Regia: Gregg Araki
Origine: Usa
Anno: 2010
Durata: 86'
La trama (con parole mie): Smith, diciottenne fresco di college, si avvicina all'esperienza di quelli che saranno anni di sesso, droga e divertimento con qualche esame attorno perseguitato da un sogno in cui si trova all'interno di un corridoio che lo conduce ad una porta misteriosa, spinto dall'amica Stella e da due misteriose ragazze.
I giorni passano, e agli incontri sessuali apparentemente occasionali e alle feste cominciano ad alternarsi momenti inquietanti legati al passato dello stesso Smith, a suo padre, a misteriosi uomini mascherati e ai poteri più o meno latenti che alcuni studenti manifestano.
Un viaggio delirante ed esplosivo alla ricerca della salvezza non soltanto della propria mente, ma anche - e addirittura - del mondo intero.
Gregg Araki è davvero un tipo strano.
Che i suoi film fossero un concentrato di talento e follia lo sapevo già da tempo, eppure mai, a mio parere, il pittoresco autore aveva osato - o sconfinato? O giocato? - come in questo Kaboom.
Neanche fossimo nel più torbido ed improvvisato dei film di Takashi Miike - in qualche modo, l'opera di Araki mi ha ricordato l'ancor più folle Gozu -, dalla prima inquadratura all'incredibile, più che grottesco finale rimaniamo invischiati nella ragnatela di sentimenti, scopate, sogni, colori e chi più ne ha più ne metta del giovane Smith, Virgilio inconsapevole in questo assurdo viaggio verso una Fine - nel senso non cinematografico del termine - che, più che apocalittica, appare l'esplosione di un trip neanche ci fossimo calati un acido prima di schiaffarci i meravigliosi titoli di testa di Enter the void o la sequenza del viaggio in 2001.
Probabilmente c'è chi si sarebbe aspettato di vedermi bottigliare selvaggiamente quella che ha tutte le caratteristiche per essere etichettata come una vuota e pretenziosa opera da radical chic senza speranza, confusa e a tratti così improvvisata da rischiare di risultare potenzialmente irritante, e invece sono qui a difendere un film certamente incompleto, assolutamente criticabile eppure a suo modo irresistibile, divertente e divertito, autoironico e clamorosamente kitsch, tanto da divenire un piccolo cult nel suo essere inesorabilmente trash, dal gusto per l'immagine ai colori saturi, passando attraverso personaggi al limite del ridicolo involontario come Thor o Hunter, che già dai nomi risultano essere tutto un programma.
Per quanto, dunque, mi sarei sicuramente divertito a bersagliare l'ennesimo cult del mio antagonista Cannibale, devo ammettere di essere rimasto sinceramente colpito dal lavoro di Araki, che seppur lontano dai fasti di Mysterious Skin riesce a regalare al suo pubblico una pellicola da non prendere assolutamente sul serio, ma da gustare e godersi come la storia di una sera, senza pensare troppo alle conseguenze, pena il rischio di finire intrappolati in una relazione in pieno stile Attrazione fatale con una strega pronta a perseguitarci notte e giorno neanche fossimo nel peggiore dei teen horror.
Abbandonando pregiudizi e condizionamenti, dunque, l'epopea di Smith - e London, non dimentichiamola, dato che è il personaggio migliore della storia - risulterà essere una caotica, confusionaria, esplosiva - in tutti i sensi - scoperta, una sbronza di immagini e colori da seratona alcolicissima e non solo neanche fossimo tornati agli anni delle nostre zero responsabilità e pensieri, giovani e molto poco innocenti, perennemente arrapati - fisicamente e mentalmente - e pronti davvero a qualsiasi esperienza.
Che poi, più o meno, è anche quello che ci si riscopre essere con il passare del tempo, quando si viene stimolati nel modo giusto.
E Kaboom, senza dubbio, il modo giusto pare proprio averlo trovato.
Sempre che siate disposti a spogliarvi delle vostre convinzioni ed accettare il suo contrappasso.
Che i suoi film fossero un concentrato di talento e follia lo sapevo già da tempo, eppure mai, a mio parere, il pittoresco autore aveva osato - o sconfinato? O giocato? - come in questo Kaboom.
Neanche fossimo nel più torbido ed improvvisato dei film di Takashi Miike - in qualche modo, l'opera di Araki mi ha ricordato l'ancor più folle Gozu -, dalla prima inquadratura all'incredibile, più che grottesco finale rimaniamo invischiati nella ragnatela di sentimenti, scopate, sogni, colori e chi più ne ha più ne metta del giovane Smith, Virgilio inconsapevole in questo assurdo viaggio verso una Fine - nel senso non cinematografico del termine - che, più che apocalittica, appare l'esplosione di un trip neanche ci fossimo calati un acido prima di schiaffarci i meravigliosi titoli di testa di Enter the void o la sequenza del viaggio in 2001.
Probabilmente c'è chi si sarebbe aspettato di vedermi bottigliare selvaggiamente quella che ha tutte le caratteristiche per essere etichettata come una vuota e pretenziosa opera da radical chic senza speranza, confusa e a tratti così improvvisata da rischiare di risultare potenzialmente irritante, e invece sono qui a difendere un film certamente incompleto, assolutamente criticabile eppure a suo modo irresistibile, divertente e divertito, autoironico e clamorosamente kitsch, tanto da divenire un piccolo cult nel suo essere inesorabilmente trash, dal gusto per l'immagine ai colori saturi, passando attraverso personaggi al limite del ridicolo involontario come Thor o Hunter, che già dai nomi risultano essere tutto un programma.
Per quanto, dunque, mi sarei sicuramente divertito a bersagliare l'ennesimo cult del mio antagonista Cannibale, devo ammettere di essere rimasto sinceramente colpito dal lavoro di Araki, che seppur lontano dai fasti di Mysterious Skin riesce a regalare al suo pubblico una pellicola da non prendere assolutamente sul serio, ma da gustare e godersi come la storia di una sera, senza pensare troppo alle conseguenze, pena il rischio di finire intrappolati in una relazione in pieno stile Attrazione fatale con una strega pronta a perseguitarci notte e giorno neanche fossimo nel peggiore dei teen horror.
Abbandonando pregiudizi e condizionamenti, dunque, l'epopea di Smith - e London, non dimentichiamola, dato che è il personaggio migliore della storia - risulterà essere una caotica, confusionaria, esplosiva - in tutti i sensi - scoperta, una sbronza di immagini e colori da seratona alcolicissima e non solo neanche fossimo tornati agli anni delle nostre zero responsabilità e pensieri, giovani e molto poco innocenti, perennemente arrapati - fisicamente e mentalmente - e pronti davvero a qualsiasi esperienza.
Che poi, più o meno, è anche quello che ci si riscopre essere con il passare del tempo, quando si viene stimolati nel modo giusto.
E Kaboom, senza dubbio, il modo giusto pare proprio averlo trovato.
Sempre che siate disposti a spogliarvi delle vostre convinzioni ed accettare il suo contrappasso.
MrFord
"You shower me with lullabies
as you're walking away
reminds me that it's killing time
on this fateful day
see you at the bitter end."
as you're walking away
reminds me that it's killing time
on this fateful day
see you at the bitter end."
Placebo - "The bitter end" -
clamoroso al cibali!
RispondiEliminaquesto non mi aspettavo davvero ti sarebbe piaciuto, anche perché in pochi sono riusciti a cogliere la geniale follia del kaboom.
a questo punto il futuro delle nostre blog wars è sempre più seriamente in pericolo ahahah :)
Cannibale, anche io sono rimasto stupito.
EliminaSperavo nell'ennesimo scontro, e invece mi sono divertito, e non poco! ;)
Comunque, ho già in mente un'idea che potrebbe far rifiorire le Blog Wars! Ti dirò in questi giorni!
Pochi film mi hanno fatta ridere a crepapelle come il finale di questo. L'ho trovato assolutamente geniale, si passa volentieri sopra ai difetti in questo caso.
RispondiEliminaJoy, concordo in pieno. Io mi sono divertito un sacco.
EliminaSarò ottusa, dull e quant'altro ma benchè tu abbia creato un bel pacchetto, a me sembra contenga una c....ata pazzesca
RispondiElimina(scusa il francesismo fantozziano).
Irriverent, tranquilla.
EliminaQui puoi essere scurrile quanto vuoi! :)
Ti dirò, potrà sembrare una cagatona cosmica, e invece è divertente come poche altre cose viste di recente.
Se ti capita, e sei in vena di un bel trip, guardalo!
Questo film mi potrebbe piacere, sì sì, ne sono sempre più convinta! :D
RispondiEliminaAllora recuperalo al volo!
EliminaAvevo trovato la parte finale leggermente inferiore a tutto il resto del film, ma era piaciuto anche a me. Mette insieme diversi generi creando una specie di B movie davvero affascinante. ;)
RispondiEliminaOttimista, concordo in pieno.
EliminaHa centrato la filosofia del b-movie in pieno.
Bah a me Araki non ha mai convinto molto. Troppo intellettualistico. L'unico suo film bello (anzi bellissimo) è il meno arakiano di tutti: Smiley Face. Stesso discorso che faccio per Lynch tra l'altro... (parlo di Una Storia Vera ovviamente).
RispondiEliminaAntonio, secondo me questo è tutto il contrario che radical chic o intellettualistico.
EliminaAnzi, mi è parso scanzonato e divertente.
E te lo dico da prevenuto. ;)