lunedì 25 giugno 2012

Le paludi della morte

Regia: Ami Canaan Mann
Origine: Usa
Anno: 2011
Durata: 105'



La trama (con parole mie):  Mike e Brian sono due colleghi detectives dalle diverse inclinazioni. Il primo è giovane, preciso ed arrabbiato, ha un matrimonio fallito alle spalle - con la tosta poliziotta Pam - e pare in lotta con il mondo. Il secondo si è rifugiato nel profondo Texas con la famiglia per allontanarsi da New York e dal passato, in bilico tra Fede e (co)scienza e sempre pronto a sacrificare tutto il possibile - e anche di più - per garantire sicurezza e giustizia.
Quando un caso di omicidio della loro giurisdizione si incrocia con un'indagine legata a misteriose sparizioni e morti avvenute in tutta la regione, consumate nell'area delle temibili paludi che circondano la contea, i due si troveranno a dover affrontare i loro fantasmi personali nel corso di un'indagine torbida quanto il fango pronto ad inghiottire i corpi delle giovani vittime di quella che pare essere una coppia di assassini.





Essere figli d'arte non dev'essere affatto una cosa facile, soprattutto quando si è costretti a confrontarsi con un'eredità pesante e certo non comoda: da Sean Lennon a Jacob Dylan, passando per i numerosi eredi di Bob Marley, abbiamo visto quanto, nella Musica, possa essere impietoso vivere all'ombra dei propri genitori, ed anche con il Cinema le cose non paiono essere andate tanto meglio.
La pargoletta di Lynch, così come la decisamente più ispirata e talentuosa Sofia Coppola, non sono riuscite neppure lontanamente ad avvicinarsi alla grandezza dei loro padri, ed anche Ami Canaan Mann, figlia del celebratissimo Michael - uno degli autori action più amati in casa Ford -, pur mostrando buoni presupposti per il futuro, per il momento cede impietosamente il passo nel confronto anche con i primi lavori del regista di Heat - La sfida e Nemico pubblico - tra gli altri, ovviamente -.
Non che Le paludi della morte - adattamento pessimo del decisamente più funzionale Texas killing fields - sia un brutto film, o che non si intraveda qualche piccolo lampo in grado di lasciare ben sperare, ma di certo - nonostante l'utilità indubbia di essere figlia di un regista e produttore noto e celebrato in tutto il mondo - il cognome finisce per pesare sulla pur volenterosa Amy Canaan almeno quanto una sceneggiatura decisamente non in grado di esprimere tutte le potenzialità che una vicenda come questa avrebbe potuto sfoderare.
Del resto - Lansdale insegna - il thriller sudista di ambientazione texana, se prestato ad una penna capace di maneggiarlo con cura, mescolato a storie di disagio sociale come quelle della famiglia della piccola Ann - una Chloe Grace Moretz che pare aver perso il fascino e la bravura dei tempi della Hit Girl di Kick Ass - ha tutte le carte in regola per fare da ossatura ad una pellicola potenzialmente cult, in questo caso tradita appunto dallo script, a tratti nebuloso e poco attento nel definire al meglio la profondità dei personaggi - i due poliziotti protagonisti, ma anche la maggior parte dei charachters di contorno appaiono solo accennati e decisamente stereotipati, a cominciare da uno dei colpevoli, perfettamente individuabile come tale fin dalla sua prima apparizione sullo schermo -: al contrario, il comparto tecnico risulta decisamente interessante, dalle ambientazioni alle sequenze d'azione - nonostante alcune sbavature che, del resto, c'è da dire che la Mann avrà tutto il tempo di correggere -, e grazie principalmente a Jeffrey Dean Morgan e Jessica Chastain - che avrebbe meritato ben più spazio - anche la media del cast riesce a mantenersi su buoni livelli - nonostante Sam Worthington continui imperterrito nel suo percorso di interprete monocorde e pericolosamente simile ad un paracarro, in quanto ad espressività -.
Nel complesso, comunque, Le paludi della morte risulta un discreto punto di partenza per la sua regista - sul quale lavorare, e molto, magari lontana dal padre, qui presente nelle vesti di produttore -, un film onesto che si inserisce nel filone di pellicole decisamente di altro livello come Il silenzio degli innocenti, Manhunter o Seven ma anche di piccole perle nascoste come In the electric mist, che conta molti punti in comune con questo Texas killing fields: una buona visione, dunque, a metà tra il Cinema d'autore e la grande distribuzione che in questo torrido inizio d'estate rischia di fornire qualche spunto perfetto per una serata in bilico tra brividi - il tentato omicidio mostrato nella prima parte, una delle sequenze migliori della pellicola - e riflessioni - lo stato in cui versa la famiglia della giovane Ann e la situazione di questi piccoli centri urbani che paiono distaccamenti delle periferie più disagiate delle grandi città portate da un qualche crudele tornado nel mezzo del nulla in tempo per essere lasciate in completa balìa della Natura -.
Non sarà destinata a fare la Storia del Cinema, ma, forse, potrà rimanere un piccolo ricordo di una "stagione selvaggia".


MrFord


"Now lemme tell you a story
the devil he has a plan
a bag a' bones in his pocket
got anything you want
no dust and no rocks
the whole thing is over
all these beauties in solid motion
all those beauties, gonna swallow you up."
Talking Heads - "Swamp" -


18 commenti:

  1. è in lista a breve lo vedrò anch'io :)

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  2. quoto dalla prima all'ultima parola. Sperando che questo film sia solo un punto di partenza per il futuro luminoso di un nuovo autore...

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    1. Non credo che la pur discreta Ami riuscirà ad eguagliare il padre, ma speriamo che per lei si apra una buona carriera da autrice "di nicchia".

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  3. Le colpe dei padri ricadono sui figli. Anche se sufficientemente talentuosi (che di fronte al nulla assoluto, non è poco)raggiungere i livelli di cotanti padri non è facile.
    Forte dei tuoi due bicchieri e della trama che (tutto sommato)mi incuriosisce, metto in lista.

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    1. Sorella, devo dire che come visione estiva non troppo impegnativa ci sta.
      Poi mi saprai dire.

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  4. io l'avevo detto: discreto ma non eccezionale.

    tanto per mettere le cose in chiaro: sofia coppola ha eguagliato e persino superato il padre, che un film-poesia come il giardino delle vergini suicide mica l'ha mai fatto!

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    1. Cannibale, dico solo una cosa: Apocalypse now.
      Non esiste nulla che la pur brava Sofia possa fare per eguagliare un Capolavoro del genere.

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  5. io ribadisco che l'espressione da paracarro worthington secondo me ci sta bene per il personaggio che interpreta.

    @cannibale: si francis non ha fatto un film come il giardino delle vergini suicide, ma sofia mica ha fatto qualcosa simile a il padrino o apocalypse now o i ragazzi della 56a strada o dracula.

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    1. Frank, forse ci sta, ma è davvero terribile da vedere quanto scarso sia come attore - e te lo dico da grande estimatore, ad esempio, di Avatar, di cui è protagonista assoluto -. ;)

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  6. L'ennesima recensione tiepida di un film dal buon potenziale. Allora mi sa che passerò volentieri. :)

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    1. Simone, se ti capita dacci comunque un'occhiata: non sarà imperdibile, ma come film di transizione ci può stare.

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  7. Speravo in qualcosina di più. Certo che arrivare a cotanto padre?Comunque lo vedremo, prima o poi...

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    1. Newmoon, effettivamente anche io speravo in qualcosa in più, ma resta comunque una visione piacevole per questo periodo.

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  8. l'ho visto in lingua originale, mi è parso un gran bel film,consigliatissimo.

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    1. Zox, intanto benvenuto/a da queste parti.
      Detto questo, un buon film, anche se leggermente sotto le aspettative che avevo.
      Sono fiducioso, però, sul futuro della Mann.

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    2. Bhe,grazie anzi scusate, non mi ero presentato

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    3. Tranquillo, qui al saloon non ci si deve certo scusare! Benvenuto ancora!

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