Regia: James Marsh
Origine: UK
Anno: 2009
Anno: 2009
Durata: 93'
La trama (con parole mie): Peter
Hunter, un detective di stanza a Manchester, viene chiamato nel West
Yorkshire in modo da supportare le indagini fino a quel momento
infruttuose legate alla ricerca del famigerato Squartatore, che dalla
seconda metà degli anni settanta ha messo in ginocchio l'intero corpo di
polizia facendosi beffe dello stesso.
In
realtà, l'incarico ufficioso di Hunter è quello di scoprire quali
potrebbero essere le mele marce del dipartimento, divorato da tempo e
dall'interno dalla corruzione.
L'uomo, in crisi con la moglie e legato ad una collega, dovrà guardarsi le spalle rispetto alla caccia serrata allo Squartatore ma, ancora di più, alle
indagini interne: i colleghi locali, infatti, paiono decisi a fare
fronte comune contro di lui affinchè i loro panni sporchi restino tali.
E saranno disposti a celarli con ogni mezzo.
Sul finire dello scorso anno, una serie di recensioni a dir poco entusiastiche mi spinsero a premere sull'acceleratore per il recupero di una delle trilogie più celebrate del piccolo schermo, realizzata nel Regno Unito e legata ad alcuni fatti che insanguinarono lo Yorkshire tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli ottanta: quando, però, affrontai la visione del primo capitolo, per quanto interessante e ben realizzato, mi trovai almeno parzialmente deluso rispetto quelle che erano le aspettative della vigilia, che probabilmente speravano di incontrare quello che, non troppo tempo dopo, sarebbe diventato True detective.
Dunque il progetto Red Riding finì nel cassetto di casa Ford, rimanendo a prendere polvere fino ad una serata in solitaria di fine estate, che divenne un'occasione per scoprire se la fama che aveva preceduto quest'opera fosse effettivamente meritata o mal riposta: fortunatamente per il sottoscritto, già da questo secondo capitolo l'intero lavoro pare ingranare una marcia in più, alimentando la tensione e l'inquietudine che nella prima parte erano rimaste forse troppo ingabbiate dalla cura decisamente autoriale dell'intero progetto.
La vicenda di Peter Hunter, interpretato dalla vecchia conoscenza del Cinema UK che conta Paddy Considine, e l'indagine che porta lo stesso detective di Manchester ad addentrarsi non solo nel percorso compiuto dallo Squartatore dello Yorkshire ma anche e soprattutto in quelli che sono i giochi di potere e corruzione del dipartimento che lo ospita, è una di quelle storie fosche ed oscure, brumose ed inquietanti come il clima locale o la desolazione di scenari che farebbero felice il T. S. Eliot di Wasteland: il percorso compiuto dall'uomo partendo da una vicenda sepolta neppure troppo bene in un passato recente, il rapporto con la moglie e la collega ed amante, il campo di battaglia di fatto nascosto sul terreno sul quale si trova a doversi battere delineano un affresco potente e disarmante, che non lascia fiato o speranze in uno scioglimento della tensione, neppure di fronte al successo di un'indagine che finisce per avere più ombre che luci.
Interessante come, in un episodio che dovrebbe concentrarsi, di fatto, sui delitti efferati di un serial killer da manuale, un mostro inquietante pronto a confondersi con la folla ed il buon vicinato, i brividi maggiori vengano, al contrario, dagli uomini che dovrebbero essere non solo i designati a catturarlo, ma anche, di fatto, i protettori della comunità: una critica dunque feroce al Sistema e agli uomini incaricati di esercitarne il potere, che ricorda la drammaticità - per quanto affrontata su un campo di gioco completamente differente - di This is England e l'oscurità di cult cinematografici come Se7en e Memories of murder.
Il percorso del detective Hunter - curiosamente, e letteralmente, cacciatore -, passo dopo passo sempre più segnato - l'isolamento dai riluttanti colleghi, l'incendio alla casa, il rapporto con le due donne della sua vita - porta il pubblico ad un crescendo finale ancora più amaro di quello già affrontato con il film precedente, di fatto gettando ombre più che pesanti sulla visione del terzo episodio di questa miniserie e nel cuore di chi, a prescindere dal fatto che la realtà - e l'autorialità cinematografica con lei - prediliga l'essere amara, spera sempre e comunque in una minima parte di speranza da custodire e considerare il vero e proprio baluardo per la sopravvivenza non solo propria, ma dell'intera società.
Se, dunque, la speranza è una vostra speranza, mettete in conto di non trovarne dalle parti di questo Red riding, costellato di miserie umane oscure e profonde che non sfigurerebbero in un romanzo del romanticismo più cupo o in una canzone da carne e sangue di De Andrè, allargate le spalle ed affrontate un viaggio nella parte nascosta dell'Inghilterra di provincia che riuscirà ad essere così duro e cattivo da far sembrare un insuccesso perfino la cattura di un assassino tra i peggiori che possiate immaginare abitare gli incubi della porta accanto.
Dunque il progetto Red Riding finì nel cassetto di casa Ford, rimanendo a prendere polvere fino ad una serata in solitaria di fine estate, che divenne un'occasione per scoprire se la fama che aveva preceduto quest'opera fosse effettivamente meritata o mal riposta: fortunatamente per il sottoscritto, già da questo secondo capitolo l'intero lavoro pare ingranare una marcia in più, alimentando la tensione e l'inquietudine che nella prima parte erano rimaste forse troppo ingabbiate dalla cura decisamente autoriale dell'intero progetto.
La vicenda di Peter Hunter, interpretato dalla vecchia conoscenza del Cinema UK che conta Paddy Considine, e l'indagine che porta lo stesso detective di Manchester ad addentrarsi non solo nel percorso compiuto dallo Squartatore dello Yorkshire ma anche e soprattutto in quelli che sono i giochi di potere e corruzione del dipartimento che lo ospita, è una di quelle storie fosche ed oscure, brumose ed inquietanti come il clima locale o la desolazione di scenari che farebbero felice il T. S. Eliot di Wasteland: il percorso compiuto dall'uomo partendo da una vicenda sepolta neppure troppo bene in un passato recente, il rapporto con la moglie e la collega ed amante, il campo di battaglia di fatto nascosto sul terreno sul quale si trova a doversi battere delineano un affresco potente e disarmante, che non lascia fiato o speranze in uno scioglimento della tensione, neppure di fronte al successo di un'indagine che finisce per avere più ombre che luci.
Interessante come, in un episodio che dovrebbe concentrarsi, di fatto, sui delitti efferati di un serial killer da manuale, un mostro inquietante pronto a confondersi con la folla ed il buon vicinato, i brividi maggiori vengano, al contrario, dagli uomini che dovrebbero essere non solo i designati a catturarlo, ma anche, di fatto, i protettori della comunità: una critica dunque feroce al Sistema e agli uomini incaricati di esercitarne il potere, che ricorda la drammaticità - per quanto affrontata su un campo di gioco completamente differente - di This is England e l'oscurità di cult cinematografici come Se7en e Memories of murder.
Il percorso del detective Hunter - curiosamente, e letteralmente, cacciatore -, passo dopo passo sempre più segnato - l'isolamento dai riluttanti colleghi, l'incendio alla casa, il rapporto con le due donne della sua vita - porta il pubblico ad un crescendo finale ancora più amaro di quello già affrontato con il film precedente, di fatto gettando ombre più che pesanti sulla visione del terzo episodio di questa miniserie e nel cuore di chi, a prescindere dal fatto che la realtà - e l'autorialità cinematografica con lei - prediliga l'essere amara, spera sempre e comunque in una minima parte di speranza da custodire e considerare il vero e proprio baluardo per la sopravvivenza non solo propria, ma dell'intera società.
Se, dunque, la speranza è una vostra speranza, mettete in conto di non trovarne dalle parti di questo Red riding, costellato di miserie umane oscure e profonde che non sfigurerebbero in un romanzo del romanticismo più cupo o in una canzone da carne e sangue di De Andrè, allargate le spalle ed affrontate un viaggio nella parte nascosta dell'Inghilterra di provincia che riuscirà ad essere così duro e cattivo da far sembrare un insuccesso perfino la cattura di un assassino tra i peggiori che possiate immaginare abitare gli incubi della porta accanto.
MrFord
"From the tick tick tick of your time's up
to the yes yes yes of 'I'll sell'
from the fact fact fact of the souless
to the pact pact pact with hell
corruption corruption corruption
rules my soul
corruption corruption corruption
chills my bones
corruption corruption corruption
rules my soul
corruption corruption corruption
chills my bones."
to the yes yes yes of 'I'll sell'
from the fact fact fact of the souless
to the pact pact pact with hell
corruption corruption corruption
rules my soul
corruption corruption corruption
chills my bones
corruption corruption corruption
rules my soul
corruption corruption corruption
chills my bones."
Iggy Pop - "Corruption" -
ma ancora?
RispondiEliminaun post unico non era abbastanza?
e ho come l'impressione che pure domani entrando in whiterussian avrò la stessa sensazione di deja vu... :D
Un film, un post, è la regola del Saloon. ;)
EliminaPensa, li dedicherò perfino a certe schifezze che mi sono dovuto sorbire su suggerimento di qualcuno! ;)
@Marco Goi pensa che ai tempi non sapevamo ancora che ci saremmo dovuti subire i 41864323 post su Preacher.... XD
EliminaIl boccone di Preacher vi è proprio andato di traverso! Vedrò di replicare! ;)
Eliminaeh eh anche io feci tre posts separati e credo che li feci consecutivamente come te....non dargli retta a quel cucciolo di Cannibale...
RispondiEliminaMe li ricordo, e tranquillo: non do mai retta al Cucciolo! ;)
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