Regia: Sean Anders
Origine: USA
Anno: 2014
Anno: 2014
Durata: 108'
La trama (con parole mie): Dale, Kurt e Nick, finalmente liberatisi dei problemi e dei loro precedenti lavori, decidono di mettersi in proprio in modo da poter essere capi solo di se stessi. Peccato che il loro progetto, un congegno che dovrebbe rendere il momento della doccia ancora più rilassante, abbia bisogno di finanziatori e le loro strade incrocino quelle di Bert e Rex Hanson, squali dell'industria e del mercato.
Fregati prima dal figlio e dunque dal padre, i tre amici si improvviseranno una volta ancora criminali tentando di mettere in pratica un rapimento che possa tutelare il loro futuro da imprenditori: sfumata la possibilità, troveranno in Rex un inaspettato alleato pronto a dare loro aiuto per la realizzazione del piano.
Ma sarà davvero così semplice come i nostri l'avranno pianificato ed immaginato?
O nuove insidie si celeranno dietro un'apparente semplicità?
In tutta onestà, non mi sarei davvero aspettato di considerare il sequel quasi fotocopia del primo Come ammazzare il capo - tutto tranne che memorabile, si intenda - come un guilty pleasure da stanca e divano in grado di intrattenermi e regalare ben più di una sequenza da risata sguaiata, ma tant'è: nonostante le riserve della vigilia ed i chiari limiti legati ad operazioni biecamente commerciali come questa, il numero due del brand che appare proporsi come una sorta di nuovo Una notte da leoni mi ha proprio divertito, permettendomi di spegnere il cervello ed annullare una qualsiasi pretesa di Cinema alto per quasi due ore.
Probabilmente i paladini dei radical chic come il mio antagonista Peppa Kid saranno già pronti a criticare un voto troppo alto ed un parere in qualche modo favorevole rispetto al lavoro di Sean Anders, ma se dovessi spaventarmi per così poco, credo che il Saloon sarebbe destinato a chiudere i battenti in brevissimo tempo: le disavventure nel mondo criminale di Dale, Kurt e Nick, infatti, sono riuscite alla grande nel loro intento, ovvero permettermi di staccare la spina e ridere del contrasto tra la serietà di Nick e la fin troppo pronunciata stupidità dei suoi due amici inseparabili - che arrivano in più di un'occasione, soprattutto Dale, a risultare fastidiosi -, di un personaggio come "Fottimadre" - impagabile nell'inseguimento in macchina del finale -, di un sorprendente Chris Pine nel ruolo del voltafaccia Rex e di una vicenda che, effettivamente, in una realtà effettiva non avrebbe alcun riscontro divertente - si pensi a Pain&Gain - ma che in questo caso assume quasi le sembianze di un buddy movie in pieno Apatow style, corredato dagli ottimi outtakes dei titoli di coda.
Per il resto, impazza un cast in gioco in parte per il vil denaro - Kevin Spacey e Christoph Waltz - ed in parte e basta - sempre ottima ed in grande forma Jennifer Aniston -, tutto al servizio degli affiatatissimi protagonisti: la sequenza del progetto del rapimento andato ovviamente a buon fine è una vera goduria, così come il pensiero del confronto con quella che si dimostrerà essere la messa in atto del piano stesso dello strampalato trio, e nonostante qualche volgarità di troppo si finisce per superare qualsiasi fastidio e viaggiare a tavoletta fino ad una conclusione che pare una neppure troppo velata critica sociale rivolta ad una parte ed all'altra dell'organigramma tipico del mondo del lavoro.
Non è detto, infatti, che siano sempre del capo tutte le responsabilità di un fallimento - o di un successo -, così come è altrettanto incerto che la sola presenza di un "direttore d'orchestra" possa condurre inevitabilmente al raggiungimento degli obiettivi: una riflessione neppure troppo banale, considerata la società attuale - senza, purtroppo, toccare il tasto dolente dell'effettiva mancanza di posti di lavoro, soprattutto fissi - ed una pellicola che si propone di essere - giustamente, considerati i mezzi tecnici e l'approccio - una mera pausa dalle spesso non troppo piacevoli riflessioni della vita di tutti i giorni.
Il fatto, poi, che riesca nell'intento anche divertendo il pubblico, è un altro punto a favore - dal rapporto di Dale con moglie e figlie alla serie di colloqui al limite del surreale che mi hanno riportato alla mente Chiedimi se sono felice - di un prodotto che alla vigilia aveva possibilità pressochè nulle di andare oltre le bottigliate, o al muro del singolo bicchiere.
Certo, a volte preferirei essere sorpreso in positivo da prodotti autoriali in grado di poter davvero fare la differenza nelle visioni di una stagione, di un anno o addirittura della vita, ma capita che, come quando si ha a che fare con il mondo del lavoro, ci si debba accontentare: in questo senso, Come ammazzare il capo 2 non è l'impiego peggiore che potrebbe capitarvi tra le mani.
Probabilmente i paladini dei radical chic come il mio antagonista Peppa Kid saranno già pronti a criticare un voto troppo alto ed un parere in qualche modo favorevole rispetto al lavoro di Sean Anders, ma se dovessi spaventarmi per così poco, credo che il Saloon sarebbe destinato a chiudere i battenti in brevissimo tempo: le disavventure nel mondo criminale di Dale, Kurt e Nick, infatti, sono riuscite alla grande nel loro intento, ovvero permettermi di staccare la spina e ridere del contrasto tra la serietà di Nick e la fin troppo pronunciata stupidità dei suoi due amici inseparabili - che arrivano in più di un'occasione, soprattutto Dale, a risultare fastidiosi -, di un personaggio come "Fottimadre" - impagabile nell'inseguimento in macchina del finale -, di un sorprendente Chris Pine nel ruolo del voltafaccia Rex e di una vicenda che, effettivamente, in una realtà effettiva non avrebbe alcun riscontro divertente - si pensi a Pain&Gain - ma che in questo caso assume quasi le sembianze di un buddy movie in pieno Apatow style, corredato dagli ottimi outtakes dei titoli di coda.
Per il resto, impazza un cast in gioco in parte per il vil denaro - Kevin Spacey e Christoph Waltz - ed in parte e basta - sempre ottima ed in grande forma Jennifer Aniston -, tutto al servizio degli affiatatissimi protagonisti: la sequenza del progetto del rapimento andato ovviamente a buon fine è una vera goduria, così come il pensiero del confronto con quella che si dimostrerà essere la messa in atto del piano stesso dello strampalato trio, e nonostante qualche volgarità di troppo si finisce per superare qualsiasi fastidio e viaggiare a tavoletta fino ad una conclusione che pare una neppure troppo velata critica sociale rivolta ad una parte ed all'altra dell'organigramma tipico del mondo del lavoro.
Non è detto, infatti, che siano sempre del capo tutte le responsabilità di un fallimento - o di un successo -, così come è altrettanto incerto che la sola presenza di un "direttore d'orchestra" possa condurre inevitabilmente al raggiungimento degli obiettivi: una riflessione neppure troppo banale, considerata la società attuale - senza, purtroppo, toccare il tasto dolente dell'effettiva mancanza di posti di lavoro, soprattutto fissi - ed una pellicola che si propone di essere - giustamente, considerati i mezzi tecnici e l'approccio - una mera pausa dalle spesso non troppo piacevoli riflessioni della vita di tutti i giorni.
Il fatto, poi, che riesca nell'intento anche divertendo il pubblico, è un altro punto a favore - dal rapporto di Dale con moglie e figlie alla serie di colloqui al limite del surreale che mi hanno riportato alla mente Chiedimi se sono felice - di un prodotto che alla vigilia aveva possibilità pressochè nulle di andare oltre le bottigliate, o al muro del singolo bicchiere.
Certo, a volte preferirei essere sorpreso in positivo da prodotti autoriali in grado di poter davvero fare la differenza nelle visioni di una stagione, di un anno o addirittura della vita, ma capita che, come quando si ha a che fare con il mondo del lavoro, ci si debba accontentare: in questo senso, Come ammazzare il capo 2 non è l'impiego peggiore che potrebbe capitarvi tra le mani.
MrFord
"Well I'm running police on my back
I've been hiding police on my back
there was a shooting police on my back
and the victim well he wont come back."
I've been hiding police on my back
there was a shooting police on my back
and the victim well he wont come back."
The Clash - "Police on my back" -
Anche a noi è piaciuto parecchio,divertente e disimpegnato il giusto!!!!E la Aniston sempre un bello spettacolo :D
RispondiEliminaConcordo: divertente il giusto, e in grado di far svagare.
EliminaE quanto bene invecchia la Aniston!
il primo mi aveva abbastanza divertito, di questo ho la sensazione che mi troverò d'accordo con te
RispondiEliminaAnche a me il primo, per quanto dimenticabile, aveva divertito: e questo secondo mi ha sorpreso in positivo, mantenendosi sullo stesso livello.
EliminaMassacri Maccio Capatonda e poi ti esalti per queste schifezze?
RispondiEliminaIl tuo senso dell'umorismo fa davvero ridere, Ford! :D
Capatonda non l'ho massacrato: ho solo detto che non è così geniale e che non mi fa troppo ridere. ;)
EliminaIo invece sinceramente mi sono un po' annoiata guardandolo e Waltz l'ho trovato più che sprecato. Il primo invece mi aveva annientata dalle risate!
RispondiEliminaWaltz l'ho trovato più sprecato in Big Eyes, sinceramente.
EliminaE sarà che avevo aspettative bassissime, ma io anche con questo secondo mi sono divertito.
mmm non mi ispira tantissimo ammetto...
RispondiEliminaNon ispirava neanche me. Ma per quelle serate da neuroni spenti ci sta alla grande.
EliminaMi ha coinvolto molto di più il primo. Non che sia brutto questo secondo capitolo... diciamo che è ripetitivo.
RispondiEliminaSenza dubbio, come tutti i franchise, tende a ripetere formule rodate.
EliminaMa comunque ha fatto il suo.
Sono dello stesso avviso di Salvatore. Manco il primo mi ispira granché...
RispondiEliminaSono i classici film per le serate senza impegno.
EliminaIn questo, funzionano.