Come più volte mi è capitato di scrivere, da buon appassionato cinefilo che si rispetti e si è "fatto da solo" ho attraversato un periodo fortemente autoriale durato parecchi anni, nel corso dei quali, classici a parte, mi dedicavo esclusivamente a visioni impegnate, senza alcuno svago, e più apparivano impegnate o benviste dalla critica "illustre", meglio era.
E' stato così anche con la Letteratura, o la Musica, del resto.
Approfondire il proprio rapporto con un mezzo artistico prevede spesso e volentieri una sbornia "alta" prima di tornare sulla Terra: in fondo, a meno che non abbiate discreti fondi, quando uscite a bere difficilmente vi sbronzate a suon di Zacapa o Lagavulin, quanto più probabilmente con l'ultimo dei cocktails d'asporto a buon mercato, per la legge secondo me legata a vita ed esperienza che è sempre meglio un bicchiere mezzo pieno che mezzo vuoto, e perchè quell'una - o poche - eccezioni danno un senso a tutte quelle che non lo sono, e viceversa.
O forse, semplicemente, è giusto che nel corso di una vita ci siano alti e bassi, che poi non è mai detto che la pancia sia necessariamente peggio del cervello - Swiss Army Man, e ho detto tutto -.
Dunque, quando è giunto sugli schermi del Saloon uno dei film più celebrati dalla comunità cinefila "alta" dell'anno appena trascorso - in realtà visione e post sono datati novembre duemilasedici -, ho sperato che si trattasse di uno di quei casi in cui l'opera in questione finisce per essere talmente grande da mettere d'accordo perfino questo vecchio cowboy e Cannibal come erano ai bei tempi, tanto per dire.
Purtroppo, Elle non rientra in quel ristrettissimo novero.
Dico purtroppo perchè non parliamo di un film spocchioso, o mal realizzato.
Perchè al timone c'è Paul Verhoeven, uno a cui io voglio parecchio bene.
Perchè a reggere le fila dovrebbe esserci un mostro sacro come Isabelle Huppert, forse il vero volto della delusione - troppo tronfia, sopra le righe, per essere brava come senza dubbio è -.
Eppure, non ho davvero trovato un senso, se non quello di piacere ad un certo tipo di pubblico o di critica, a questo film.
Non è un thriller, non è un'indagine approfondita su qualcosa che possa sconvolgere, non è una critica alla società "borghese", o forse è tutte queste cose messe insieme.
Eppure manca dell'ironia nera del primo Almodovar, della genialità di Bunuel, dell'allucinazione di Lynch.
Elle è un "vorrei ma non posso", è l'essere profondamente stronza della sua protagonista ed il sesso vissuto solo ed esclusivamente attraverso la violenza con "l'antagonista".
Ma, almeno qui al Saloon, non amiamo il fumo negli occhi e le discussioni da analisti.
Io voglio la pancia, "sentire" la pellicola, voglio avere il brivido di Eyes Wide Shut, non osservare o subire una provocazione che, a conti fatti, non mi provoca perchè trasmessa poco o nulla perfino da chi la porta sullo schermo.
E, volendo proprio fare le pulci, non ho trovato granchè scrittura e logica.
Nel corso delle ultime stagioni, ci sono stati film d'autore che ho odiato profondamente - su tutti, Kynodontas - ma che in maniera oggettiva ho sempre considerato straordinari.
Elle, come scrivevo poco sopra, non fa parte del novero.
E non riesce neppure a rientrare nella categoria dei pipponi che fanno incazzare.
E' come una brutta scopata.
Quelle che servono per dare senso a quelle belle.
Ed in questo, quantomeno ha la sua utilità, come un cocktail d'asporto economico per una sbronza.
Curioso che sia un risultato agli antipodi rispetto a quella che doveva essere la volontà dei suoi autori.
MrFord