domenica 31 maggio 2015

La trattativa

Regia: Sabina Guzzanti
Origine: Italia
Anno:
2014
Durata: 108'





La trama (con parole mie): attraverso una ricostruzione mostrata dal dietro le quinte di un teatro di posa, un gruppo di "lavoratori dello spettacolo" mette in scena il racconto delle vicende che pare siano dietro alla supposta trattativa tra Stato e Mafia volta a chiudere una volta per tutte l'epoca delle stragi che non solo costò la vita ai giudici Falcone e Borsellino ed alle loro scorte, ma anche ad una serie di vittime colpite solo perchè nel posto sbagliato al momento sbagliato o coraggiose abbastanza da affrontare la Mafia.
Un viaggio attraverso episodi fondamentali della Storia recente del Nostro Paese, dalle stragi di Capaci e Via D'Amelio all'ascesa di Forza Italia e Silvio Berlusconi, dai collaboratori di giustizia ai membri del governo, della chiesa, della massoneria e della criminalità pronti a costruire uno stato parallelo allo Stato.








Credo ci siano pochi avvenimenti che, nella Storia recente del Nostro Paese, siano stati in grado di segnare coscienze, società, animi e cultura più delle morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: due Uomini, due eroi, due personalità che dovremmo tutti prendere a modello, e che dovrebbero essere riconosciute alla stregua dei più grandi non solo entro i nostri confini.
La loro lotta alla Mafia e la loro drammatica fine è senza dubbio da considerarsi come uno dei capitoli più oscuri della politica e del crimine in Italia, nonchè la punta dell'iceberg di un'epoca di uccisioni, attentati, massacri che ancora oggi, spesso e volentieri, purtroppo non trovano spiegazioni e colpevoli: Sabina Guzzanti, una vita nella satira, torna sul grande schermo di fatto presentandosi come una sorta di Michael Moore italiano, sfruttando il metacinema - ottima idea, tra l'altro - per raccontare, pur se a grandi linee, il percorso che condusse Cosa Nostra dall'epoca delle stragi a quella della "conciliazione", da Totò Riina a Provenzano, dalla classe politica precedente a Tangentopoli all'era di Silvio Berlusconi.
Posizioni politiche a parte, l'effetto che documenti e racconti legati ad episodi come quelli delle uccisioni di Falcone e Borsellino - che sono due simboli, ma che rappresentano decine e decine di altri martiri della lotta alla Mafia - è sempre in bilico, per il sottoscritto, tra l'indignazione e la costernazione: pensare di essere nato in un Paese - come, peraltro, si afferma nello splendido documentario In un altro paese, che consiglio vivamente - in cui una classe politica intera lotta più per insabbiare morti di persone che quello stesso Paese dovrebbero governare grazie al loro rigore morale è davvero triste, così come il fatto che la società - e dunque noi tutti - finiamo troppo spesso per essere spettatori passivi - o ancora peggio, attivi, come nel caso delle ripetute elezioni del già citato Berlusconi - di quello che è accaduto, accade e speriamo sempre meno possa accadere in futuro davanti ai nostri occhi.
La cronaca degli eventi, resa attraverso un'acuta messa in scena - davvero efficaci i siparietti a proposito dei flashback -, porta a galla anche le vicende di collaboratori di giustizia, ufficiali delle forze dell'ordine, politici e magistrati da una parte e dall'altra della barricata mai salite davvero alla ribalta delle cronache, e dal rapporto tra l'infiltrato ed il Carabiniere e l'assassino di Cosa Nostra che, nello splendido epilogo e con chissà quanti cadaveri sulla coscienza, afferma di non essersi mai ripreso dall'omicidio di Don Puglisi - raccontato anche sul grande schermo dal buon Alla luce del sole -, che, ormai moribondo ai suoi piedi, continuava a sorridere di fronte alla fine.
In questo senso lo spirito della pellicola, che mescola fiction e documenti, satira e profondo dramma sociale, è proprio quello di portare a galla il marcio ma soprattutto dare il giusto risalto, l'importanza dovuta al coraggio che è stato, è e sarà sempre il fulcro della lotta a tutti i movimenti più oscuri della nostra società, senza dubbio ben peggiori dei singoli e semplici crimini di strada, o degli errori che ogni uomo o donna può fare nel corso della sua esistenza.
Complimenti dunque alla Guzzanti, che pur non resistendo a dover inserire almeno un paio di momenti dedicati alla sua - pur divertente - imitazione e parodia di Berlusconi confeziona un prodotto sentito ed importante, che avrebbe meritato una distribuzione ed una divulgazione più massive, ed insieme al lavoro di Pif La mafia uccide solo d'estate rappresenta un altro tentativo di mostrare una delle più grandi tragedie d'Italia attraverso un piglio narrativo didattico e sentito ma non retorico o eccessivo.
Abbiamo bisogno di questi esempi.
Abbiamo bisogno dei sorrisi di Don Puglisi.
Di Falcone e Borsellino.
Di alzare la testa, e dimostrare che è un certo tempo è passato.
E che il futuro è nostro.




MrFord




"Basta alla guerra fra famiglie
fomentata dalle voglie
di una moglie colle doglie
che oggi dà la vita ai figli
e domani gliela toglie
rami spogli dalle foglie
che lei taglia come paglia
e nessuno se la piglia:
è la vigilia
di una rivoluzione
alla voce del Padrino
ma don Vito Corleone
oggi è molto più vicino:
sta seduto in Parlamento."
Frankie HI-NRG MC - "Fight da faida" - 




16 commenti:

  1. ce l'ho da tempo ma non ho mai avuto il coraggio di approcciarmi alla visione...

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  2. Mi manca questo film della Guzzanti... Cheers!

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  3. Per essere uno che odia il cinema nostrano, ultimamente ci stai rompendo un po' troppo le palle, con tutti 'sti film italiani! uahahaha ;D

    Della Guzzanti avevo visto Draquila è non era niente male, però da qui ad aver voglia di vedere un'altra sua pellicola ne passa...

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    1. Secondo me questo potrebbe piacerti addirittura più di Draquila, che anche da queste parti era andato discretamente.
      Comunque non ho finito con i film italiani! ;)

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  4. Quando Sabina fa i documentari gli riescono un casino bene!
    E' l'unica cosa per cui la seguo ancora...

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    1. Questo non è propriamente un documentario, ma vale comunque la visione! :)

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  5. Non l'ho visto, ma la Guzzanti l'ho sempre apprezzata.

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    1. Una visione la merita tutta, non fosse altro che per una questione di coscienza sociale.

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