giovedì 10 novembre 2011

Tomboy

Regia: Cèline Sciamma
Origine: Francia
Anno: 2011
Durata: 84'



La trama (con parole mie): Laure, una ragazzina sveglia ed energica dal fare mascolino e dalla sensibilità tutta femminile, si è appena trasferita in una nuova casa e in un quartiere tutto da scoprire con la famiglia e la sorellina. Fatta amicizia con un gruppo di suoi coetanei del posto - probabili futuri compagni di scuola -, ha intenzione di godersi l'estate e la vicinanza della nuova amica Lisa, felice della sua nuova vita.
Peccato che, per integrarsi più facilmente e - chissà - conquistare il cuore della stessa Lisa, Laure, sfruttando la sua fisicità, comincia a spacciarsi per un maschio e farsi chiamare Michael.
Quando la sua sorellina Jeanne verrà a conoscenza dell'inganno, le cose cominceranno a complicarsi: e quando farà a botte con un ragazzino proprio per difenderla finiranno per precipitare.




Il Cinema francese è, da sempre, per me una sorta di Two face batmaniano: da una parte troviamo un autorialismo spesso spocchioso e giocato sull'apparenza, dall'altra una leggerezza ed un rispetto dei personaggi unico ed elegante.
In particolare, le pellicole di formazione legate ai giovani protagonisti, sembrano ispirare in modo particolare gli autori d'oltralpe, e fin dai tempi de I 400 colpi, passando attraverso i Classici come Au hasard Balthazar per arrivare a cose recenti come Stella o Ricky, le vicende legate alla crescita sono sempre state esponenti importanti della seconda - e, che ve lo dico a fare, preferita dal sottoscritto - categoria.
Tomboy, pur non raggiungendo i livelli dei titoli appena citati, riesce a regalare un punto di vista straordinariamente ben inquadrato "ad altezza bambino" e mantiene una soavità fuori dal comune dal primo all'ultimo minuto, avvincendo pur non raccontando nulla di clamoroso - anzi, giocando più sulla semplicità di una quotidianità comunissima e speciale, quale può essere l'estate di una bambina, addirittura arrivando a ricordarmi in questo il Capolavoro Totoro del Maestro Miyazaki - e mostrando a tratti un coraggio non coraggio che qui in Italia avrebbe assunto i connotati del classico scandalo studioapertiano con le sequenze del bagno di Laure e Jeanne - culminato con un brevissimo nudo della giovane e bravissima protagonista Zoè Heràn - o dei baci tra Michel/Laure e Lisa.
Al contrario, dunque, di quanto potrebbe sembrare al pubblico italiota di grana grossa, le parti dedicate alle interazioni tra i piccoli protagonisti e alle loro dinamiche di gruppo risultano le più efficaci, dalle partite di calcio alla nuotata, fino alla rissa che innescherà il progressivo crollare della bugia di Laure e al confronto avvenuto a verità rivelata, in grado di mostrare le potenziali crudeltà di un'età per certi versi priva di freni senza mai risultare eccessiva o decisa a liberare qualche colpo basso per arruffianarsi - o scandalizzare - il pubblico e la critica.
In questo senso, lo stesso confronto con la madre - "Non lo sto facendo per punirti, ma per proteggerti" - appare tanto realistico quanto illuminato, simbolo di un rapporto tra Laure e i suoi genitori assolutamente moderno e paritario.
Il pregio maggiore di Tomboy, dunque, resta quello del suo sfiorare lo spettatore mantenendo i toni di una curiosa cronaca che sta a metà strada tra il ricordo e l'emozione del momento, portando sullo schermo il ritratto di un'estate di quelle che, una volta adulti, ricordiamo come uniche ed irripetibili anche nei loro momenti "bui".
D'altro canto, occorre ammettere che la levità di cui ho appena parlato costituisce, in qualche modo, anche il limite maggiore dell'opera di Sciamma, lontana dalla realtà dura e pura di cose egrege come La classe ma anche dai voli del Truffaut di Doinel: in qualche modo, si potrebbe addirittura affermare che l'equilibrio di questo film, quasi confortevole, potrebbe essere preso come timore di rischiare quel qualcosa in grado di trasformare una visione discreta in qualcosa che resta dentro, e che lo spettatore non dimenticherà facilmente.
Il fatto è che, onestamente, vorrei evitare di pensarla in questo modo, e mi piace credere che Tomboy sia stato realizzato in questo modo perchè è così che doveva essere: un film a cui volere bene, delicato e a suo modo magico, sottile eppure intenso.
Proprio come la sua protagonista.

MrFord

"I need an easy friend
I do, With an ear to lend
I do, Think you fit this shoe
I do, But DO you have a clue?"
Nirvana - "About a girl" -

8 commenti:

  1. io ci ho visto una leggerezza e una dolcezza senza pari, un film delicato, non certo ai livelli di truffaut, ma resta comunque un opera da collezionare :)

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  2. Arwen, anche a me è piaciuto molto.
    Non sarà I 400 colpi, ma resta davvero un film da vedere.

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  3. Non ho visto il film (e lo vedrò perchè adoro il cinema francesce) ma ti quoto decisamente la canzone dei Nirvana!
    Ciao James...un saluto veloce!
    Kali :)

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  4. Kali, il film una visione la merita di sicuro, specie se si ama il Cinema francese.
    E la canzone, nonostante le Blog Wars musicali abbiano scoperto le mie ruggini con i Nirvana, merita assolutamente!

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  5. sono incredibilmente abbastanza d'accordo su pregi e limiti del film..
    peccato perché rimane una visione carina, ma nulla più

    e comunque dopo le bestemmie proferite su kurt ti dovrebbe essere vietato a vita di citare i nirvana :)

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  6. Cannibale, sono incredibilmente abbastanza d'accordo sul tuo commento.

    Per quanto riguarda i Nirvana, continuerò a citarli non fosse altro che per farti dispetto! ;)

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  7. Sicuramente uno dei più bei film del 2011 (se non il più riuscito, a mio parere). Il cinema d'autore francese sembra l'unico ad esser degno di ereditare i nomi di chi ha fatto cinema prima di adesso, e parlo del sopra citato Truffaut. Un film delicato e particolare che rimane nel cuore.

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    1. Manuel, scusa il ritardo nella risposta.
      Un film piacevole e delicato, che mi ha riportato alla mente l'ancora migliore Stella di qualche anno fa.
      Truffaut docet. :)

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