Autore: Jo Nesbo
Origine: Norvegia
Editore: Einaudi
Anno: 2011
La trama (con parole mie): Harry Hole, archiviato il caso dell'Uomo di neve, ha deciso di lasciarsi alle spalle la Norvegia, l'Anticrimine, i delitti e tutto quello che gli è costato il legame con l'amata Rakel per rifugiarsi ad Hong Kong e nell'oppio.
Una via verso l'oblio per scacciare incubi ed ansie, e redimersi di colpe che lo stesso detective pare ingigantire, quando si tratta di rivolgerle a se stesso.
Ma in agguato nella sua terra natìa c'è un killer perfino più spietato dell'Uomo di neve che ha già ucciso due donne, e non ha intenzione di smettere fino a quando non avrà raggiunto il suo scopo.
Per cercare di convincere Hole a tornare ad Oslo e tentare di catturarlo Kaja Solness, agente dell'anticrimine, è inviata ad Hong Kong per riportare Harry a casa, sfruttando, se necessario, il fatto che il padre del detective è in fin di vita: ed è proprio grazie a questa leva che l'ombroso, imponente, alcolizzato protagonista torna a casa e decide di mettersi sulle tracce dell'assassino.
Una ricerca complessa e rischiosa che porterà le indagini dalle vette innevate della Norvegia al cuore dell'Africa più nera passando attraverso Germania ed Australia, in una corsa contro il tempo che vede le persone presenti in un rifugio montano di una notte particolare morire una dopo l'altra.
Inesorabilmente. Tranne una.
Ed è proprio quella che Harry Hole ha intenzione di trovare.
Una folgorazione.
Ecco cos'è stata Il leopardo.
Una vera folgorazione.
Quel diavolo di un Jo Nesbo - uomo dalle mille risorse e professioni: calciatore della serie a norvegese, broker, giornalista, musicista e romanziere - ha confezionato quello che, ad oggi, è il mio personale romanzo dell'anno del 2011.
Più di Winslow. Più di Satori.
Per prima cosa, l'autore norvegese - che Julez conosceva già da tempo, e che stupidamente bollavo come uno di quegli scrittori da best seller di poco conto con un sacco di gente morta e zero qualità - azzecca alla perfezione un protagonista di quelli da leccarsi i baffi: Harry Hole, imponente ed ombroso, fallibile ma dalla volontà ferrea, irresistibile quanto scostante, ironico quanto triste, lucidissimo eppure attratto da ogni eccesso - l'alcool su tutti - conquista il lettore fin dalla sua comparsa, e riesce ad entrare così tanto nel cuore da scomodare il dispiacere di non aver letto la serie a lui dedicata in ordine cronologico, gustandosela passo dopo passo - ma niente paura, recupererò i romanzi precedenti nei prossimi mesi - riuscendo ugualmente a dare l'impressione di conoscerlo da una vita, con i suoi occhi azzurri e tristi e la mascella rotta e mai guarita del tutto, chiusa in una sorta di smorfia alla Johnny Cash.
Attraverso le parole di suo padre abbiamo una descrizione perfetta di quello che è Harry Hole, che da bambino, per difendere un amico, prese un sacco di botte da due ragazzi più grandi: il piccolo Harry, però, continuò a rialzarsi volta dopo volta, e alla fine, coperto di sangue e tumefatto, risultò così inquietante da mettere in fuga i suoi persecutori.
Un tipo unico, nel bene e nel male, di cui non si riesce a fare a meno dalla prima volta.
E al suo fianco, una carrellata di personaggi caratterizzati con efficacia e maestria quasi cinematografica, da Kaja Solness a Mikael Bellman, ed un indagine serratissima in grado di sorprendere, spaventare, stupire, giocare con le intuizioni del lettore per poi divertirsi a mostrare quello che lo stesso aveva davanti agli occhi ma che è passato inosservato di fronte al resto degli avvenimenti.
E dirò di più: Jo Nesbo mi ha ricordato Christopher Nolan. Un illusionista che mostra le sue carte e le gioca scoperte, eppure riesce a dare l'impressione di poterle cambiare e giostrare come gli conviene senza alcuna fatica. Niente è lasciato al caso, eppure l'elaborazione così complessa e ramificata può indurre a pensare che solo con un gioco di prestigio il caso potrà essere risolto, gli indizi trovare una collocazione definitiva, i protagonisti il loro ruolo, ed il posto assegnato da un regista acuto e glaciale eppure emotivo e passionale, esplosivo e dirompente come un vulcano.
Ma Il leopardo non è solo la storia di un'indagine, un noir, un thriller.
E' un viaggio attraverso l'odio, l'amore, la collera, la solitudine, l'esperienza, il confronto con i nostri padri e con il tempo che scorre, lasciando cicatrici che difficilmente riusciremo a celare: perchè sono i segni del passaggio della vita, legati a tutti i limiti dell'essere umani, quelli che non ci permetteranno di farci bastare qualcosa di così grande da renderci felici, e che ci riporteranno dove non volevamo stare, di fronte al cuore di quel vulcano, vulnerabili e feriti.
E' un viaggio in cui saremo sempre un passo in ritardo, e finiremo per comprendere l'importanza di un atto d'amore rivolgendolo soltanto a qualcuno che odiamo, perchè chi abbiamo amato se ne sarà già andato - e rispetto a questo, Nesbo regala una delle sequenze più straordinarie che mi sia capitato di leggere dai tempi de Il potere del cane -.
E' un viaggio accanto ad uno dei protagonisti più intensi della letteratura recente, e ad un assassino che è come un film in cui si incontrano il controllo del regista ed il carisma dell'attore, o un simbolo del machismo dalla voce quasi femminile, argomento di uno dei primi confronti tra Harry e Kaja.
Il primo di una lunga serie, e non soltanto tra loro.
Perchè Il leopardo è anche un viaggio attraverso i faccia a faccia che ci permettono di crescere ed andare avanti, oppure fermarci e lasciare che tutto finisca. Vivere o sopravvivere. Stare dentro una casa con una famiglia o in giardino, a spiare una vita che avremmo voluto, e non avremo mai.
Il leopardo è un viaggio attraverso i sogni, tracce dell'indagine e del passato sepolti nei recessi della psiche del suo protagonista, dalla tentazione di un sonno eterno alla voglia irresistibile di una vita vissuta prima che il tempo passi, e si sia in ritardo una volta ancora.
Riflettendo sulla nuova stagione delle corse ad Hong Kong, con il sole ad accarezzargli segni terribili all'esterno in grado di celare cicatrici ancora più profonde all'interno, Harry Hole ricorda che, fuori dall'ippodromo, si radunano persone "lì giunte per realizzare i propri sogni ed altre desiderose di sognare e basta".
A volte la differenza tra le due cose può significare la salvezza.
Altre la colpa, o la morte.
Ed altre ancora, la redenzione.
Cosa sarà più importante? Recuperare quel passo di ritardo per mettersi davanti al destino, o sapere di aver vissuto ogni errore, ed imparato quanto più possibile dalla nostra vita?
Harry Hole non ha risposte, e neanche noi.
Ma non sta scritto da nessuna parte che non si possano cercare.
In capo al mondo o sepolte nel cuore.
MrFord
all these lines on my face getting clearer
the past is gone
it went by, like dusk to dawn
isn't that the way
everybody's got their dues in life to pay."
Aerosmith - "Dream on" -
Wow, post fighissimo!
RispondiEliminaQuando ero a genova lo stavo comprando, ma poi ho ripiegato su La notte del drive in e Un calcio in bocca fa miracoli.
(Fratello lo devi leggere, si fa prsto, 3/4 giorni. Una goduria.)
Cazzo, sembra una bomba, vedrò di prenderlo al più presto!
E Harry Hole sembra proprio uno di quei personaggi che tanto ci piacciono!
Muchas gracias, fratello!
RispondiEliminaIl calcio in bocca me lo sparerò appena possibile, anche perchè ora come ora ho una pila di una decina di libri da leggere pronti pronti, ed è tutta roba strafiga.
A proposito di Nesbo, secondo me ti conviene iniziare dal primo della serie, così li segui cronologicamente.
E Harry Hole è un mito, di quelli dei nostri. ;)
Ho questo libro in casa nella pila delle cose da leggere da una vita,arrivato gratis per vie traverse.Mi sa che lo faccio salire verso la cima!Giusto dopo i 2 Game of thrones che devo leggere per rimettermi in pari con la serie ;)
RispondiEliminaTi conviene, anche se l'ideale sarebbe iniziare da quello che è cronologicamente il primo della saga di Hole: Il pipistrello.
Elimina