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sabato 25 febbraio 2017

Florence (Stephen Frears, UK, 2016, 111')




Lo ammetto, se non ci fossero stati di mezzo gli Oscar e le candidature, ed il tentativo, come ogni anno, di essere aggiornato rispetto alle visioni quantomeno dei titoli principali tra i nominati, avrei snobbato Florence senza pensarci due volte.
Non per Steven Frears, che resta un signor artigiano della macchina da presa, e che negli anni ha realizzato molti titoli degni di nota, compreso uno dei miei piccoli cult inossidabili, Alta fedeltà.
Non per la storia narrata, tratta dalle vicende di Florence Foster Jenkins, che, a dispetto delle discutibili attitudini artistiche, dedicò la sua vita alla musica e "cantò quando molti non tentano neppure".
Non per Hugh Grant, che nonostante lo stile profondamente british e le vicissitudini personali non lineari mi ha sempre dato l'idea di una certa guasconità di fondo che apprezzo sempre.
Semplicemente, non mi pareva cosa destinata a lasciare il segno da queste parti, se non per il rischio di un'incazzatura rispetto all'ennesima candidatura per una Meryl Streep sempre più uguale a se stessa e sempre più sopra le righe.
Purtroppo, ed oggettivamente, è stato così.
Florence non è un brutto film, è evidentemente realizzato con perizia in ogni dettaglio, scorre bene e finisce volenti o nolenti per coinvolgere, a prescindere dal fatto che si tratti di qualcosa di ispirazione reale: eppure, sa di vecchio.
Sa di vecchio come una Florence che, terminata l'esibizione, torna nei suoi appartamenti spogliandosi di vestiti, trucchi, parrucchi e lustrini e crolla come una balena spiaggiata, coccolata da tutti quelli che stanno al suo fianco per amore o per denaro.
Sa di vecchio, inesorabilmente.
Come un salottino delle cinque con the, biscotti e chiacchiere da comari, un banchetto formale che non si vede l'ora di lasciarsi alle spalle, un appuntamento con una tipa che, lo scoprite entro la prima mezzora, vi farà pensare a tutto quello che vi aspetta a casa, e senza di lei.
Nel corso della visione di Florence, ho avuto l'impressione che l'unica chance che qui al Saloon avrebbe potuto avere questo film si sarebbe giocata nel caso in cui fossi stato una vecchia zitella che, con le amiche più colte, invece che al bingo nel weekend punta dritta alla sala ed ai film che possono essere considerati adatti ad una certa età. E non in senso positivo.
Certo, non ho perso le staffe come con altri titoli deludenti del passato remoto o recente, eppure l'impressione che ho avuto affrontando questo film è stata la stessa che avrei mantenuto nel corso di una visita ad un museo delle cere, o a una chiesa: tutti in silenzio e pronti a buttarsi in applausi di circostanza una volta giunti alla conclusione.
Ma se da un lato apprezzo lo sforzo di una Florence Foster Jenkins, ed in più di una misura il suo coraggio - e, ancor più, quello di chi la sostenne ed amò incondizionatamente -, dall'altro mi rendo conto di non essere fatto - almeno per ora, e prima dei settanta quantomeno - per produzioni da pomeridiana prima della cena alle sei e del letto alle otto come questa.
Non importa quanto bene siano confezionate.
La puzza di stantìo resta.




MrFord



 

giovedì 15 ottobre 2015

Operazione U.N.C.L.E.

Regia: Guy Ritchie
Origine: USA, UK
Anno:
2015
Durata:
116'






La trama (con parole mie): siamo nei primi anni sessanta e nel pieno della Guerra Fredda quando Napoleon Solo, agente della CIA costretto a lavorare per l'Agenzia a causa dei suoi trascorsi come criminale e ladro incallito ed Illya Kuryakin, uomo d'acciaio dell'intelligence russa, finiscono a dover seppellire l'ascia di guerra costretti dai loro superiori ad unirsi alla giovane Gaby, che fa il meccanico a Berlino Est, per rintracciare il padre scomparso di quest'ultima, ex tecnico del Reich che pare avere trovato rifugio forzato in Italia presso una famiglia che pare mostrarsi troppo nostalgica a proposito dei tempi del Fuhrer.
Riusciranno i due riluttanti agenti a mettere da parte la loro rivalità per scrivere la parola fine ad un piano ideato da qualcuno peggiore perfino dei governi che li manovrano? 
La ragazza che dovranno custodire finirà per gettare benzina sul fuoco rispetto al loro confronto? 
E in un mondo di spie, cimici e voltafaccia, ci si potrà davvero fidare fino in fondo di chi ci sta accanto ed è incaricato di coprirci le spalle?










Il fatto che Guy Ritchie abbia un grande stile è risaputo fin dai tempi di Lock&Stock, e ancor più di The snatch: il fatto che molto del suo lavoro si debba alla generazione del pulp e all'esplosione di Tarantino negli anni novanta, in fondo, poco importa, perchè l'anglosassone in questione è sempre riuscito, di fatto, a prendere la grana grossa figlia delle stelle e strisce e a trasformarla in un ibrido rock di gran classe, un pò come quando Iggy Pop incontrò David Bowie.
Personalmente, non sempre ho amato i suoi lavori, e l'ho sempre considerato un più che onesto artigiano, lontano sempre e comunque anni luce dal ragazzaccio Quentin, eppure qualcosa ha finito, anche a fronte delle delusioni peggiori - Rocknrolla su tutti, ma anche il secondo Sherlock Holmes non ha scherzato - per riportarmi sempre alla sua corte all'uscita di qualche nuovo titolo.
Questo Operazione U.N.C.L.E., che pare - o vorrebbe diventare - una versione hipster di Mission Impossible, ha di fatto finito per esercitare la consueta, irrefrenabile curiosità del sottoscritto rispetto al lavoro dell'ex signor Madonna, e, devo ammetterlo, si è difeso molto, molto meglio dei due scivoloni appena citati, finendo per intrattenermi piacevolmente per un paio d'ore - comunque onestamente troppe per un prodotto leggero ma non abbastanza come questo - principalmente grazie ad una messa in scena curatissima e davvero impeccabile - in alcuni passaggi l'impressione è quella di trovarsi all'interno di una versione dopata di Mad Men - ed i continui battibecchi dei due protagonisti, che saranno anche considerati spesso e volentieri inespressivi ma che ho trovato molto calzanti per i ruoli cuciti loro addosso, dalla sbruffonaggine guascona del Napoleon Solo di Henry Cavill - che sta decisamente meglio in questi panni che non in quelli di Superman - e dell'Illya Kuryakin di Armie Hammer, che continuo a considerare ben più capace di quanto non lasci intendere, spalleggiati alla grande all'affascinante Alicia Vikander già vista di recente in Ex machina.
Il resto, per quando ben palleggiato tra sequenze action interessanti come l'inseguimento in apertura ed intermezzi comici ottimamente riusciti - i due agenti che discutono di moda rispetto all'abbigliamento della loro protetta Gaby all'interno del negozio, o lo spuntino all'interno del camion di Solo con in lontananza l'inseguimento in barca con protagonista Illya, forse il pezzo pregiato della pellicola - finisce sempre per ricordare qualcos'altro, da Ocean's Eleven agli heist movies in genere, passando per 007 ed i vecchi film dell'epoca dei grandi studios: certo, tutto di grande effetto, ottimo intrattenimento intelligente, strizzate d'occhio e colpi di gomito a profusione, eppure l'impressione di non essere di fronte ad un grande film è netta ed insindacabile fin dal principio, quasi Operazione U.N.C.L.E. fosse uno di quei titoli "belli senz'anima" che non sono riusciti a trovare una propria dimensione ed un carattere abbastanza forte per poter sperare di lasciare davvero il segno.
Come se non bastasse gli incassi, per il momento, non paiono dare ragione a Ritchie ed alla palese volontà della produzione di porre le basi per un sequel o addirittura una serie - si veda il finale in una certa misura aperto -: non che al sottoscritto importi qualcosa a proposito dei dollaroni o delle sterline che finiranno nel già abbastanza gonfio portafogli del buon Guy e dei suoi soci, ma anche il risultato al botteghino finisce per essere un indicatore dell'impressione che un titolo finisce per comunicare al pubblico.
Quella che lascia questo film, per quanto cool, spigliato, stiloso e ben congeniato, è quella, purtroppo per lui, del "vorrei ma non posso": quantomeno, pensando alla sagacia di Solo e all'orgoglio di Kuryakin, resto dell'idea che i suoi protagonisti non l'abbiano presa troppo male, ed in qualche modo abbiano già trovato la strada per arrivare a noi.
In fondo, le spie sono come gli illusionisti: ti fanno credere di aver visto qualcosa che volevi vedere, ed hanno finito per mostrarti quello che volevano che vedessi.




MrFord




"Oh, se
non m’avessero detto mai
che le fiabe son storie non vere,
ora là io sarei.
D’un regno
con un solo soldato,
che cercava le streghe
voleva cacciarle a sassate."
Luigi Tenco - "Il mio regno" -




giovedì 27 agosto 2015

Thursday's child


La trama (con parole mie): con il grande rientro, anche le uscite in sala tornano alla loro collocazione naturale del giovedì e ad un numero decisamente preoccupante per chi ne deve in qualche modo parlare, specie considerando che non si tratta di cose sulla carte memorabili.
Quello che non è tornato alla normalità perchè purtroppo non c'è verso di liberarsene neppure per una settimana una è il mio antagonista Cannibal Kid, che come di consueto infesta questa rubrica con i suoi stralunati commenti ai quali mi tocca sempre porre rimedio.


"Ammazza, buoni questi cocktails di Ford, decisamente più forti di quelli del Cannibale."
Minions

"Wow, Ford è davvero un guru."
Cannibal dice: Non sono un grande fan dei due Cattivissimo me, film che, a dispetto del titolo, sono un campionario di buonismo quasi quanto il finto duro James Ford (http://www.pensiericannibali.com/2013/10/cattivissimo-dove.html). Quanto ai Minions, presi a piccolissime dosi sono anche simpatici ma già alla seconda pellicola avevano rotto, quindi io tutto questo gran bisogno di un film a loro dedicato non lo sentivo di certo. Una bambinata che farà probabilmente grandissimi incassi, ma evitabilissima per me.
Ford dice: i due Cattivissimo me, pur non essendo certamente Capolavori, tutto sommato risultavano quantomeno gradevoli - quantomeno rispetto alle aspettative della vigilia -.
I Minions, comprimari pronti ad assalire il botteghino dopo aver spopolato nell'ambito dei gadget, saranno unici protagonisti di questo lungometraggio in rampa di lancio in casa Ford. Una sola perplessità: riusciranno a tenere la durata senza annoiare?



Professore per amore

"Merda, questo scritto di Cannibal è davvero inquietante!"
Cannibal dice: Commedia che segna il ritorno sulle scene di Hugh Grant e che io ho già visto in anteprima mondiale a un prestigioso festival cinematografico internazionale...
No, non è vero. L'ho trovato in rete. A breve la recensione. Dove?
Solo su Pensieri Cannibali, visto che Ford con tutti i suoi pregiudizi si terrà lontano da questa che bollerà come una semplice romcom lontana dalle sue limitate corde.
Ford dice: semplice romcom lontana dalle mie limitate corde che lascio con enorme piacere a Cannibal e ai suoi festival cinematografici internazionali per pusillanimi. Il presidente della giuria di questa edizione mi dicono sia Hugh Grant.



Qualcosa di buono

"Hai invitato a cena Ford!? Tu sei proprio fuori di testa!"
Cannibal dice: Un film sulla malattia che mi vedrò più per Emmy Rossum che non per la fordiana Hilary Swank, e poi perché la tematica, per quanto deprimente, ultimamente mi sta dando soddisfazioni, si vedano Colpa delle stelle, Chasing Life o Quasi amici. Sperando ne venga fuori qualcosa di buono e non di buonista...
Vorrei dire qualcosa di buono anche su Ford, ma sono due ore che ci penso e proprio non mi viene in mente niente.
Ford dice: più che qualcosa di buono, mi pare ci troveremo di fronte qualcosa di buonista come i titoli da teenagers dalla lacrima facile che piacciono tanto al mio rivale, nonostante le recensioni non siano così terribili. Staremo a vedere.



Il grande quaderno

"Ford mi aveva assicurato che questo era un posto divertente. Maledetto."
Cannibal dice: Pellicola tedesca sulla seconda guerra mondiale e sinceramente io di film sulla seconda guerra mondiale, così come di lavori consigliati da Ford, per un bel po' non voglio più vederne.
Ford dice: siamo ancora - in barba al clima di questi ultimi giorni - in estate perché possa pensare di preferire a Sharknado 3 un film ambientato sul confine ungherese durante la Seconda Guerra Mondiale.
Al massimo, e a meno che Peppa non ne scriva bene, lo terrò eventualmente per l'inverno.



Love Is in the Air - Turbolenze d'amore

"Il pilota di questo aereo è Ford!? Se l'avessi saputo, sarei rimasto a terra!"
Cannibal dice: Se di film sulla seconda guerra mondiale non ne voglio sapere, soprattutto in questo periodo estivo, una bella commediola leggera francese invece calza proprio a pennello. È da un po' che non ne vedo una e questa ci sta tutta, anche perché la protagonista è la splendida Ludivine Sagnier. Salgo subito su questo volo, mentre Ford sta fermo all'imbarco. Sia mai che veda un film in cui non ci sono serial killer o uomini nudi che si menano o uomini nudi che menano serial killer.
Ford dice: altra commediola estiva del tipo buono giusto per le casalinghe disperate come Cannibal Kid, che correrà ad imbarcarsi in quest'avventura tutt'altro che adrenalinica mentre il sottoscritto si gode gli ultimi scampoli di azione estiva con cose decisamente più interessanti come Mission Impossible.



Taxi Teheran

"Te l'avevo detto di non prendere il taxi di Ford!"
Cannibal dice: Orso d'oro all'ultimo Festival di Berlino firmato dall'iraniano Jafar Panahi. Vorrei tanto avere la voglia di guardarlo, ma è ancora estate e questo mi sa troppo di lavoro impegnato fordiano. Quindi passo.
Ford dice: di norma l'estate, come già più volte sottolineato, è un periodo dedicato e consacrato ai film di totale intrattenimento a zero neuroni, ma per Jafar Panahi faccio volentieri un'eccezione.
Sempre che una chicca come questa si riesca a trovare, in sala o in rete.



Partisan

"Peppa, Ford mi ha detto di trattarti anche peggio di quanto fa lui."
Cannibal dice: Film francese con Vincent Cassel che si preannuncia piuttosto inquietante e anche interessante. Magari non è troppo indicato per il periodo, ma mi sa che me lo tengo al fresco per l'autunno.
Ford dice: pellicola che non sembra male, ma che, per una qualche ragione oscura, non mi attira più di tanto. Un po' come quando un qualsiasi film viene sponsorizzato dal Cucciolo Eroico: da interessante, di colpo, diventa tranquillamente evitabile.



A Blast

"C'è Cannibal in giro, sarà meglio sparire in fretta."
Cannibal dice: La Grecia sarà anche in crisi quasi quanto WhiteRussian, ma il suo cinema sta invece vivendo un buon momento. Nella miriade di proposte poco eccezionali di questa settimana, questo A Blast potrebbe quindi anche guadagnarsi una possibilità. Forse.
Ford dice: tornato dalle vacanze e con un buon numero di recuperi da smaltire, questa sorta di thriller in salsa greca finisce nel novero dei titoli che non so neppure se un giorno o l'altro faranno capolino al Saloon. A meno che Cannibal non lo stronchi: in quel caso correrò a vederlo prima di subito.



La bella gente

"Cannibal mi ha dato appuntamento qui, ma ancora non si è visto. Forse ha fatto male a farsi dare un passaggio da Ford."
Cannibal dice: Vi era mancato il cinema italiano?
A me sinceramente non molto. Dopo un periodo di latitanza, ecco però che si riaffaccia nelle sale. La bella gente sarà anche un bel film?
Mah!
Ford dice: in tutta onestà, il Cinema italiano non mi manca per niente, in questo periodo, fatta eccezione per quei due o tre titoli all'anno meritevoli. Lascio dunque un po' di bella gente armata di bastoni sotto casa del mio antagonista e corro a vedermi qualcos'altro.




Mirafiori Lunapark

"Mi è andata bene. Cannibal e Ford non saranno i miei autisti."
Cannibal dice: Altro film italiano. Se La bella gente potrebbe anche rivelarsi non dico bello ma magari decente, le possibilità che questo si salvi appaiono invece molto poche. Come quelle di un film con Schwarzenegger su Pensieri Cannibali.
Ford dice: dato che non bastava un film italiano inutile per questa settimana, ecco subito giungere il secondo. Che avrà lo stesso destino di quello che l'ha preceduto: il vicolo dietro al Saloon.



In un posto bellissimo

"Questo posto mi pare tutto tranne che bello."
Cannibal dice: Per settimane il cinema italiano è rimasto a sonnecchiare, e ora ci rifila un triplete secco. Questo lavoro propone due attori validi, Isabella Ragonese e Alessio Boni, ma sarà davvero bellissimo?
Ford dice: non c'è due, senza tre. Dunque, cestino felicemente anche questo.



Film bonus
Quando c'era Marnie
(dal 24 agosto)

"Katniss, non preoccuparti: ti porto io lontana da quel mostro di Ford!"
Cannibal dice: Sarà davvero l'ultimo film dello Studio Ghibli?
In attesa di scoprirlo, questo Quando c'era Marnie è arrivato nelle sale italiane per 3 giorni, dal 24 al 26 agosto. Se non ne avete approfittato, potete sempre recuperarlo per altre vie. Augurandoci che non sia davvero l'ultimo lavoro dello Studio Ghibli, quanto piuttosto solo l'ultimo commento di Ford.
Ford dice: spero davvero che lo Studio Ghibli, che negli ultimi vent'anni ha prodotto alcuni dei più grandi Capolavori della Storia dell'Animazione, non sia alla sua ultima produzione, perchè sarebbe davvero una perdita enorme per tutti gli amanti del Cinema vero. Quindi, non per Cannibal, presumibilmente.
Nel frattempo, correte tutti assolutamente a recuperarlo, in barba alla barbara distribuzione italiota.



venerdì 11 gennaio 2013

Cloud Atlas

Regia: Tom Tykwer, Lana Wachowski, Andy Wachowski
Origine: Germania, USA, Hong Kong, Singapore
Anno: 2012
Durata: 172'
 



La trama (con parole mie): attraverso il Tempo e lo Spazio, assistiamo all'incrocio tra esistenze che si snodano dall'ottocento delle colonizzazioni e dello schiavismo ad un futuro remoto in cui le cose paiono non essere poi cambiate di molto, dal nostro presente agli anni trenta del Regno Unito, passando attraverso la Seoul del prossimo secolo e la San Francisco degli anni settanta.
Vite, morti, amori, imprese e fallimenti che passano attraverso una voglia che ricorda una cometa e l'eterna disputa che vede il Potere opposto alla Resistenza: c'è chi cade e chi riesce ad abbracciare il successo, chi combatte e chi tradisce, chi allarga le spalle affinchè la speranza divampi e chi, al contrario, porterà sempre e solo acqua al suo mulino.
E chi, più semplicemente, non sarà solo.
Questa è la grande giostra delle esistenze. Buttatevi, se avete coraggio.




Dovessi giudicare questo inizio 2013 cinematografico, penso che la mente correrebbe al volo all’idea di meraviglia: ancora stupito dal miracolo di Ang Lee con il suo Vita di Pi ecco che mi ritrovo sbigottito di fronte al lavoro a sei mani di Tom Tykwer, Andy e Lana Wachowski.
Perché Cloud Atlas – che a giudicare dai trailer che avevo avuto modo di vedere in rete ed il sala mi pareva un polpettone di quelli che avrei letteralmente affossato a bottigliate – ha ribaltato completamente i pronostici funerei della vigilia incantando casa Ford per le quasi tre ore della sua durata nonostante un Tom Hanks che io avrei rispedito sull’isola di Cast away a calci in culo ed un piglio generale che paga più di un tributo alla retorica hollywoodiana come grande tradizione – e distribuzione – vuole.
Eppure l’affresco di questo mosaico di esistenze che si snodano attraverso una manciata di secoli di Storia passata, presente e futura funziona a meraviglia, emoziona ed arriva dritto al cuore dell’audience come soltanto i grandi film di genere riescono a fare, riuscendo nel contempo a mescolare avventura, dramma, sci-fi, fantasy, commedia, amore e morte tirando le fila di uno script ottimo – la cura nei raccordi tra le epoche è quasi maniacale, e da ex sceneggiatore, pur se di fumetti, non ho potuto che apprezzare la cosa – che sequenza dopo sequenza finisce per regalare allo spettatore inizialmente disorientato un climax conclusivo in cui il dialogo a più livelli temporali pare muoversi con una tale sincronia da annullare ogni piano di narrazione per presentarsi come un unico, grande coro ad una voce.
Dalle vicende di Ewing – idealista avvocato ai tempi degli imperi coloniali – a quelle di Sonmi – destinata ad una vita ed una morte da lavoratrice nella nuova Seoul del futuro – la cometa che segna la pelle di alcuni tra i protagonisti mostra particelle delle singole gocce che compongono un oceano immenso ed affascinante, magico e complesso nelle sue espressioni positive o negative – perfetta la scelta di affidare più ruoli agli attori attraverso le epoche finendo per ritagliare addosso agli stessi anche un background ben definito, da quelli controversi di Tom Hanks a quelli oscuri di Hugo Weaving, passando per i sognatori positivi di Jim Sturgess e Halle Berry neanche ci trovassimo in una versione blockbuster del magnifico Holy motors -.
Quando, ormai più di due anni fa, Christopher Nolan stupì il mondo con il suo Inception, ricordo di aver scritto che il regista della trilogia del Cavaliere oscuro aveva raccolto il testimone di Matrix rendendo possibile quello che lo stesso Matrix non era stato in grado di essere e diventare.
Con le immagini di Cloud Atlas ancora negli occhi, la sua sinfonia di esistenze ed epoche, le pulsioni che lo rendono, di fatto, un film legato a doppio filo ai concetti di Libertà ed espressione di se stessi – tanto da ricordare, a tratti, anche V per vendetta, realizzato dall’allievo prediletto dei registi James McTeigue – e che passa attraverso la prova di forza di Sonmi – “Quando ad un uomo togli tutto, non hai più alcun potere su di lui” – e quella di Ewing – “Un oceano non è che l’insieme di un’infinità di singole gocce” -, i Wachowski hanno finalmente realizzato il loro personalissimo Inception, di fatto chiudendo un cerchio ed affermando a gran voce tutto il visionario talento mostrato fino ad ora soltanto in parte.
Sicuramente rispetto al cerebrale e chirurgico Nolan un lavoro come Cloud Atlas risulta indubbiamente larger than life e di grana più grossa, ma non siamo certo qui a contestare lo stile, quando il risultato è così coinvolgente e di ampio respiro: e dai toni da commedia nera della vicenda dell’editore interpretato da Jim Broadbent nel nostro presente al futuro remoto in stile a metà tra Apocalypto ed Avatar riusciamo a trovare scintille di magia come solo la settima arte sa produrre, brividi legati al dramma sentimentale del giovane compositore di quella che diverrà la composizione Cloud Atlas così come al vintage della San Francisco anni settanta che strizza l’occhio al Cinema impegnato dei tempi, la danza tra gli alberi della nave dello schiavo liberatosi con le sue sole forze e la “defenestrazione” del critico radical chic – una sequenza già cult dalle parti del Saloon -, per esplodere letteralmente nella Seoul di Sonmi, che ha riportato alla mente e soprattutto al cuore di questo vecchio cowboy tutta la poesia per immagini di 2046. Mica roba da poco.
Tutto questo senza dimenticare che, mascherata da spettacolone giocato su effetti e trucco, troviamo una riflessione profonda sul valore del “tutto scorre”, una sorta di respiro cosmico all’interno del quale ci muoviamo senza mai finire, in un modo o nell’altro, di farne parte – e in questo senso si torna a ricordare il già citato Vita di Pi -.
Può anche essere che con l’imminente arrivo del Fordino io mi sia rammollito, ed abbia subito una regressione che permetta di fare breccia nel mio cuore anche a pellicole inevitabilmente ad ampio raggio come questa, eppure quello che ho provato dall’inizio alla fine del suddetto film è stato pura, piena, clamorosa gioia.
Gioia nata dall’amore per la settima arte, e gratitudine per ogni momento magico che la stessa riesce a regalarmi.
E se lo scopo ultimo di questa “lanterna magica” è quello di lasciare a bocca aperta, allora Cloud Atlas ne è un’espressione potente come poche.


MrFord


"If you're lost you can look and you will find me
time after time
if you fall I will catch you I'll be waiting
time after time."
Cindy Lauper - "Time after time" -


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