Fortunatamente, per una sfortuna che viene, c'è il vento che fa il suo giro, pronto a seminare un nuovo raccolto.
Poche storie. Giorgio Diritti è, al momento, una delle realtà più importanti che potessimo sperare di avere a ricordarci quanto, in passato, il Cinema italiano è stato importante per l'evoluzione della Storia della settima arte.
Del resto, una pellicola stupefacente e gigantesca come L'uomo che verrà non è una cosa che capita tutti i giorni.
Ma la precedente fatica del regista non è affatto da meno.
Il vento fa il suo giro, oltre ad essere un esempio straordinario di Cinema low budget, montaggio, narrazione e un occhio incredibile per la Natura - che pare un tema ricorrente di questi giorni, e in pellicole come questa è assolutamente esaltato -, è anche parte di un discorso più ampio ed importante, lo stesso che il regista avrebbe portato a compimento con il successivo e appena citato L'uomo che verrà - per la cronaca, sul podio dei miei film italiani del decennio appena trascorso con Il divo e Vincere -.
Perchè il Cinema di Diritti è la definizione perfetta di sociale, e ha il potere, quasi sottovoce, di sprigionare tutta la forza del grande racconto popolare, e presentare allo spettatore un conto etico ed emozionale di proporzioni titaniche, così come accade seguendo le vicende di Philippe e della sua famiglia e dei loro rapporti con gli abitanti di Chersogno, che saranno pure di Chersogno ma rappresentano, in qualche modo, la nostra società.
Una società che dipinge al contrario il romanzo di Cormac McCarthy che ha ispirato i Coen, e che fa di questa Italia di provincia - che, a ben guardare, provincia non è, perchè ogni piccolo nucleo, dal condominio al luogo di lavoro, è come una piccola società - un Paese completamente, inesorabilmente per vecchi: ma non stiamo parlando di età anagrafica, o almeno non solo, quanto di chiusura mentale e trincee culturali, le stesse dietro le quali si rifugiano, progressivamente, praticamente tutti gli abitanti di Chersogno, che da luogo quasi incantato perduto tra i monti si trasforma in una sorta di incubo polanskiano di isolamento e odio, fosse anche solo espresso attraverso maldicenze e pettegolezzi, in accordo con la più sentita e buonista carità cristiana.
Eppure, nonostante la lotta dalla dignità enorme ed il carattere espresso dal suo protagonista anche nella resa, Diritti pare non volersi rassegnare al tramonto di un'idea cullata dai terribili giorni della guerra, in cui il grano si nascondeva nelle chiese e si lottava tutti insieme, fianco a fianco, per salvare tutto quello che poteva essere rimasto di umano in un mondo divorato dalla violenza, come si vedrà nella sua opera successiva.
E proprio come nel nuovo giorno nato all'indomani della strage di Marzabotto, anche tra le Alpi occitane il passaggio di Philippe non sarà vano, perchè anche i più vecchi e terribili tra i bigotti cittadini responsabili delle vicende occorse al pastore protagonista sanno che "il vento fa il suo giro", e che arriverà il giorno in cui anche solo un uomo cambierà il corso delle cose.
E mentre i giovani fuggono verso la città - dove, paradossalmente, li attende una realtà più grande, ma non troppo dissimile -, c'è qualcuno che decide di lasciarsi andare, per sempre, ad una corsa nei prati alla ricerca di qualcosa che non c'è più, e qualcun'altro che, al contrario, è disposto ad alimentare il fuoco della speranza, e ripartire da zero, rimboccandosi le maniche come fecero i suoi nonni prima di lui, senza sapere che la sua sola presenza è segno che tutti i semi raccolti, prima o poi, verranno depositati.
E sarà bello, per chi ci sarà, vederli crescere.
Philippe, e tutti i pastori - quelli veri - come lui, ne sarebbero onorati.
MrFord
"La caresse et la mitraille
et cette plaie qui nous tiraille
le palais des autres jours
d'hier et demain
le vent les portera."
Noir desir - "Le vent nous portera" - et cette plaie qui nous tiraille
le palais des autres jours
d'hier et demain
le vent les portera."
Un piccolo, splendido capolavoro! (Passato quasi inosservato nell'italietta dei cinepurgoni...) Grazie per averne parlato, cowboy!
RispondiEliminavisto, piaciuto e ci sono andato in campeggio quando avevo 13 anni.
RispondiEliminaZio, davvero uno splendido film! Diritti è una delle "nuove" voci più importanti del Cinema italiano - quello vero -.
RispondiEliminaGrazie a te per essere passato!
Suara, in campeggio sulle Alpi occitane!? Io, invece, non ci sono ancora stato. Ma devo ammettere che sono decisamente più il tipo da mare.
bellissimo, persino migliore del pur splendido "l'uomo che verrà" secondo me, che però ha decretato la grandezza di Diritti che dopo questo film era ancora una speranza.
RispondiEliminafilm che dovrebbero vedere tutti. da me l'han mostrato all'esterno, una sera d'estate. tra il pubblico c'eran anche giovanissimi e anziani, tutti seduti in modo precario: su panche traballanti, per terra, su scalini, girati sbilenchi rispetto allo muro sul quale veniva proiettato ecc... nonostante la scomodità e i sottotitoli, nessuno s'è lamentato. tutti in rigoroso silenzio a guardare 'sta perla. è stato bello. è bello.
RispondiEliminaRoby, Diritti è davvero un grandissimo.
RispondiEliminaSicuramente questo è più immediato de L'uomo che verrà, ma entrambi restano due delle cose migliori che il Cinema italiano abbia offerto negli ultimi dieci anni.
Ciku, questi sono i veri, grandi, film per tutti. Una lezione enorme, che ti inchioda allo schermo per tutta la durata. Bellissimo!
Già il titolo è pura poesia… Diritti diritti alla meta, al messaggio, alla bellezza della libertà di pensiero! Bravo. Questo è un saloon sano portatore di pellicole importanti e significative! ;)
RispondiEliminaPetrolio, muchas gracias!
RispondiEliminaIl bello di stare nel saloon è proprio scambiare e scoprire sempre nuovi stimoli e pensieri!
l'uomo che verrà mi era sembrato un buon film, ma niente per cui strapparmi i capelli
RispondiEliminaquesto non mi ispira più di tanto..
Cannibale, questo perchè tu sei un miscredente del Cinema.
RispondiEliminaDiritti è il Malick italiano, e si mangia, con i suoi due film, tutte le pippe del tuo amico Aronofsky! ;)
se vabbè..
RispondiEliminain un mondo che gira al contrario dove aronofsky e cobain sono delle pippe e stallone e max pezzali dei geni :D
Cannibale, sai che non considererò mai Stallone e Pezzali al pari di Aronofsky e Cobain, ma bisogna ammettere che c'è una bella differenza tra i narratori di razza e i genietti pippa.
RispondiEliminaNon mi verrai mica a dire che Palaniuk è all'altezza di Victor Hugo!?!?
E ricordati sempre che Stallone può pestare Aronofsky e Cobain usando una mano sola. O il labbro.
Ti concedo che non credo che Max Pezzali ce la possa fare. ;)
Questo era per dire che Diritti e i suoi film schiantano totalmente l'intero lavoro di Aronofsky - The wrestler compreso, e sai quanto lo amo -.
RispondiEliminaPur non essendo d'accordo con quest'ultima esagerata dichiarazione di MrFord :), devo dire che Il vento fa il suo giro è davvero un film bellissimo, una perla rara. E Diritti sa fare cinema di tutto rispetto. Anche perché non è facile girare un film "in dialetto", con attori non professionisti, in località impervie e tirarne fuori un lavoro di cotanta bellezza.
RispondiEliminaciao, c
Cineddoche, la dichiarazione era esagerata per mantenersi in linea con l'antagonismo mio e del Cannibale. In fondo siamo come due wrestlers che portano avanti i loro personaggi andando a stuzzicarsi a vicenda.
RispondiEliminaPer il resto, Diritti è una delle realtà più incredibili che il Cinema italiano abbia potuto proporre negli ultimi anni. Grandissimo.
Senza fare paragoni con autori stranieri, soprattutto americani, diciamo che il nostro cinema si dovrebbe far forte proprio con autori come Diritti,il nostro cinema è stato conosciuto nel mondo grazie al cinema d'autore... i francesi so bravi in questo, so bravi anche a fare thriller che da noi praticamente non esistono.
RispondiEliminaQuindi senza nulla togliere a nessuno, teniamoci stretto un autore come lui soprattutto ora che il cinema italiano è affossato tra commediole e comici, tra Brizzi Moccia lazzi frizzi cazzate varie.
Cinepolis, non si può che concordare.
RispondiEliminaDiritti è un patrimonio del nostro Cinema, che qualche decennio fa era davvero unico al mondo.
Ne avevamo già parlato velocemente di là. Film davvero bello, parla dei rapporti fra le persone, delle diversità e in un certo senso anche di anarchia.
RispondiEliminaMi vengono i brividi se penso che agli Oscar abbiamo mandato Virzì (che per carità, a me piace, ma insomma...) e non L'uomo che verrà...
Ottimista, analisi perfetta.
RispondiEliminaLa prima cosa bella era davvero un'ottima cosa, forse più adatta de L'uomo che verrà agli Oscar, ma certo, il paragone non c'è neppure da lontano.