A volte si esce intimoriti dal confronto con quelli che sono normalmente definiti "mostri sacri".
Onestamente, forse un pò fuori allenamento date le visioni sicuramente più "ricreative" degli ultimi tempi, ho concluso il mio incontro con uno dei capisaldi del Cinema giapponese - e non solo - quasi esausto.
Allo stesso tempo, occorre ammetterlo, anche meravigliato di quanto, tecnicamente ed emotivamente, Mizoguchi è stato in grado di fare quasi ottant'anni fa raccontando una storia ambientata in pieno seicento eppure senza tempo, che se fosse stata un film italiano, di certo sarebbe stata raccontata dal Maestro Fellini, a mio parere il miglior regista nostrano di tutti i tempi.
La sobrietà e lo statuario incedere della pellicola, uniti alla leggerezza nel tocco di Mizoguchi, rendono le immagini assolutamente ipnotiche, nonostante la materia estremamente realistica della vicenda ed il pessimo stato del master da cui è stata tratta l'edizione in dvd, che, in questo caso, è associabile alla parola "restaurata" almeno quanto i film di Moccia al Cinema.
L'incredibile levità di alcuni piani sequenza girati prevalentemente grazie a carrelli laterali lascia davvero a bocca aperta, e fa subito venire alla mente l'Ozu dei tempi migliori - e da venire, ragionando rispetto all'epoca -, ma è con la delicatezza che il regista dedica alla sua protagonista che lo spettatore viene effettivamente conquistato: la giovane O-Haru, figlia di samurai, è espulsa con la sua famiglia dalla corte in cui risiede per aver ceduto al corteggiamento di un ragazzo dalle umili origini - un irriconoscibile, e davvero imberbe, Toshiro Mifune, uno dei miei personali miti cinematografici di tutti i tempi -, e solo dal caso - e dalla sua bellezza - è salvata da un destino di povera e scelta come concubina per un nobile alla ricerca di un erede a causa della sterilità della moglie.
Avuto il bimbo, ancora una volta O-Haru sarà allontanata e lasciata senza nulla, iniziando la sua età adulta percorrendo una via che la porterà alla separazione dai genitori, alla prostituzione, a uomini che la tradiranno o ameranno, e ad una bellezza che rimarrà attorno a lei come una sorta di aura anche quando il tempo avrà fatto il suo corso, e l'immagine del primo amato tornerà a chiamarla come il ricordo di un tempo perduto, così come quella del figlio continuerà a fuggirle, inesorabilmente, nonostante i suoi disperati sforzi.
Una pellicola socialmente più che avanti nei tempi, capace di trattare senza demagogia e con assoluta immediatezza e semplicità tematiche che, allora, quasi risultavano essere solo immaginate, sia sulla posizione della donna che sulla concezione del matrimonio.
Come Gertrud di Dreyer, Cabiria di Fellini o la Contessa Olenska di Scorsese, anche O-Haru porta con se tutta la forza delle grandi dame del Cinema, vessate ed offese dall'amore, e dall'amore stesso innalzate come Muse in grado di affrontare ogni prova della vita.
Se paragonate alle loro controparti maschili - il Casanova, sempre di Fellini, o il Barry Lyndon di Kubrick, tanto per citarne due protagonisti di capolavori inarrivabili - appare evitente quanto ancora noi tentati, violenti, incerti figli del "sesso forte" abbiamo da imparare dalle nostre metà per poterci giocare la partita con la vita ad armi pari.
MrFord
"No woman, no cry
no woman, no cry
Oh! Little darlin', don't shed no tears,
no woman, no cry."
Bob Marley - "No woman no cry"-
Deve essere uno di quei film belli ma sicuramente un po' ostici.
RispondiEliminaIo segno, intanto.
Bel post, molto affascinante, iniziato a leggere con leggerezza e assaporato come uno zuccherino dopo le prime righe. Bravo! E allora rievocando questi splendidi film sia al femminile che al maschile, desidero un tuo zuccherrinoso commento/pensiero al premio che mi spetta per la citazione di "Grosso guaio a Chinatown". Lo sò ne abbiamo accennato qualche volta ma molto di sfuggita e sicuramente non è tra i tuoi preferiti ma ho proprio piacere di sapere cosa ne pensi de "Il colore vione" di Spielberg. Ti mando un grosso bacio e P.S. voglio un cocktail maturo visto che stai per diventare più grande! ahahahahahah
RispondiEliminaAhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh ho pure sbagliato il titolo del film: "IL COLORE VIOLA" OPSSS scusa baci
RispondiEliminaDembo: Segna, vai tranquillo, Di Mizoguchi, però, io preferisco I racconti della luna pallida d'agosto. Meraviglioso. Anche più di questo.
RispondiEliminaAntonella: Ottima scelta, Il colore viola. Appena convinco la regina di Bbbulilandia a rivederlo dedico il post a te. Comunque posso dirti che è un ottimo film, e che sono ben lieto di rimetterci "occhio".