Regia: Jon Favreau
Origine: USA
Anno: 2016
Durata: 105'
Durata: 105'
La trama (con parole mie): il cucciolo d'uomo Mowgli, trovato solo nella giungla ed affidato ai lupi guidati da Akela dalla pantera Bagheera, è costretto ad abbandonare la sua famiglia adottiva a causa della minaccia rappresentata dalla tigre Shere Khan, predatore conscio della natura umana del bambino e deciso ad ucciderlo prima che possa crescere e diventare quello che lo stesso felino si aspetta.
Scortato proprio da Bagheera, Mowgli scoprirà, nel corso del suo viaggio attraverso la giungla, quanto le sue radici umane saranno fondamentali non solo per affrontare la nemesi felina, ma per guadagnare un posto unico all'interno del mondo animale una volta superate le difficoltà rappresentate dall'infido Kaa e del dispotico ed ambizioso re delle scimmie.
Le Legge della giungla, dunque, varrà anche per chi alla giungla, per natura, non appartiene?
Ai tempi delle scuole elementari e della mitica videoteca dell'altrettanto mitico Paolo, due Classici Disney si contendevano il primato delle visioni nell'allora casa Ford e la preferenza assoluta del sottoscritto: Robin Hood ed Il libro della giungla.
Alla notizia di una trasposizione cinematografica tutta effetti ed "umanizzazione" di quest'ultimo, ammetto di avere storto il naso - e non poco -, all'idea che i ricordi e l'affetto per quello stesso Classico potessero essere in qualche misura intaccati da questo esperimento, tra l'altro targato Jon Favreau, un mestierante di Hollywood che personalmente ho sempre particolarmente apprezzato, con le dovute proporzioni.
Devo ammettere, in questo senso, di aver recuperato il titolo in prima istanza solo ed esclusivamente in favore del Fordino, che con la sua fervente passione per gli animali sta di fatto definendo la direzione delle visioni pomeridiane di casa Ford quando sono lontano dal lavoro, tra documentari, cartoni animati o pellicole che richiamino in qualche modo la fauna terrestre, senza troppi pensieri a proposito di quello che potrebbe apparire ai miei occhi: il risultato, invece, occorre ammetterlo, è stato decisamente meno peggio del previsto, con una trasposizione dell'opera di Rudyard Kipling più adulta e meno effervescente del cult animato - che, musicalmente, continua a fare la differenza -, quasi "dark" - per quanto il termine possa passare, in questo contesto -, un buon ritmo ed una caratterizzazione da film di formazione quasi pre adolescenziale in grado quantomeno di tentare un difficile aggancio tra l'epoca in cui si è ancora bambini e quella in cui si pensa di essere già adulti.
Del resto, Il libro della giungla è, di fatto, un lavoro di costruzione, la descrizione del percorso di emancipazione di Mowgli che può essere considerato una rappresentazione di quello che ognuno di noi vive proprio a cavallo dell'adolescenza, e che ha ispirato altri cult di tempi recenti come Vita di Pi, a prescindere dalla questione "felina" del racconto.
Favreau, dal canto suo, conosce bene il mestiere ed i segreti grazie ai quali unire l'approccio mainsteam a quello più ricercato, di fatto limitando quello che l'egida Disney pone rispetto al pubblico più esigente - ed inutilmente pretenzioso, occorre dirlo - senza dimenticare l'impatto empatico sul pubblico che, al contrario, una pellicola finisce per volersela vivere, più giovani in primis - la lotta con Shere Khan in chiusura di pellicola richiama a gran voce l'ottima parte finale di Kung Fu Panda 3, amatissimo da queste parti -: per il resto, è una caccia alla citazione del film d'ispirazione ed alle differenze dallo stesso - ottima l'idea di sostituire il Kaa maschile alla versione femminile doppiata in originale da Scarlett Johansson - così come una cavalcata accanto ad un Mowgli irriverente ed istintivo ma non bambinesco, sostenuto da un mondo animale molto più umano di quanto potremo mai essere noi custodi e fruitori del rosso arbitro del destino della fauna del pianeta.
L'ideale approccio per questo Il libro della giungla è quello di un prodotto d'intrattenimento in grado di smuovere istinti primordiali in ciascuno di noi grazie ad una galleria di personaggi indimenticabili - e non parlo di influenze hollywoodiane, quando di Letteratura - sfruttati ottimamente, ed in grado di reggere il confronto con un precedente che ha fatto la Storia di almeno un paio di generazioni: forse non si tratterà della visione del periodo, o tantomeno dell'anno, ma di una più che discreta lezione su quello che può diventare il Cinema mainstream se poggiato su basi solide e portato in scena con grande professionalità ed empatia.
Onestamente, non saprei se la parte autoriale a tutti i costi della settima arte saprebbe fare altrettanto.
Alla notizia di una trasposizione cinematografica tutta effetti ed "umanizzazione" di quest'ultimo, ammetto di avere storto il naso - e non poco -, all'idea che i ricordi e l'affetto per quello stesso Classico potessero essere in qualche misura intaccati da questo esperimento, tra l'altro targato Jon Favreau, un mestierante di Hollywood che personalmente ho sempre particolarmente apprezzato, con le dovute proporzioni.
Devo ammettere, in questo senso, di aver recuperato il titolo in prima istanza solo ed esclusivamente in favore del Fordino, che con la sua fervente passione per gli animali sta di fatto definendo la direzione delle visioni pomeridiane di casa Ford quando sono lontano dal lavoro, tra documentari, cartoni animati o pellicole che richiamino in qualche modo la fauna terrestre, senza troppi pensieri a proposito di quello che potrebbe apparire ai miei occhi: il risultato, invece, occorre ammetterlo, è stato decisamente meno peggio del previsto, con una trasposizione dell'opera di Rudyard Kipling più adulta e meno effervescente del cult animato - che, musicalmente, continua a fare la differenza -, quasi "dark" - per quanto il termine possa passare, in questo contesto -, un buon ritmo ed una caratterizzazione da film di formazione quasi pre adolescenziale in grado quantomeno di tentare un difficile aggancio tra l'epoca in cui si è ancora bambini e quella in cui si pensa di essere già adulti.
Del resto, Il libro della giungla è, di fatto, un lavoro di costruzione, la descrizione del percorso di emancipazione di Mowgli che può essere considerato una rappresentazione di quello che ognuno di noi vive proprio a cavallo dell'adolescenza, e che ha ispirato altri cult di tempi recenti come Vita di Pi, a prescindere dalla questione "felina" del racconto.
Favreau, dal canto suo, conosce bene il mestiere ed i segreti grazie ai quali unire l'approccio mainsteam a quello più ricercato, di fatto limitando quello che l'egida Disney pone rispetto al pubblico più esigente - ed inutilmente pretenzioso, occorre dirlo - senza dimenticare l'impatto empatico sul pubblico che, al contrario, una pellicola finisce per volersela vivere, più giovani in primis - la lotta con Shere Khan in chiusura di pellicola richiama a gran voce l'ottima parte finale di Kung Fu Panda 3, amatissimo da queste parti -: per il resto, è una caccia alla citazione del film d'ispirazione ed alle differenze dallo stesso - ottima l'idea di sostituire il Kaa maschile alla versione femminile doppiata in originale da Scarlett Johansson - così come una cavalcata accanto ad un Mowgli irriverente ed istintivo ma non bambinesco, sostenuto da un mondo animale molto più umano di quanto potremo mai essere noi custodi e fruitori del rosso arbitro del destino della fauna del pianeta.
L'ideale approccio per questo Il libro della giungla è quello di un prodotto d'intrattenimento in grado di smuovere istinti primordiali in ciascuno di noi grazie ad una galleria di personaggi indimenticabili - e non parlo di influenze hollywoodiane, quando di Letteratura - sfruttati ottimamente, ed in grado di reggere il confronto con un precedente che ha fatto la Storia di almeno un paio di generazioni: forse non si tratterà della visione del periodo, o tantomeno dell'anno, ma di una più che discreta lezione su quello che può diventare il Cinema mainstream se poggiato su basi solide e portato in scena con grande professionalità ed empatia.
Onestamente, non saprei se la parte autoriale a tutti i costi della settima arte saprebbe fare altrettanto.
MrFord
"What am I supposed to do after we done everything that we've done?
Who is your replacement?
Are we still good? Are we still good?
Are we still good? Are we still good?"
Who is your replacement?
Are we still good? Are we still good?
Are we still good? Are we still good?"
Drake - "Jungle"-
mmmmmmh non so.Mi pare che il Khal l'abbia bocciato in partenza,ed a me continua a sembrare una roba da bambini,quindi non credo che riuscirà a passare di qua ;)
RispondiEliminaCome visione d'intrattenimento ci sta: poi la storia è quella, in caso c'è da lamentarsi con Kipling! ;)
Eliminalo voglio vedere, prestissimo lo farò ;)
RispondiEliminaAttendo la tua recensione, allora!
EliminaDopo l'approvazione della Bolla, la tua. Metto da parte i miei pregiudizi e concedo la visione.
RispondiEliminaSecondo me una visione ci sta. Poi, non sarà il film dell'anno, ma si lascia guardare.
EliminaNon ho un buon rapporto con i live action Disney... Ma questa volta farò un'eccezione!
RispondiEliminaRispetto ad altri live action Disney, questo mi pare decisamente meglio riuscito.
EliminaSarà il tocco di Favreau!
Ford, spero almeno che la Disney ti paghi per parlare sempre bene dei suoi film. E' difficile che ne riesci a criticare uno, quasi quanto quelli della "filmografia" di Stallone...
RispondiEliminaL'alternativa è che hai dei gusti proprio da poppante, e non dare la colpa al Fordino. :)
Ahahah magari la Disney mi pagasse! ;)
EliminaComunque, se vengono prodotte cose quantomeno guardabili, non ho paura a dirlo.
Un pò come non ho paura a dire che cose come il tuo caro Mr. Robot sono cagate da fumo negli occhi! ;)
A me ispira, storia che mi è sempre piaciuta!
RispondiEliminaLa storia è sempre quella, solo un pò più "dark" rispetto al Classico d'animazione.
EliminaAnche a me ispira, anche se non lo vedrò al cinema e attenderò di recuperarlo tra qualche mese :)
RispondiEliminaPrima o poi, una visione secondo me ci sta.
EliminaSenza particolari pretese, accompagna bene.
Io mi sa che passo...
RispondiEliminaNon è irrinunciabile, ma se ti capita, un'occhiata dalla! :)
EliminaUna visione ci sta tutta, secondo me. In giro c'è roba decisamente peggiore!
RispondiEliminaio qui avevo aspettative alte, perché quand'ero piccola questo era uno dei film che amavo all'ennesima potenza...
RispondiEliminanon sono andata a vederlo perché ne ho letto solo scarso entusiasmo, giusto qualche positiva nota di colore che non mi ha però convinta al 100%
me lo guarderò su sky in totale sciallo sul divano penso
La storia, in realtà, è pressochè la stessa del Classico, con canzoni quasi azzerate ed un'atmosfera un pò più dark: secondo me, funziona.
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