Regia: Hossein Amini
Origine: UK, Francia, USA
Anno: 2014
Durata: 96'
Anno: 2014
Durata: 96'
La trama (con parole mie): siamo in Grecia, nel pieno degli anni sessanta, e Rydal, giovane americano in fuga dalla famiglia e dal padre, sbarca il lunario raggirando turisti troppo ammaliati dal suo approccio. Quando la strada del giovane incrocia quella di Chester e Colette McFarland, la furba guida pensa di essere di fronte all'ennesima coppia da circuire facilmente: quello che non sa è che Chester, molto più vecchio di Colette, è un uomo dal passato misterioso ed in pericolo per aver sottratto fondi a pericolosi personaggi pronti a sguinzagliare sulle tracce della coppia uomini pronti a tutto per recuperare il maltolto.
Testimone di uno scontro tra lo stesso Chester ed uno di questi, Rydal è costretto ad elaborare un piano di fuga dei coniugi dalla Grecia, e a riparare momentaneamente con loro a Creta: lungo le strade dell'isola ellenica la tensione salirà tra i tre fino a diventare insostenibile.
Esistono film innovativi, altri superati, altri ancora invecchiati male.
Ed alcuni giunti inesorabilmente fuori tempo massimo, un pò come una canzone degna di un tormentone estivo portata alla ribalta all'inizio dell'autunno.
Ed alcuni giunti inesorabilmente fuori tempo massimo, un pò come una canzone degna di un tormentone estivo portata alla ribalta all'inizio dell'autunno.
I due volti di gennaio è senza dubbio un esponente di quest'ultima categoria.
Tratto da un romanzo di Patricia Highsmith diretto dall'esordiente dietro la macchina da presa Hossein Amini, interpretato con buona partecipazione da Viggo Mortensen, Kirsten Dunst e Oscar Isaac - che si è rivelato al grande pubblico non troppi mesi fa con A proposito di Davis -, questo thriller arroventato dal sole ellenico non avrebbe sfigurato in sala nei primi anni ottanta, l'epoca dei Polanski memori di cult come Il coltello nell'acqua e delle torbide vicende di coppia legate a doppio filo con misteri, crimine ed inevitabilmente morte: peccato che, con tutta calma, il lavoro del già citato Amini giunge in sala ad Anni Zero ampiamente suonati, presentando una struttura che, senza dubbio, risulterà priva del mordente necessario - alla stragrande maggioranza del pubblico sotto i trenta e probabilmente anche sotto i quaranta - per mantenere alto il livello dell'attenzione e rimanere incollati allo schermo fino alla risoluzione della vicenda.
Personalmente, e rispetto a quelle che erano le aspettative della vigilia, invece, ho trovato questo film decisamente in grado di portare a casa il suo - benchè minimo - risultato di decenza, di intrattenere con uno stile composto ed adulto - ma non per questo noioso - e di farsi apprezzare per l'atmosfera vintage ed ottimamente resa dalla fotografia e dalla cornice delle isole greche, che in passato ho imparato ad amare e conoscere percorrendole in lungo e in largo - pur facendomi scappare Creta, teatro delle vicende qui narrate -: un cast azzeccato ed una trama che mescola crime e thriller classico hanno fatto il resto insieme alle riflessioni legate ai rapporti tra padri e figli, una tematica che da sempre è in grado di toccare corde sensibili dell'animo di questo vecchio cowboy.
L'evoluzione del rapporto tra Chester/Mortensen e Rydal/Isaac, in questo senso, finisce per diventare decisamente più interessante di quello dei due personaggi maschili con Colette, ago della bilancia meno innocente ed incapace di influenzare i destini della fuga dell'insolito terzetto di quanto non possa apparire ad un'occhiata superficiale: i trascorsi irrisolti di Rydal con il padre e l'atteggiamento severo ed al contempo complice di Chester finiscono dunque per intrecciarsi in un gioco al massacro più mentale - o sentimentale - che non fisico - pur non risparmiandosi gli scontri -, pronto a colpire nel profondo entrambi i personaggi, dal giovane truffatore dal fascino intellettuale al maturo e deciso uomo d'affari che pare sempre sapere quello che vuole.
Riletto in questi termini pare dunque che I due volti di gennaio sia stata una sorpresa più che lieta, in casa Ford, ed un titolo che la penuria di questo scellerato periodo ha finito per innalzare al di sopra della media: e da un lato è inesorabilmente così, considerate le delusioni, i mattonazzi e le schifezze senza arte nè parte che mi sono dovuto sciroppare in questo inizio autunno.
Eppure, ed in tutta onestà, occorre anche ammettere di essere di fronte ad un titolo privo della scintilla e del mordente necessari per compiere il passo decisivo che porta una pellicola d'intrattenimento pomeridiano ad un cult - grande o piccolo che sia - da prima serata: l'opera di Amini è onesta ma patinata, avvincente quanto troppo dilatata, seducente eppure inesorabilmente fredda.
In un certo senso, perdersi tra le ombre e le luci de I due volti di gennaio è un pò come rimanere pericolosamente in bilico tra Chester e Rydal, entrambi a loro modo innamorati di Colette e decisi a superare un confine che potrebbe cambiare radicalmente - e per sempre - la loro vita.
Del resto, nella lotta tra padri e figli difficilmente si conosce un vincitore: questione di generazioni, tempi, errori e consigli dati e ricevuti - oppure no - da una parte e dall'altra.
Ma a volte, è troppo facile rifugiarsi nel mezzo: suona quasi come tentare una fuga disperata senza passaporto. Prima o poi, i nodi verranno al pettine.
E non ci saranno soldi, amori o sogni a portarci oltre la parola fine.
MrFord
"People try to put us d-down (talkin' 'bout my generation)
just because we g-g-get around (talkin' 'bout my generation)
things they do look awful c-c-cold (talkin' 'bout my generation)
yeah, I hope I die before I get old (talkin' 'bout my generation)".
just because we g-g-get around (talkin' 'bout my generation)
things they do look awful c-c-cold (talkin' 'bout my generation)
yeah, I hope I die before I get old (talkin' 'bout my generation)".
The Who - "My generation" -
Il regista poi è lo sceneggiatore di "Drive", quindi un po' ero curioso.
RispondiEliminaPoi ho pensato che i merito di quel film è principalmente la regia e che Amini aveva sceneggiato anche "Biancaneve e il cacciatore", quindi l'interesse è un po' scemato...
Sembra che ho fatto bene.
In realtà si fa guardare meglio di tanta altra robetta di questo periodo.
Eliminapensavo che fosse il peggio del peggio, degno di sonore bottigliate e invece,,,,
RispondiEliminaNo, è un film di medio calibro che non lascia il segno ma si lascia guardare.
Eliminase tu scrivi che è un film giunto fuori tempo massimo, per me risulterà preistorico...
RispondiEliminae se tu scrivi che non è noioso, io so già che mi addormenterò :)
Chissà!? Magari invece ti basta la schiena della Dunst per sparare fuori un otto! ;)
EliminaMi sarei aspettato qualche bottigliata... l'eleganza impeccabile e la camicia bianca di Viggo dopo una notte passata a sbronzarsi e dormire su una panchina!
RispondiEliminaA parte questo concordo: fuori tempo massimo, oltre che noioso.
E' vero comunque: inizio autunno scialbo. Forse stasera vado al cinema a vedere Class Enemy. Qui sì ho qualche aspettativa.
Io, comunque, l'ho trovato decisamente migliore di molte altre cose uscite di recente. Poi, che non sia un filmone è fuor di dubbio.
EliminaVisto ieri, noiosetto e senza mordente. Poi il finale doveva essere più cattivo per meritarsi l'appellativo di thriller, meno male a questo punto che mi son perso il romanzo :D
RispondiEliminaEffettivamente manca di carattere, ma in giro, purtroppo per noi, ci sono cose decisamente peggiori!
EliminaMi ha diluso!
RispondiEliminaIo mi aspettavo molto peggio, dunque mi è andata bene, da un certo punto di vista! ;)
EliminaNella mia flop ten del 2014. Non dico altro, parlerà la mia recensione a suon di bottigliate ;)
RispondiEliminaDirei che allora ti è andata bene, in quanto a flop!
EliminaIo ho visto cose che fanno sembrare questo una meraviglia! :)