sabato 9 aprile 2011

Poetry

La trama (con parole mie): Mija, sessantacinque anni, vive nella provincia di Seoul, lavora come badante e si prende cura dello svogliato nipote adolescente. La sua vita scorre tranquilla, sospinta dai ricordi e dall'idea di partecipare ad un corso che possa insegnarle come scrivere una poesia.
Ma due avvenimenti sono in agguato, pronti a scuotere la sua quotidianità: le viene, infatti, diagnosticata una primissima forma di Alzheimer, e suo nipote con altri cinque compagni viene scoperto come responsabile di una serie di stupri di gruppo ai danni di una compagna di classe suicidatasi.
Mija dovrà, in solitudine, affrontare questi eventi, trovare la forza per superarli e, forse, riempire quella pagina bianca prima che sia troppo tardi.

Che cos'è la poesia?
Con questa frase partiva una delle sequenze più celebri e celebrate de L'attimo fuggente, film che la maggior parte di noi avrà avuto modo di vedere almeno una volta.
Sinceramente, se mi avessero posto questa domanda una quindicina d'anni fa, avrei tirato fuori una qualche sviolinata da tormentato adolescente e dichiarato amore eterno per questa forma d'arte e comunicazione che, più propriamente, il professor Keating protagonista della suddetta pellicola di Peter Weir riesce, ad un tempo,  a smitizzare e celebrare.
Per quanto mi riguarda, gli anni sono passati, dai quei tempi: dai romantici tedeschi sono passato alla musica rock, da Hesse a Lansdale, dall'artista tormentato all'esploratore di vita, e onestamente, se dovessi ripensare a quegli anni, o all'idea di scrivere dei versi ora, un sorriso accondiscendente sarebbe il meglio che potrei produrre.
Ma sarebbe, d'altro canto, ipocrita rinnegare non solo una parte del mio passato, ma anche della Storia e dell'Arte, e bollare la poesia come una palla che ormai ha fatto il suo tempo: non troppi mesi fa, ricordo di essere rimasto sorpreso dalla delicatezza di Bright star, o quanto The new world con il suo romanticismo d'altri tempi riesce a travolgermi grazie ad immagini di assoluta bellezza ad ogni visione, senza citare uno dei film che ho più amato in questo inizio anno, Departures.
Dunque, la poesia e le pellicole che la celebrano sono assolutamente sostenute, da queste parti.
Eppure, c'è qualcosa che manca, manca profondamente a Poetry.
Certo, è scritto con incredibile attenzione e cura dei dettagli, recitato da un'attrice straordinaria che porta il peso dell'intera opera sulle spalle - come la protagonista che incarna -, sviscera temi importanti con tocco leggero, riserva almeno due scene da ricordare - il confronto tra i genitori del gruppo di adolescenti responsabili degli stupri e la madre della giovane vittima, la partita a volano con il detective -, eppure c'è qualcosa che lo tiene molto, molto lontano dalla magia delle pellicole succitate, o di altre perle come Ferro 3, La samaritana, L'estate di Kikujiro.
Per non parlare de Il gusto del sakè di Ozu, o Vivere di Kurosawa.
E così, come in un lampo, passa per la testa la risposta.
Forse, a Poetry, quello che manca è il colpo di genio.
Del resto, se c'è una cosa giusta nella vita, più che nella poesia, è proprio il fatto che non tutti siano in grado di scrivere qualcosa di memorabile, semplicemente perchè non il loro campo, o momento, o tempo.
Un pò come Mija, che si muove come un piccolo fantasma chiedendo come possa essere possibile riempire quel foglio, mossa dal desiderio di lasciare qualcosa prima che i suoi ricordi, ciò che è stata, ciò che è, scivolino via senza che neppure se ne possa accorgere, come l'innocenza di una ragazzina portata a togliersi la vita ancora così giovane da non averla quasi neppure vissuta.
Eppure, l'anziana - ma neppure troppo - signora sarà l'unica del suo corso a consegnare un lavoro, per nulla spaventata dal fatto che riempire quella pagina, mettersi a nudo di fronte all'abisso, a se stessi e agli altri, possa essere così difficile.
In questo, Poetry centra in pieno il suo bersaglio.
Perchè non è un Capolavoro, o un film memorabile.
Ma racconta la sua storia per come l'ha vissuta, con una propria voce, e non è detto che, se non è questo, prima o poi non arrivi davvero il suo momento.


MrFord


"Wrote a song for ev'ryone,
wrote a song for truth.
wrote a song for ev'ryone
and I couldn't even talk to you."
Creedence Clearwater Revival - "Wrote a song for everyone" -

8 commenti:

  1. Questo film è segnato da molto tempo... proprio per il difetto-pregio di cui parli tu. Ogni tanto tra tanti colpi di genio un normo-dotato va inserito! ;)

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  2. Io sto ancora aspettando il sonetto.
    Sappilo.
    (tu sai tutta la storia che ci sta dietro, emo, stronza etc etc)

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  3. più che poesia mi ispira noia
    non so se me lo recupererò..

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  4. Petrolio, secondo me una visione la merita, anche se non sarà mai all'altezza di Kurosawa o Kim Ki Duk!

    Julez, noi due insieme abbiamo fatto molto più di un semplice sonetto, e lo sai bene.

    Cannibale, effettivamente mi pare un pò troppo "normale" e "poco distruttivo" per te! ;)

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  5. A me è piaciuto una cifra. Ma in effetti non sono riuscito a scriverci niente sopra, e quando accade ciò può significare che il discorso filmico si esaurisca all'interno della pellicola e non riesca a travalicare lo schermo. Sono comunque contentissimo che sia stato distribuito, abbiamo bisogno di cinema così altro.

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  6. Eraserhead, sicuramente abbiamo bisogno come l'aria di Cinema di questo tipo, anche se a questa pellicola in particolare manca proprio quel qualcosa che fa gridare al miracolo.
    Interessante, un'ottima visione, ma una volta passata è passata, come sottolinei anche tu.

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  7. non so... Chang-dong si era alienato completamente la mia simpatia con Peppermint Candy e Oasis, due film molto al di sotto di quel che mi aspettavo, sia per contenuti che per forma. da allora guardo con circospezione a ogni sua nuova uscita e, francamente, i critici togati col loro fiume di parole inutili non mi hanno convinto per niente.
    vale la pena? :)

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  8. Einzige, ti dirò: secondo me una visione la vale, senza aspettarsi di vedere un Capolavoro, ma un buon film.
    Fai un tentativo!

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