martedì 7 febbraio 2017

Hell or high water (David Mackenzie, USA, 2016, 102')




Fin da bambino, complici la formazione Western con mio nonno, i cult degli anni ottanta ed i Fumetti, ho sempre sognato, con tutti i loro pregi e difetti, gli USA, che in qualche modo sono stati una sorta di patria adottiva del sottoscritto nonostante, negli anni, mi sia poi legato ad altri luoghi visitati ed amati: quando, crescendo, scoprii poi un certo Cinema "di rottura" che da Michael Cimino correva fino a Friedkin ed in parte a Eastwood, passando per Peckinpah, trovai senza ombra di dubbio la mia dimensione rispetto alla settima arte a stelle e strisce.
E quando la Frontiera - come concetto - del vecchio West si fondeva a problematiche attuali e toccava dritto al cuore, la strada per diventare un riferimento per questo vecchio cowboy era chiara e tracciata: da Un mondo perfetto a Verso il sole, senza dimenticare Punto Zero e L'ultimo buscadero, c'è una vera e propria "antologia" di pellicole dedicate ai losers ed agli outsiders degli sconfinati territori che furono teatro degli scontri tra cowboys e indiani, e senza ombra di dubbio Hell or high water, ad Anni Zero già belli che rodati, entra prepotentemente a far parte della categoria.
David MacKenzie, inglese che pare nato nel Wyoming, già da queste parti amato per Starred up, entra sfondando la porta a far parte di un circolo ristrettissimo di registi che qui al Saloon hanno almeno un giro gratis di diritto portando in scena una vicenda che ricorda i vecchi tempi delle rapine alle diligenze pur descrivendo con piglio assolutamente attuale il dramma della provincia americana straziata dai pignoramenti e dalla crisi, messa in ginocchio dalle banche e dai fondi d'investimento e pronta a combattere anche ben al di fuori della Legge per potersi rimettere in piedi.
L'impresa e la fuga dei due fratelli Howard, Tanner e Toby, pronti a rischiare tutto, vita compresa, per salvare dalle ipoteche il ranch che fu della madre ed assicurare un futuro ai figli di Toby, dalle filiali di banca più piccole di un appartamento alla sfida con i Ranger del Texas e gli agguerriti abitanti delle cittadine locali, pronta a passare dal sangue alle fughe disperate ai casinò che paiono crocevia di disillusi ed anime perdute, fino a momenti lirici di tenerezza - la lotta tra i due fratelli con l'infinito della prateria di fronte - e violenza - il confronto con i due giovani bulli al distributore di benzina -, è una delle poesie di strada made in USA più intense e straordinariamente belle delle ultime stagioni, ritmata da una colonna sonora pazzesca firmata anche da Nick Cave e chiusa da un pezzo che è una scoperta, oltre a calzare come un guanto l'intera pellicola, Outlaw state of mind di Chris Stapleton, mio nuovo idolo country.
Perfette anche le scelte del cast, dal sempre valido Ben Foster ad un ottimo Chris Pine, senza contare un mitico Jeff Bridges che con il suo Marcus Hamilton pare mescolare i tempi di True Grit con il Clint del già citato Un mondo perfetto: tutto, insomma, perfetto per regalare un nuovo classico a tutti quelli, come me, innamorati della Frontiera, delle ballate di Neil Young e Bruce Springsteen, dei fuorilegge che finiscono per diventare tali perchè non hanno altra scelta, se non quella di soccombere, e che fanno tornare con la mente ai tempi di Frank e Jesse James.
Nessuno esce vincitore, nessuno esce pulito.
Eppure qualcosa di buono, forse, è stato fatto, anche se a prezzo altissimo.
E in quello scambio tra Toby ed Hamilton pare mettersi in rilievo come una cicatrice che pulsa, o l'ammonimento di William Munny all'indirizzo di Kid ne Gli spietati: "E' una cosa grossa, uccidere un uomo. Gli togli tutto quello che ha, e tutto quello che sperava di avere.".
Toby ed Hamilton lo sanno bene.
E dovranno conviverci per una vita.
L'unico modo per sopravvivere a questo, sarà pensare di averlo fatto per qualcosa di più grande.




MrFord




 

17 commenti:

  1. Visto pochi giorni fa,ci è piaciuto moltissimo.E' strano come un regista scozzese sìa riuscito a fare un film simile,e un'australiano ci abbia cucito sopra una colonna sonora così perfetta.Ho trovato molto divertenti i dialoghi fra Bridges ed il collega,con quelle frecciatine continue che vogliono dire "ti voglio bene ma non so dirtelo altrimenti" ;)
    E poi lo spirito texano che gronda dal film.Aaaaah che voglia di tornarci!!!Fra l'altro in film in realtà è girato completamente in New Mexico,ma vabbè XD

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    1. Verissimo: curioso quanto bravo sia stato MacKenzie a cogliere lo spirito del Texas e della Frontiera.
      Film bellissimo.

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  2. Cosa posso dire!? Sottoscrivo tutto, parola per parola. Cheers! :)

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  3. Davvero un film bellissimo, anche per me che non amo il genere. Ha tutto: la durezza, la malinconia, la nostalgia, la disperazione e persino la speranza!

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  4. Ecco, io il fatto che il regista fosse scozzese e che quello non fosse, poi, neanche il Texas, non so perché l'ho percepito. Atmosfere e colonna sonora apprezzatissime da me, meno il genere, ma mi ha impressionato giusto Pine (sempre trovato un belloccio senz'arte).

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    1. Pine sorprendente, ma per me il film è davvero una bomba. Del resto, è roba molto fordiana. :)

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    2. Io Pine lo trovo piuttosto bruttarello,con quelle sopracciglie cespuglione e la fronte alta tipo Frankenstein XD

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    3. Sinceramente a me non sembra così male, ma in fondo immagino che sia più la tua materia, che non la mia! ;)

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    4. Tolti gli occhi azzurrissimi,mi sembra un'inbred hillbilly XD

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    5. Tolto il fatto che non ho idea di cosa sia un'inbred hillibilly, non mi preoccupo più di tanto. ;)

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  5. Effettivamente quel dialogo finale sotto il portico vale da solo il prezzo del biglietto, come si dice.
    Film molto bello ;)

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  6. Anche a me a sorpresa è piaciuto, ma per motivi opposti a tuoi, visto che a me - per fortuna - non ha fatto venire in mente quasi per niente il Wecchio West. :)

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    1. Questo dimostra la tua consueta follia: come si fa a non farsi venire in mente il West con un film come questo!? ;)

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