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lunedì 11 maggio 2020

White Russian's Bulletin



Seconda settimana di Fase 2 e primi tentativi di ritorno alla vita "esterna" che, tra lavoro e questioni personali, hanno finito per alimentare, al netto delle serate Cinema con i Fordini, il ruolo fondamentale di massaggiatore dei neuroni di PES: accanto alla Play, serie tv nordiche che continuano ad essere ripescate dal bacino di Netflix, film chiacchierati in rete ultimamente e recuperi che finiscono per incontrare bottigliate che, ai tempi, non avevano ricevuto neanche alla lontana. 
Ma del resto, il Tempo ha il potere di cambiare davvero un sacco di cose.


MrFord



BORDERTOWN - STAGIONE 2 (Netflix, Finlandia/Francia, 2018)

Bordertown Poster

La quarantena e la Fase 1 sono state senza dubbio un'occasione, qui al Saloon, per riscoprire una serie di titoli di stampo thriller/crime nordici che, per mancanza di tempo e impegni quotidiani, sarebbe stato decisamente arduo recuperare in altri momenti: quello più interessante, senza dubbio, è stato Bordertown, una sorta di versione finnica del nostrano Rocco Schiavone con protagonista un profiler dei metodi e dai modi curiosi che, a seguito della malattia della moglie, da Helsinki decide di trasferirsi a Lappeenraalta, città al confine con la Russia, in cerca di una tranquillità maggiore che ovviamente non arriverà.
Dopo una prima stagione di rodaggio, occorre fare un plauso agli autori che, con la seconda annata, alzano l'asticella mantenendo la struttura dei due episodi dedicati ad una sola storia ed incastrando una serie di casi decisamente più interessanti di quelli visti all'esordio: una buona conferma, dunque, per Kari Sorjonen ed il suo cast di comprimari, in attesa della pubblicazione sulla piattaforma di Netflix della terza stagione, già uscita in patria. 
Menzione d'onore per la storia del cecchino, che mi ha ricordato le atmosfere tipiche di Nesbo.




GUNS AKIMBO (Jason Lei Howden, UK/Germania/Nuova Zelanda, 2019, 98')

Guns Akimbo Poster

Applaudito e generalmente ben accolto dalla rete, con protagonista un Daniel Radcliffe che si conferma come un attore inquieto ed incapace di sedersi sugli allori che lo vedranno, suo malgrado, associato ad Harry Potter a vita - e in questo occorre fargli dei gran complimenti -, Guns Akimbo ha destato la curiosità del Saloon tempo fa, e saperlo approdato sulla piattaforma di Prime ha finalmente messo a tacere la curiosità che si era creata da queste parti: onestamente, però, mi aspettavo qualcosa di più da questo fumettone tamarro e incasinatissimo, considerato che alle tamarrate sono abituato da oltre trent'anni e che cose molto più datate come Crank ancora oggi risultano, a mio parere, più divertenti e spassose di questa.
A remare contro sono senza dubbio una regia troppo insistita sul gusto gamer/videoclipparo anni novanta - all'ennesimo treesessanta mi è venuto da sparare un gancio al buon Howden - ed una storia decisamente ripetitiva, "a livelli" per usare un termine da videogioco, che passata la sorpresa dell'inizio e la simpatia per il protagonista finisce presto per stancare.
Niente di particolarmente grave, ma sulla cara mi aspettavo decisamente di meglio.




CRIMINAL MINDS - STAGIONE 15 (CBS, USA, 2020)

Criminal Minds Poster

Si chiude un'epoca, al Saloon, con il saluto a Criminal Minds.
Iniziato nel lontano duemilasette all'inizio della convivenza con Julez, passato attraverso cambi di personaggi e di protagonisti, momenti di grande potenza - l'ho sempre considerato superiore ai vari CSI ed affini - ed altri decisamente dimenticabili - del resto, quindici stagioni sono tante -, Criminal Minds saluta i fan nel modo migliore, con dieci episodi di una qualità che negli ultimi quattro o cinque anni non avevo più trovato, complice forse la sensazione di essere all'ultimo giro di giostra.
In questo senso fondamentali la figura di un villain giunto dalla stagione precedente - ennesima buona prova di Michael Mosley - ed un ultimo episodio tra nostalgia e lacrime in agguato che sancisce l'addio ad una delle serie simbolo del Saloon, che ha accompagnato i Ford da quando, ancora neppure trentenni, si trovarono in un appartamento da artisti nel centro di Milano a oggi, con le strade verso il futuro che si sono aperte davanti a noi.
E per non lasciarsi andare solo alla malinconia per il passato, questa stagione sarà sempre ricordata per la personale interpretazione della sigla d'apertura della Fordina, che chiudeva con un plateale "Poliziott!". Da antologia.




STAR WARS - LA SECONDA TRILOGIA (George Lucas, USA, 1999/2005)

Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith Poster

A grande richiesta dei Fordini, dato il "tanto tempo" trascorso dalla prima trilogia, è tornata sugli schermi del Saloon la saga di Star Wars, a distanza di una decina d'anni dall'ultima volta che anche io l'avevo rispolverata: e devo ammettere, pur se a malincuore, che a parte La vendetta dei Sith - che resta un film valido -, rivedere questa seconda trilogia è stata davvero una tortura. I primi due film sono davvero terribili e invecchiati male, e vedendoli a poca distanza da Il signore degli anelli, di fatto loro contemporaneo, è sconvolgente osservare il clamoroso divario in termini di effetti, scrittura, narrazione. Ci si salva con il terzo capitolo, incentrato sullo sprofondare di Anakin nel Lato Oscuro, che pur se non perfetto riesce quantomeno a portare spessore e drammaticità a tre pellicole che, altrimenti, avrebbero avuto una loro importanza solo in termini di merchandising ed operazioni commerciali.
Anche i Fordini stessi, tolte le parti di battaglia e gli ultimi quaranta minuti de La vendetta dei Sith, si sono ritrovati decisamente poco coinvolti, a riprova del fatto che il confronto con le prime tre pellicole è quantomeno impietoso.





PIANETA ASSURDO (Netflix, USA, 2020)

Pianeta assurdo Poster

Sempre in materia di Fordini, una segnalazione doverosa va alla fuori di testa Pianeta assurdo, docuserie targata Netflix incentrata sulle stranezze che ci regala il regno animale: narrata da Madre Natura - !?!?!? - e giostrata dagli autori neanche fosse una sorta di episodio di Spongebob sotto lsd, questa serie ha lasciato il segno dal piglio, per l'appunto, assurdo, alla sigla di chiusura, adorata in tutte le salse da queste parti.
Senza dubbio il suo valore sia come documentario che come prodotto cinematografico resta molto basso, a prescindere dalla qualità delle immagini - così incredibili sempre grazie alla suddetta Madre Natura -, eppure da queste parti ci si è divertiti parecchio grazie al tono surreale e sopra le righe del prodotto, senza contare che la passione del Fordino per gli animali ha reso tutto più facile, compresa una visione incredibilmente quasi priva delle interruzioni che, di norma, i più piccoli di casa Ford garantiscono.


mercoledì 7 giugno 2017

What if (Michael Dowse, Irlanda/Canada, 2013, 98')




Come mi è già capitato più volte di sottolineare, adoro la "stagionalità" dei film.
Non potrei mai concepire una visione invernale di Point Break o Predator, così come una estiva de La cosa o Shining: a prescindere, comunque, dall'effettiva cornice di narrazione delle pellicole, esistono titoli che trasmettono la sensazione di trovarsi in una determinata stagione.
In particolare, le commedie romantiche mi hanno sempre dato l'idea del profumo della primavera, della nuova vita, di qualcosa che può cominciare e, potenzialmente, non finire: da Hong Kong Express a Zack&Miri make a porn, passando per Apatow, non c'è periodo migliore della "bella stagione" per farsi travolgere dalla voglia di respirare la vita a pieni polmoni, e sognare - o vivere, per l'appunto - un amore di quelli che si sognano da ragazzi, o si immaginano attraverso le storie, i romanzi, le pellicole, le canzoni.
What if, incrociato per caso da Julez in televisione e da lei stessa raccomandato, ha rappresentato un altro felice capitolo di questo fenomeno primaverile: una piacevole, intensa e trascinante romcom indie con risvolti emozionanti - il doppio panino del finale è da pelle d'oca e brividi per tutte le coppie o per chi vorrebbe vivere una storia d'amore - ed altri incredibilmente divertenti - la sequenza della caduta dal balcone, molto alleniana, è da pisciarsi sotto dalle risate -, un cast perfetto - dall'ex Harry Potter Daniel Radcliffe, che dopo Swiss Army Man con questo film si conquista un altro pezzetto del mio cuore a Zoey Kazan, supportati da un Adam Driver insolitamente simpatico tutti funzionano, si divertono e tengono la scena molto, molto bene, un'ambientazione insolita ed affascinante - Toronto - ed un'atmosfera sognante e leggera di quelle che pare di essere tornati a vent'anni, quando i sentimenti erano una tempesta, e nel bene o nel male tutto diventava magico.
Crescendo è difficile poter provare sulla pelle le emozioni allo stesso modo, eppure guardando l'evoluzione dell'amicizia tra Wallace e Charny pare di salire su un ottovolante che porta dal passato al futuro, da quella volta in cui Julez si fece trovare nella zona delle prove dell'Accademia dei Filodrammatici circondata da candele, frutta ed una bottiglia di Jameson e lo facemmo sui materassini a quando, si spera ultracentenari, con il rumore del mare in sottofondo, finiremo per addormentarci e non svegliarci più.
Il tesoro e la bellezza di questi film è proprio il poterli sentire come se si fossero vissuti - ed in effetti, è così, o si spera che lo sia -, e scoprire, anche da vecchi e cinici e stronzi come il sottoscritto, quanto sia semplicemente meraviglioso lasciarsi travolgere dai sentimenti, e goderseli incondizionatamente, come un bicchiere bevuto fino all'ultima goccia.
In fondo, a prescindere da quello che è stato, che forse sarà o che forse, il sale della vita passa tutto da qui: ed il cuore che ci porta sempre un passo oltre, se animato dall'amore e da tutto quello che si porta dietro, sarà sempre più allenato di uno che l'abbia tenuto fuori come un ospite sgradito.
All you need is love, cantavano i Fab Four.
E cazzo, se avevano ragione.




MrFord



 

sabato 14 gennaio 2017

Imperium (Daniel Ragussis, USA, 2016, 109')




Fin dai primi tempi dell'apertura del Saloon, una delle cose più interessanti oltre al confronto con gli altri blogger ed i titoli emersi proprio grazie al popolo della rete, è risultata per il sottoscritto senza dubbio la "pesca" degli stessi, in particolar modo quelli ancora privi di una data di distribuzione in Italia: di norma ogni settimana, spesso senza neppure sapere, almeno inizialmente, di cosa si tratti, cerco di recuperare tutto quello che è stato sottotitolato e che, con ogni probabilità - specie se si tratta di produzioni lontane dal concetto di blockbuster o di autori molto noti -, non vedranno mai la luce nelle nostre sale.
Uno dei titoli in questo senso approcciati più di recente è stato questo Imperium, che aveva finito per colpirmi sia per l'argomento trattato - l'infiltrazione degli agenti federali nelle organizzazioni criminali è sempre un ambito interessante, per il sottoscritto - sia per un ruolo tutto sommato inedito portato in scena dall'ex Harry Potter - e dubito, purtroppo, per nulla aiutato anche dal fisico, che potrà mai scrollarsi di dosso questo pesante fardello - Daniel Radcliffe, pronto ad interpretare la talpa all'interno delle organizzazioni operanti nel sicuramente inquietante mondo dei gruppi inneggianti alla supremazia bianca.
Ovviamente non siamo certo di fronte al nuovo Donnie Brasco - in fase di scrittura si ha l'impressione che tutto sia troppo facile, ed è chiaro che, nonostante Radcliffe, Toni Colette ed un paio di nomi riconoscibili soprattutto dagli amanti del piccolo schermo, non si tratti di chissà quale produzione altisonante -, la vicenda è abbastanza lineare e telefonata - si capisce fin dalla sua prima apparizione chi sarà il "vero cattivo", anche se la chiusura lampo dell'indagine non giova alla tensione accumulata nella prima parte della pellicola - e l'impressione, nonostante sia tutto ispirato da fatti realmente accaduti, è che per il protagonista Nate sia davvero tanto, troppo facile infiltrarsi arrivando subito a piacere ai pezzi grossi senza per questo incontrare nessuna reale difficoltà, eppure la visione di questo Imperium scorre come deve scorrere ed intrattiene come deve intrattenere, suscitando a tratti anche una certa inquietudine a proposito di come devono sentirsi gli agenti che finiscono a ricoprire incarichi di questo genere, sottoposti ad un carico di tensione costante, al rischio per la propria incolumità ed all'influenza che la loro nuova "famiglia" potrebbe avere su di loro - e torno a citare Donnie Brasco, un vero e proprio caposaldo del genere -.
Da questo punto di vista è molto interessante il confronto finale tra Toni Colette e Daniel Radcliffe che giustifica la scelta dell'ufficiale in comando di optare per uno o per l'altro agente a seconda di quelle che sono le caratteristiche del gruppo e delle persone controllate e spiate: in questo senso, sfruttare un ex vittima di bullismo che possa, nonostante il QI molto alto ed un grande raziocinio, per empatizzare con molti estremisti rifugiatisi nello stesso estremismo proprio perchè vittime a loro volta è quantomeno interessante, e probabilmente, in mano a sceneggiatori ed un regista di altra caratura, in grado di confezionare prodotti di spessore ben superiore a quello di Imperium.
Ma poco importa: quello che conta è aver affrontato una visione a suo modo onesta e convincente, tesa e serrata il giusto, e pronta a fornire gli elementi base per una buona serata senza troppe pretese, ma non priva di spunti di riflessione.
Considerate quelle che sono le capacità effettive del fu Harry Potter, direi che è stata quasi una piccola magia.




MrFord




 

martedì 6 dicembre 2016

Swiss Army Man (Dan Kwan&Daniel Scheinert, USA, 2016, 97')




Era il settembre del duemilasei, nel pieno del periodo più wild della mia vita, e mi trovavo in Irlanda con il mio amico Emiliano: decidemmo, giusto per non stare sempre appiccicati alle due fanciulle che rimorchiammo a Galway, di farci una bella gita per ammirare il Connemara, spendendo praticamente tutto quello che avevamo a disposizione per quella giornata per mangiare - un favoloso brasato, devo ammettere - e per il pullman.
Con ancora negli occhi la bellezza strepitosa delle scogliere di Moher, l'autista fece tappa in una miniera che tutti gli altri partecipanti al viaggio organizzato ebbero l'occasione di visitare, mentre noi poveracci in canna optammo, nell'attesa, per un giro tra i negozi di souvenir ed un the nella caffetteria appena fuori dalla miniera stessa: proprio tra le cartoline, credo complice il brasato citato poco fa, cominciai a dare sfogo all'aria irlandese che si muoveva nelle mie parti basse, suscitando la furia di Emiliano che abbandonò il negozio per evitare di morire soffocato, andando a sedersi direttamente nella caffetteria, dove lo raggiunsi una volta conclusa la tempesta.
Lo scenario, a quel punto, era questo: tavoli tutti vuoti tranne uno, composto da una molto composta famiglia - padre, madre, figlia adolescente -, non troppo lontano dal nostro, e su ogni tavolo una zuccheriera, una piccola caraffa con il latte e tovaglioli.
Emiliano ordina un caffè americano, io the e muffin al cioccolato: si chiacchiera e si ride ancora per quello che è accaduto nel negozio qualche minuto prima, si alza un pò la voce tanto da notare l'irritazione negli occhi di mammina e papino e, forse, un velo di terrore in quelli della ragazzina, neanche fossimo i rednecks di Un tranquillo weekend di paura.
A un certo punto, una risata un pò troppo fragorosa lascia partire un altro missile degno di quelli sganciati tra i souvenir, innescando la protesta accesa di Emiliano per la puzza pestilenziale, mentre il sottoscritto cercava di contenere le risa, ormai fuori controllo: all'apice di questa nuova, clamorosa sequenza, doppio colpo mortale risata sguaiata/peto roboante, proprio mentre un asteroide che faceva un tempo parte del muffin al cioccolato esce dalla mia bocca entrando in orbita prima di ricadere, canestro perfetto, nella piccola caraffa del latte sul nostro tavolo.
Io mi contorco, Emiliano non resiste, e fuggendo dalla caffetteria ribalta la sedia dove stava sotto gli occhi sconcertati della famiglia Bradford versione irish.
Ho impiegato circa venti minuti per riprendermi e raggiungerlo all'esterno.
Questo ricordo, come tutti quelli di quel viaggio fantastico, ora è soltanto mio.
E' soltanto mio dalla notte tra il tredici ed il quattordici febbraio duemilaquindici, quando Emiliano ha deciso di togliersi la vita.
Questo aneddoto è una delle cose che mi sono passate per la mente guardando Swiss Army Man.
Mi sono anche passati per la mente l'amore, l'amicizia, il valore e l'importanza della libertà di essere come siamo, soprattutto con chi amiamo, perchè proprio con loro possiamo godere dell'essere noi stessi fino alla fine, scoreggione comprese, una colonna sonora stupenda, trovate che farebbero invidia al miglior Gondry, quanto cazzo sono stati bravi Radcliffe e (soprattutto) Dano, con quell'espressione tra la timidezza e l'orgoglio di fronte al complimento ricevuto dal suo nuovo, inseparabile amico.
Mi è passato per la mente "porca puttana, che film grandioso".
Mi è passato per la mente che se non fossi stato sul tappeto a giocare con i bimbi in stereo con Julez già in lacrime sul divano, mi sarei fatto uno di quei pianti liberatori che sono come il vento in faccia, una scopata, il segno che sì, stai vivendo, e lo stai facendo il più profondamente possibile.
Mi è passato per la mente che Swiss Army Man fosse una delle storie di amicizia più commoventi, poetiche e stramaledettamente vere che il Cinema abbia mai regalato al suo pubblico.
E non parlo di questa stagione, o degli ultimi anni. Di sempre.
Da quel cellulare rimbalzato tra i ricordi di uno e dell'altro, alle geniali trovate dell'autobus e del "cannone", dalla lotta con l'orso pronta a mangiarsi in un boccone tutto il realismo di qualsiasi  Revenant con la forza della pancia - in tutti i sensi -, dall'isola deserta alla città piena di gente.
Mi è passato per la mente Emiliano, che è morto nella vasca da bagno, e chissà che non abbia deciso di salutare chi ha pensato di giudicarlo per la scelta che aveva fatto con una scoreggiona come quelle che ho mollato io, quel giorno, in quella caffetteria, nel cuore dell'Irlanda che è stato proprio grazie a quel viaggio uno degli amori della sua vita.
Mi è passato per la mente che durante quel viaggio abbiamo riso, bevuto, letto, ascoltato musica, scritto, pensato a cosa avremmo fatto al nostro ritorno, scopato, siamo passati dal quasi calcio in faccia che mi presi la seconda sera a Dublino al penultimo giorno, quando Tommy, irlandese sposato ad un'italiana in gita di piacere nella sua terra cercò di trattenerci al tavolo con lui e due obese vestite come puttane da Far West offrendoci un drink dopo l'altro grazie alle vincite al gioco - almeno così ha dichiarato -.
Tutti quei ricordi, oggi, sono solo miei.
Ed ora, con Swiss Army Man negli occhi e nel cuore, e la coscienza di aver avuto la fortuna di trovarmi di fronte ad un cazzo di fantastico Capolavoro, e le lacrime che scendono, davanti allo schermo del computer sul quale scivolano via queste parole, mi passa per la mente un'altra cosa.
E' stato bellissimo.
Vorrei che ci foste stati anche voi.
Vorrei che ci foste stati anche voi.




MrFord




 

domenica 2 ottobre 2016

Now you see me 2 (Jon M. Chu, USA/Cina/UK/Canada, 2016, 129')



E' curioso come e quanto, a volte, un sequel possa essere dannoso.
Ai tempi dell'uscita di Now you see me, tre anni fa, rimasi sorpreso da un prodotto che certo non puntava ad essere un Capolavoro ma funzionava in tutto e per tutto, alla faccia delle mie basse aspettative e di quanto male ne potesse parlare una certa critica "alta" - ricordo fior di discussioni con mio fratello, negli anni diventato una specie di macchina da "non mi piace più niente, mi rivedo i classici" -, sfoderando addirittura due bicchieri e mezzo che, ora come ora, stupiscono una seconda volta anche me.
Quando, all'annuncio del sequel, con Julez approcciammo la visione, ci trovammo più che altro a sperare che le cose potessero quantomeno andare discretamente, senza hype eccessivo ma ipotizzando una serata fresca e divertente: niente di più sbagliato.
Al termine della visione di Now you see me 2, ho finito quasi per rivalutare in negativo la prima pellicola, ritrovando in questo - ed ora posso dirlo con certezza - inutile secondo capitolo tutto il peggio che ci si possa aspettare da un sequel: sceneggiatura appena abbozzata e ripetitiva, passaggi tagliati con l'accetta e troppo facili, regia inutilmente e solo apparentemente spettacolare, personaggi interessanti divenuti macchiette fastidiose - mi dispiace per uno dei miei favoriti, Woody Harrelson, ma il suo mentalista, che era stato il mio numero uno nella prima pellicola, sprofonda in un misto di senile scemenza e momenti imbarazzanti forniti da un gemello non richiesto -, nuovi charachters pescati dal cilindro dell'inutilità - parlo del "villain" interpretato da Daniel Radcliffe, che se possibile risulta essere meno minaccioso di Elijah "Frodo Baggins" Woods, che è tutto dire, e Lizzy Caplan, che vorrebbe essere tanto alternativa e simpatica e finisce per avere lo stesso effetto di una visita al cesso la mattina dopo una sbronza colossale -, conferme spiacevoli - Jesse Eisenberg vince a mani basse il premio come mio attore da cestinare dell'anno, già antipatico ed a mio parere poco talentuoso di suo, ormai imprigionato in caratterizzazioni tutte uguali ed una mimica che pare gridare al sottoscritto "Ti prego, Ford, prendimi a pugni in faccia fino a cambiarmi i connotati" - ed un incedere che, per quanto ritmato, mi ha fatto pesare e non poco le due ore piene di visione.
Un vero e proprio tracollo, dunque, che ha trasformato delle potenziali bottigliate in una punizione che possa essere d'esempio a tutti i produttori e registi troppo seduti sugli allori per pensare di mettere davvero qualcosa di originale anche in quelli che sono, a conti fatti, film di cassetta nati ad uso e consumo del marketing: niente di male, per carità, ma almeno un pò di brio - e non di robetta costruita a tavolino per il divertimento ed il portafoglio del cast - finirebbe per risultare come testimonianza di rispetto per chi pensa di dedicare due ore del proprio tempo - soprattutto quando lo stesso manca considerati lavoro ed incombenze quotidiane - a rilassarsi davanti ad uno schermo.
E se lo stupore è legato non ad un coniglio tirato fuori da un cilindro, ma ad un cilindro tirato fuori da un coniglio, non si può dire che Cho e soci abbiano centrato il bersaglio: da un prodotto fresco e divertente buono quantomeno come blockbuster sono stati in grado di far comparire uno dei fallimenti più clamorosi della stagione cinematografica.
Una cosa non da tutti.
Illusionisti o no.




MrFord




 

mercoledì 8 giugno 2016

Wednesday's child

La trama (con parole mie): passata una primavera in gran parte deludente dal punto di vista delle uscite in sala, con l'avvicinarsi dell'estate pare che perfino la pessima distribuzione italiana si sia decisa a proporre titoli che, quantomeno, potrebbero risultare scommesse interessanti.
Riusciranno queste stesse scommesse, capeggiate dal Refn fresco di delusione a Cannes, a mettere d'accordo perfino il sottoscritto e la sua nemesi per eccellenza, Cannibal Kid, nel bene o nel male?
O assisteremo all'ennesimo scontro tra i due bloggers più rivali della blogosfera?



"E come per magia, ora farò in modo che Cannibal capisca qualcosa di Cinema!"



The Neon Demon

"La prossima volta prima di vedere un film di Von Trier leggo le avvertenze."

Cannibal dice: Cult dell'anno o diludendo dell'anno?
Il nuovo film del fenomeno danese Nicolas Winding Refn, talento visivo purissimo ma più discontinuo come sceneggiatore, sembra una cannibalata coi fiocchi. Un thriller horror stile Il cigno nero/Mulholland Drive ambientato nel patinatissimo mondo della moda. All'ultimo Festival di Cannes è stato però accolto tra i fischi dai critici...
Ma mai fidarsi dei critici. Prendete Ford, ad esempio.
Ford dice: Refn è uno dei pochi registi in grado di mettere quasi sempre d'accordo perfino il sottoscritto e Peppa Kid, seppur per motivi diversi. Quest'ultimo Neon Demon, fischiatissimo a Cannes, appare come un rischio per il sottoscritto ed una conferma per il mio antagonista. Sarà davvero così? Solo le rispettive recensioni potranno svelare l'arcano.




Now You See Me 2 – I maghi del crimine

"E come per magia, sono di nuovo qui: questa volta cercherò di fare in modo che Ford non pesti Cannibal come un sacco da boxe!"

Cannibal dice: Il primo Now You See Me mi era sembrato un prodotto d'intrattenimento valido e molto piacevole (http://www.pensiericannibali.com/2013/09/now-you-see-me-i-maghi-di-napoli.html). Di un secondo capitolo non sentivo tutto questo bisogno, ma comunque credo lo vedrò. E chissà che la mossa di prendere l'ex Harry Potter Daniel Radcliffe per contrastare i maghi del crimine non si possa rivelare azzeccata quanto quella di prendere uno che non capisce nulla di cinema come Ford per contrastare un cineincompetente come me.
Ford dice: il primo Now you see me si era rivelato, ai tempi, un buon intrattenimento, conquistando soprattutto Julez. Questo sequel non appariva davvero necessario, ma chissà che non abbia le potenzialità di stupire quasi quanto una promozione di Cannibal rispetto ad un film Disney. Staremo a vedere.



Frend Request – La morte ha il tuo profilo

"Altro che pazzi maniaci horror: il vero terrore è essere followers di Pensieri Cannibali!"

Cannibal dice: Stalker-thriller-horrorino tedesco a tematica informatica con protagonista la bella Alycia Debnam-Carey di Fear the Walking Dead?
Probabilmente sarà una boiata, ma come fresca e disimpegnata visione estiva ci sta tutta!
Ford dice: merdina horror degna del mio rivale che mi risparmio volentieri. Estate sì, ma non così.



L'uomo che vide l'infinito

"Ecco, con un'equazione ho descritto l'infinito: l'infinito vuoto presente nella testa di Cannibal Kid."

Cannibal dice: Io sono l'uomo che vide l'infinita mancanza di buon gusto in Ford. Quanto al film L'uomo che vide l'infinito, nonostante la presenza del da me odiato Jeremy Irons e una regia di quelle che dal trailer sembrano da fiction tv, è una di quelle pellicole su un matematico geniale tra A Beautiful Mind e La teoria del tutto che una visione dalle mie parti dovrebbero riuscire a guadagnarsela.
Ford dice: prodotto che pare assolutamente trascurabile nonostante il suo protagonista, degno giusto di un passaggio su Pensieri Cannibali non tanto per affinità di geni quanto per affinità di squilibri.



Cristian e Palletta contro tutti

"Ho provato ad andare a correre con Cannibal, ma quello pensa sempre di avere Ford alle calcagna e scanna come un dannato!"

Cannibal dice: Dal titolo e dalla locandina sembrerebbe una poracciata... Eppure la presenza del sempre ottimo Libero De Rienzo e di Pietro Sermonti from Boris come protagonisti mi fa ben sperare. Così come l'assenza di James Ford.
Ford dice: se fosse per il titolo o per l'apparenza diffiderei di questa roba tanto quanto dei pareri di Cannibal. De Rienzo e Sermonti, però, inaspettatamente incuriosiscono. Staremo a vedere.



In nome di mia figlia

"Non disperarti: la prossima volta non ti porto più a vedere un film suggerito da Cannibal!"

Cannibal dice: La storia di un padre disperato ma no, non si tratta di Puff Daddy Fordy. È una pellicola francese con Daniel Auteuil e io al cinema francese faccio fatica a dire no. Ma com'è che i film di questa settimana me li vorrei vedere tutti?
Ford dice: Autil non mi dispiace, la tematica neppure. Ma il Cinema francese, soprattutto in vista dell'estate, è lontano da me quasi più delle opinioni di Cannibal Kid. Rimandato a settembre.



Ciao Brother

"Ho visto un film suggerito da Cannibal che mi ha fatto venire due palle così!"

Cannibal dice: I film di questa settimana me li vorrei vedere tutti... tranne questo. Una pseudo pellicola con due tizi che a quanto pare provengono da Zelig, il programma meno divertente nella storia degli show comici. Più che Ciao Brother, Goodbye Brother. E, già che ci siamo, Goodbye Ford!
Ford dice: mi sarei stupito se, in una settimana di programmazione in sala, non si fosse fatta sentire la solita stronzata made in Italy con presunti comici presi a caso come protagonisti. Senza dubbio facciamo più ridere io e Cannibal.



mercoledì 13 aprile 2016

Victor: la storia segreta del Dottor Frankenstein

Regia: Paul McGuigan
Origine: USA, UK
Anno:
2015
Durata:
110'







La trama (con parole mie): Igor, da sempre vissuto al circo come clown ed attrazione a causa della sua deformità, in realtà medico brillante e studioso autodidatta, viene sottratto alla sua "famiglia" da tendone quando un incidente occorso alla trapezista Lorelei mostra le sue doti a Victor Frankenstein, medico al lavoro su un progetto apparentemente folle come quello di rompere la barriera tra vita e morte.
Guarito dalla malattia e ripulito, Igor diviene non solo l'assistente, ma anche e soprattutto il partner di Frankenstein, che trovato un insperato finanziatore nel giovane Finnegan, iscritto anch'egli alla scuola di medicina di Londra e rampollo di una delle famiglie più ricche d'Inghilterra, ha la possibilità concreta di realizzare il suo progetto di dare vita ad un uomo dotato di intelletto e capacità razionali  partendo da componenti fisiche morte.
Ma Scotland Yard è sulle sue tracce, e l'esperimento risulterà decisamente più complesso del previsto.












E' davvero curioso quanto, negli ultimi anni, causa crisi di idee o, forse, di una voglia di impegnarsi più limitata, molti registi e sceneggiatori abbiano pescato a piene mani dall'oceano dei reboot e dei remake, o di personaggi e vicende che hanno fatto la Storia del Cinema e non solo: uno di essi è senza dubbio quello di Frankenstein, nato dalla penna di Mary Shelley - moglie dell'altrettanto straordinario poeta Percy -, creatura crepuscolare perfetta per il romanticismo con la sua natura di predestinato e maledetto, protagonista di Classici dell'horror, rivisitazioni moderne, pellicole d'aspirazione autoriale ed improbabili produzioni simil-action.
La versione di Paul McGuigan, talentuoso regista mai davvero esploso - ricordo che, ai suoi esordi con Gangster N°1 mi colpì parecchio -, non è meglio o peggio di molte altre, tentativo di mescolare le versioni di Guy Ritchie di Sherlock Holmes ed un'atmosfera quasi romantica alla Moulin Rouge! pronta a sfruttare il ruolo di protagonista di Igor, interpretato da un sempre inutile Daniel Radcliffe - nonostante l'impegno profuso, soprattutto nella prima parte, rispetto alla postura fisica - spalleggiato da un James McAvoy che, pur folle e scombinato nei panni di Victor Frankenstein, ripulito, ben rasato ed acconciato non funziona certo come nei panni del Lercio.
Le recensioni oltreoceano e non solo di questo prodotto erano a dir poco terribili, ed il mio approccio è stato assolutamente privo di aspettative, eppure non mi è parso di trovarmi di fronte qualcosa di davvero agghicciante, quanto un prodotto d'intrattenimento spicciolo mascherato da produzione cool simil gotica che ha come principale colpa quella di aver snaturato il personaggio del mostro: una delle cose più affascinanti, infatti, della storia di Frankenstein, era data principalmente dal fatto che, in conclusione, era il visionario e folle genio Victor a risultare effettivamente mostruoso, al contrario della sua triste e malinconica creatura, destinata ad essere sempre e comunque reietta nel mondo degli uomini, pronti ad essere più pericolosi di quanto, nonostante l'apparenza e la forza, potesse essere lei.
Nell'interpretazione di McGuigan, invece, la creatura diviene soltanto l'espediente principale di un finale quasi da film action, o d'avventura, poco digeribile almeno quanto la prima parte ambientata al circo, culminata con l'improbabile fuga a suon di pugni e colpi acrobatici di Igor e Victor: molto meglio, al contrario, la parte centrale del lavoro, incentrata sull'ossessione crescente dei due medici di poter realizzare qualcosa che mai era stato realizzato prima, e superare il confine apparentemente invalicabile tra vita e morte, impreziosita dalle parti affidate ad Andrew Scott - il Moriarty di Sherlock - ed il sempre mitico Charles Dance, cui basta una sequenza per rubare la scena a tutto il cast.
Per il resto, questo Victor: la storia segreta del Dottor Frankenstein trova perfetta collocazione nel grande calderone dei film che passano e vanno senza infamia e senza lode, nonostante i tentativi del suo regista di renderlo appetibile e figo agli occhi del pubblico più giovane ed affascinante a quelli dei più cinefili - le strizzate d'occhio al Lynch di Elephant Man o a Terry Gilliam sono parecchie - ed un finale che prevederebbe addirittura un eventuale sequel - che spero vivamente non veda la luce -.
Peccato per i personaggi di Victor e della creatura - che meriterebbero davvero un'opera degna del romanzo -, mentre nel caso di Igor peccato per la scelta dell'interprete - Radcliffe, purtroppo per lui, resterà a vita imprigionato nel ruolo del maghetto Harry Potter che gli ha regalato soldi, fama e celebrità -, considerato che, Frankenstein Jr a parte, non ricordavo alcuna pellicola che lo vedesse protagonista quasi indiscusso.
Se, dunque, siete in cerca di qualcosa che possa riportarvi all'oscurità ed allo struggimento del periodo della Londra vittoriana, mettetevi l'anima in pace: l'esperimento fallirà clamorosamente.
Al contrario, se il vostro obiettivo è divertirvi senza alcun pensiero, orientatevi verso qualcosa di più scanzonato e veloce in termini di ritmo.
Resta soltanto, a sostenere questo film, la voglia di scommettere o tentare di quella parte di pubblico che non ha paura di sporcarsi le mani, un pò per coraggio ed un pò per follia.
Un pò come Victor Frankenstein.





MrFord






"Feed my Frankenstein
meet my libido
he's a psycho
feed my Frankenstein
hungry for love
and it's feeding time."
Alice Cooper - "Feed my Frankenstein" - 






giovedì 7 aprile 2016

Thursday's child

La trama (con parole mie): alle spalle un inizio anno piuttosto interessante, i distributori italiani devono aver pensato a quale potesse essere il modo migliore per far scontare le uscite dei vari Boyle, Inarritu, Tarantino e via discorrendo soprattutto a chi, come il sottoscritto ed il suo sgradito socio Cannibal Kid, ogni settimana si ripresenta all'appuntamento con una rubrica dedicata alle uscite.
Il modo migliore è senza dubbio infilare una serie di weekend stipati di titoli per la maggior parte inutili senza alcuna vera pellicola di richiamo, che si parli di blockbuster o di chicche d'autore.
Non resta che portare pazienza e confidare negli scambi come sempre al miele dei due antagonisti numero uno della rete.


"La più bella del reame non è Edward Furlong Kid, ma sono io!"
Il cacciatore e la regina di ghiaccio

"L'ultimo film che mi ha suggerito il Cannibale mi ha fatto davvero vomitare!"
Cannibal dice: Un prequel dell'inutile Biancaneve e il cacciatore?
Darei la caccia a chi ha avuto questa malsana idea e pure chi ha scelto di metterci dentro Jessica Chastain, cosa che mi costringerà a dare un'occhiata a 'sta robaccia più maleficent di Mr. Ford.
Ford dice: a me Biancaneve e il cacciatore, in termini di schifezzuole, non è dispiaciuto come avrei pensato e forse sperato.
Questo sequel, però, mi pare totalmente inutile se non per questioni estetiche del cast, unica valida ragione per recuperarlo.
Quello che è sicuro, è che quella regina di ghiaccio di Katniss Kid è uno dei nemici più acerrimi non solo del sottoscritto, ma del Cinema.



Veloce come il vento

"Anche ubriaca, alla guida saresti meglio di Ford sobrio." "Perchè, quello è anche sobrio!?"

Cannibal dice: Descritto come una specie di Rush all'italiana, così come Ford è un po' un Donald Trump all'italiana, questo Veloce come il vento potrebbe confermare lo sfrecciare veloce dell'attuale cinema italiano. Oppure schiantarsi brutalmente come chi si affida a WhiteRussian per scegliere di vedere un bel film.
Ford dice: ho visto la locandina di questa roba quando ho portato con Julez il Fordino a vedere Kung Fu Panda 3, e sono stato assalito dai dubbi. Considerato che il mio rapporto con il Cinema italiano è ormai incrinato, direi che per il momento posso anche correre veloce come il vento via.



Victor - La storia segreta del Dottor Frankenstein

"Credimi, Igor: un ibrido tra Cannibal e Ford SI PUO' FARE!"
Cannibal dice: Certo che le idee originali questa settimana proprio si sprecano. Nel giro di pochi giorni, esce il secondo film dedicato a quel mostro di Fordenstein... volevo dire Frankenstein. Considerando che qui c'è pure l'insopportabile maghetto Daniel Radcliffe, direi che è il secondo film dedicato a Frankenstein che mi evito alla grande nel giro di pochi giorni. È un record. Quasi quanto quello di Ford che è il primo uomo al mondo ad aver dato personalmente alla luce due figli, stracciando così il precedente primato di Arnold Schwarzenegger in Junior.
Ford dice: così come ho evitato il Frankenstein della scorsa settimana, eviterò accuratamente anche questo come e più che se fosse un radical finto Capolavoro consegnato da quello scienziato pazzo di Victor Kid.



Grimsby - Attenti a quell'altro

"Quelli sono Ford e quell'altro: stacci alla larga, sono due tipi poco raccomandabili."
Cannibal dice: Sacha Baron Cohen non mi sta particolarmente simpatico e questo film negli Usa si è rivelato un megaflop. Ciò nonostante, sono piuttosto curioso di assistere a questo Grimsby, più che altro per vedere Sacha Baron Cohen alle prese con un personaggio che ricorda parecchio Liam Gallagher degli Oasis. Non ho mica detto James Ford dei WhiteRussian.
Ford dice: archiviate un paio di buone idee agli esordi, Sacha Baron Cohen è scivolato nello zalonismo più totale. Direi che eviterò anche questo, e piuttosto punterò su qualche filmetto teen made in Cannibalandia da stroncare come si deve.



Microbo & Gasolina

"E con questo mezzo batteremo quelle mezze cartucce di Ford e Microbo Kid."
Cannibal dice: Michel Gondry ha fatto un nuovo film ed esce pure in Italia e io non ne sapevo niente?
L'influenza funesta di Mr. Ford purtroppo si sta cominciando a far sentire. Per rimediare è necessaria una bella dose di cinema francese radical-chic e questa pellicola sembra davvero l'ideale. Il mio ideale.
Ford dice: ho l'impressione che Michel Gondry, archiviati i successi di una decina di anni or sono, si sia fossilizzato su se stesso neanche fosse un Tim Burton o un Cannibal Kid qualsiasi.
Quest'ultimo Microbo & Gasolina mi pare destinato a rafforzare ancora di più quest'ipotesi. Peccato.



Mister Chocolat

"Ed ecco a voi, signore e signori, due veri fenomeni da baraccone: Ford e Cannibal!"
Cannibal dice: Altra pellicola francese. Cosa che significa che oui, me la gusterò più che volentieri. In più il protagonista è il simpatico Omar Sy di Quasi amici, film che avrà presto un remake/sequel/spinoff italiano: Per niente amici, interpretato dal sottoscritto Cannibal Kid e da Mr. James Ford.

Ford dice: credo che l'ottimo Quasi amici sia stato una vera e propria maledizione, per Omar Sy. Non in termini di carriera o economici, questo è sicuro, quanto di standardizzazione: ormai il buon attore francese è diventato solo un nome sulla locandina, un po' come il Cannibal Kid delle recenti puntate di questa rubrica rispetto a quello delle prime Blog Wars.




Una notte con la regina

"Mi dispiace, cara, ma io sono già promesso ad Alessia Carmicino."
Cannibal dice: Questa sembra un'inglesata regale perfetta per la blogger Alessia Carmicino. Non essendoci attori muscolosi o storie strappalacrime sulla maternità, la di nuovo neo mamma Ford invece girerà al largo alla grande, mentre io potrei farci anche un pensierino a passare una notte insieme alla regina. Sperando sia più come Elizabeth Hurley nella serie The Royals che non Elisabetta II.
Ford dice: preferirei passare una notte con Dua Lipa - una delle poche donne in grado di convincere sia me che il Cannibale - che non accanto a Peppa a guardare una roba da salotto come questa, ennesima conferma di una settimana funesta, almeno in sala.



Banat - Il viaggio

"Questa parte della piantagione deve averla curata Cannibal: non c'è un albero che sia sopravvissuto."
Cannibal dice: Film che parla dell'immigrazione, ma con un punto di vista opposto rispetto a quello cui siamo abituati di solito, quello di un italiano in Romania. Verrà trattato come le rumene qui da noi, ovvero sarà costretto a prostituirsi? Lo scopriremo guardando questa istruttiva pellicola e sperando che presto anche Ford emigri. Verso la Romania, o possibilmente anche verso la Luna.
Ford dice: altro titolo italiano, altri dubbi. Ormai, quando si parla di Cinema nostrano, sono più scettico addirittura di quando leggo un post su Pensieri Cannibali.



Che cos'è un manrico

"Andiamo immediatamente a chiedere un miracolo per quei due disastrati di Cannibal e Ford." "Sul serio? Pensavo fossero senza speranza!"
Cannibal dice: Mentre io ancora devo scoprire cos'è un Ford, questo film ci spiega cos'è un manrico, o meglio chi è. Manrico è un trentenne distrofico e questa pellicola italiana rischia di essere o una ruffianata pazzesca o un potenziale Quasi amici nostrano.
Ford dice: questo titolo, a prescindere da come si rivelerà, avrà quantomeno il merito di aver ispirato il mio primo documentario, chiamato Che cos'è un Cannibal.



L'età d'oro

"E così ho completato un altro video segreto del mio sogno erotico Cannibal Kid!"

Cannibal dice: Ma basta! Quanti film escono? E quanti film italiani escono? E soprattutto: quanti film fanno fare a Laura Morante e chi diavolo li va a vedere?
Ford dice: probabilmente, il mio nuovo acerrimo nemico è il responsabile della distribuzione italiana. E dei titoli italiani. Altro che Cannibal Kid.



Troppo napoletano

Una bella foto ricordo scattata per Ford e Cannibal da parte della troupe di Troppo napoletano.
Cannibal dice: Più che troppo napoletano, sembra troppo una porcheria!
Ford dice: troppo una schifezza, vorranno dire!


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