Regia: Woody Allen
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 97'
Anno: 2014
Durata: 97'
La trama (con parole mie): Stanley, illusionista tra i migliori al mondo sul finire degli anni venti, viene contattato da un suo vecchio compagno, eterno secondo nell'esercizio della professione di mago rispetto a lui, in modo che si rechi al suo fianco nel Sud della Francia, dove una giovanissima medium americana pare stia circuendo un'agiata famiglia nonchè l'erede della fortuna della stessa.
L'uomo, cinico e misogino, accetta l'invito stimolato dalla sfida di poter smascherare l'ennesima truffatrice e dal suo approccio alla vita, assolutamente razionale e distaccato: quando, però, Sophie farà breccia nel suo cuore, le regole del confronto cambieranno, e Stanley si ritroverà a far fronte non solo alla tempesta dei sentimenti, ma anche e soprattutto ad un approccio con il mondo, la vita e la morte decisamente diverso da quello tenuto nel corso della sua intera esistenza.
Sophie si rivelerà davvero in grado di comunicare con gli spiriti? E vinceranno i sentimenti, o la ragione?
Personalmente, non sono mai stato in guerra allo stesso modo di alcuni - appassionati compresi - con Woody Allen, così come non ho mai pensato fosse il Maestro indiscusso che altri dichiaravano incondizionatamente fosse: ho sempre pensato che il vecchio Woody avesse regalato grandissime perle alla settima arte senza, di fatto, aver mai centrato il bersaglio grosso, scivolando soprattutto negli ultimi anni spesso e volentieri spinto da una sorta di ingordigia cinematografica - penso sia rimasto l'unico tra i grandi registi a far uscire un titolo a stagione - capace di regalare al pubblico schifezze come Vicky, Christina Barcelona o Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni, senza contare To Rome with love, forse il punto più basso della carriera del regista.
E' altrettanto vero, però, che con Match point o Midnight in Paris Allen è stato senza dubbio protagonista di prove clamorose, in grado di riportare anche i fan più hardcore ai tempi d'oro della sua produzione: Magic in the moonlight, sua ultima fatica, sinceramente non partiva con il piede giusto, qui al Saloon.
Colin Firth è uno degli attori meno sopportati a questo bancone, l'idea dell'ennesima commedia romantica dai ritmi blandi lontana dagli indimenticabili Io e Annie o Manhattan non faceva che rendermi nervoso, così come il fatto che tutto potesse suonare come una robetta da camera per vecchie signore all'ora del the.
Fortunatamente per il sottoscritto, archiviata la visione posso dirmi sorpreso in positivo, così come affermare che gli anni venti ed affini e le loro ambientazioni - Accordi e disaccordi, Ombre e nebbia, Scoop - non facciano altro che un gran bene a Woody, che senza eccedere o strafare confeziona un titolo garbato e piacevole, una commedia romantica all'interno della quale sono scandagliati i massimi sistemi senza che gli stessi siano presi o troppo alla leggera o caricati di un peso eccessivo: e perfino il tanto detestato Firth, grazie ad un personaggio antipatico quanto vulnerabile, razionale e preciso quanto preda degli istinti, si conferma una scelta azzeccata, funziona così come una davvero imbruttita Emma Stone, che comunque resta uno dei volti più interessanti che si possano sponsorizzare tra le giovani attrici USA.
L'idea del confronto tra l'idea dell'amore e l'applicazione alla vita dello stesso - ben incarnate dai rapporti tra Stanley e Sophie così come da quello dello stesso illusionista con la fidanzata storica - è ben orchestrata e decisamente profonda, così come il continuo schierarsi del protagonista contro l'illusione e l'illusionarietà dei sentimenti, colpevoli di rendere felici così come di complicare senza possibilità di appello la vita di chiunque decida di abbracciarli.
Da istintivo cronico, trovo possa essere davvero limitante vivere un'esistenza lontano da ogni tipo di sentimento o passione, pur se allo scopo di preservarsi e mantenere un logico e sensato equilibrio, eppure nel corso della visione non sono riuscito a non parteggiare per Stanley, messo all'angolo da una trama più complessa di quanto non si possa credere e pronto ad una ribalta - culminata con il colpo di scena della rivelazione del ruolo di Sophie - capace di aprire la strada al confronto con la zia, senza dubbio il charachter più interessante della pellicola e, forse, specchio delle opinioni dello stesso regista, pronto a lasciarsi andare alla magia dell'amore - e a farsi ingannare da essa - quanto a comprendere l'insensatezza insita per Natura nelle scelte di cuore.
Del resto, se non fossimo passionali non avrebbe senso neppure l'illusionismo.
Così come molte altre cose che danno colore e significato ad esistenze altrimenti piatte, noiose e grigie, fatte di stonatissime serenate eseguite con l'ukulele.
Le stelle non sono certo messe dove sono perchè noi le si stia ad ammirare estasiati, quanto per qualche legge fisica e casualità cosmica: eppure guardarle pensandole tutte come desideri inespressi o realizzati finisce per renderle decisamente più brillanti.
E dovremmo davvero ringraziare che sia così.
Un pò come fa Woody Allen con questo suo Magic in the moonlight.
MrFord
"Dancing in the moonlight
everybody's feelin' warm and bright
it's such a fine and natural sight
everybody's dancing in the moonlight."
Van Morrison - "Dancing in the moonlight" -
E' altrettanto vero, però, che con Match point o Midnight in Paris Allen è stato senza dubbio protagonista di prove clamorose, in grado di riportare anche i fan più hardcore ai tempi d'oro della sua produzione: Magic in the moonlight, sua ultima fatica, sinceramente non partiva con il piede giusto, qui al Saloon.
Colin Firth è uno degli attori meno sopportati a questo bancone, l'idea dell'ennesima commedia romantica dai ritmi blandi lontana dagli indimenticabili Io e Annie o Manhattan non faceva che rendermi nervoso, così come il fatto che tutto potesse suonare come una robetta da camera per vecchie signore all'ora del the.
Fortunatamente per il sottoscritto, archiviata la visione posso dirmi sorpreso in positivo, così come affermare che gli anni venti ed affini e le loro ambientazioni - Accordi e disaccordi, Ombre e nebbia, Scoop - non facciano altro che un gran bene a Woody, che senza eccedere o strafare confeziona un titolo garbato e piacevole, una commedia romantica all'interno della quale sono scandagliati i massimi sistemi senza che gli stessi siano presi o troppo alla leggera o caricati di un peso eccessivo: e perfino il tanto detestato Firth, grazie ad un personaggio antipatico quanto vulnerabile, razionale e preciso quanto preda degli istinti, si conferma una scelta azzeccata, funziona così come una davvero imbruttita Emma Stone, che comunque resta uno dei volti più interessanti che si possano sponsorizzare tra le giovani attrici USA.
L'idea del confronto tra l'idea dell'amore e l'applicazione alla vita dello stesso - ben incarnate dai rapporti tra Stanley e Sophie così come da quello dello stesso illusionista con la fidanzata storica - è ben orchestrata e decisamente profonda, così come il continuo schierarsi del protagonista contro l'illusione e l'illusionarietà dei sentimenti, colpevoli di rendere felici così come di complicare senza possibilità di appello la vita di chiunque decida di abbracciarli.
Da istintivo cronico, trovo possa essere davvero limitante vivere un'esistenza lontano da ogni tipo di sentimento o passione, pur se allo scopo di preservarsi e mantenere un logico e sensato equilibrio, eppure nel corso della visione non sono riuscito a non parteggiare per Stanley, messo all'angolo da una trama più complessa di quanto non si possa credere e pronto ad una ribalta - culminata con il colpo di scena della rivelazione del ruolo di Sophie - capace di aprire la strada al confronto con la zia, senza dubbio il charachter più interessante della pellicola e, forse, specchio delle opinioni dello stesso regista, pronto a lasciarsi andare alla magia dell'amore - e a farsi ingannare da essa - quanto a comprendere l'insensatezza insita per Natura nelle scelte di cuore.
Del resto, se non fossimo passionali non avrebbe senso neppure l'illusionismo.
Così come molte altre cose che danno colore e significato ad esistenze altrimenti piatte, noiose e grigie, fatte di stonatissime serenate eseguite con l'ukulele.
Le stelle non sono certo messe dove sono perchè noi le si stia ad ammirare estasiati, quanto per qualche legge fisica e casualità cosmica: eppure guardarle pensandole tutte come desideri inespressi o realizzati finisce per renderle decisamente più brillanti.
E dovremmo davvero ringraziare che sia così.
Un pò come fa Woody Allen con questo suo Magic in the moonlight.
MrFord
"Dancing in the moonlight
everybody's feelin' warm and bright
it's such a fine and natural sight
everybody's dancing in the moonlight."
Van Morrison - "Dancing in the moonlight" -
In questi giorni siamo destinati a scontrarci. Questo mi ha irritato di più de "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni".
RispondiEliminaPiù di quella schifezza!?
EliminaImpossibile! ;)
i film di W. Allen durano un cazzo. anche Midnight in Paris stessa roba
RispondiEliminaBeh, l'importante è che dicano qualcosa, a prescindere dalla durata! ;)
Eliminagià sai. con meno entusiasmo, ma mi piacque
RispondiEliminaIo non mi ci sono strappato i capelli, ma è stato sicuramente piacevole. :)
Eliminae io che speravo che qualche bottigliatina gliela davi...invece...io l'ho trovato abbastanza inconsistente ma mi aveva irritato parecchio anche Midnight in Paris...
RispondiEliminaIo invece l'ho trovato una specie di fratellino minore di Midnight in Paris, un pò come lo era stato Scoop per Match point.
Eliminasu woody, su colin firth e su questo film siamo sostanzialmente d'accordo...
RispondiEliminase non è magia questa, cosa lo è? :)
Effettivamente, una magia di quelle che capitano una volta l'anno, in pieno stile natalizio! ;)
Eliminaprima o poi lo recupererò, che un po' mi incuriosisce.
RispondiEliminaE' una visione piacevole e garbata, anche nell'approfondire i massimi sistemi. Niente di rivoluzionario, ma molto carino.
EliminaGradevole. Lo guardi, ti fa star bene, e poi te ne dimentichi. Certo, confronto a "Vicky...", "To Rome With Love" e balle varie è un capolavoro ;)
RispondiEliminaInvece "Match Point" è il miglior Allen del 2000.
Concordo in tutto e per tutto. :)
EliminaUn Woody un po' minore per me, piacevole e sempre una delizia da vedere per i suoi dialoghi, ma a cui manca una punta di forza per fare davvero centro.
RispondiEliminaFirth, in ogni caso, non è la sua incarnazione più riuscita, meglio era andata con la Blanchett e con Wilson.
Senza dubbio non siamo di fronte ad un film indimenticabile, ma è altrettanto certo che sia piacevole e più profondo di quanto non si pensi.
EliminaNon mi è dispiaciuto, ma vedo un Woody Allen sempre più stanco e vecchio.
RispondiEliminaChe Woody non sia più quello dei tempi migliori è indubbio, eppure questo film mi è parso molto piacevole.
EliminaDi Allen mi piacciono solo i film vecchi,avevo provato a guardare Match Point e Scoop,ma non sono riuscita a finire nessuno dei due..mi sa che salto anche questo,visto che lo immagino sul genere!
RispondiEliminaE pensare che Match point è uno dei film più celebrati della sua carriera!
Eliminanon sono riuscita a finire neppure scoop,che aveva dentro il mio adorato HJ....tutti e due troppo lenti,verbosi,con questa Johansson nevrotica che sparava mille parole al secondo... i film fino agli '80 sì,eccome,ma dopo per me WA ha smesso di esistere XD
Elimina*comincia a scappare per non essere presa a bottigliate*
EliminaPer questa volta niente bottigliate: Woody Allen produce reazioni di questo genere spesso e volentieri! ;)
Elimina...sei sempre troppo stitico con i film che adoro io...
RispondiEliminaChe posso dirti!? Sono un giudice appassionato e severo! ;)
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