Produzione: Starz
Origine: UK, USA, Belgio
Anno: 2014
Episodi: 8
Episodi: 8
La trama (con parole mie): nel corso dell'estate del duemilasei Tony ed Emily Hughes con il loro figlio di cinque anni Oliver trascorrono una felice vacanza in Francia, quando a seguito di un guasto alla macchina finiscono per fermarsi per qualche giorno in una piccola cittadina della provincia.
Al termine di una giornata passata in piscina con il padre, però, il piccolo Oliver scompare: le indagini partono da subito, e coinvolgono anche un detective leggendario arrivato da Parigi, Julien Baptiste, ed un inviato dalla polizia inglese, Mark Walsh.
Otto anni dopo ancora il caso non è stato risolto, Emily si è rifatta una vita proprio con Walsh, Baptiste è in pensione a seguito di un incidente occorsogli proprio nel corso di quell'estate duemilasei e Tony non si è ancora rassegnato: la sua missione e l'unico scopo della sua vita è ormai la scoperta della verità sul destino di suo figlio.
Quando una foto ritrovata online finisce per diventare la prima traccia concreta che il padre del piccolo Oliver ha la possibilità di seguire, le indagini ripartono: quale sarà il segreto celato dietro la scomparsa del bambino?
Credo che diventare genitori, con tutte le responsabilità, l'impegno e la fatica che il ruolo comportano, sia indiscutibilmente una delle gioie più grandi che si possa provare nel corso della vita: dal momento in cui cominciai a desiderare, un giorno, di esserlo a quando Julez rimase incinta del Fordino, davanti ai miei occhi passarono le immagini di gioia di cult come Little Miss Sunshine e quelle di dolore di Barry Lyndon - che, ricordo, ai tempi della prima visione quasi mi costrinse a spegnere il videoregistratore sulla sequenza della morte del figlio del protagonista, tanto era intensa l'emozione che provavo, e non ero neppure lontanamente pronto o vicino ad essere padre -, e compresi che niente sarebbe stato più lo stesso.
Del resto, per quanta gioia possa rappresentare il fatto di avere dei figli, ogni giorno, dalle piccole alle grandi cose, essere genitori porta con se anche il peso del timore che possa loro succedere qualsiasi cosa brutta, che possano stare male o soffrire: il principio dietro questo tipo di terribili eventi era stato ben esplorato dall'ottima Broadchurch, e torna a colpire dritto al cuore grazie ad una proposta giunta in sordina sugli schermi di casa Ford divenuta una delle sorprese più interessanti dell'autunno, e forse dell'anno, The Missing.
Narrata sfruttando una serie di sovrapposizioni temporali a cavallo tra duemilasei, duemilanove e duemilaquattordici a partire dalla scomparsa del piccolo Oliver Hughes sfruttando una struttura che ricorda la prima, mitica stagione di True Detective, la succitata The Missing esplora i lati più oscuri dell'animo umano sia dal loro punto di vista "positivo" - la lotta e le speranze dei genitori del piccolo, l'investigatore Baptiste, la determinazione di poter raggiungere la verità e la voglia, in un modo o nell'altro, di ricominciare - che negativo - la pedofilia, i tradimenti, la giungla selvaggia che, anche quando si cela tra le pieghe delle comunità apparentemente placide e tranquille o della criminalità di città, finisce per fare inevitabilmente parte del mondo con il quale ci confrontiamo e con il quale si confronteranno anche i nostri figli.
La scrittura a più livelli - punto forte, insieme al realismo estremo, del titolo - permette, inoltre, agli autori, di analizzare le vicende legate al piccolo Oliver - e non solo - da più angolazioni e punti di vista, finendo per portare sullo schermo anche storie personali che sfiorano soltanto la direttrice dell'opera, così come permettersi di mischiare le carte come nei più riusciti tra i crime contemporanei: e da figure come quella di Ian Garrett, pronta a dominare la prima parte della stagione, a quelle dei protagonisti più o meno volontari della verità che circonda la tragica serata in cui scomparve Oliver il mosaico portato alla luce nell'episodio conclusivo raggiunge vette di drammaticità e disperazione sorprendenti, condite da un finale da brividi, che quasi ribalta il punto di vista espresso inizialmente dalla serie.
Le stesse reazioni a fronte dell'avvenimento destinato a cambiare il corso delle loro vite dei genitori di Oliver risultano credibili, umane, complesse e stratificate: dal desiderio di tentare di superare un dolore troppo grande della madre all'ossessione del padre assistiamo ad un confronto sempre in bilico tra il desiderio di ricostruire e quello di distruggere, sacrificando tutto il possibile - e anche di più - per poter ritrovare quello che ogni genitore prega ogni giorno di non perdere.
The Missing, di fatto, non rappresenta solo una delle migliori proposte che il genere abbia offerto nel passato recente, una sorella della già citata Broadchurch o di The Killing, ma anche uno specchio attraverso il quale chiunque sia genitore, o figlio, prima o poi finisce per comprendere se stesso, il mondo e tutto quello che lo stesso ha da offrire.
"Il mondo è un bel posto, e vale la pena lottare per esso", afferma citando Hemingway il Somerset di Se7en, asserendo di essere d'accordo con la seconda parte, come mi è già capitato di recente di sottolineare in occasione del post dedicato a La isla minima.
Hemingway si suicidò, Somerset, nella sua "realtà" di fiction, decise di lottare.
Io resto convinto che, per quanto brutto possa essere, il mondo mi permette ogni giorno di lottare per i miei figli.
E questo mi basta.
Del resto, per quanta gioia possa rappresentare il fatto di avere dei figli, ogni giorno, dalle piccole alle grandi cose, essere genitori porta con se anche il peso del timore che possa loro succedere qualsiasi cosa brutta, che possano stare male o soffrire: il principio dietro questo tipo di terribili eventi era stato ben esplorato dall'ottima Broadchurch, e torna a colpire dritto al cuore grazie ad una proposta giunta in sordina sugli schermi di casa Ford divenuta una delle sorprese più interessanti dell'autunno, e forse dell'anno, The Missing.
Narrata sfruttando una serie di sovrapposizioni temporali a cavallo tra duemilasei, duemilanove e duemilaquattordici a partire dalla scomparsa del piccolo Oliver Hughes sfruttando una struttura che ricorda la prima, mitica stagione di True Detective, la succitata The Missing esplora i lati più oscuri dell'animo umano sia dal loro punto di vista "positivo" - la lotta e le speranze dei genitori del piccolo, l'investigatore Baptiste, la determinazione di poter raggiungere la verità e la voglia, in un modo o nell'altro, di ricominciare - che negativo - la pedofilia, i tradimenti, la giungla selvaggia che, anche quando si cela tra le pieghe delle comunità apparentemente placide e tranquille o della criminalità di città, finisce per fare inevitabilmente parte del mondo con il quale ci confrontiamo e con il quale si confronteranno anche i nostri figli.
La scrittura a più livelli - punto forte, insieme al realismo estremo, del titolo - permette, inoltre, agli autori, di analizzare le vicende legate al piccolo Oliver - e non solo - da più angolazioni e punti di vista, finendo per portare sullo schermo anche storie personali che sfiorano soltanto la direttrice dell'opera, così come permettersi di mischiare le carte come nei più riusciti tra i crime contemporanei: e da figure come quella di Ian Garrett, pronta a dominare la prima parte della stagione, a quelle dei protagonisti più o meno volontari della verità che circonda la tragica serata in cui scomparve Oliver il mosaico portato alla luce nell'episodio conclusivo raggiunge vette di drammaticità e disperazione sorprendenti, condite da un finale da brividi, che quasi ribalta il punto di vista espresso inizialmente dalla serie.
Le stesse reazioni a fronte dell'avvenimento destinato a cambiare il corso delle loro vite dei genitori di Oliver risultano credibili, umane, complesse e stratificate: dal desiderio di tentare di superare un dolore troppo grande della madre all'ossessione del padre assistiamo ad un confronto sempre in bilico tra il desiderio di ricostruire e quello di distruggere, sacrificando tutto il possibile - e anche di più - per poter ritrovare quello che ogni genitore prega ogni giorno di non perdere.
The Missing, di fatto, non rappresenta solo una delle migliori proposte che il genere abbia offerto nel passato recente, una sorella della già citata Broadchurch o di The Killing, ma anche uno specchio attraverso il quale chiunque sia genitore, o figlio, prima o poi finisce per comprendere se stesso, il mondo e tutto quello che lo stesso ha da offrire.
"Il mondo è un bel posto, e vale la pena lottare per esso", afferma citando Hemingway il Somerset di Se7en, asserendo di essere d'accordo con la seconda parte, come mi è già capitato di recente di sottolineare in occasione del post dedicato a La isla minima.
Hemingway si suicidò, Somerset, nella sua "realtà" di fiction, decise di lottare.
Io resto convinto che, per quanto brutto possa essere, il mondo mi permette ogni giorno di lottare per i miei figli.
E questo mi basta.
MrFord
"It's years since you've been there
now you've disappeared somewhere
like outer space
you've found some better place
and I miss you
like the deserts miss the rain."
now you've disappeared somewhere
like outer space
you've found some better place
and I miss you
like the deserts miss the rain."
Everything but the girl - "Missing" -
Grande serie, su cui già io ero arrivato con qualche tempo di ritardo.
RispondiEliminaFiguriamoci tu... :)
Cosa fai, mascheri il mio ritardo con una fastidiosa uguaglianza di opinioni!? ;)
EliminaNon riesco ancora a recupararla. La Starz, dopo un po' di silenzio, si è comunque ripresa alla grandissima, tra Flesh & Bone, Ash vs Evil Dead e, da quello che intuisco, questa. ;)
RispondiEliminaFlesh&Bone aspetterò solo perchè l'ha esaltata Cannibal, mentre Ash vedrò di recuperarla a breve.
EliminaComunque a Starz vorrò sempre bene grazie a Spartacus.
Sottoscrivo la tua recensione, e poi si, vale la pena di lottare :)
RispondiEliminaSempre e comunque.
EliminaHo colto e compreso quasi tutte le citazioni, anche perché sono quasi tutte riferite a film e serie tv che anche io ho apprezzato. Questa purtroppo mi manca.
RispondiEliminaE' il momento, allora, di recuperarla.
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