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lunedì 16 ottobre 2017

L'inganno - The beguiled (Sofia Coppola, USA, 2017, 93')





Ricordo la prima volta in cui ebbi modo di incrociare il cammino di uno dei cult più sconosciuti e sottovalutati del Cinema made in USA anni settanta, quel La notte brava del soldato Jonathan, ispirato dal romanzo The beguiled, che prendeva il machismo, il repubblicanesimo e tutto il maschilismo di Don Siegel e Clint Eastwood, due delle icone dei tempi legate a questi concetti, e le ribaltava grazie ad un thriller "femminista" come forse non si erano mai neppure immaginati.
L'idea, dunque, di un remake realizzato più di quarant'anni dopo da una regista dalla carriera altalenante - Sofia Coppola è riuscita a regalarmi graditissime sorprese come Il giardino delle vergini suicide o il troppo bistrattato Somewhere ed altre decisamente più indigeste come il sopravvalutato Lost in translation o il recente e più che vuoto Bling Ring - non mi attirava granchè, consapevole del rischio che lo stesso avrebbe comportato in termini di bottigliate.
Prima, dunque, che i nodi vengano al pettine, meglio specificare le cose: L'inganno non è un film da bottigliate, Sofia Coppola ha realizzato - tecnicamente parlando - davvero un prodotto di livello, rispettando la pellicola originale - considerato che in questo periodo, Blade Runner docet, i remake o seguiti o che dir si voglia rischiano di finire sulla graticola in men che non si dica - e nonostante il ritmo, la cornice ed il genere assolutamente fruibile e scorrevole - l'ho visto al termine di una giornata fuori porta sfiancante in compagnia del suocero Ford sostenuti entrambi da numerosi gin tonic, e senza che si crollasse dal sonno, che in quelle condizioni è tutto dire -.
Eppure, era inevitabile scontrarsi con un eppure.
Questo The beguiled - adattato non al meglio, pur se meglio dell'originale -, infatti, nonostante un comparto tecnico di livello decisamente buono, finisce per perdere il confronto con il suo predecessore principalmente a causa dell'utilizzo e della scelta del suo protagonista: non che abbia necessariamente qualcosa contro Colin Farrell, ma il Caporale McBurney dell'attore irlandese manca quasi completamente del carisma e dell'appeal di quello portato sullo schermo da Eastwood, apparendo più come un viscido approfittatore nella versione della Coppola - scelta che potrebbe essere anche stata voluta, non è da escludere - che non come il maschio alpha che si considera gallo nel pollaio e predatore e finisce inesorabilmente per essere smentito nel peggiore dei modi come in pochi altri film da ribaltamento pronti a sottolineare il vero equilibrio delle forze tra i sessi - originale di Siegel a parte, mi tornano in mente solo Holy smoke e Ritratto di signora -.
La mancanza, da questo punto di vista, di forza da parte del main charachter - o quello che si crede tale - finisce così per minare la resa della pellicola in generale, o quantomeno limitarne la portata, finendo per dare l'impressione del lavoro compiuto soltanto in parte e dunque in grado di arrivare e conquistare soltanto parzialmente la critica "dura e pura" probabilmente legata all'originale così come il pubblico occasionale alle prese con un titolo che finirà per mettere fin troppo a dura prova.
Il tutto senza contare un coraggio non pervenuto che nel millenovecentosettantuno portò Siegel addirittura a dirigere la scena di un bacio tra Eastwood quarantenne e la sua compagna di scena tredicenne, impensabile oggi.
Un vero peccato, perchè il cast femminile al contrario pare decisamente efficace ed azzeccato nelle scelte, e possa piacere oppure no all'occhio maschile che lo guarda tiene perfettamente il palcoscenico ed intriga neppure tutti gli esemplari di ominide fossero di colpo nei panni non troppo fortunati di McBurney, dall'illusione all'inganno, fino all'inevitabile conclusione.
Curioso come, ad ogni modo, uno dei registi più repubblicani della Storia di Hollywood ed il suo attore feticcio siano riusciti, almeno ai miei occhi, a rendere più netta la presa di coscienza dell'Uomo rispetto alla Donna rispetto ad una regista "rosa" resa più sicura dalle coscienze risvegliate del Nuovo Millennio.
Forse è anche questo un inganno.
O forse il bisogno, la solitudine, l'amore, il dolore, l'odio, la passione, finiscono per filtrare la realtà diversamente da quanto non sia.
L'importante, in questo caso, è accorgersi di tutto prima che sia troppo tardi.




MrFord




 



martedì 14 marzo 2017

Hidden Figures - Il diritto di contare (Theodore Melfi, USA, 2016, 127')




Sono da sempre ed orgogliosamente, a prescindere dalle preferenze molto tamarre o molto d'autore che posso manifestare spesso e volentieri, un grande sostenitore dei film in grado di parlare al pubblico più vasto possibile senza per questo svilirsi in termini di qualità e resa: dai Forrest Gump ai The Help, passando per Il miglio verde o Salvate il soldato Ryan, sono molte le pellicole divenute cult anche per i non appassionati ad essere comunque in grado di coinvolgere e convincere il pubblico più smaliziato.
Hidden Figures - Il diritto di contare, tra i candidati al miglior film degli Oscar duemiladiciassette, rientra perfettamente nella categoria: la vicenda delle prime tre donne afroamericane destinate a cambiare il volto della NASA negli anni della lotta alla segregazione negli States e l'importanza "nascosta" delle loro figure è perfettamente interpretata, orchestrata, narrata e portata sullo schermo, e pur non rappresentando certo una nuova frontiera per la settima arte regala emozioni genuine ed una visione coinvolgente, interpreti in ottima sintonia ed un giusto equilibrio tra melò e commedia che riesce nell'impresa di non rendere pesante l'approccio ad un tema che, almeno per il sottoscritto, risulta sconcertante ed assurdo se riportato - com'era ai tempi, e com'è in modo più sotterraneo e subdolo oggi - alla realtà: e passando dai calcoli astronomici alla scandalosa divisione dei bagni, dei sedili degli autobus o dei settori dei negozi o dei servizi pubblici fino alle manifestazioni d'amore di uomini che, considerata l'epoca, si sacrificavano rispetto alle loro compagne "in carriera", si attraversa la pellicola con la giusta dose di desiderio di cambiamenti e riscatti sociali così come di ascoltare storie semplici, oneste, dirette e, perchè no, figlie di emozioni popolari come questa.
Perfino qui al Saloon, con questo Hidden Figures a chiuedere la settimana precedente alla Notte degli Oscar, con un ritmo di recupero dei film principali mancanti decisamente serrato, nell'ultima sera prima della cerimonia e di tutti i post da scrivere a riguardo, con la stanchezza che i Fordini garantiscono grazie alla loro energia ed alle sveglie notturne, nessuno pensava che il sottoscritto e soprattutto Julez avrebbero tenuto botta andando ben oltre l'orario di guardia senza colpo ferire, come catturati dall'epopea di donne coraggiose ed eroiche in più di un senso, pur non avendo compiuto imprese sulla carta ed agli onori della cronaca così incredibili.
Come se non bastasse, ad un cast azzeccato e ad una vicenda in grado di catturare testa e cuore, si aggiungono una buona dose di ricostruzione d'epoca - mai invasiva -, riferimenti stimolanti anche per chi ha studiato alcune scienze superficialmente ed un ritorno alle atmosfere dell'epoca della corsa alla conquista dello spazio ed alla Guerra Fredda, con tanto di fiato sospeso sul finale nella speranza di rendere pan per focaccia da parte del vecchio Zio Sam ai rivali sovietici che avevano "rotto il ghiaccio" con Gagarin.
Ad ogni modo, a prescindere da quello che è il contesto razziale o politico espresso dalla pellicola, uno dei messaggi più importanti risiede senza dubbio nella centralità che la figura della Donna ha non solo in famiglia, ma anche nella società: il coraggio, la determinazione e la perseveranza che l'altra metà del cielo mostra ogni giorno ed ha mostrato al mondo molte volte nel corso dei decenni e dei secoli sono e dovrebbero essere un monito, perchè nonostante i loro peculiari difetti, le donne sono decisamente più fondamentali di noi ominidi all'economia del mondo.
Quantomeno se si pensa di voler vivere in un mondo migliore.




MrFord




 

lunedì 25 luglio 2016

Saloon's Bullettin #2



Le prime due settimane da "part-time" della blogosfera, lo ammetto, sono state un vero piacere.
Nessuna pressione rispetto al vedere film o serie e scriverne, completo relax, approccio easy neanche fossi precipitato nella pigrizia alcolica lebowskiana: una manna dal cielo, senza contare che, rispetto alla scorsa tornata, a questo giro mi pare sia andata ancora meglio, in termini di visioni.
Dunque, giusto per togliermi il sassolino, parto con la nota "dolente" della settimana, legata alla lettura: ho terminato da un paio di giorni La ragazza dal cuore d'acciaio, uno dei pochi Lansdale che ancora mancavano alla mia lista, e devo ammettere con rammarico di essermi trovato di fronte al romanzo più debole del vecchio Joe. Nonostante, infatti, un protagonista sulla carta perfetto per il sottoscritto - reduce di guerra, tendenzialmente alcolizzato, donnaiolo e casinista -, Cason Statler - già visto in un paio di occasioni come ospite nella saga di Hap e Leonard - e la presenza dello squilibrato Booger - anch'egli coprotagonista del recente Honky Tonk Samurai -, ho trovato La ragazza dal cuore d'acciaio spento e lento, rispetto allo standard ironico, fresco e rapido del romanziere texano, a tratti perfino moralista per bocca del suo main charachter. Niente di abbastanza grave da incrinare il rapporto con uno dei favoriti del Saloon, ma senza dubbio una parziale delusione (due bicchieri).
Il Cinema, invece, ha finito per regalarmi una settimana di discrete soddisfazioni: considerato che il suo precedente era il decisamente sopravvalutato Oculus, il nuovo lavoro di Flanagan, Hush, home invasion arricchito dall'idea di una protagonista sordomuta in perenne necessità di un contatto visivo con il suo potenziale assassino, si è rivelato una sorpresa davvero niente male.
Grazie ad un ottimo ritmo, una violenza decisa ma non eccessiva - la sequenza della mano e della porta scorrevole è stata davvero un bel pugno nello stomaco -, soluzioni interessanti - le ipotesi della protagonista a proposito delle differenti vie di fuga - ed un minutaggio adeguato la visione scorre davvero alla grande, incassando solo qualche colpo nel finale a causa delle concessioni che, di norma, in questo tipo di pellicole vengono autorizzate rispetto alla distribuzione ed al grande pubblico: peccati veniali, comunque, per un lavoro che si propone come uno dei riferimenti dell'horror/thriller di questo inizio estate (due bicchieri e mezzo).
Pur cambiando l'ordine degli addendi ed accelerando su ironia e splatter, la sorpresa resta la costante anche per Manuale scout per l'apocalisse zombie, recuperato quasi per caso con il sospetto che si potesse trattare di una merda fumante buona per la visione in sala del weekend di Ferragosto e rivelatosi, invece, un ibrido divertentissimo e spassoso di Shaun of the dead, Zombieland e I Goonies, con un Tye Sheridan a farla da padrone ed una Sarah Dumont a rompere qualsiasi indugio nel pubblico maschile: nonostante il lavoro di Landon sia clamorosamente derivativo, passaggi come quello della citazione a Britney Spears o del "si sta rompendo il cazzo" assurgono senza colpo ferire a potenziali scene cult dell'anno, pronti ad andare a braccetto con un elogio degli outsiders adolescenti degno degli anni ottanta, un ritmo veloce ed una colonna sonora assolutamente perfetta.
Un film perfetto per la stagione, per i ragazzini in cerca di conferme e per gli adulti che ricordano con affetto il loro periodo di lotta adolescenziale per emergere rispetto a tutti quelli che si trovavano, per un motivo o per un altro, con la pappa pronta e che poi, di fronte alla vita vissuta, hanno finito per soccombere, o diventare zombies (due bicchieri e mezzo).
Chiudo in bellezza, sempre nello spirito eighties, con Midnight Special, nuovo film dell'amatissimo da queste parti Jeff Nichols, che riprende il discorso iniziato con lo splendido Take Shelter mescolando fantascienza, famiglia e road movie appoggiandosi alle garanzie Michael Shannon e Kirsten Dunst e ad un eccezionalmente in parte Joel Edgerton per raccontare la metafora del superamento di una perdita devastante come quella di un figlio: un film che, probabilmente, ad una prima visione - o ad una superficiale - rischia di apparire meno potente di quanto non sia in realtà, e che non solo conferma il talento del suo autore - colpevole, forse, soltanto di un paio di passaggi di sceneggiatura un pò troppo tagliati con l'accetta -, ma grazie ad una fotografia pazzesca e a riprese splendide porta lo spettatore all'interno di un dramma affrontato con determinazione, coraggio ed una dose di Fede da fare invidia perfino ad un miscredente convinto come questo vecchio cowboy.
In questo caso il mio consiglio è montare senza troppi pensieri sui sedili della vettura condotta in modo forse a tratti sconsiderato da Nichols, gettare ogni pregiudizio ed aprire il cuore ad una vera e propria rivelazione (tre bicchieri).
Non c'entra invece nulla con il resto, ma data la perfezione tecnica e lo script non potevo esimermi: in questi giorni, con Julez, abbiamo completato Uncharted 4, conferma clamorosa del valore cinematografico che i videogiochi stanno acquistando titolo dopo titolo: la saga di Nathan Drake non ha nulla da invidiare a quella di Indiana Jones, e pur non avendo un corrispettivo su grande schermo, andrebbe gustata dal primo all'ultimo secondo.





MrFord

domenica 21 febbraio 2016

Jumanji

Regia: Joe Johnston
Origine: USA
Anno: 1995
Durata: 104'






La trama (con parole mie): nel millenovecentosessantanove Alan Parrish, un ragazzino emarginato dai coetanei e schiacciato dalla figura paterna e dal suo ingombrante cognome, storico per la piccola cittadina in cui vive, trova per caso un gioco da tavolo dai poteri magici che fu sepolto ai tempi dei suoi antenati, Jumanji. Ignaro dei poteri dello stesso, inizia una partita con un'amica e finisce intrappolato all'interno del gioco stesso.
Quando, ventisei anni più tardi, due ragazzini appena trasferiti in quella che fu la sua casa con la zia dopo la morte dei genitori ritrovano ed utilizzano Jumanji, per Alan si presenta l'occasione di tornare nella sua vecchia realtà e rimettere a posto le cose con il passato ed il futuro.
Tutto questo, se il gioco lo permetterà.









Gli anni novanta - o almeno la seconda parte degli stessi - furono un periodo piuttosto delicato, per il sottoscritto, come spettatore e non solo: di fatto, l'ingresso nella fase dell'adolescenza che ti fa pensare di avere qualcosa in più di tutti gli altri, il sorgere della passione per la scrittura ed una vera e propria fame di scoperte in termini musicali, letterari e, per l'appunto, cinematografici, mi fece allontanare e non poco da tutte le proposte "ludiche" che ho recuperato con enorme piacere in anni più recenti.
In particolare, nel novantacinque che vide uscire ed affermarsi da subito come un cult per ragazzi Jumanji, io cominciavo a spostare l'attenzione sul filone gangsteristico che di fatto mi avrebbe accompagnato, qualche anno dopo, alla riscoperta del Cinema d'autore e dei Classici, mentre mio fratello, più giovane di sei anni, impazzì letteralmente consumando la vhs a furia di visioni.
Proprio a seguito di una di queste, e probabilmente mentre ero impegnato a giocare o scrivere al computer, avvenne il mio incontro fortuito con la pellicola di Joe Johnston, che passò senza lasciare il segno e non rividi più per oltre vent'anni: la recente visione del sorprendentemente positivo Piccoli brividi, però, ha finito per stuzzicare la curiosità del sottoscritto rispetto ad un recupero di Jumanji, che si è rivelato piacevolissimo e divertente, alimentando addirittura la sensazione di quasi malinconia legata al fatto che probabilmente, se l'avessi visto come si deve all'epoca e me lo fossi goduto quanto mio fratello, a quest'ora probabilmente sarebbe un mio cult dell'infanzia al pari di cose come Labyrinth o La storia infinita.
Certo, rispetto ai supercult appena citati appare invecchiato peggio - un pò come la maggior parte delle produzioni figlie degli anni novanta, oserei dire -, ma resta una pellicola dallo spirito che ricorda quello di pietre miliari come Ritorno al futuro mescolandolo a Hook anche grazie alla presenza dell'indimenticato Robin Williams, che è sempre un piacere enorme rivedere sullo schermo: considerata, poi, la passione sempre crescente del Fordino per gli animali, nel corso di tutta l'entusiasmante partita dei protagonisti a Jumanji ho finito per immaginare cosa accadrebbe se a prendere i dadi in mano per tentare l'impresa fossimo noi abitanti del Saloon.
Senza dubbio, tra scimmie, rinoceronti e chi più ne ha, più ne metta, il più piccolo della tribù finirebbe per avere quasi voglia di rimanere imprigionato in un mondo pericoloso eppure affascinante come il buon Alan, con la differenza che, da questa parte, avrebbe un padre che è più un complice ed un compagno di giochi, che non un severo e quadrato capitano d'industria.
E mentre i tamburi di Jumanji suonano, e nel cuore ho già il terrore per il remake annunciato per il prossimo anno - che rischia di suscitare le ire dei fan almeno quanto quello recente di Point Break -, sono contento di poter tornare indietro nel tempo e recuperare un'avventura che l'adolescenza con tutte le sue contraddizioni mi aveva tolto: in un certo senso, ho rimesso piede anch'io nel mondo dopo tanti anni da un esilio, e senza dubbio meno riluttante di Alan riprendo in mano i dadi e mi lancio senza neppure guardarmi troppo indietro in una nuova, entusiasmante partita.
Del resto, questo è lo spirito che ci mantiene vivi, eterni Peter Pan oppure no. 





MrFord





"Look over your shoulder, ready to run.
Like a good little bitch, from a smoking gun.
I am the game and I make the rules.
So move on out here and die like a fool.
Try to figure out what my moods gonna be.
Come on over sucker, why don't you ask me?
Don't you forget that the price you can pay
cause I am the game and I want to play...."
Motorhead - "The game" - 






lunedì 25 gennaio 2016

Fargo - Stagione 2

Produzione: FX
Origine: USA
Anno:
2015
Episodi: 10






La trama (con parole mie): siamo nel millenovecentosettantanove, in Minnesota. La famiglia Gerhardt, da tempo dominatrice della malavita locale, alle prese con la decadenza del suo leader Otto, si trova alle strette rispetto alla Mafia di Kansas City, pronta a mettere le mani sulla loro fetta di territorio a tutti i costi.
Quando Rye, il più giovane della dinastia, decide di imporre il proprio carattere tentando il colpo uccidendo un giudice locale finendo per causare un massacro in un caffè e la propria morte, il caos ha inizio: le forze di polizia locali, rappresentate da Hank Larsson e Lou Solverson, rispettivamente suocero e genero, i coniugi Ed e Peggy Blumquist, macellaio e parrucchiera, e gli stessi Gerhardt, si troveranno a giocare tutte le loro carte al cospetto di un Destino che pare sempre e comunque più grande di quanto potranno mai pensare.













Se si dovesse pensare alla giungla più selvaggia all'interno della quale giocarsi la propria esistenza, non avrei dubbi nel rispondere che si tratti di quella umana.
Allo stesso tempo, credo non ne esista un'altra in grado di smuovere emozioni così forti, o una partecipazione tale, nel bene e nel male, da cambiare una vita intera.
Nel corso della prima stagione di Fargo, avevamo assistito ad un delinearsi progressivo del prototipo del predatore organizzato e consapevole così come di quello pronto a formarsi passo dopo passo, nel pieno rispetto della pellicola che l'aveva ispirata e delle riflessioni che portarono la stessa season one a giocarsi lo scettro di migliore del duemilaquattordici con True Detective.
Con il passo indietro temporale di questo secondo giro di giostra, di fatto, assistiamo ad un approfondimento delle stesse tematiche reso ancor più coinvolgente e di pancia dall'amplificazione che avviene, di fatto, rispetto al concetto di Famiglia da una parte e dall'altra del confine tracciato dalla Legge.
Dai charachters assolutamente perfetti di Ed e Peggy Blumquist alla convinzione distorta della propria forza dei Gerhardt, passando attraverso l'approccio tutto d'un pezzo di Lou Solverson ed Hank Larsson, assistiamo ad un progressivo precipitare tratteggiato alla grande sia in termini di sceneggiatura che di ritmo, impreziosito da episodi destinati a diventare riferimenti del genere - in particolare il settimo e l'ottavo, protagonisti di uno scambio temporale perfetto - e spalle indimenticabili - Hanzee finisce, di fatto, per essere la pietra angolare del bad guy da tutti i punti di vista - pronte a fornire assist perfetti a protagonisti che dalla prima apparizione finiscono per diventare indimenticabili - Mike Milligan, da uomo di forza a uomo di sistema, parabola inquietante e quasi orrorifica del cambiamento legato al mondo del crimine organizzato in tutto il mondo -.
Con la seconda stagione, dunque, Fargo non solo finisce per battere la concorrenza del suo rivale più agguerrito - il già citato True detective -, ma anche per superarlo, trasportando lo spettatore in una provincia da Western profondo e noir sarcastico, quasi comico ed assolutamente grottesco, in grado di raccontare storie profondamente drammatiche e di sdrammatizzarne altre senza darsi alcun tono autoriale e supponente - splendidi, in questo senso, i due dialoghi che vedono protagonista la lettrice accanita addetta alla cassa in macelleria prima e dunque baby sitter dei Solverson confrontarsi con Ed e la moglie di Lou a proposito dell'appoccio "filosofico" alla morte -.
E i sogni californiati di Peggy incarnati da una baia che non si vedrà mai davvero e quelli di un linguaggio universale auspicato da Hank, che sogna per la figlia un futuro che superi il suo, fanno da contraltare a quelli materiali e senza perdono o ritorno dei Gerhardt e di Milligan, delle occasioni pronte a complicare la vita e delle casualità, degli approcci violenti e privi di empatia di chi non sa ancora dove andare, ma sa che si muoverà grazie alla forza come unica risposta.
Ed il fantasma della guerra che popola il tutto di sensi di colpa o tentativi di redenzione finisce per rendere questa seconda stagione di Fargo ancora più intensa e travolgente della prima, tanto da stuzzicare la curiosità non solo di noi spettatori, ma anche di alieni provenienti da chissà quale altro mondo.
Del resto, la passione miete sempre vittime.
C'è da sperare soltanto che, una volta o l'altra, siano quelle giuste, a poter vedere l'alba e sognare un mondo dove non sia necessario lottare per forza per sopravvivere ai predatori.





MrFord





"Up all night long
and there's something very wrong
and I know it must be late
been gone since yesterday
I'm not like you guys
I'm not like you."

Blink 182 - "Aliens exist" - 






mercoledì 15 ottobre 2014

I due volti di gennaio

Regia: Hossein Amini
Origine: UK, Francia, USA
Anno:
2014
Durata:
96'





La trama (con parole mie): siamo in Grecia, nel pieno degli anni sessanta, e Rydal, giovane americano in fuga dalla famiglia e dal padre, sbarca il lunario raggirando turisti troppo ammaliati dal suo approccio. Quando la strada del giovane incrocia quella di Chester e Colette McFarland, la furba guida pensa di essere di fronte all'ennesima coppia da circuire facilmente: quello che non sa è che Chester, molto più vecchio di Colette, è un uomo dal passato misterioso ed in pericolo per aver sottratto fondi a pericolosi personaggi pronti a sguinzagliare sulle tracce della coppia uomini pronti a tutto per recuperare il maltolto.
Testimone di uno scontro tra lo stesso Chester ed uno di questi, Rydal è costretto ad elaborare un piano di fuga dei coniugi dalla Grecia, e a riparare momentaneamente con loro a Creta: lungo le strade dell'isola ellenica la tensione salirà tra i tre fino a diventare insostenibile.






Esistono film innovativi, altri superati, altri ancora invecchiati male.
Ed alcuni giunti inesorabilmente fuori tempo massimo, un pò come una canzone degna di un tormentone estivo portata alla ribalta all'inizio dell'autunno.
I due volti di gennaio è senza dubbio un esponente di quest'ultima categoria.
Tratto da un romanzo di Patricia Highsmith diretto dall'esordiente dietro la macchina da presa Hossein Amini, interpretato con buona partecipazione da Viggo Mortensen, Kirsten Dunst e Oscar Isaac - che si è rivelato al grande pubblico non troppi mesi fa con A proposito di Davis -, questo thriller arroventato dal sole ellenico non avrebbe sfigurato in sala nei primi anni ottanta, l'epoca dei Polanski memori di cult come Il coltello nell'acqua e delle torbide vicende di coppia legate a doppio filo con misteri, crimine ed inevitabilmente morte: peccato che, con tutta calma, il lavoro del già citato Amini giunge in sala ad Anni Zero ampiamente suonati, presentando una struttura che, senza dubbio, risulterà priva del mordente necessario - alla stragrande maggioranza del pubblico sotto i trenta e probabilmente anche sotto i quaranta - per mantenere alto il livello dell'attenzione e rimanere incollati allo schermo fino alla risoluzione della vicenda.
Personalmente, e rispetto a quelle che erano le aspettative della vigilia, invece, ho trovato questo film decisamente in grado di portare a casa il suo - benchè minimo - risultato di decenza, di intrattenere con uno stile composto ed adulto - ma non per questo noioso - e di farsi apprezzare per l'atmosfera vintage ed ottimamente resa dalla fotografia e dalla cornice delle isole greche, che in passato ho imparato ad amare e conoscere percorrendole in lungo e in largo - pur facendomi scappare Creta, teatro delle vicende qui narrate -: un cast azzeccato ed una trama che mescola crime e thriller classico hanno fatto il resto insieme alle riflessioni legate ai rapporti tra padri e figli, una tematica che da sempre è in grado di toccare corde sensibili dell'animo di questo vecchio cowboy.
L'evoluzione del rapporto tra Chester/Mortensen e Rydal/Isaac, in questo senso, finisce per diventare decisamente più interessante di quello dei due personaggi maschili con Colette, ago della bilancia meno innocente ed incapace di influenzare i destini della fuga dell'insolito terzetto di quanto non possa apparire ad un'occhiata superficiale: i trascorsi irrisolti di Rydal con il padre e l'atteggiamento severo ed al contempo complice di Chester finiscono dunque per intrecciarsi in un gioco al massacro più mentale - o sentimentale - che non fisico - pur non risparmiandosi gli scontri -, pronto a colpire nel profondo entrambi i personaggi, dal giovane truffatore dal fascino intellettuale al maturo e deciso uomo d'affari che pare sempre sapere quello che vuole.
Riletto in questi termini pare dunque che I due volti di gennaio sia stata una sorpresa più che lieta, in casa Ford, ed un titolo che la penuria di questo scellerato periodo ha finito per innalzare al di sopra della media: e da un lato è inesorabilmente così, considerate le delusioni, i mattonazzi e le schifezze senza arte nè parte che mi sono dovuto sciroppare in questo inizio autunno.
Eppure, ed in tutta onestà, occorre anche ammettere di essere di fronte ad un titolo privo della scintilla e del mordente necessari per compiere il passo decisivo che porta una pellicola d'intrattenimento pomeridiano ad un cult - grande o piccolo che sia - da prima serata: l'opera di Amini è onesta ma patinata, avvincente quanto troppo dilatata, seducente eppure inesorabilmente fredda.
In un certo senso, perdersi tra le ombre e le luci de I due volti di gennaio è un pò come rimanere pericolosamente in bilico tra Chester e Rydal, entrambi a loro modo innamorati di Colette e decisi a superare un confine che potrebbe cambiare radicalmente - e per sempre - la loro vita.
Del resto, nella lotta tra padri e figli difficilmente si conosce un vincitore: questione di generazioni, tempi, errori e consigli dati e ricevuti - oppure no - da una parte e dall'altra.
Ma a volte, è troppo facile rifugiarsi nel mezzo: suona quasi come tentare una fuga disperata senza passaporto. Prima o poi, i nodi verranno al pettine.
E non ci saranno soldi, amori o sogni a portarci oltre la parola fine.



MrFord



"People try to put us d-down (talkin' 'bout my generation)
just because we g-g-get around (talkin' 'bout my generation)
things they do look awful c-c-cold (talkin' 'bout my generation)
yeah, I hope I die before I get old (talkin' 'bout my generation)".
The Who - "My generation" - 





giovedì 9 ottobre 2014

Thursday's child


La trama (con parole mie): prosegue inesorabile la marcia delle uscite cinematografiche autunnali verso le consuete classifiche di fine anno. Alle spalle una primavera ed un'estate - soprattutto - decisamente troppo povere di soddisfazioni, almeno questa settimana offre un titolo che sulla carta potrebbe essere uno dei più importanti dell'anno, accanto ad un paio di fordianate che potrebbero fare incazzare non poco il mio rivale e purtroppo collega Cannibal Kid.
Considerato come sono andati gli ultimi mesi, direi che ci sarebbe già da leccarsi i baffi.

"Caro Peppa, Ford voleva pagarmi per darti una bella ripassata. Gli ho detto che l'avrei fatto gratis."

Tutto molto bello

"Facciamo una bella serenata a quei due bromanticoni di Ford e Cannibal!"
Cannibal dice: Di recente, io e Ford siamo tornati nemici. Nemici come non mai. Se l'inizio dell'anno ci aveva trovati in accordo su una manciata di film, per fortuna negli ultimi mesi le cose sono cambiate e, quando qualcosa piace lui, so già che a me farà schifo e viceversa. Su una cosa credo però che torneremo a concordare: l'inconsistenza di Paolo Ruffini. Io ho già avuto modo di stroncare quella porcheria del suo film d'esordio Fuga di cervelli (http://www.pensiericannibali.com/2014/04/figa-nei-cervelli.html) e questa sua opera (???) seconda penso che presto o tardi riceverà lo stesso trattamento cannibale. Ford, che fa tanto l'action hero coraggioso, avrà le palle per avventurarsi pure lui in una visione del Ruffini?
Ford dice: se c'è una cosa che mette d'accordo come poche il sottoscritto ed il suo antagonista Peppa Kid, è il Cinema italiano scadente. E penso che ci sia davvero poco scadente quanto il lavoro di Paolo Ruffini, che ancora una volta non mi sognerò di avvicinare neppure per sbaglio. Anche perchè la rosa dei candidati al Ford Award dedicato al peggio dell'anno è già parecchio nutrita.


Maze Runner - Il labirinto

"Lo sapevo: non dovevamo venire in gita con Ford. Quello ha sempre delle idee un pò troppo Expendables!"
Cannibal dice: Un nuovo film young adult fantascientifico? Bene, bene. Nonostante il genere, dopo i validi Hunger Games e Divergent, già con il mediocre The Giver sembra mostrare il fiato corto, un'occhiata questo Maze Runner sembra meritarla. D'altra parte qui a Pensieri Cannibali in queste cose teen ci sguazziamo. La soddisfazione maggiore comunque non è per me. Io sono un tipo generoso e penso agli altri. Penso a Mr. James Ford che lo odierà e si domanderà come sia possibile che film come questo demoliscano a livello di incassi, almeno negli USA, i suoi bollitissimi Expendables. Forse perché è arrivata l'ora che se ne vadano, finalmente e giustamente, fuori dalle palle?
Ford dice: ed ecco il nuovo fenomeno del botteghino USA, ennesimo fantasy teen come se ne sono visti un paio di milioni negli ultimi anni. Onestamente non mi attrae nemmeno per sbaglio, ma non è detto che che decida di tentare una visione, non fosse altro che per bottigliarlo alla facciazza del Cannibale, che sarà già in prima fila con i popcorn e le caramelle la sera dell'uscita in sala.


The Equalizer - Il vendicatore

"Merda, Ford si è fatto un altro tatuaggio: se continua così finisce che dovrò ricoprirmi tutto, per stare al passo!"
Cannibal dice: Ford non pianga troppo per Maze Runner, perché ecco in arrivo apposta per lui una di quelle porcherie action che probabilmente lo faranno esaltare. Se non altro questo The Equalizer può vantare come protagonista un attore vero come Denzel Washington e non qualche buffone che si spaccia come tale come Schwarzy o Van Damme, ma certo che pure Denzellone continuando a recitare in queste robette quasi da expendables ex-attore sta buttando via la sua carriera...
Ford dice: e qui stupirò il mio rivale. Nonostante la regia di Fuqua - che è un vero tamarro - e la presenza del Denzellone di noi tutti, questo The equalizer mi puzza di sòla come pochi, ed ho come l'impressione che possa, seppur non a livelli così vergognosi, rivelarsi una delusione per l'action tanto quanto il terribile Lucy. Posso solo sperare di essere smentito.


I due volti di gennaio

"Non servite White Russian!? Ma che razza di posto è questo, Casale Monferrato?"
Cannibal dice: Kirsten Dunst è un motivo più che sufficiente per guardare un film, qualsiasi film, ancor più dopo che ha girato uno splendido corto presa per il culo dei fanatici dei Selfie (http://youtu.be/rwDbOmPQNx0). Questa pellicola che nel trailer si vanta, non si sa bene perché, di avere gli stessi produttori di quella palla colossale di La talpa puzza però di noiosa fordianata lontana un miglio. Quindi, che fare: dare una possibilità ai due volti di gennaio, oppure girare il volto da un'altra parte?
Ford dice: ci sono film, a volte, nati male fin dal trailer, e che hanno il potere di spingere il sottoscritto il più lontano possibile da loro. Uno di questi è senza dubbio I due volti di gennaio, che ho intenzione di evitare neanche il Cucciolo ne avesse già scritto un post entusiastico dei suoi, di quelli che mi fanno venire i brividi rispetto alla tortura che si rivelerà la visione.



Il regno d'inverno – Winter Sleep

"Non vedo l'ora di leggere che effetto farà il nostro film su Peppa Kid!"
Cannibal dice: Winter Sleep, un nome un programma. Poco importa se è ancora autunno. La dormita è garantita! D'altra parte il regista Ceylan è lo stesso del soporifero C'era una volta in Anatolia, una di quelle menate che ho abbandonato dopo pochi minuti e che invece la critica più snob, capitanata da Ford, ha esaltato. E questo mattonazzo della durata di 3 ore e mezza e passa promette di essere ancora peggio. Winter Sleep is coming, ma non per me.
Ford dice: finalmente, dopo settimane di cannibalate e merdine varie, un film come si deve approda in sala. Non solo, infatti, è l'ultima opera del grandissimo Ceylan, autore del meraviglioso C'era una volta in Anatolia, ma anche l'ultima Palma d'oro premiata a Cannes.
Probabilmente arriverà in due o tre sale che verranno prese d'assalto dai radical chic, ma l'impressione è che ci troveremo di fronte ad uno dei potenziali film dell'anno, alla facciazza del Coniglione Kid.


Joe

"Prova a dire ancora una volta che sei d'accordo con Cannibal e ti spedisco da Ford a calci per una sessione di bottigliate selvagge!"
Cannibal dice: In una settimana già piena di fordianate, ne arriva un'altra. Il classico film sulla provincia americana con il solito pessimo Nicolas Cage. Rispetto ad altri suoi lavori recenti dovrebbe essere di un livello superiore, ma mi sa che pure qui il rischio sbadiglio è alto. Quindi Ford probabilmente lo adorerà con tutto se stesso.
Ford dice: e dopo Ceylan, un Cage in piena provincia americana per una di quelle proposte da divano e alcool come piacciono a me. E che farei vedere e rivedere al Cannibale una ventina di volte di seguito giusto per fargli del male. Basterebbe un titolo così a settimana, per farmi davvero felice.


Amore, cucina e curry

"Sembra proprio la brodaglia giusta per quel pusillanime di Cannibal!"
Cannibal dice: Certo che il cinema della Terza Età negli ultimi tempi sta andando un casino, per la gioia di Ford e del suo circolo del cucito. Questo film culinario con protagonista Meryl Streep – Parte II ovvero Helen Mirren a me fin dal trailer ha invece fatto passare l'appetito e quindi lo lascio gustare tutto a lui.
Ford dice: per quanto adori il piccante, la cucina indiana ed il curry, penso che investirò il tempo di un'ipotetica visione di questa roba per vecchiette ad una bella abbuffata etnica. Se non altro, uscirò soddisfatto e bello pieno.


Amoreodio

"Come ti senti a stare in un film in pieno stile Cannibal?" "Non troppo bene: e tu a stare in un film in pieno stile italiano?"
Cannibal dice: Dopo aver premesso che tra me e Ford non c'è un rapporto di Amoreodio, ma solo di Odio, almeno da parte mia, devo dire che questo film mi incuriosisce. Una volta un film italiano mi incuriosisce. Si tratta di una pellicola liberamente ispirata ai fatti di Novi Ligure, uno dei rari casi di cronaca che ho seguito con interesse negli ultimi anni, e quindi un'occhiata prima o poi mi sa che gliela darò. Anche se, certo, il trailer lascia immaginare più un film da odiare che da amare.
Ford dice: un trailer agghiacciante per una vicenda sulla quale, qui nella Terra dei cachi, si è costruito il solito circo mediatico che fa tanto contento il mio gossipparo antagonista.
Certo, ora che lui ha il .com, si può certo permettere di essere d'attualità.
Io, nel dubbio, già so di odiarlo.
Il film, non Cannibal.
Per lui non ho davvero più parole.


Class Enemy

Studenti delle superiori sperimentano la sindrome da stress post-traumatico dopo una visione consigliata da Cannibal Kid.
Cannibal dice: Class Enemy è una pellicola slovena a tematica scolastica, dunque giovanile, dunque cannibale, dunque per niente fordiana. Potrebbe allora essere la vera sorpresa di una settimana piena di incognite e una sola certezza: fare l'esatto contrario di quello che consiglia il vecchio, ma per nulla saggio, Mr. Ford.
Ford dice: in rete mi è capitato di incontrare commenti da tipica promozione di questo film assolutamente di nicchia che lo presenterebbero come una sorta di Capolavoro, un fratello minore del bellissimo La classe, o quantomeno qualcosa di simile.
La tematica è interessante e il risultato potrebbe essere sorprendente: speriamo solo di non dover bottigliare l'ennesima cannibalata.


Io sto con la sposa

"La prossima volta, oltre ad una gita, sarà meglio evitare di chiedere a Ford anche di organizzare il matrimonio!"
Cannibal dice: Pellicola italiana ispirata a una storia vera...
Mi sto già annoiando. Io non sto con la sposa e, soprattutto, io non sto con Ford.
Ford dice: io non sto con questo film. E senza dubbio, non sto con Cannibal.


lunedì 19 agosto 2013

Intervista col vampiro

Regia: Neil Jordan
Origine: USA, Irlanda
Anno: 1994
Durata:
123'




La trama (con parole mie): Louis è il proprietario di una grande piantagione in Louisiana sul finire del settecento, distrutto dal dolore per la morte della moglie e del figlioletto. Alla ricerca di un modo per raggiungerli, il giovane incrocia il cammino del vampiro Lestat, proveniente dal Vecchio Continente, che gli fa dono della vita eterna.
Il rapporto tra i due è però molto conflittuale: Lestat, infatti, è assolutamente indifferente rispetto alla vita umana e da libero sfogo alla sua natura predatoria, mentre Louis convive ogni giorno con sensi di colpa e profonda tristezza. L'arrivo di Claudia, bambina salvata dalla peste trasformata come loro in vampiro, manterrà l'equilibrio tra i due fino a quando i "figli" si ribelleranno al "padre" lasciandolo al suo destino prima di mettersi alla ricerca di loro simili in Europa.
Il viaggio, però, finirà per rivelarsi più traumatico del previsto, e Louis finirà, solo, per raccontare la sua vicenda ad un incredulo cronista alle porte del nuovo millennio una volta tornato negli States.





Ricordo i tempi in cui per la prima volta Intervista col vampiro fece capolino sugli schermi dell'allora casa Ford: ero nel pieno dell'adolescenza, all'apice del mio potenziale di stronzo nonchè travolto dal periodo emotivamente più difficile che noi tutti attraversiamo nel corso della vita.
Ricordo anche che, da giocatore di ruolo, rimasi molto affascinato dal modo in cui i vampiri - personaggi dal fascino quasi irresistibile - erano stati rappresentati da Ann Rice nel suo romanzo e ripresi da Neil Jordan nella pellicola, così come mi colpì vedere un Tom Cruise insolitamente biondo portare a casa una delle sue migliori interpretazioni di sempre accanto ad una sorprendente - ed allora giovanissima - Kirsten Dunst, che qualche anno dopo sarebbe diventata l'idolo del grande pubblico con la trilogia di Spider Man e di quello di nicchia a seguito del sodalizio con Lars Von Trier.
Qualche tempo prima era stato il Dracula di Coppola a dare inizio ad una vera e propria rivoluzione nell'intendere la figura dei succhiasangue - decisamente più efficace e potente di quella che si sarebbe verificata nel nuovo millennio con l'agghiacciante saga di Twilight -, ma soltanto con Intervista col vampiro si ebbe un salto di qualità ed un'esplorazione effettiva del carisma intriso di malinconia di questi predatori passionali e terribili: dunque, attraverso i sensi di colpa e l'umanità di Louis, la feroce "innocenza" di Claudia e lo sprezzante tono di Lestat assistiamo all'ascesa e alla caduta di una razza di esseri immortali dominati dagli stessi desideri di noi mortali, spesso amplificati da un potere in grado di andare ben oltre l'immaginazione.
Onestamente, con tutta la voglia che ho di godere di questa palla di fango dal primo all'ultimo secondo della mia esistenza, ho sempre pensato che non sarebbe affatto male prendere in considerazione l'idea di essere come loro - anche se rinunciare a cibo e bevute sarebbe davvero terribile -, ed ammetto il fascino che un "bad guy" come Lestat ha sempre esercitato sul sottoscritto - perfino ai tempi, quando ero certamente più vicino all'approccio di Louis -: a distanza di anni, rivedere quello che continua ad essere uno dei prodotti migliori del regista anglosassone riesce ancora ad emozionare e coinvolgere come allora, consolidando la qualità di un film che senza dubbio perde qualcosa rispetto al romanzo - alcuni passaggi, come la resa dei conti di Louis e la vendetta nei confronti dei vampiri parigini, paiono decisamente frettolosi e poco chiari - ma che, ad oggi, resta uno dei titoli di riferimento per quanto riguarda la figura del vampiro nella settima arte, passando attraverso oltre due secoli in bilico tra il Vecchio Mondo e quello Nuovo.
La "nuova visione della realtà" di Louis dopo il suo passaggio tra le fila dei succhiasangue, la progressiva scoperta dei poteri, il ritorno di Lestat dopo il tentativo di uccisione orchestrato da Claudia sulle note di Beethoven, la splendida sequenza con la riscoperta dell'alba sul grande schermo - il potere del Cinema, grande intuizione - sono tessere magiche di un affresco in grado di colpire l'immaginario dall'adolescenza all'età adulta, fornendo un ritratto di "mostri" che altro non sono se non una versione notturna dell'Uomo.
Poco importa che, dalla loro prima apparizione letteraria o nei racconti di saggezza popolare, siano entrati sempre più a fondo nel concetto di Mito: l'ispirazione che ha guidato ogni opera a loro ispirata deve chiaramente le sue origini all'abisso che noi, predatori quanto loro, ci portiamo dentro.
In qualche modo, siamo soltanto un pò più bravi a nascondere l'oscurità alla luce del sole.


MrFord


"How strong a will
how long to kill
the vampire's out to play
he's going for his prey
how wise the decisions
how clear of a mind with perfect precision
the aim it will find
removing a tyrant
the vampire on its track."
Rammstein - "Vampire" - 


lunedì 15 aprile 2013

Girl, you'll be a Cannibal soon!


La trama (con parole mie): ebbene sì, sono tornate. Le elezioni? Per il momento pare di no. Le uscite degne di nota? Non pervenute. Stiamo parlando delle famigerate Blog Wars, da quasi due anni, ormai, terreno di confronto - e di lotta - tra il sottoscritto e quel pusillanime di Peppa Kid.
E sono tornate con il botto, perchè oltre alla doppia razione di oggi e domani, vi accompagneranno anche la prossima settimana.
Arma scelta dai contendenti? Attrici e attori preferiti.
Fuoco alle polveri, dunque, e che vinca il vecchio Ford!

"Facciamo credere a Cannibale che ha qualche chance di vederla, prima di rispedirlo su Melancholia insieme al suo amichetto Lars!"
 
Vi erano mancate le Blog Wars?
NOOOOOOOOOO!
Nemmeno un pochino?
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
Pazienza. Io e il mio blogger rivale Mr. James Ford abbiamo pensato di prepararne comunque una nuova. Se pensate che il clima tra Corea del Nord e Stati Uniti si stia facendo bellicoso, non avete visto niente. Noi due abbiamo intenzione di fare di peggio.
Per la prima guerra bloggare del 2013, la prima dal lontano novembre 2012, abbiamo deciso di fare le cose in grande. Con addirittura una battaglia doppia. Questa prima parte si gioca sul terreno delle nostre attrici preferite tipo di tutti i tempi, mentre la seconda settimana prossima vedrà i nostri attori favoriti gli uni contro gli altri.
Una guerra lunga e che promette di stremare voi lettori ancor più di noi guerrieri.
Dopo simili premesse, siete pronti?
Si parte con le mie donzelle preferite: ecco la top 10 delle attrici cannibali.
Cannibal Kid

Finalmente ho capito per quale motivo questo 2013 pareva così strano: non tanto per le sorprese in positivo di inizio stagione - che sono riuscite insolitamente a mettere d'accordo il sottoscritto ed il qui presente Peppa Kid almeno nella maggior parte dei casi - o per la penuria di proposte dell'ultimo mese e mezzo, quanto per la mancanza di una vera, dura, sanguinosa e senza pietà Blog War, da troppo tempo assente dalla blogosfera.
Dunque, per ripagare tutti voi dell'attesa, io e quel pusillanime del Cucciolo eroico abbiamo deciso di sfornare una battaglia raddoppiata, costruita attorno alle figure attoriali che più hanno significato per noi nel corso della formazione cinematografica che ci ha guidato fino ad ora, che occuperà ben due settimane con quattro sessioni decisamente intensive.
E dato che siamo due cavalieri - o meglio, un barbaro ed uno scudiero -, abbiamo deciso di dare spazio prima ai nostri idoli in rosa: dunque preparatevi, perchè oggi e domani assisterete ad una vera e propria "catfight".
Mr. James Ford
1. Natalie Portman


CANNIBAL KID È lei o non è lei? Certo che è lei. La mia regina tra le regine non poteva che essere Natalie Portman.
C’è poco da fare. Ci sono attrici che bucano lo schermo e altre che si bucano e basta. L’attrice israeliana fa di certo parte della prima categoria, fin dalla primissima apparizione su grande schermo alla tenera età di 13 anni in Léon. Primo film, prima enorme intepretazione e primo cult movie e di lì in poi ne arriveranno parecchi altri: Heat - La sfida, Mars Attacks!, La mia vita a Garden State, Closer, V per vendetta e Il cigno nero. Un’attrice che non si è mai risparmiata anche a livello fisico, con performance strepitose, enormi ed estreme. Un’attrice di una bravura senza pari e poi, il che non guasta, mora, bionda, rasata o con parrucca rosa, è sempre il top della topa.
Se Ford o qualcun altro ha da obiettare qualcosa su Natalie Portman, sappia che per la prima volta su Pensieri Cannibali scatterà la censura, quindi attenti!
Interpretazioni top: Il cigno nero, Closer
MR. FORD Senza dubbio la Portman è una delle attrici più dotate della nostra generazione, un'interprete bravissima che fin dai suoi esordi ha regalato al pubblico performance strepitose - su tutte quella de Il cigno nero -: rispetto agli standard fordiani, però, la brava Natalie risulta un pò troppo sciapetta per bucare lo schermo come vorrebbe il sottoscritto, e perfino nelle sue vesti più umane - vedasi Hesher, che il mio altrettanto sciapetto antagonista ha clamorosamente dimenticato di citare - non riesce a conquistarmi fino in fondo.
CANNIBAL KID Natalie Portman non riesce a conquistarti fino in fondo?
Tranquillo Ford, è perfettamente anormale.
MR. FORD Mi conquista quanto una tavola da surf molto espressiva. Almeno dal punto di vista estetico.

"Mi arrendo, Ford: con quel bimbominkia di Cannibal non c'è nessuna di noi fighe di legno pronta ad uscire!"

2. Jessica Chastain


CANNIBAL KID Venuta fuori da non si sa dove, credo dal Paradiso o qualcosa del genere, Jessica Chastain in una manciata di anni e con una manciata di interpretazioni si è imposta come una delle attrici più versatili del panorama cinematografico mondiale. Dalla bionda svampita di The Help alla mora darkona de La madre si fa fatica a credere sia la stessa attrice, eppure dalle sue performance grandiose si riconosce subito che è lei. E poi nel giro di pochi mesi è stata protagonista di un trio di film strabilianti come The Tree of Life, Take Shelter e Zero Dark Thirty che altre attrici, come molte delle cagne presentate domani da Ford, possono sognarsi in un’intera carriera o in cartolina.
Se ha fatto tutto questo in pochissimo tempo, chissà cosa riuscirà a fare ancora. Sky’s the limit per Jessica Chastain, ormai più che una semplice attrice una fede religiosa.
Interpretazione top: Zero Dark Thirty
MR. FORD Jessica Chastain è la nuova diva del Cinema made in USA, e su questo non ci piove.
Si è accattivata a colpi di charme - se vogliamo essere eleganti - sia il grande pubblico che la critica più radical chic, prestando corpo, volto e anima a pipponi terribili come The tree of life e filmoni giganteschi come Zero Dark Thirty, passando attraverso a film per tutti di ottima fattura come The help o di pessima come La madre.
Ancora una volta, però, il buon Peppa non cita un'interpretazione che per lui avrebbe dovuto essere epifanica, ovvero quella di Lawless, dove compare come mamma l'ha fatta. Ma evidentemente il buon Cuccioletto è etereo come il suo compagnone Terrence.
CANNIBAL KID Lawless è il suo film peggiore. Il suo unico finora a essersi beccato un’insufficienza su Pensieri Cannibali. E il fatto che nemmeno la sua apparizione nuda riesca a salvarlo la dice lunga sulla riuscita della pellicola… E il fatto che il suo film peggiore non sia nemmeno così pessimo la dice lunga sulle ottime scelte fatte finora dalla Dea Chastain.
MR. FORD Fortunatamente non siamo qui a parlare di film, altrimenti ti toccherebbero sonore bottigliate per aver criticato Lawless - un film che è una bomba - anche rispetto ad una merdina come La madre, tanto per rimanere in tema Chastain.
CANNIBAL KID Non lo so, l’unico momento in cui mi sono svegliato dal coma causato da Lawless è stato quando sono apparse le tette di Jessica…
MR. FORD Che poi non sono queste gran tette: per quelle si dovrà aspettare domani, con la mia lista!

"Il mio voto a Marco Goi? Al massimo un quattro!"

3. Uma Thurman


CANNIBAL KID Il connubio Quentin Tarantino-Uma Thurman è uno dei più fenomenali e fortunati tra regista e attrice nella storia del cinema. In Pulp Fiction, Uma inventa un nuovo tipo di femme fatale ed entra nella storia del cinema ballando insieme a John Travolta e ballando da sola (e facendosi) sulle note di “Girl, you’ll be a Woman Soon”. Nei due volumi di Kill Bill è mattatrice assoluta e il Quentin le ha regalato uno dei ruoli più cazzuti che un’attrice si possa sognare. Lei l’ha ripagato con un’interpretazione maiuscola e, chissà, questi sono affari loro, magari anche in altri modi…
L’unico limite che le posso riconoscere è che quando non lavora con Tarantino il suo livello si abbassa, ma questa è una cosa che capita a tutti o quasi quelli che hanno girato con lui. Uma si è comunque riuscita a ritagliare altre ottime interpretazioni in film come Gattaca, Lo sbirro il boss e la bionda, Cowgirl - Il nuovo sesso e Analisi finale, ma se poi verrà ricordata soprattutto come musa tarantiniana pazienza, anche perché non è una delle sue musa ma è la sua Musa per eccellenza.
Quanto a Ford e alle sue critiche, io non mi scomodo nemmeno e lascio che sia la Sposa e soprattutto la sua katana a occuparsene.
Interpretazioni top: Pulp Fiction e Kill Bill
MR. FORD Uma Thurman, lo ammetto, mi è sempre stata simpatica. Ho l'impressione che sia una tipa tutto sommato pane e salame - anche perchè trovo che qualsiasi figa di legno farebbe fatica a lavorare con Tarantino - e molto yeah, eppure tolte le collaborazioni proprio con il ragazzaccio - o ex - di Knoxville ho sempre pensato che non potesse rendere ad un livello decente con altri registi.
Per usare un paragone calcistico, direi che la buona Uma è un pò come Neymar, che fuori dal campionato brasiliano ha ben poco da dire al calcio giocato.
CANNIBAL KID E’ già qualcosa, Ford, visto che domani nella tua lista vedremo una delle poche (probabilmente l’unica) che manco Tarantino è riuscito a far sembrare un’attrice valida…
MR. FORD Non mi pare, comunque, che la buona Uma sia l'attrice del secolo, Tarantino o no.
CANNIBAL KID Ma intanto le sue parti in Pulp Fiction e Kill Bill resteranno per sempre impresse nella Storia del Cinema.

"Peppa Kid, al prossimo passo mi costringerai ad usare questa!"

4. Nicole Kidman


CANNIBAL KID Tralasciando gli ultimi spenti e botulinati anni, Nicole Kidman tra gli anni ’90 e i primi Anni Zero è stata la più fenomenale attrice in circolazione. Inizialmente nota come moglie di Tom Cruise, piano piano ma nemmeno troppo piano ha cominciato a oscurare persino il marito scientologista. All’inizio non mi convinceva nemmeno troppo, ma quando l’ho vista in Da morire di Gus Van Sant sono rimasto folgorato e la sua interpretazione è letteralmente da far morire di invidia tutte le colleghe, quelle dell’elenco fordiano di domani in particolare.
Da lì in poi la Cannibal Kidman si è ripetuta alla grande in una serie di performance e di film eccellenti: Eyes Wide Shut, Moulin Rouge!, Dogville, Ritratto di signora, The Others, The Hours. Poi purtroppo il calo, in attesa magari di rivederla in futuro ad alti livelli, ma fino al 2003 è stata probabilmente l’attrice migliore del mondo. Ford invece può vantare ancora oggi un altro primato insuperato: quello di blogger più vecchio inside della blogosfera!
Interpretazione top: Da morire
MR. FORD Per quanto le sue doti da (ex) grande attrice siano riconosciute anche dal sottoscritto, non solo la Kidman non ha mai rappresentato un mio ideale fisico femminile, ma l'ho anche sempre considerata terribilmente antipatica, una specie di concentrato di spocchiosità da figa di legno, nonostante - questo va ammesso - l'abbia considerata perfetta per i suoi ruoli nei due filmoni Dogville e Eyes wide shut, senza contare l'altrettanto interessante Moulin Rouge.
Ad un certo punto, però, il botulino deve averle dato alla testa decisamente più che a tutti gli Expendables messi insieme, e dunque è iniziato per lei l'inesorabile declino: un po’ come per il mio antagonista, per il quale i bei tempi di Cannibal Kid paiono ormai tramontati oltre l'orizzonte del fighettissimo Marco Goi.
CANNIBAL KID Rispetto all’accantonamento del mio nickname, è una scelta come già spiegato imposta da Blogger. Però dovresti apprezzarla. Mi accusi sempre di non voler crescere e riappropriarmi del mio vero nome è un primo passo per farlo, un po’ come Jovanotti quando ha deciso di passare a Lorenzo Cherubini. Ford, quando ti deciderai pure tu a venire allo scoperto con il tuo nome e crescere un po’, dannazione?
MR. FORD Potremmo fare un patto: tu accetti senza paura di farti una serata di bevute in giro con il sottoscritto, ed io passo dritto dritto al mio vero nome anche sul blog, che ne dici!?
CANNIBAL KID Tanto io il tuo vero nome lo so già, Ermenegildo! ahahah

Poco sopra avete visto Nicole Kidman, qui vedete la nonna di Nicole Kidman.

5. Jennifer Lawrence


CANNIBAL KID La Katniss Kid Jennifer Lawrence da queste parti è stata esaltata fin da tempi insospettabili, quelli di Un gelido inverno - Winter’s Bone, quando erano ancora in pochi a filarsela e a volersela fare. Dopodiché è diventata sempre più una beniamina cannibale con Hunger Games e il recente Il lato positivo, oltre a essere diventata pure patrimonio dell’umanità. La splendida 22enne ha una carriera enorme davanti ma è già riuscita in un paio di imprese mica da poco: la prima è stata conquistare un Oscar. La seconda è però davvero una roba che non è riuscita prima a nessun’altra attrice e donna al mondo: mettere d’accordo senza riserve sia me che Ford. Vi sembra poco?
Interpretazione top: Il lato positivo
MR. FORD Nei quattro giorni di Blog War attoriale che vi attendono questa e la prossima settimana, troverete solo una persona in grado di mettere d'accordo perfino i due acerrimi nemici per antonomasia della blogosfera: la splendida - in tutti i sensi - Jennifer Lawrence.
Praticamente lanciata dal sottoscritto ai tempi del magnifico Winter's bone, la giovanissima attrice ha scalato in fretta tutte le graduatorie conquistando proprio quest'anno la statuetta per la migliore interpretazione femminile grazie alla memorabile performance fornita ne Il lato positivo. Bella, brava, intensa e anche umana - vedasi la sua caduta proprio al ritiro del suddetto premio -: peccato che il mio rivale abbia dato più spazio al pessimo Hunger games che non ai film veramente validi interpretati dalla fanciulla qui presente.
Del resto, lo chiamo Katniss Kid per un motivo, no!?
CANNIBAL KID Veramente Winter’s Bone era stato esaltato su Pensieri Cannibali mesi prima che tu Ford ci arrivassi… Quanto a Hunger Games, è sicuramente più interessante di saghette da te tanto amate come quelle di Harry Potter e Twilight e, mentre nell’Italietta è stato snobbato, negli Usa è stato apprezzato da pubblico e critica ed è entrato a far parte della pop culture. Oltre ad avere il merito di aver trasformato Jennifer in una star mondiale e già solo per questo merita quindi il massimo respect.
MR. FORD Più che entrare nella pop culture, mi pare entrato di diritto nella trash culture! Praticamente sarà il prossimo Twilight, purtroppo per noi spettatori seri!
CANNIBAL KID Jennifer, non ascoltare le bestemmie di questo infedele!

"Ciao ciao, Cannibal! Me ne vado da Ford!"

6. Kirsten Dunst


CANNIBAL KID Kirsten Dunst nei panni di Lux Lisbon ne Il giardino delle vergini suicide è la cosa più bella che io abbia mai visto. Come direbbe il cantante preferito di Ford, Eros Ramazzotti: più bella cosa non c’è.
Al di là del fatto che la adoro a livello fisico, Kirsten Dunst è un’attrice spesso e volentieri, almeno quando si impegna, fenomenale. Da ragazzina era già un’idola in film come Intervista con il vampiro e Jumanji, poi crescendo è ancora migliorata, sia fisicamente che come attrice, e le sue gigantesche performance in Melancholia e Marie Antoinette sono lì a testimoniarlo. Senza dimenticare anche le sue parti in Se mi lasci ti cancello, Elizabethtown e la saga che l’ha sdoganata presso il grande pubblico, quella di Spider-Man.
Kirsten, grazie di esistere.
Ford, ma perché esisti? Ahahah!
Interpretazioni top: Il giardino delle vergini suicide, Melancholia
MR. FORD Ennesimo esempio di quanto sciapi e orientati verso il legno massiccio siano i gusti del mio antagonista: la Dunst, partita alla grande con Intervista col vampiro e Il giardino delle vergini suicide, si è persa per strada negli ultimi anni preoccupandosi solo di mostrare le tette - ottime, ma c'è di meglio - alla seconda persona al mondo che la venera come una dea, Lars Von Trier.
Considerato che l'altra è il nostro egomaniaco Coniglione, non so quanto possa essere considerato esempio di sanità mentale consegnare le chiavi del proprio cuore di spettatore ad una come Kirsten.
CANNIBAL KID Persa per strada? A me pare che tu stesso avessi riconosciuto le sue buone interpretazioni in Marie Antoinette e pure in Melancholia e ora ti stia rimangiando tutto. Ma magari è solo la mia mente malata che se lo sta immaginando…
MR. FORD La tua mente è sicuramente malata, e su questo non c'è Dunst che tenga! Detto questo, Marie Antoinette mi era piaciuto come film, ma la buona Kirsten non fa nulla per essere ricordata. Per quanto riguarda Melancholia, invece, l'unica cosa che si può ricordare è appunto il suo seno, dato che il resto del film è una cialtronata immonda.

"Essere finita nella lista di Peppa Kid è più deprimente di una maratona di film di Von Trier."

7. Naomi Watts


CANNIBAL KID Dopo un periodo di gavetta, Naomi Watts viene scelta da David Lynch, e ho detto David Lynch mica James Ford, per il suo Mulholland Drive. Mai scelta fu tanto azzeccata. Il suo volto nuovo, affascinante ma con un che di inquietante allo stesso tempo, è perfetto. Come si dice nel film: “E’ lei la ragazza.” La sua prova in Mulholland Drive è qualcosa di trascendentale, così come la pellicola, uno dei capolavori fondamentali della nostra epoca. In seguito la Naomi si è confermata con altri ottime parti in The Ring, 21 grammi e Funny Games, mentre negli ultimi anni, nonostante la nomination agli Oscar per The Impossible, mi sembra si sia un pochino spenta. In attesa che arrivi un nuovo David Lynch a riaccendere la fiamma del fuoco (cammina con me, non con Ford).
Interpretazione top: Mulholland Drive
MR. FORD Naomi Watts - ennesimo esempio di figa di legno del genere che tanto pare piacere al nostro Mastro Geppetto Kid -, è stata a mio parere una vera e propria meteora: passati i fasti del meraviglioso Mulholland drive, infatti, per l'aspirante diva si sono aperte le porte per numerose occasioni mai davvero sfruttate - King Kong di Peter Jackson su tutte, tolta la bellissima sequenza del ballo -, e di conseguenza si sono aperte per lei le porte di un viale del tramonto clamorosamente simile a quello che sta percorrendo Pensieri cannibali, passato da iperattivo blog supergiovane intento a discorrere di più argomenti a infighettata confezione impigrita dalla fama e guidata da un nocchiero non più ribelle: un pò come i Misfits, che da Nathan è finita tra le mani di Rudy.
CANNIBAL KID A me sembra che tra Naomi Watts, fresca di nomination agli Oscar, e Pensieri Cannibali, fresco di post strepitosi uno dietro l’altro, l’unico che si è davvero attapirato sei tu, Ford. Sono sicuro che sei un ottimo padre, ma da quando è nato il Fordino la tua recensione più interessante è stata quella di un documentario su Mr. Olympia… Devo dire altro?
MR. FORD Dunque stai ammettendo di aver apprezzato un post realizzato su un documentario costruito attorno a Schwarzy!? Attenzione, che tra un pò finirà che dovrò adottarti come figlio adolescente! Ahahahahah!
CANNIBAL KID Mi sa che tu e Julez state diventando peggio di Brad Pitt e Angelina Jolie…
MR. FORD Dì la verità, che vuoi già chiamarci papà e mamma! Ahahahahahah!

Una foto del backstage della Blog War di Katniss Kid e del bruto Ford.
8. Winona Ryder


CANNIBAL KID Wainona, why not?
Winona Ryder mi piace perché la sua carriera e la sua vita privata sono state sempre segnate da Schegge di follia. Possiede un fascino da ragazza della porta accanto acqua e sapone, eppure allo stesso tempo ha un che di sinistro e dark. Non a caso è diventata musa di Tim Burton in pellicole come Beetlejuice (dove è una teen idola assoluta) e in Edward mani di forbice, ma anche la sua apparizione ne Il cigno nero è alquanto inquietante. Altri ruoli memorabili ce li ha regalati tra gli altri in Dracula, Great Balls of Fire e Giovani, carini e disoccupati. Per chi è cresciuto negli anni ’90 è un’attrice cult, ma dopo il ritorno in grande stile ne Il cigno nero credo che qualche bel ruolo in futuro potrebbe ancora arrivarle. Per lei il canto del cigno è insomma molto lontano, mentre per il sempre più spento daddy Ford è sempre più vicino…
Interpretazione top: Edward mani di forbice
MR. FORD Ricordo che ai tempi del liceo avevo una discreta cotta per Winona Ryder, una delle attrici simbolo degli anni novanta: le sue interpretazioni in Beetlejuice ed Edward mani di forbice l'avevano resa una sorta di musa per tutti gli aspiranti depressi grunge del periodo, ma ricordo che riuscì a colpirmi anche nel sopravvalutato Ragazze interrotte.
Poi, piano piano, il mio entusiasmo per lei si è affievolito proprio come accade per tutte le cose profondamente legate ad un periodo ancora lontano dalla maturità, come i dischi o i film che a sedici anni mi facevano impazzire e che ora mi paiono decisamente superati.
Il buon Cannibale, invece, è rimasto chiuso in una capsula del tempo: dev'essere per questo che appare fuori tempo massimo ben più del vecchio Ford! Ahahahahaha!
CANNIBAL KID Se gli idoli degli anni ’90 sono superati, cosa dire di quei tuoi decrepiti eroi trash degli anni ’80? Già che c’eri non avresti fatto meglio a rimuovere quelli, come ha fatto il resto del mondo?
MR. FORD Ma io sono un eroe trash degli anni '80! Come faccio ad eliminare la mia stessa categoria!?!?
CANNIBAL KID Non preoccuparti che ci penso io, a eliminarla.

"Sono nella lista del Cannibale!? Dici sul serio!? Vuoi che muoro!?"
9. Jodie Foster


CANNIBAL KID Bambina prodigio rivelatasi con Taxi Driver di un certo Martin Scorsese, dopo il primo Oscar vinto per Sotto accusa Jodie Foster diventa Clarice Starling ne Il silenzio degli innocenti e ci regala una delle parti più incredibili nella storia del cinema. I suoi duetti con Anthony Hopkins/Hannibal Lecter, il secondo cannibale più celebre del mondo dopo il sottoscritto, sono una roba da manuale. Una roba che da sola azzera qualunque interpretazioncina fornita dalle pupille fordiane che vedremo domani. Una roba insuperabile anche per se stessa. Da allora in poi ha infatti anche fornito qualche altra buona prova in Contact, Nell, Panic Room, in versione suora nel sottovalutato The Dangerous Lives of Altar Boys, Inside Man, Carnage, etc., però per me resterà sempre Clarice Starling.
Adesso vorrei continuare a parlare di questo straordinaria interpretazione più a lungo, ma sto per avere un vecchio amico per cena stasera. Un certo Ford.
Interpretazione top: Il silenzio degli innocenti
MR. FORD Jodie Foster è l'ennesimo volto da meteora della lista cannibalesca, decisamente meno incisiva di quella che vi attende domani con le ben più pregne - in tutti i sensi - attrici fordiane: partita alla grandissima con Taxi driver, consacrata dall'ottimo Sotto accusa e lanciata nell'Olimpo da Il silenzio degli innocenti, la buona Jodie si è poi persa per strada come se fosse una Mel Gibson al femminile, tanto da arrivare a dirigere lo stesso fosse Mel in una delle pellicole peggiori degli ultimi anni, Mr. Beaver.
Ma non siamo qui a parlare del suo talento dietro la macchina da presa, quindi mi limiterò ad affermare che per la Foster i tempi di Clarice Sterling sono decisamente parte del passato remoto, un pò come Cannibal Kid è ormai un rudere della blogosfera a confronto del troppo potente wrestler Ford.
CANNIBAL KID Meteora Jodie Foster???????
Questa è una delle fordianate più grosse mai sentite! Davvero epocale.
Come si può definire una meteora un’attrice con una carriera, pur tra alti e bassi, notevolissima dagli anni Settanta a oggi, nonché da decenni una delle interpreti più apprezzate di Hollywood, con quattro nomination e due Oscar ricevuti in decadi diverse? Talmente una meteora che ai Golden Globe quest’anno le hanno pure dato il premio alla carriera. Per di più di recente è stata ottima in Carnage di Roman Polanski e sarà anche nel nuovo film del regista di District 9, quindi la sua carriera appare tutt’altro che al termine.
Parla poi di meteore Ford che domani ci proporrà delle attrici appena venute fuori che manco hanno ancora fatto mezzo film decente…
Ford sì dovrebbe stare rinchiuso in un manicomio di massima sicurezza, altroché Hannibal Lecter!
MR. FORD Ti mancava, questo clima da Blog War, vero!? Comunque continuo a ricordarti che Jodie Foster è la mente dietro il da te tanto amato Mr. Beaver. E dovrei aver detto tutto.
CANNIBAL KID Un film non riuscito solo per colpa di un inverosimile Mel Gibson. Con un Robin Williams al suo posto sono convinto non sarebbe stato troppo male. E poi la smetti di insultare i film con Jennifer Lawrence?

L'ex Cannibal Kid era così depresso dopo la batosta ricevuta da Ford che ha mandato i suoi portavoce a parlare con la stampa.

10. Chloe Sevigny


CANNIBAL KID Negli anni ’90 Chloe Sevigny è stata la it girl e paladina assoluta del cinema indie americano. A differenza di tanti altri che poi si sono sputtanati a Hollywood, lei ha poi sempre mantenuto intatta la sua aura alternativa. È anche per questo che la adoro particolarmente. La sua più che una filmografia è un piccolo bignami del meglio cinema indie degli ultimi due decenni, dagli esordi con Kids e Gummo, ai ruoli in The Last Days of Disco, American Psycho, Boys Don’t Cry, Party Monster, Demonlover, Dogville… Negli ultimi tempi il meglio l’ha invece offerto in tv, in American Horror Story: Asylum ma soprattutto nella serie inglese Hit & Miss, dove si è dimostrata un’attrice superlativa. Oltre che un’icona cannibale.
Ma so già che per quel commercialone di Ford sarà troppo radical-chic…
Interpretazioni top: Kids, Hit & Miss
MR. FORD Chloe Sevigny, più che radical chic, mi è sempre parsa una di quelle attrici buone giusto per chi pensa che l'alternativismo riesca a dare spessore e profondità ad un film - o a una serie - senza bisogno d'altro: peccato che la maggior parte dei titoli che hanno visto la ragazza brillare siano in realtà robetta da poco o molto sopravvalutata - The last days of disco, Boys don't cry -, certamente non destinati a fare la storia del Cinema e renderla un'icona dello stesso. Come Peppa Kid, che vorrebbe tanto essere un'icona per tutti voi, ed invece finisce sempre per risultare una sorta di richiamo vivente da bottigliate.
CANNIBAL KID Ma stai zitto, Ford. Che lo so che in gran segreto dopo Sylvester Stallone, Schwarzenegger, Kid Rock e i Kiss la tua icona di riferimento sono io. Certo, con una compagnia del genere non mi sento molto sicuro per la mia incolumità fisica…

"Dite che funziona come imitazione del Coniglione!?"

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