martedì 13 giugno 2017

La mia vita da zucchina (Claude Barras, Svizzera/Francia, 2016, 66')





Il periodo dell'infanzia, è risaputo, rappresenta in qualche modo la nostra versione da spugne del mondo, curiosi di tutto ed esposti a tutto ad un tempo: ed è curioso quanto, nel momento in cui la si vive, non ci si renda neppure conto dell'importanza di ogni singolo gesto compiuto o ricevuto dall'esterno, ed uno dei miracoli più grande di avere dei figli è costituito dalla possibilità di rivivere in qualche modo da zero attraverso le esperienze di questi complessi, piccoli esseri umani.
La mia vita da zucchina, distribuito in sordina in Italia ma ottimamente recensito un pò ovunque, fotografa con drammaticità e leggerezza proprio quel periodo così importante e delicato, scegliendo di raccontare la terribile vicenda di Icare, ribattezzatosi Zucchina memore del nomigliolo affibbiatogli dalla madre, involontario responsabile della morte della stessa, dispotica ed alcolizzata genitrice, costretto a ricominciare la sua esistenza all'interno di una casa famiglia, realtà che vede altri bambini come lui fronteggiare la speranza di un'adozione e la realtà dell'improbabilità della stessa - parliamo di piccoli in età da scuola elementare e forse media, considerati di norma troppo grandi per trovare una nuova sistemazione rispetto ai neonati - e le ferite lasciate da vite troppo dure per esserini che dovrebbero pensare soltanto a giocare e godersi l'amore che ricevono.
Il lavoro di Claude Barras rappresenta, oserei dire senza dubbio, uno dei vertici della poesia espressa dal Cinema d'animazione nel passato recente, tratteggia personaggi splendidi - su tutti Simon, prepotente "capo" del gruppo di bambini della casa famiglia, una specie di Lucignolo arrabbiato con il mondo che nasconde il più possibile un cuore grande - e con delicatezza introduce la speranza soppiantando piano piano il dolore e l'oscurità, toccando corde che, figli oppure no, chiunque sia dotato di un minimo di sensibilità sentirà pizzicate e forse qualcosa in più, dagli aquiloni alle foto di gruppo passando per il futuro e quella chiusura splendida giocata sulla musica e le parole di Le vent nou portera, pezzo che poco più di una decina d'anni fa fu portato alla ribalta dai Noir Desir.
E da Arrivederci ragazzi di Malle a tutto il Cinema di formazione degli anni ottanta, Zucchina e i suoi compagni fanno sorridere e pensare, oltre che ragionare su quanto sia straordinario essere bambini, ed avere il potere di trasformare tutto in qualcosa di magico solo con la forza dell'immaginazione: la lotta, poi, che li unisce non solo nel superare il dolore ma anche nel cercare nuove strade - dalla gita sulla neve al piano per proteggere Camille affinchè non faccia ritorno dalla zia - che possano garantire loro l'inizio di un futuro ancora tutto da costruire è di quelle da godersi fotogramma per fotogramma, consapevoli di trovarsi di fronte ad un piccolo miracolo.
Oltre a tutto questo, all'ottima stop motion ed al minutaggio decisamente favorevole per grandi e piccini, La mia vita da zucchina riesce nell'intento di creare un legame tra le varie età degli spettatori, rappresentando quasi un'avventura a tratti spaventosa per il pubblico più giovane ed una poetica visione della rinascita e della speranza di questi "bimbi perduti" per quello più maturo: certo, parliamo di una produzione meno spettacolare e clamorosa di quelle cui ci hanno abituati i colossi Disney, Dreamworks o anche Ghibli, ma non per questo meno potente.
E se, pensando a quel vento, penseremo a tutte le "Zucchine" che ce l'hanno fatta nonostante il mondo, il male, le scelte sbagliate - dei genitori e degli adulti più in generale - e le scarse possibilità, allora troveremo forse una risposta anche a tutti i dubbi che l'odio diffonde giorno per giorno per le strade dove camminiamo insieme ai nostri figli.




MrFord




16 commenti:

  1. Il tipo di pupazzetti non mi attira molto,e la storia potrebbe toccare più di qualche nervo scoperto,da queste parti.
    Anche se a questa zucchina è andata bene ;)
    Il Khal figuriamoci se lo convinco...pffft!
    Riguardo a Le vent nous portera,mi piaceva molto,finchè il cantante non ha ammazzato di botte la moglie...e lì è cominciata a starmi sul culo :(

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    1. La canzone, però, non mi pareva fosse dei Noir Desir, mi informerò: su di lui, però, concordo.

      Per il resto, secondo me ti piacerebbe.

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    2. Certo che lo è..lo hai scritto anche tu!?!

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    3. Intendevo che non sono sicuro che sia stata scritta da loro, ma solo eseguita, tipo cover. ;)

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    4. La canzone è loro,ne esiste una cover in italiano di Cristiano d'Andrè ;)

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  2. Bellissimo, molto più di Zootropolis, eppure uscito vincente.
    Mi ha ricordato Short Term 12, ma in stop motion.

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    1. Sono film completamente diversi: in un Festival avrebbe vinto questo. Ma gli Oscar non sono ancora pronti. ;)

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  3. Devo assolutamente trovare il tempo di vederlo, ho già rinviato troppe volte ;)

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  4. E' già da un po' che rimando la visione, temendo potesse essere uno di quei film animati tanto amati qui su White Russian, in grado di far nascere un post inno all'infanzia...
    e infatti non sbagliavo! :)

    Mi sa che rimando ancora.

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    1. Eppure, secondo me, da zucchina mai troppo cresciuta potrebbe piacerti parecchio. ;)

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  5. non l'ho ancora visto ma ne ho letto solo ed esclusivamente un gran bene... poi io sono un'appassionata di cartoni animati, quindi... non vedo l'ora

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