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martedì 27 febbraio 2018

Il filo nascosto - The phantom thread (Paul Thomas Anderson, USA, 2017, 130')




Paul Thomas Anderson è da sempre considerato uno degli autori di punta del Cinema americano, qui al Saloon: fatta eccezione per Sidney, primo film che ancora manca all'appello, il resto delle sue pellicole è passato almeno una volta su questi schermi, e in alcuni casi - Boogie nights, Magnolia, Vizio di forma - il suo lavoro è e sarà considerato fino alla fine dei tempi assolutamente cult.
Personalmente, non avevo grosse aspettative rispetto a questo Il filo nascosto: questioni tecniche a parte, l'idea di portare sullo schermo la vicenda di un complicato e maniacale stilista e sarto nella Londra degli anni cinquanta non era esattamente quello che potevo sperare per alimentare l'hype della vigilia, in barba alle sei nominations agli Oscar ed al favore quasi unanime della critica oltreoceano.
E, devo ammetterlo, per una buona metà della visione ho sentito il tintinnare delle bottigliate scaldarmi le mani e la testa: al contrario dello scorso anno, infatti, quando alla lotta per la statuetta assegnata al miglior film si contendevano i pronostici della vigilia film come Arrival, La la land e Moonlight, questo duemiladiciotto riserva al pubblico prodotti che, per quanto realizzati impeccabilmente, non fanno altro che mostrare la mancanza di registi ed autori della necessità di raccontare davvero una storia, finendo per fare sfoggio di qualità e stile senza riuscire a coinvolgere il pubblico.
In questo senso, The phantom thread soffre per due terzi della sua durata degli stessi difetti di The Post, quasi Anderson avesse voluto rischiare atteggiandosi a Kubrick - le atmosfere mi hanno ricordato moltissimo Lolita, che pure non è uno tra i miei personali preferiti del Maestro - senza riuscire a bucare lo schermo - ma quando si parla di lui, è quasi ovvio - come il vecchio Stanley: fortunatamente, almeno per quanto mi riguarda, Il filo nascosto si rivela essere una di quelle pellicole da degustare con il tempo, che necessitano, con ogni probabilità, di ben più di una visione, e che ha il potere di rinsaldarsi minuto dopo minuto.
La storia di Alma e Woodcock - due personaggi detestabili e dal fascino incredibile -, con la sua evoluzione, regala infatti al film ed al suo regista un crescendo finale davvero notevole, che riscatta tutta la lentezza e la scarsa emotività della prima parte ed offre non solo un'interpretazione da una diversa prospettiva della canonica vicenda amorosa tipica dei film hollywoodiani, ma anche una visione dell'amore che, per quanto insana possa sembrare vista dall'esterno, ha il sapore della totalizzazione e della purezza che molte storie nella realtà possono solo sognare di avere.
Scrivendo in modo più pane e salame, occorre fare un plauso al rigore scenico portato sullo schermo da Anderson, ma anche ammettere che per un'ora abbondante, fino a quando non si comincia a capire dove voglia andare a parare, Il filo nascosto sia un film tremendamente freddo e noioso, poggiato sulle spalle di un Daniel Day Lewis bravissimo quanto lezioso - una specie di Meryl Streep versione maschile -, tanto da solleticare il dubbio che forse, se sforbiciato di qualche minuto o liberato in termini di passionalità molto prima, il lavoro del buon Paul Thomas avrebbe potuto ambire allo status di cult dei titoli che ho citato poco sopra invece di apparire come un tentativo dalle grandi potenzialità finito quasi soffocato dalle stesse, come fu per Il petroliere e, in misura minore, per The Master.
Certo, resta il fatto che si tratta di fare le pulci ad un film ineccepibile in grado di regalare una manciata di sequenze notevoli - la colazione nell'albergo che fa da teatro al primo incontro tra Woodcock e Alma, il delirio con la visione della madre, il finale -, e restare qui a scriverne di fatto quasi male mi fa sentire in un certo senso fuori posto, eppure il Cinema, a prescindere dai mezzi e dalla tecnica, è anche cuore ed emozione: e se devo pensare a quello che mi resterà dentro dei titoli in lizza per l'Oscar del Miglior Film duemiladiciotto, cuore ed emozione, purtroppo, paiono un filo nascosto.
Che, per un tamarro come me, non basta.
Non basta affatto.
Pur se cucito nella fodera di un vestito di prima scelta.

Dai tempi della visione e dalla stesura del post sono passate un paio di settimane, e proprio come quel filo nascosto che citavo in chiusura del post, questo film è uscito dopo essersi sedimentato in tutta la sua potenza. Non sarà per tutti, dunque, a tratti richiederà uno sforzo nello spettatore, ma nasconde un ricamo davvero da Maestri.



MrFord



 

martedì 22 novembre 2016

The neon demon (Nicolas Winding Refn, Francia/Danimarca/USA, 2016, 118')





Caro Nicolas Winding Refn, io ti ho sempre voluto bene, ho amato tantissimo molti - quasi tutti, a dire il vero - tuoi film, ma te lo devo proprio dire: se fossi la Liv cui è dedicato in chiusura The neon demon, ti manderei affanculo così tanto che dovresti ringraziare di non vederti rifatti i connotati a suon di parolacce.
Certo, la colpa è anche mia, che ho deciso in un giorno solo di farmi del male e vedere questo film dopo aver subito la tortura di Knight of cups, che conosco bene il Cinema di Lynch - cui questa roba deve molto, se non tutto - e spero sempre, una volta stabilito un certo legame con un Autore, di partire in vantaggio.
Certo, The neon demon è diretto e fotografato impeccabilmente, ma questo l'avrebbero saputo dire anche gli spettatori da centro commerciale la domenica.
Certo, è la prima volta che in cui mi tocca stroncarti, dunque avrei potuto anche essere più indulgente.
Ma proprio non ce la faccio.
Perchè The neon demon non solo è una merda fumante ben impacchettata, due ore di noia ed autoreferenzialità, ma un vero insulto - neanche l'avesse girato una delle mie nemesi come Lars Von Trier - a quelli che sono stati i veri Maestri della settima arte - resto convinto che se uno come Kubrick avesse visto la sequenza della tomba aperta con la truccatrice psicopatica all'interno nel mezzo del campo di fiori neanche fosse un quadro avrebbe preso Refn a calci in culo fino a fargli desiderare di essere sottoposto alla Cura Ludovico -: ho detestato questo film pur avendolo approcciato nella speranza di sbugiardare tutti quei critici che l'avevano fischiato a Cannes e dunque bersagliato all'uscita in sala, ne ho patito il ritmo, l'inutile scabrosità - che poi, a dirla tutta è un prodotto "scandaloso" solo sulla carta -, la vuotezza, la totale mancanza di empatia e passionalità, la voglia di raccontare una storia al pubblico o anche solo rapirlo, proprio come capita con le pellicole anche più ostiche del già citato Lynch - il paragone con un cult del livello di Mulholland Drive è impietoso -.
The neon demon è tutto quello contro cui lotto del Cinema da quando ho aperto il blog, il simbolo del ciarpame che mi sono lasciato faticosamente alle spalle dopo gli anni di formazione in cui più un lavoro era (apparentemente) complesso ed "artistico", meglio era, l'alternativismo spocchioso ed arricchito di registi ormai intossicati dalla tecnica e totalmente privi di idee interessanti e soprattutto della voglia di trasformarle in immagini.
Caro Nicolas, da queste parti non avrai i cuoricini della tua dedica.
E sappi che faccio questo anche per Liv, chiunque sia.
The neon demon,  per parafrasare un noto personaggio del Cinema nostrano, è una cagata pazzesca.
Considerato, però, che siamo al cospetto di un grande artista, cercherò di usare termini più adeguati: Refn, vaffanculo.
Con il cuore.
Tu e il tuo demone.
Nel caso ne sentissi il bisogno, qui c'è un esorcista pronto a prendere a calci rotanti entrambi.




MrFord




 

domenica 20 marzo 2016

Zoolander 2

Regia: Ben Stiller
Origine: USA
Anno: 2016
Durata: 102'






La trama (con parole mie): sono passati più di dieci anni da quando Derek Zoolander ed il suo rivale Hansel si sfidavano a colpi di espressioni memorabili in passerella, e mentre il primo, dopo essere diventato padre, ha visto la tragedia del crollo del suo centro per giovani che vogliono imparare a leggere e la perdita della moglie che ha condotto all'affidamento del figlio, il secondo, rimasto sfigurato nello stesso incidente, si è ritirato per dedicarsi allo yoga ed al sesso libero con il suo entourage.
Quando, però, una misteriosa minaccia legata all'uccisione delle celebrità belle in modo assurdo riporta a galla il terribile Mugatu, la posta in gioco si alza, e chiama in causa anche il giovane Derek Jr: a quel punto, sia Zoolander che Hansel dovranno tornare alla ribalta per poter sistemare le cose.
Sempre che la loro stupidità non rovini tutto.










Sono davvero dispiaciuto.
Nonostante, infatti, gli anni da radical del Cinema che riuscirono a tenermi lontano perfino dai miei amatissimi action movies, agli inizi degli Anni Zero rimasi conquistato dalla demenziale comicità del primo Zoolander, un vero e proprio spasso che ancora oggi finisco per guardare con grande soddisfazione all'occorrenza: il sospetto, all'uscita di un sequel non richiesto giunto probabilmente fuori tempo massimo, che si potesse trattare solamente di una bieca operazione commerciale, era piuttosto importante, supportato da recensioni certo non lusinghiere su questo lavoro firmato da un Ben Stiller probabilmente a caccia di denaro per un qualche progetto più autoriale e meno supportato dai grandi produttori e distributori, ma devo ammettere di aver coltivato la speranza fino alla fine.
Anzi, di averla portata a braccia fino ai titoli di coda, facendo leva sugli unici momenti davvero divertenti del film - l'utilizzo di Sting e di Kiefer Sutherland, davvero impagabili -.
Peccato che, fatta eccezione per gli stessi involontari protagonisti appena citati, tutto si risolva in una fiera del riciclo di quelle che erano state le battute fulminanti dell'originale pronte solo ed esclusivamente a svilire le figure mitiche di Zoolander, Hansel e Mugatu, divenuti parodie - in negativo - di loro stessi.
Come se non bastasse - e di bene, a Derek e Hansel, in questi anni ne ho voluto parecchio -, le gag finiscono per risultare quasi volgari neanche fossimo precipitati in un film di Seth MacFarlane - una cosa pessima in stile Un milione di modi per morire nel West, per intenderci -, le idee poche e confuse - una commedia sgangherata sulla tematica padri/figli o una sorta di bonaria presa per il culo dei film spionistici in stile 007 o Mission Impossible? -, il mordente ed il ritmo davvero scarsi, nonostante il minutaggio limitato ed una solo apparente freschezza.
Certo, le risate scappano, ma hanno tutto il sapore di un'amara presa di coscienza da parte dei fan della Magnum e del suo mitico ideatore ed esecutore, che pare essere un dinosauro fuori tempo massimo neanche fossimo in un brutto film d'azione privo di ironia: e mi fa davvero male pensare di finire per trattare Zoolander 2 come se fosse un Mortdecai qualsiasi, pronto a portare sullo schermo momenti al limite dell'imbarazzo come il tuffo del nostro Derek ancorato alle tette di Penelope Cruz neanche fossimo in un film di Greggio, ma purtroppo ci sono momenti in cui anche i nostri favoriti vanno bastonati come si deve, nella speranza che possano imparare la lezione e ripagarci in positivo al prossimo giro di bevute.
E, in tutta onestà, dopo Zoolander 2, Ben Stiller, Owen Wilson e soci mi devono davvero una sbronza con i fiocchi.
Anzi, tre: perchè a bere al mio fianco voglio assolutamente Sting e Kiefer Sutherland.




MrFord




"Her friends are so jealous
you know how bad girls get
sometimes it's not so easy
to be the teacher's pet
temptation, frustration
so bad it makes him cry
wet bus stop, she's waiting
his car is warm and dry."
The Police - "Don't stand so close to me" - 







giovedì 27 marzo 2014

Thursday's child


La trama (con parole mie): evidentemente la sbornia del periodo a cavallo degli Oscar deve essere stata smaltita molto alla svelta, perchè per l'ennesima settimana ci troviamo di fronte ad una serie di uscite che paiono di ripiego, tra le quali selezionare quelle che, di fatto, potrebbero essere le meno peggio. A questo giro, però, a tenermi lontano da quel pusillanime di Cannibal, si ergerà con tutta la sua fiera postura Capitan America, pronto a segnare un ulteriore passo avanti in direzione dell'attesissimo sequel di Avengers.

Il Soldato Ford si allena per prepararsi all'eliminazione di Capitan Cannibal.
Captain America – The Winter Soldier di Anthony Russo, Joe Russo


Il consiglio di Cannibal: non bastava Ford, pure Captain America! Uffa, captain tutte a me!
Il primo Captain America non sono riuscito a finirlo. Ho abbandonato la visione dopo appena una ventina di minuti. Visto che in questo secondo capitolo compare Scarlett Johansson, e dico Scarlett “Dio bona” Johansson, potrei fare lo sforzo di recuperare il primo solo per potere guardare pure questo, ma non ne sono affatto convinto. Dopotutto già non amo molto i film Marvel/Disney, e poi Captain America è il supereroe per me meno super dell’universo. A parte Ford, il supereroe che combatte in difesa del pessimo cinema.
Il consiglio di Ford: Captain Ford - The Peppa Soldier
Il vecchio Cap. è da sempre uno dei supereroi dal sottoscritto meno amati della scuderia Marvel, una sorta di Superman in versione molto meno potente. Troppo buono, troppo composto, troppo che stroppia.
Eppure il primo film a lui dedicato all'interno del progetto Avengers-centrico mi era parso discreto, e sono molto curioso di vedere questo Soldato d'inverno, tratto da una saga che a fumetti mi era piaciuta molto e che promette di essere decisamente più action rispetto al precedente capitolo.
Dunque siano accantonati i pregiudizi per quella che, probabilmente, sarà la mia visione della settimana.

"Se provi ad uscire con il Soldato Ford ti scateno contro tutti i miei amici conigli!"
Storia di una ladra di libri di Brian Percival


Il consiglio di Cannibal: Ford – Storia di un ladro di VHS di Van Damme
Dopo l’ennesimo film sui supereroi, ecco l’ennesimo film sulla Seconda Guerra Mondiale?
Può darsi di sì, o può darsi di no.
Io Storia di una ladra di libri l’ho già visto e ve ne parlerò presto. Prometto che il mio post sarà più divertente e meno soporifero rispetto alle storie di Ford sulla Seconda Guerra Mondiale…
Ah no, scusate, mi confondo sempre: lui ha combattuto la Prima Guerra Mondiale.
Il consiglio di Ford: Cannibal - Storia di un Cucciolo ben poco eroico.
E' da parecchio che ho in attesa di visione questo film, che pare quasi chiedermi per favore di essere visto e ricordato e che, allo stesso tempo, mi invoglia quanto un pomeriggio a casa Peppa guardando i cartoni e Buffy mangiando latte e biscotti.
Con il suo approdo in sala, temo però che dovrò mettere da parte anche in questo caso i dubbi e concedere una possibilità.
Tranne che al mio quasi ex rivale. Perchè devo pur sempre mantenere vive le speranze che il nostro conflitto mondiale si riaccenda.

"Questo libro è proprio robetta per ragazzini: si vede che l'ha scritto Cannibal Kid!"
Yves Saint Laurent di Jalil Lespert


Il consiglio di Cannibal: io vesto solo Kyd Saint Laurent
Ci sono vari motivi per dare una possibilità a questo film.
Il primo: è francese. E questo sarebbe già un motivo sufficiente, ma non è l’unico.
Il secondo: è un biopic sullo stilista Yves Saint Laurent e i biopic offrono quasi sempre almeno qualche spunto di interesse.
Il terzo: c’è un cast giovane e promettente capitanato da Pierre Niney, visto nella piacevole MILF-comedy 20 anni di meno.
Il quarto: di moda non ne capisco molto, però è un mondo che mi affascina abbastanza.
Il quinto: essendo un film sulla moda, Ford che è sempre fuori moda lo ignorerà alla grande. E questo è un enorme punto in favore della pellicola.
Il consiglio di Ford: io vesto come voglio. E non come mi dice qualche signorino francese.
Se c'è una cosa ben distante dal sottoscritto è il mondo della moda, troppo da damerini e radical chic per poter conquistare la semplice e rettile mente fordiana.
Un biopic, dunque, dedicato ad una delle sue icone è quanto di più lontano ci possa essere dal sottoscritto dopo Cannibal Kid.
Lascio dunque nelle delicate manine del mio antagonista la visione di Yves e compari, mentre io mi siederò a terra con i miei jeans aspettando gli Expendables.

"Katniss Kid con questo vestito starà benissimo!"

Lovelace di Rob Epstein, Jeffrey Friedman


Il consiglio di Cannibal: Hateford
Non solo Yves Saint Laurent. Questa settimana c’è un secondo biopic in uscita, dedicato alla pornostar Linda Lovelace, la protagonista del controverso Gola profonda. Quindi abbiamo un personaggio intrigante, abbiamo il dietro le quinte della lavorazione di una pellicola molto discussa e a suo modo storica e poi abbiamo un’atmosfera porno 70s alla Boogie Nights. Basteranno questi elementi per fare di Lovelace un bel film?
La risposta arriverà a breve, con la recensione di Pensieri Cannibali che sto tenendo in caldo già da un po’ di tempo per voi lettori sporcaccioni.
Il consiglio di Ford: bioporn.
Al contrario del mondo della moda, quello del sesso mi pare decisamente più affine al vecchio Ford.
Non sono un grande patito del porno - la mancanza di una storia solida l'ha sempre reso poco affascinante -, eppure conosco bene Gola profonda, supercult del genere che negli anni settanta fece letteralmente impazzire il pubblico appassionato e non. Il biopic di Linda Lovelace, protagonista assoluta del film in questione, mi incuriosisce non poco, ed essendo in lista da parecchio, penso sarà riesumato proprio in occasione di questa uscita.

"Ti prometto che non ti consiglierò più di andare dal parrucchiere di Cannibal!"
Quando c’era Berlinguer di Walter Veltroni


Il consiglio di Cannibal: quando c’era Ford, allora sì che si stava male
Dopo la presentazione di questo film, cui era presente persino il capo dello stato, che probabilmente non vedeva una pellicola in sala dai tempi dei corti dei Lumiere, c’è chi ha detto che Walter Veltroni è meglio come regista che come politico. C’è anche chi ha detto che non è che ci andasse molto…
Come sia o come non sia, questo documentario dedicato a Enrico Berlinguer, storico segretario del Partito Comunista Italiano, mi lascia già in partenza parecchio dubbioso. Veltroni è un grande appassionato di cinema, scrive per Ciak e potrà anche essere il regista più talentuoso del mondo, però niente mi toglie dalla testa che, se non fosse un politico, difficilmente gli avrebbero fatto girare un film e, se anche ci fosse riuscito, mooolto difficilmente avrebbe fatto delle anteprime con ospite il Presidente della Repubblica e la stampa nazionale al gran completo. Insomma, bravo o no, il solito privilegiato. Come Ford, che ha l’enorme privilegio di condurre una rubrica insieme a me.
Il consiglio di Ford: quando Peppa Kid faceva sul serio, era un piacere battersi con lui.
A volte mi chiedo se cose come vedere Veltroni presentato come il nuovo volto del Cinema italiano impegnato e radical chic accadano anche in altri paesi, in cui giovani registi - magari anche talentuosi - fanno la fame mentre un politico certo non memorabile usa i suoi agganci per spacciarsi da cineasta di un certo livello.
Ora, il film potrà anche essere interessante, dato l'argomento toccato, ma credo proprio non lo vedrò per partito preso - e pare quasi un gioco di parole -: il solo pensiero di quanto gli sia stato costruito attorno solo per il nome sulla locandina mi fa incazzare parecchio. Un po’ come Cannibal ai tempi d'oro.

"Veltroni!? Ma vaff..."
In grazia di Dio di Edoardo Winspeare


Il consiglio di Cannibal: state lontani da questo film, per amor di Dio!
I film precedenti di Edoardo Winspeare non mi avevano mai attirato manco per sbaglio e questo nuovo non fa eccezione. Si preannuncia come l’ennesimo film neo neorealista di cui io posso fare volentieri a meno, lasciando il gravoso compito di visionarlo al gran visir del cinema neorealista della blogosfera, ovvero MrJamesBoring.
Il consiglio di Ford: per amor di dio, lasciamo perdere!
Non sono mai stato un grande fan del finto Cinema impegnato italiano, e nonostante la parziale morìa di titoli interessanti di queste settimane, non penso cercherò conforto in un titolo che pare troppo perfino per me.
Eventualmente, potrei tenerlo come asso nella manica per una visione tortura all'indirizzo del Cucciolo.

"Così quella è Katniss Kid!? E' proprio una sciacquetta!"
La luna su Torino di Davide Ferrario


Il consiglio di Cannibal: la luna nera su Mr. Ford
Di Davide Ferrario ho visto Tutti giù per terra e Dopo mezzanotte, due film niente male, soprattutto per gli standard italiani. Una volta detto questo, non sento l’esigenza immediata di fiondarmi a vedere questa sua nuova fatica, La luna su Torino, così come non sento nemmeno l’esigenza di sconsigliarlo a priori. Potrebbe anzi rivelarsi una piacevole visione.
Prima che pensiate che stia diventando troppo buono, sventolo subito un bel dito medio in faccia a Ford. Così, per pura e sana cattiveria gratuita.
Il consiglio di Ford: la prossima volta che vado a Torino, prima passo a prendere Peppa Kid. E non sentirete più parlare di lui.
Di Ferrario vidi qualche anno fa Dopo mezzanotte, spinto dalla curiosità per una città che mi ha conquistato passo dopo passo anche grazie alla signora Ford, che è riuscita a farmela amare quasi quanto lei.
Non penso sarà una delle mie priorità della settimana, eppure potrebbe perfino rivelarsi una proposta interessante, al contrario di quello che, di norma, offre il nostro Cinema decisamente in decadenza.

"Ma in quale buco di culo del mondo sarà mai Casale!?"
I fratelli Karamazov di Petr Zelenka


Il consiglio di Cannibal: i fratelli karakosa?
Ed ecco la proposta radical-chic fordiana della settimana. Una pellicola della Repubblica Ceca tratta da Dostoevskij addirittura del 2008 che viene fatta uscire solo ora nelle sale italiane, non si sa bene perché. Ho l’impressione che avremmo potuto continuare a vivere benissimo anche senza questo film che si preannuncia come un bel mattonazzo. Buono giusto da tirare sulla capazza dura di Ford.
Il consiglio di Ford: Dostoevskij, aiutaci tu!
Invoco ufficialmente lo spirito del buon vecchio autore di Delitto e castigo nella speranza di capire - magari prima di imbarcarmi in una visione altrimenti da tortura - se questo ripescatissimo titolo proveniente dalla Repubblica Ceca sia una chicca d'essai da recuperare o una roba da martellamento dei cosiddetti.
In assenza di un'illuminazione dall'aldilà, spero intanto che qualche buon samaritano possa vederlo in tempi brevi e postare la recensione in modo da avere almeno un parziale margine.

"Ho letto che Ford e Cannibal stanno andando troppo d'accordo e ho deciso di farla finita."

Cuccioli – Il paese del vento di Sergio Manfio


Il consiglio di Cannibal: ma questo film cuccioloso è da non perdere!
Finalmente è arrivato il film dedicato alle gesta del sottoscritto, il Cucciolo eroico. La storia è semplice ma coinvolgente: riuscirà il coniglione indifeso Cannibal Kid armato della sua sola incoscienza a sconfiggere il perfido mostro James Ford?
Lo scoprirete non sui nostri blog, o almeno di certo non sul mio, ma solo se avrete il coraggio di andare nei cinema…
Il consiglio di Ford: Cuccioli - Il biopic di Cannibal Kid.
Finalmente approda in sala il film manifesto dedicato alla vita del mio rivale, Cannibal Kid.
Un'epopea cucciolosa che farà impazzire tutti gli amanti dei conigli e del radicalchicchismo.
Peccato davvero perderselo. Andate e godetene tutti.
Io, nel frattempo, resto a casa a vedere qualche vero film.

Foto di gruppo degli amici di Peppa Kid.

martedì 8 ottobre 2013

The bling ring

Regia: Sofia Coppola
Origine: USA
Anno: 2013
Durata: 90'



La trama (con parole mie): Rebecca e Marc sono due figli delle famiglie bene delle colline di L. A., patiti di moda e gossip, alla ricerca di un qualche brivido che la vita agiata e le feste non riescono più a dare. Così, sfruttando internet e le notizie sui divi, accompagnati dalle amiche Nicky, Chloe e Sam, cominciano a prendere di mira le ville vuote di personaggi come Paris Hilton, Lindsay Lohan e Orlando Bloom, compiendo furti di denaro, vestiti, oggetti e gioielli che verranno stimati attorno ad un totale di tre milioni di dollari.
Quando, grazie ai video della sorveglianza delle abitazioni VIP e all'ingenuità delle foto postate su Facebook dai rapinatori, le forze dell'ordine giungeranno a prelevarli uno per uno, il gruppo del Bling ring, fino a quel momento estremamente affiatato, si disgregherà sotto il peso della responsabilità di fronte alla Legge.





Finalmente. 
Dopo la parentesi azzeccata di Marie Antoinette e quella ancora più efficace del tanto osteggiato Somewhere, dal sottoscritto personalmente molto, molto apprezzato, Sofia Coppola torna ai suoi peggiori standard, gli stessi che, all'epoca della sua uscita, mi permisero - tra i pochissimi, tra l'altro - di massacrare con grande piacere Lost in translation, uno dei film più spocchiosi, inutili e radical chic del decennio scorso.
Questo The bling ring, ispirato da fatti di cronaca - anche se, forse, sarebbe più corretto scrivere gossip - ed incentrato su una giovane banda di topi d'appartamento costituita principalmente da figli dell'alta borghesia delle colline di Los Angeles dediti a ripulire i guardaroba di VIP modaioli e spesso impegnati in lunghe trasferte lontani da casa, alfiere della rappresentazione del "vuoto" delle nuove generazioni almeno quanto è stato accusato di essere lo splendido Spring breakers - che sprizza da tutti i pori una poesia lontana anni luce dal lavoro della Coppola - nonchè di un impietoso ritratto delle "strade perdute" imboccate da giovani ormai privi di riferimenti e stimoli, persi nella logica dell'apparenza e del consumo, è infatti, e purtroppo, un film vuoto quasi più dei suoi protagonisti, lento, abulico, e cosa assai più grave, totalmente privo di qualsiasi passione.
E attenzione: non parliamo della freddezza di un Haneke o di un Herzog, che spesso e volentieri prendono volontariamente le distanze in modo da fungere da arbitri imparziali delle storie che scelgono di raccontare, quanto di una svogliatezza tale da far pensare che la Sofia figlia di tanto padre, ritrovatasi con un pò di tempo libero, si sia divertita - e neppure troppo - a portare sullo schermo una vicenda dalla quale era attratta ed intrigata quanto lo si può essere, più o meno, da una bella badilata di sabbia negli occhi.
Senza dubbio il lavoro rientra perfettamente nei canoni della poetica della regista, e all'apparenza si inserisce alla perfezione nel percorso intrapreso dalla stessa fin dagli esordi, eppure manca qualcosa, a The bling ring, che ai tempi era presente perfino nel già citato - ed osteggiato apertamente - Lost in translation: una necessità, il desiderio di dare voce a qualcosa che, pur non avendone, resta tra le tematiche più interessanti del dibattito generazionale attuale, figlio delle grandi marche, della comunicazione globale e dei reality show.
Quello che traspare, invece, è la totale mancanza di un qualunque sentimento anche da parte di chi ha lavorato alla pellicola, attori e regista su tutti, incapaci sia di porre l'accento su una sorta di "denuncia sociale" che sul grido d'aiuto che, spesso e volentieri, giustifica anche le azioni più insensate e stupide che un adolescente può portare a compimento.
Come se non bastasse tutto questo, e la lentezza soporifera non fosse il punto più basso dell'opera, contribuiscono alla debacle della Coppola anche le inutili sequenze festaiole dei giovani protagonisti - su tutte l'ormai famoso passaggio della lingua di Emma Watson, sfruttato come traino pubblicitario principale del titolo -, decisamente più volgari e pronte alla strizzata d'occhio al pubblico - o almeno, alla parte di pubblico disposta a cascarci - di quanto non fossero quelle del già citato - e di ben altro valore - Spring breakers.
Un vero spreco, specie considerate l'antipatia dei protagonisti e la possibilità di sfruttare questo elemento per sensibilizzare l'audience, invece che allontanarla, e l'attualità del problema: in questo modo si ha l'impressione, infatti, di assistere ad un inutile sfilata di giovani attori decisamente irritanti svogliatamente occupati a portare sullo schermo un racconto decisamente irritante.
Poca roba davvero, per chi, come la Coppola, ha sempre avuto e continua ad avere ambizioni autoriali.
Qui quello che resta è la promessa di diventare una leader mondiale di Nicky.
Una promessa che suona decisamente vana.


MrFord


I'm smoking dope, I'm on my cell phone
I'm selling dope, straight off the iPhone
he wanna quote, he talking 9 zones
he bought four, I front him 5 more
Rick Ross - "9 piece" - 



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