Regia: Barry Cook, Neil Nightingale
Origine: USA, Australia, UK, India
Anno: 2013
Durata: 87'
La trama (con parole mie): uno
speleologo accompagnato dal nipote e dalla sua fidanzata viaggiano
attraverso l’America alla ricerca di reperti che documentino la
vita dei dinosauri in quei luoghi, centinaia di migliaia di anni fa.
Scovato un dente di Gorgosauro, ha
inizio una sorta di viaggio indietro nel tempo che porta a seguire la
storia di Patchi, un Pachirinosauro che, con il suo branco, cresce e
diviene adulto una migrazione dopo l’altra, lottando per la
sopravvivenza in un mondo feroce e per la sua identità rispetto ai
suoi simili così come a se stesso.
Accompagnato dal fratello e dalla
possibile compagna per la sua vita “da grande”, così come da un
pennuto che funge da narratore della vicenda, Patchi mostrerà i lati
magici e quelli spaventosi della vita ancestrale di quell’epoca
remota.
A volte, non si capisce bene per quale
motivo ci si imbarchi in alcune visioni: certo, l’amore per il
Cinema finisce per giustificare anche tentativi legati a titoli
chiaramente pronti a confermarsi scarsi, il blog a tenersi aggiornati
anche rispetto alle novità che meno ci attraggono, eppure dovrebbe
sempre esserci un limite.
Quando, però, anche il lavoro finisce
per rendere particolarmente pesanti le ultime giornate prima delle
ferie, si finisce per cadere vittime anche dei tranelli più biechi
della grande distribuzione come A spasso con i dinosauri, uscito in
sala qualche mese fa principalmente per spingere il 3D – che
continuo a detestare, neppure troppo cordialmente – e la classica
invasione da multisala da parte di tutte quelle famiglie composte da
spettatori occasionali pronte ad anestetizzare per un’ora e mezza i
figli nel corso del weekend.
Il lavoro, australiano d’origine –
purtroppo per il mio legame con il continente Down Under – e
realizzato unendo riprese naturalistiche ad un lavoro decisamente
notevole di computer graphic, cerca di riportare l’attenzione
soprattutto del pubblico più piccolo all’epoca dei dinosauri,
vent’anni fa rilanciata dall’efficace – seppur non perfetto –
Jurassic Park e da allora finita almeno parzialmente nel
dimenticatoio.
Per poter ingraziare gli adulti
accompagnatori, invece, si adotta l’ormai inflazionata e sempre
fastidiosa tecnica del narratore esterno ammiccante ed almeno sulla
carta ironico, che dovrebbe coinvolgere i genitori ai quali, di
norma, poco importa di nomi e caratteristiche di lucertoloni vissuti
sulla Terra centinaia di migliaia di anni or sono.
Ora, non so come si siano comportati
gli australiani o i distributori del resto del mondo, ma di sicuro la
versione italiana – dal protagonista al suo decisamente poco
sopportabile compagno di viaggio volante – finisce per essere
quantomeno agghiacciante sia per quanto riguarda la scelta delle
battute – quella del weekend lungo associato alla migrazione è assolutamente da brividi, e
purtroppo non è neppure l’unica -, pronta ad appesantire uno
svolgimento degno del peggior film Disney, tutto prevedibilità e
retorica.
Non che voglia necessariamente sfogare
un’ira particolarmente funesta su questo titolo – che, di fatto,
è sostanzialmente innocuo per la sua pochezza -, anche perché resto
convinto che gli spettatori più piccoli potrebbero comunque
risultarne affascinati, se non altro per gli scorci mozzafiato e la
classica storia di riscatto che vede protagonista il piccolo Pachirinosauro che da outsider diviene riferimento per il suo branco,
quanto criticare per l’ennesima volta lo sfruttamento bieco che le
case di produzione continuano ad operare rispetto ad operazioni come
questa e la capacità quasi innata del pubblico di caderci con tutte
le scarpe, neanche fosse difficile capire di essere protagonisti
della classica operazione mangiasoldi pronta a gonfiare le tasche
delle majors e dei gestori dei multisala pronti a sfregarsi le mani
per ogni confezione di pop corn, caramelle o bibita servita prima
dell’ennesima proiezione che dovrebbe riportare tutti indietro nel
tempo come per magia, ma che finisce per essere, semplicemente,
l’ennesima vuota illusione di un Cinema che non sa più emozionare
a certi livelli.
MrFord
"D-I-N-O-S-A-U-R a dinosaur
D-I-N-O-S-A-U-R a dinosaur
and O-L-D M-A-N
you're just an old man
hitting on me what?
You need a cat scan."
D-I-N-O-S-A-U-R a dinosaur
and O-L-D M-A-N
you're just an old man
hitting on me what?
You need a cat scan."
Kesha - "Dinosaur" -
La computer grafica usata mi è piaciuta un sacco.
RispondiEliminaSe fosse stato unicamente documentario mi sarebbe piaciuto decisamente di più!
Infatti secondo me avrebbero dovuto tenere un profilo di quel genere. L'operazione sarebbe stata più sensata!
EliminaAhahhah mi hai tolto le parole di bocca sul perché avessi deciso di guardarlo...
RispondiEliminaNonostante ami alla follia i dinosauri non penso di vederlo -magari quando mati è un po più grande- al limite mi riguardo Alla ricerca della valle incantata, quello sì un capolavoro ;-)
Il 3D è una merda gigante e fumante (di dinosauro)
Fratello, non ti perdi proprio nulla. Meglio riscoprire Jurassic Park, o vedere qualche documentario.
EliminaE sul 3D hai ragione da vendere. ;)
e se non è piaciuto manco a un dinosauro come te, che pubblico può avere 'sta roba?
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