Regia: Laurent Cantet
Origine: Francia, Canada
Anno: 2012
Durata: 143'
Durata: 143'
La trama (con parole mie): siamo nel pieno degli anni cinquanta della "gioventù bruciata" nel cuore dello Stato di New York, quando un gruppo di ragazze guidate dall'intraprendente, idealista e ribelle Legs decide di dare vita ad una vera e propria banda pronta a dare del filo da torcere ai figli del consumismo e agli uomini, loro perenni nemici.
Le giovani, forti della loro alleanza, danno inizio ad una serie di atti di rivolta progettati per sconvolgere lo status quo della società di allora, senza badare al fatto che alcuni degli stessi possano portarle al di fuori della Legge.
Quando Legs finisce in un istituto correzionale e le sue compagne si trovano costrette a cercare un lavoro, tutto pare naufragare, ma il ritorno della leader porterà le Foxfire ad un nuovo, e più pericoloso, livello: la crescita e la vita condurranno le ragazze a destini e scelte profondamente diverse le une dalle altre.
Le giovani, forti della loro alleanza, danno inizio ad una serie di atti di rivolta progettati per sconvolgere lo status quo della società di allora, senza badare al fatto che alcuni degli stessi possano portarle al di fuori della Legge.
Quando Legs finisce in un istituto correzionale e le sue compagne si trovano costrette a cercare un lavoro, tutto pare naufragare, ma il ritorno della leader porterà le Foxfire ad un nuovo, e più pericoloso, livello: la crescita e la vita condurranno le ragazze a destini e scelte profondamente diverse le une dalle altre.
Fin dai tempi dell'indimenticabile Jimmy Dean, la generazione dei "rebels without a cause" è stata al centro di un vero e proprio calderone che ha finito per contaminare con le sue eruzioni il Cinema, la Letteratura, l'immaginario pop: gli anni cinquanta, figli di un benessere e di una rinascita legata al riscatto del Dopoguerra, zuccherosi eppure bigotti, hanno senza dubbio regalato grandi speranze tanto quanto illusioni schiacciate dalla paura del diverso, fosse il Comunismo venuto dall'Est e dagli ambienti artistici ed intellettuali o la diversificazione razziale e culturale.
Laurent Cantet, che qualche anno fa lasciò di stucco la Giuria del Festival di Cannes quanto il sottoscritto con il meraviglioso La classe, torna sul grande schermo con un dramma di formazione che vede protagoniste alcune giovani donne pronte a battersi - chi per sentimento, chi per ideale, chi per un amore finito male, come canterebbe De Andrè - per un'evoluzione della vita sociale americana e non solo, anche a costo - o forse, in alcuni casi, proprio per questo - di sacrificare la propria Libertà, incolumità e posizione rispetto alla Legge.
La cosa più interessante del lavoro di Cantet, comunque, non è costituita dai riferimenti al turbamento che avrebbero provocato, entro una decina d'anni, i primi moti di rivolta che sfoceranno nelle grandi rivoluzioni culturali degli anni sessanta e settanta, o l'ottima ricostruzione, quanto la riflessione sui disequilibri di un gruppo di ragazze decisamente troppo giovani per affrontare il mondo pur se convinte di mezzi ed ideali a loro sostegno, presto vittime di egoismi e voglia di sperimentare strade diverse e decisamente non omologanti come tipico dell'adolescenza, uno dei periodi più tumultuosi e scombinati che tutti noi ci troviamo a vivere.
In questo senso è interessante notare come le contraddizioni finiscano per divorare dall'interno il gruppo, destinato alla sconfitta fin dalla prima, esaltante esperienza di rivincita dei suoi membri, vissuti ai margini della società non solo in quanto donne, ma anche figlie degli strati sociali medio-bassi: Cantet, come fece per La classe, si preoccupa molto di delineare i caratteri diversi delle sue protagoniste, e mostra in questo senso una cura ed una passione non comuni, nonostante il risultato finale sia convincente solo in parte, specialmente se confrontato con il dirompente precedente: la stessa Legs, leader e trascinatrice del gruppo, ed il suo rimbalzare tra la volontà di una rivolta che la porterà, una volta adulta, a battersi accanto a Castro - e, presumibilmente, al Che, a Cuba - al fascino esercitato dalla giovane volontaria conosciuta nel centro di detenzione e dalla meraviglia di fronte alla ricchezza della famiglia di quest'ultima, così come il rapporto conflittuale con la violenza, è simbolo perfetto di quanto instabili e fragili fossero queste giovani pioniere del femminismo, che come molte prima e dopo di loro cercarono di sacrificare tutto - forse troppo, a volte - affinchè potesse essere riconosciuto il posto che spettava ad ognuna, senza dover lottare anche soltanto per sperare di mettere il naso oltre i fornelli in una società maschiocentrica prima ancora che consumista e lontana dagli ideali - spesso e volentieri, comunque, distorti e settari - del Comunismo.
Un esperimento ed una storia, dunque, sentiti, profondi ed interessanti, ma al contempo incompleti e non ancora maturi come le loro protagoniste: peccato per Cantet, che aveva tra le mani la possibilità di portare ancora più in alto la riflessione del suo lavoro migliore, e che ha finito per farsi imprigionare dalla stessa passione che finì per bruciare le Foxfire.
Ma a volte va bene anche così: in fondo, senza scottarsi, si finisce per non avere l'esperienza e la forza di raccontare una grande storia.
Pur se imperfetta.
Laurent Cantet, che qualche anno fa lasciò di stucco la Giuria del Festival di Cannes quanto il sottoscritto con il meraviglioso La classe, torna sul grande schermo con un dramma di formazione che vede protagoniste alcune giovani donne pronte a battersi - chi per sentimento, chi per ideale, chi per un amore finito male, come canterebbe De Andrè - per un'evoluzione della vita sociale americana e non solo, anche a costo - o forse, in alcuni casi, proprio per questo - di sacrificare la propria Libertà, incolumità e posizione rispetto alla Legge.
La cosa più interessante del lavoro di Cantet, comunque, non è costituita dai riferimenti al turbamento che avrebbero provocato, entro una decina d'anni, i primi moti di rivolta che sfoceranno nelle grandi rivoluzioni culturali degli anni sessanta e settanta, o l'ottima ricostruzione, quanto la riflessione sui disequilibri di un gruppo di ragazze decisamente troppo giovani per affrontare il mondo pur se convinte di mezzi ed ideali a loro sostegno, presto vittime di egoismi e voglia di sperimentare strade diverse e decisamente non omologanti come tipico dell'adolescenza, uno dei periodi più tumultuosi e scombinati che tutti noi ci troviamo a vivere.
In questo senso è interessante notare come le contraddizioni finiscano per divorare dall'interno il gruppo, destinato alla sconfitta fin dalla prima, esaltante esperienza di rivincita dei suoi membri, vissuti ai margini della società non solo in quanto donne, ma anche figlie degli strati sociali medio-bassi: Cantet, come fece per La classe, si preoccupa molto di delineare i caratteri diversi delle sue protagoniste, e mostra in questo senso una cura ed una passione non comuni, nonostante il risultato finale sia convincente solo in parte, specialmente se confrontato con il dirompente precedente: la stessa Legs, leader e trascinatrice del gruppo, ed il suo rimbalzare tra la volontà di una rivolta che la porterà, una volta adulta, a battersi accanto a Castro - e, presumibilmente, al Che, a Cuba - al fascino esercitato dalla giovane volontaria conosciuta nel centro di detenzione e dalla meraviglia di fronte alla ricchezza della famiglia di quest'ultima, così come il rapporto conflittuale con la violenza, è simbolo perfetto di quanto instabili e fragili fossero queste giovani pioniere del femminismo, che come molte prima e dopo di loro cercarono di sacrificare tutto - forse troppo, a volte - affinchè potesse essere riconosciuto il posto che spettava ad ognuna, senza dover lottare anche soltanto per sperare di mettere il naso oltre i fornelli in una società maschiocentrica prima ancora che consumista e lontana dagli ideali - spesso e volentieri, comunque, distorti e settari - del Comunismo.
Un esperimento ed una storia, dunque, sentiti, profondi ed interessanti, ma al contempo incompleti e non ancora maturi come le loro protagoniste: peccato per Cantet, che aveva tra le mani la possibilità di portare ancora più in alto la riflessione del suo lavoro migliore, e che ha finito per farsi imprigionare dalla stessa passione che finì per bruciare le Foxfire.
Ma a volte va bene anche così: in fondo, senza scottarsi, si finisce per non avere l'esperienza e la forza di raccontare una grande storia.
Pur se imperfetta.
MrFord
"We had to fight to be accepted
it wasn't right and I protested
for hangin' out we got arrested
every day life in the city."
it wasn't right and I protested
for hangin' out we got arrested
every day life in the city."
Kiss - "Hard times" -
non il miglior Cantet, regista che amo moltissimo, ma è sempre un ottimo film...
RispondiEliminaConcordo: non il suo migliore, ma comunque buono.
EliminaE io che dal titolo mi aspettavo un porno...
RispondiEliminaDa segnare, comunque, anche perché "La classe", nonostante il gran parlare che se ne era fatto intorno, non l'ho mai visto.
Effettivamente il titolo non avrebbe sfigurato su un porno. ;)
EliminaLa classe stupendo, recuperalo!
per me un film parecchio deludente e, soprattutto, parecchio noioso.
RispondiEliminanon mi stupisce quindi che a te, caro vecchio mr. boring, sia piaciuto :)
Addirittura parecchio deludente? Stai proprio tornando il vecchio, incompetente Peppa Kid. ;)
EliminaNon mi ispirs
RispondiEliminaIspira
EliminaSe non l'hai visto, di Cantet recupera però assolutamente La classe.
Eliminala trama mi ha incuriosito dalle prime righe, e dopo che m'hai ricordato che Cantet è il regista de La classe, che ai suoi tempi è stato una deliziosa scoperta da cineforum estivo, mi hai abbastanza convinto a recuperarlo :)
RispondiEliminaNon é La classe, ma una visione la vale, eccome.
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