un segreto. ;)
RispondiEliminaNon mi stupisce quindi certo scoprire che questo inutilissimo remake non ti abbia infastidito...
Non fare finta di nulla: anche tu non l'hai stroncato! ;)
EliminaMi chiedo l'utilità di questo remake, seppur con un cast di alto livello. L'originale è bello e 'necessario' per la sua valenza politica che si sposa alla grande con il noir e il drammatico (ha vinto l'Oscar come miglior film straniero se non sbaglio). Mah.
RispondiEliminaUtilità poca, ma comunque ben confezionato.
EliminaCerto, l'originale è ben altra cosa.