venerdì 16 maggio 2014

Skagboys

Autore: Irvine Welsh
Origine: UK
Anno: 2012
Editore: Guanda




La trama (con parole mie): siamo nella prima metà degli anni ottanta, in Scozia, e la scombinata squadra formata da Mark Renton, Sick Boy, Spud e Begbie veleggia ancora nella post adolescenza, assistendo agli scioperi e alle lotte dei minatori del periodo Tatcher, alle partite di calcio al pub ed affrontando i primi dilemmi della crescita. I sogni e gli interrail delle estati da universitario di Mark si mescolano alle scorribande da improvvisato playboy di Sick Boy e alle risse di Begbie, fino a quando l'eroina non porta la rivoluzione della dipendenza nelle vite di quasi tutti loro.
Da quel momento sarà una continua lotta - o un lento arrendersi - non solo alla loro nuova compagna, ma anche rispetto all'inserimento in una società già dilaniata da problemi economici, di integrazione e di occupazione.






Il mio rapporto con Irvine Welsh ed i suoi più noti e celebrati - soprattutto al Cinema - protagonisti dev'essere destinato ad essere piuttosto burrascoso e ben poco lineare: quando vidi per la prima volta Trainspotting, nel periodo del suo boom e nel pieno dell'adolescenza, lo trovai enormemente sopravvalutato, e finii per apprezzarlo soltanto una decina d'anni dopo, quando tornai ad affrontare la pellicola di Boyle ispirata al romanzo di maggior successo di Welsh con occhi decisamente diversi.
Skagboys, prequel a quelle stesse vicende, romanzo fiume che esplora gli anni precedenti alle scorribande cinematografiche di Renton, Spud, Sick Boy e Begbie - insieme a tutti i loro amici e nemici -, per non essere da meno, è stato una lettura da vero patimento: oltre seicento pagine che sono pesate come macigni non tanto per i loro contenuti, quanto per quello che, probabilmente, è un problema di empatia tra il sottoscritto e l'autore scozzese, incapace di coinvolgermi quanto un titolo così impegnativo in termini di lunghezza richiederebbe per non assumere le connotazioni di una vera e propria montagna da scalare - specie se, ad incombere, ci si trova ad avere in attesa una cinquina di romanzi di autori decisamente più "amici", primo fra tutti Lansdale -.
Non che sia scritto male, o che non valga l'esperienza, intendiamoci: il lavoro di Welsh sulle adolescenze degli "eroi" di Trainspotting è una drammatica, spassosa, grottesca, tristissima fotografia dell'Inghilterra tatcheriana, degli anni bui dell'eroina e dell'HIV, di Edinburgo capitale europea del contagio, dei sogni infranti di una generazione letteralmente spazzata via a più livelli ed inesorabilmente - agghiaccianti le liste di nomi di infetti, che abbracciano qualsiasi sesso, età, condizione sociale e situazione familiare - ma anche dell'energia ribelle dell'adolescenza, della voglia di scoprire e sperimentare, del sesso e della vita il più selvaggi possibile e della violenza - verbale e fisica - come unico mezzo per potersi confrontare con un mondo adulto che pare sordo e repressivo.
E' stato dunque un dispiacere patire così tanto la lettura e ritrovarmi a contare le pagine rimanenti alla conclusione, o a preferire qualche ricerca su Spotify alla lettura immersiva che di norma mi concedo nei quotidiani viaggi in treno: restano le immagini evocative e potenti dell'apertura - con Renton in compagnia del padre ad uno sciopero del sindacato dei minatori -, le caratteristiche dei protagonisti - curioso pensare a Sick Boy come ad uno sciupafemmine a colpo sicuro e a Begbie, interpretato ai tempi dal secchino Robert Carlysle e tra le pagine un palestrato in pieno stile wrestling con pesanti tratti mediterranei -, lo stupendo viaggio attraverso l'Europa di Mark, il funerale di suo fratello Davie e la vicenda legata all'ex poliziotto e gestore di pub responsabile della morte di Coke, punito decisamente troppo tempo dopo e per motivi assolutamente diversi da Billy, fratello maggiore sempre di Renton, e l'idea di un momento storico decisamente terribile per chi, soprattutto per età, avrebbe semplicemente voluto guadagnare il suo spazio nel mondo.
La cosa più agghiacciante - per certi versi ben oltre l'eroina e l'HIV - è il paragone che è sorto quasi naturale tra i tempi di crisi di allora e quelli che oggi viviamo: lavoro ai minimi storici, netta separazione tra "elite" ricca e gente comune al limite della povertà, giovani senza prospettive, governanti neppure lontanamente in grado di garantire possibilità ad altri che non siano loro stessi, con i culi serenamente poggiati sulle poltrone.
C'è soltanto da sperare che non torni ad allargarsi a macchia d'olio una chance - ovviamente fittizia - di fuga da una prigione che, in realtà, potrebbe solo finire per essere l'anticamera ad una ben peggiore.
Perchè in quel caso, solo i duri bastardi come Begbie potrebbero pensare di uscire indenni dalle lusinghe dei paradisi artificiali che, passata la luna di miele e dimenticata la poesia, finiscono per lasciare soltanto rovine.



MrFord



"But I never said I would stay to the end
so I leave you with babies and hoping for frequency
screaming like this in the hope of the secrecy
screaming me over and over and over."
The Cure - "Disintegration" - 




10 commenti:

  1. No ma per davvero ha scritto il prequel?!?!?!?!??!?
    Aiutatelo, che sta' all'ammzzacaffe'..

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    1. Non sarà il librone del secolo, ma non è neanche così male! ;)

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  2. Beh, prequel o meno, il contenuto mi sembra molto interessante. Quando affonda nella condizione sociale di un determinato periodo e luogo Welsh mi sembra diventi un narratore grandissimo, meno forse in altre occasioni. Io consiglio sempre a tutti la lettura di Colla, al momento il mio romanzo preferito dell'autore scozzese, nel caso non l'avessi ancora fatto dagli una possibilità.

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    1. Il contenuto è molto interessante, e in alcune parti funziona davvero alla grande: eppure l'ho trovato davvero "statico", forse per questioni di compatibilità con l'autore.

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  3. A me è piaciuto molto, credo che sia il suo lavoro migliore dopo Trainspotting. Certi passaggi sono di un'intensità tale che ci si resta male, e il finale è una botta pazzesca tra capo e collo. Lo trovo un libro che esprime benissimo il senso di disagio e disperazione che deriva dal vivere in una società a cui non ci si sente di appartenere.

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    1. Senza dubbio il disagio e la lotta di classe sono espressi alla grande, eppure la lettura non mi è mai parsa "facile", e questo ha influito sul fatto di godermelo quanto avrei voluto.

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  4. Di Welsh ho letto solo Trainspotting, ma è uno stile troppo "senza pelle" (non saprei come altro definirlo) e lontano da me per apprezzarlo. Capisco quando dici che leggerlo è stato un patimento, e non perchè scriva male.

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    1. Capisco bene la questione del "senza pelle": qualcosa non è scattato, e portarlo avanti, vista la mole, non è stato per nulla facile.

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  5. giusto uno snob come te poteva considerare sopravvalutato trainspotting, con pulp fiction il film che ha definito il cinema anni '90.
    meno male che poi, con il solito ritardo, ti sei ravveduto...

    quanto al romanzo, dopo aver adorato trainspotting e apprezzato porno, presto vedrò di recuperarlo per ritrovare i miei amici renton e sick boy. e sono sicuro che le 600 pagine a me non peseranno per niente

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    1. Trainspotting, caro Peppa, sta parecchi gradini sotto Pulp fiction - e ad almeno una ventina di altri film anni novanta -! ;)

      Il romanzo, secondo me, ti piacerebbe, a dirla tutta. Mi pare più uno stile cannibale che fordiano.

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