mercoledì 28 maggio 2014

Venere in pelliccia

Regia: Roman Polanski
Origine: Polonia, Francia
Anno: 2013
Durata: 96'





La trama (con parole mie): Thomas è un autore teatrale all'esordio con la regia in cerca dell'attrice protagonista per l'opera ottocentesca che ha adattato, Venere in pelliccia.
Quando, ad audizioni finite, si presenta nel teatro ormai vuoto l'aspirante Vanda, l'uomo si trova prima a respingerla professionalmente, dunque coinvolto nel tentativo di quest'ultima di convincerlo ad assegnarle la parte.
La lettura delle prime tre pagine della piece si trasforma dunque in una sorta di duello di corpi, cuori e menti dei due, in un passaggio di consegne tra dominante e dominato che parte dalla pagina scritta per sconfinare nella realtà, e divenire una riflessione ironica e profonda sul rapporto tra Uomini e Donne. Chi la spunterà?








Non era facile, per Polanski, dopo la delusione che fu per il sottoscritto Carnage, tornare a convincere. Personalmente, ho sempre trovato il lavoro del regista polacco ormai francese d'adozione stupefacente, dagli esordi fino ad oggi, fatta eccezione per l'appena citato massacro borghese newyorkese ed il deludente La nona porta: eppure, come spesso accade quando le bottigliate vengono stuzzicate, pur non raggiungendo i livelli del passato o millantati dalle recensioni lusinghiere lette fin dai tempi della sua uscita, Venere in pelliccia è uscito a testa alta dal Saloon.
Da questo punto di vista, dunque, il risultato ottenuto dal vecchio Roman è stato senza dubbio un successo: perchè questo lavoro è indiscutibilmente un concentrato di ironia, intelligenza, capacità di muovere la macchina da presa così come di dirigere al meglio gli attori - specie in coppia, come fu per La morte e la fanciulla -, nonchè una riflessione colta e profonda sul confronto eterno tra Uomo e Donna, che passa dal cervello per giungere inevitabilmente alla zona sotto la cintura.
Perchè, signori e signore, non esiste pezzo d'arte, discussione, appuntamento o qualsiasi altra cosa vogliate metterci, che non coinvolga, in un modo o nell'altro, proprio le energie scaturite dal fulcro di molto più di quanto si continui a non ammettere di ogni tipo di rapporto: ed Emmanuelle Seigner e Mathieu Amalric portano in scena alla grande proprio questa tensione, erotica quanto cerebrale, figlia di un legame che, prima ancora delle leggende legate alla religione, da Adamo ed Eva in avanti, finisce per essere un impulso naturale.
Eppure, il lavoro di Polanski, una volta superati gli entusiasmi per il sempre stimolante "faccia a faccia" tra i sessi, non può definirsi allo stesso tempo completo, quasi parlassimo di un coito interrotto, o di un bacio rubato quando vorremmo con ogni fibra del nostro corpo finire a letto: dalla strepitosa e divertentissima parte iniziale, infatti, al finale, ad un tempo grottesco e drammatico, e clamorosamente vero - almeno per quanto riguarda l'assoluta dipendenza di noi maschietti rispetto al potere esercitato dalle signorine, pronte a rispondere, anche se si trattasse soltanto di alimentare ulteriormente la sfida, con un sonoro ed ancora più attraente "attaccati al cazzo" -, attraversiamo una lunga - troppo lunga, oserei dire, nonostante il minutaggio limitato - fase di studio e stimolo a distanza che a tratti appare fastidiosamente compiaciuta, neanche fosse una figa di legno in vena di tirarsela per bene, come diremmo noi beceri pane e salame.
La cornice da film da salotto - molto radical e molto chic -, dunque, rimane, con tutti i suoi limiti, di fatto riportando Venere in pelliccia ad un livello assolutamente discreto ma non in grado di far gridare al miracolo - da questo punto di vista, Repulsion fu un ritratto decisamente più inquietante e quasi seducente della lotta tra i sessi -, lasciando che la mia soddisfazione di vedere Polanski tornare a fare il Polanski fosse soddisfatta solo in parte, neanche mi ritrovassi ad essere il Thomas della situazione, lasciato alla mercè di un cactus reduce dalla versione musical di Ombre rosse - e rabbrividisco al solo pensiero -.
Non posso comunque lamentarmi, e non lo vorrei, anche perchè non è detto che doversi sudare qualcosa non porti ad un risultato finale ancora più sorprendente di quello che ci saremmo aspettati in principio: dunque torno a dare fiducia ad uno dei più importanti registi degli ultimi trent'anni nel convogliare velleità autoriali e capacità di narrazione ad un pubblico senza limiti di sorta o di gusto, che seppur non al meglio lascia ancora una volta intravedere tutta la sua scintillante bravura di giocoliere della tensione.
Erotica, orrorifica o semplicemente cinematografica che dir si voglia.




MrFord




"Shiny, shiny, shiny boots of leather
whiplash girlchild in the dark
comes in bells, your servant, don't forsake him
strike, dear mistress, and cure his heart."
The Velvet Underground - "Venus in furs" - 




10 commenti:

  1. non riesco a capacitarmi che Carnage non ti sia piaciuto...

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    1. Non che non mi sia piaciuto, semplicemente l'ho trovato molto vuoto e costruito.

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  2. film che ho enormemente apprezzato, differente dal solito, e pregevolmente composto

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    1. Polanski, del resto, non è certo l'ultimo arrivato.

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  3. Emmanuelle Seigner semplicemente perfetta.

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  4. a me non ha convinto un granché e ho preferito carnage. questo mi è sembrato ancora più un film "costruito" (come piace dire a te) del precedente.
    e fondamentalmente il tuo amato roman ha un po' rotto con questi film di impostazione teatrale, troppo radical-chic persino per me :)

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    1. Non pensavo che esistesse qualcosa di troppo radical chic per te. ;)

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