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sabato 18 febbraio 2017

American Horror Story - Roanoke (FX, USA, 2016)




Il mio personale rapporto con il brand di American Horror Story, creatura camaleontica di Murphy e Falchuk, è stato quantomeno travagliato: la tanto incensata prima stagione, infatti, ai tempi da queste parti non andò oltre le bottigliate; con la seconda, ambientata quasi interamente in un manicomio ed a cavallo tra diversi decenni, rimasi molto, molto sorpreso in positivo; dalla terza in poi fu un lento declino, che mi portò a lasciare il titolo alle visioni da sessioni di ferro da stiro di Julez senza che mi mancasse neppure lontanamente.
Con il duemilasedici e l'ottima prova dell'antologico American Crime Story - sempre creato dal duo - a risvegliare il mio interesse per AHS sono giunte molte recensioni positive di questa sesta annata, Roanoke, che a quanto pare rinverdiva i fasti delle prime due - ed ho sperato fortemente nella seconda, ovviamente -: in questo periodo da casalingo, dunque, accanto ai recuperi delle molte serie televisive passate su questi schermi nell'ultimo periodo, è giunto anche questo.
Il risultato è stato decisamente positivo per quella che, proprio con la già citata Asylum, è senza ombra di dubbio la miglior stagione della serie, costruita sfruttando più livelli di narrazione, metacinema, stili e mezzi di ripresa, e generi: partita come un incrocio tra il thriller e la ghost story e divenuta un vero e proprio incubo mortale per i protagonisti simile ad un survival, a metà del cammino chiude un arco narrativo per aprirne un altro trasformando il tutto in un grottesco ritratto dei reality e della società "social" attuale fino a diventare una delirante mattanza conclusa con un finale quasi lirico, e con il sacrificio dell'unico charachter superstite alle due "spedizioni" a Roanoake.
Quello che, come sempre, è interessante notare quando gli horror hanno spunti interessanti, è quanto, in realtà, a prescindere dagli incubi, dalle Macellaie e dalle streghe dei boschi, l'Uomo finisca sempre per risultare la minaccia più grande e pericolosa, che si tratti di squilibri mentali - i rednecks vicini di Matt e Shelby, Agnes -, vuoti interiori - Lee - oppure avidità di potere e successo - Ryan -: se, infatti, le creature venute dall'altro mondo, sanguinarie per imposizione, condizione e status, si muovono come se seguissero una macabra routine, gli esseri umani spinti dalle loro emozioni, dall'istinto e dal terrore o dalla furia del momento finiscono per risultare ben più pericolosi ed inquietanti pur non mostrando un aspetto particolarmente agghiacciante - sinceramente, i Chang o Testa di maiale non fanno venire i brividi quanto alcuni dei passaggi che coinvolgono e vedono protagoniste quelle che dovrebbero essere solamente le vittime sacrificali -.
Il viaggio a Roanoke, in bilico tra antiche maledizioni, violenza, sospetto, gelosie, rancori e follia, è stato senza dubbio, pur non risultando certo spaventoso quanto il Twin Peaks dei tempi d'oro, una delle sorprese più interessanti dell'ultimo periodo, segno che, inventiva ed originalità a parte, quando Murphy e Falchuk si concentrano sull'animo umano più che sulla volontà di stupire a tutti i costi, riescono ad essere convincenti e decisamente inquietanti, così come macabri e divertenti ad un tempo - il personaggio di Cricket è una chicca, in questo senso -: non voglio cantare vittoria troppo presto, ma direi che, se le premesse e le idee sono queste, il viaggio di American Horror Story può tranquillamente continuare tornando a trovare uno spazio importante anche qui al Saloon.



MrFord



 

martedì 12 aprile 2016

Attacco al potere 2

Regia: Babak Najafi
Origine: USA, UK, Bulgaria
Anno: 2016
Durata:
99'







La trama (con parole mie): Mike Banning, uomo di punta del servizio di sicurezza del Presidente degli Stati Uniti Benjamin Asher, medita il ritiro in vista della nascita di suo figlio, quando la morte del Primo Ministro inglese lo costringe ad un'ultima missione legata alla sicurezza del suo capo nel corso del viaggio a Londra per i funerali del "collega".
Appena prima che inizino le esequie ufficiali, però, un attacco su larga scala spazza via i Capi di Stato del mondo occidentale uno dopo l'altro grazie ad un'operazione di alto livello d'infiltrazione e dispiego di mezzi e risorse coordinata dal mercante d'armi Aamir Barkawi, che due anni prima ha visto morire a causa di un'offensiva guidata da un drone la figlia nel corso del suo matrimonio: un'offensiva decisa dal G8 a seguito dei legami dello stesso Barkawi con i terroristi più pericolosi del mondo che aveva lui come bersaglio.
Banning ed Asher, soli ed allo sbaraglio, dovranno fare fronte alla minaccia degli uomini di Barkawi e cercare di portare a casa la pelle, magari sovvertendo i piani della loro nemesi nel mentre.











Non smetterò mai, ma proprio mai, di adorare le tamarrate.
Pellicole a neuroni zero in grado di risollevare il morale ed esaltare neanche si potesse tornare bambini e godersi l'ultimo videogioco uscito o simulare il proprio film o cartone animato preferito al parco con gli amici, ovviamente da protagonisti.
Qualche anno fa, quando uscì in sala Olympus has fallen, rimasi a metà tra lo sconvolto ed il divertito, a fronte di una delle porcate più grosse di grana grossa a stelle e strisce ed anche, c'è da ammetterlo, di una delle più divertenti: Gerardone Butler, prendendo a modello 24 - ed è un bene - ed il franchise di Taken - ed è un male - aveva portato sullo schermo un nuovo eroe tutto ammeregano in grado di rinverdire i fasti della mia epoca favorita - gli anni ottanta, per chi non lo sapesse - senza per questo apparire troppo serio o preso da se stesso - "Di cosa sei fatto?" "Bourbon e cattive scelte", impagabile -.
Con il secondo capitolo, accolto anche dal sottoscritto con più di un interrogativo, devo ammettere che l'operazione non solo è stata replicata, ma ha finito quasi per essere più comprensibile nella portata della prima, sarà anche per il passaggio, al timone di regia, dal decisamente più "alto" Antoine Fuqua a Babak Najafi, che è noto principalmente per aver diretto qualche episodio di Banshee, giusto per rimanere in territori decisamente tamarri.
Partito con una seriosità forse eccessiva, questo secondo capitolo di Attacco al potere si evolve - fortunatamente - come un classico action movie in cui l'eroe spaccaculi non solo spacca i culi e compie la sua missione alimentando il sacro fuoco del patriottismo, ma regala nel farlo chicche a profusione, da quel "Vaffanculo io!? Vaffanculo tu!" che avrebbe potuto pronunciare uno qualsiasi dei beniamini eighties alla risposta al Presidente: "E se non torni?" "Se non torno, lei è fottuto".
Da brividi.
Considerata la wannabe visione a stelle e strisce di Desconocido, Attacco al potere 2 - o London has fallen, decisamente più adeguato - è stata una vera e propria manna dal cielo con tutti i suoi limiti, in barba ai radical, ai pregiudizi rispetto a questo tipo di pellicola - che, devo ammetterlo, nel mio periodo più integralista di spettatore avrei più che detestato - ed all'ostilità aperta di molti appassionati di fronte ad un genere che non deve chiedere altro se non botte, esplosioni, situazioni inverosimili e buoni che rompono il culo ai cattivi come se non ci fosse un domani.
Viviamo in un mondo che non nasconde certo pericoli, distrutto dal Potere - "Quest'auto è a prova di proiettile, non di politico!" - e dai giochi legati allo stesso che vedono cadere vittime pescate sempre e soltanto dalla gente comune - da una parte e dall'altra della barricata -, destinata al ruolo di "danno collaterale" senza neppure che le sia chiesto che pensa in proposito, dunque sognare o anche solo immaginare che, a prescindere da tutto, possa esistere un eroe pronto a togliere a tutti le castagne dal fuoco e vincere non solo è confortante, ma anche e soprattutto piacevole quando si vuole staccare la spina e non considerare che debba necessariamente avere la meglio la paura, o ancora peggio, il pregiudizio silenzioso e non ammesso, che è anche peggiore.
Personalmente, io voglio pensare di poter viaggiare dove voglio senza dare credito alla politica del terrore spinta dai governi e da chi - apparentemente - è in guerra con gli stessi, voglio godermela facendo il tifo per il Gerardone e pensare che, per la mia famiglia, farei assolutamente altrettanto.
A prescindere da dove sia nato, dal mio credo politico o religioso, e dalla mia indole.
Oppure non voglio pensarci troppo.
E semplicemente, godermi Attacco al potere 2.
Meno dannoso e più divertente.






MrFord






"London calling to the imitation zone
forget it, brother, you can go it alone
London calling to the zombies of death
quit holding out, and draw another breath
London calling, and I don't wanna shout
but while we were talking, I saw you nodding out
London calling, see we ain't got no high
except for that one with the yellowy eyes."
The Clash - "London calling" - 






sabato 26 aprile 2014

American Horror Story - Coven

Produzione: FX
Origine: USA
Anno: 2013/2014
Episodi: 13




La trama (con parole mie): Zoe, un'adolescente che scopre di avere poteri magici, viene condotta ad una speciale accademia di New Orleans che da secoli protegge e prepara le streghe al mondo e ad affrontare i loro poteri. Accanto ad una manciata di altre ragazze come lei, Zoe si troverà a dover affrontare cacciatori votati alla loro eliminazione, la minaccia della regina del voodoo locale, il ritorno alla vita di una spietata nobildonna di origini francesi che nel corso dell'ottocento commise nella sua casa atroci delitti e gli intrighi della Suprema - la strega che, di fatto, ha il comando della categoria ed i poteri più sviluppati in assoluto - Fiona, che non vorrebbe fosse giunto il momento della sua successione e della conseguente morte, e trama per eliminare tutte le possibili candidate al suo ruolo. Lei compresa.








Evidentemente American horror story funziona a stagioni alterne, qui al Saloon.
Dopo una prima annata, infatti, fin troppo incensata e decisamente sopravvalutata - che da queste parti venne bottigliata, e non poco - ed una seconda assolutamente di alto livello, al terzo giro di giostra la creatura di Falchuck e Murphy subisce la sua più clamorosa caduta in termini di qualità ed interesse suscitato, finendo addirittura per scalzare sul gradino più alto del podio al rovescio del sottoscritto, tra episodi inutili ed un cattivo gusto da fare invidia alle ultime stagioni di True blood, perfino la tanto detestata season d'esordio.
L'idea di ambientare i tredici episodi a New Orleans - una delle città più misteriose ed oscure degli States - e di incentrarli sulle streghe ed il conflitto non solo razziale, ma anche di genere da sempre in gioco tra uomini e donne risultava, sulla carta, assolutamente interessante ed azzeccata, degna di un riscatto delle congreghe dopo i fallimenti clamorosi del passato recente, dalle fin troppo numerose incarnazioni di Hansel e Gretel all'obbrobrio di Rob Zombie: purtroppo, però, il risultato è stato decisamente inferiore alle aspettative - così come alle pretese -, finendo per portare sullo schermo una sorta di dark comedy - involontaria - teen fuori tempo massimo che è riuscita a riportare alla mente del sottoscritto più l'insipido Dark shadows che non una nuova proposta horror degna di questo nome.
Senza dubbio parte delle responsabilità ricade sul cast, più adatto ad una soap per liceali che non ad un pubblico adulto, ed in grado di affossare perfino la sempre bravissima Jessica Lange - che pare cominciare a gigioneggiare un pò troppo -, Denis O'Hare - ridicolo il suo personaggio -, Angela Bassett - partita come una sorta di iradiddio e finita in men che non si dica - e Kathy Bates - clamorosamente sprecata, rispetto alle potenzialità che avrebbe potuto esprimere -, e sugli script, che seppur supportati da una regia sempre elegante non risultano decisamente all'altezza di un titolo con velleità di sconvolgimento del mondo del piccolo schermo.
Senza contare, dunque, l'assenza pressochè totale di inquietudine o di un senso di thrilling legato al genere, ed i charachters partiti in quarta e dunque clamorosamente appiattiti - Axeman, gli schiavi torturati, i vicini della congrega -, i limiti peggiori di questa stagione vengono evidenziati da episodi che definire riempitivi sarebbe quasi un complimento ed una direzione mai certa data dagli autori, che fin dall'opening sono apparsi incerti sulla piega da far prendere all'annata: un'indecisione pagata molto cara, considerata l'attenzione calata vertiginosamente in casa Ford con il susseguirsi degli episodi, nella speranza che tutto potesse concludersi in fretta ed il meno dolorosamente possibile.
Resta a confortarmi la speranza che, come fu al termine della prima stagione, l'idea di abbandonare definitivamente AHS possa portare bene per l'anno successivo, andando a rinverdire, di fatto, i fasti di Asylum cancellando quella che è parsa come una versione allucinata di un episodio troppo lungo di Desperate Housewives, lontano anni luce da quello che, almeno sulla carta, la creatura di Falchuck e Murphy vorrebbe tanto rappresentare.




MrFord




"If witchcraft all the fools condemn,
it turns around and crushes them.
When good has been twisted,
when good has been killed,
then love is resisted and blood will be spilled."
Black Sabbath - "Coven" - 




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