lunedì 24 novembre 2014

Due giorni, una notte

Regia: Jean Pierre e Luc Dardenne
Origine: Francia, Belgio
Anno:
2014
Durata: 95'





La trama (con parole mie): Sandra, giovane madre di due figli reduce da un periodo di malattia molto lungo legato a problemi di equilibrio psicofisico, scopre che nell'azienda in cui lavora è stata proposta una votazione ai suoi colleghi diretti che prevede l'assegnazione di un bonus di fatto in cambio al benestare degli stessi per il licenziamento della donna.
Convinto il proprietario dell'impresa a ripetere la votazione senza che il responsabile di reparto possa influenzare e pilotare la stessa attraverso pressioni ed intimidazioni, Sandra si ritrova ad avere un weekend di tempo non soltanto per superare la depressione sempre più difficile da affrontare, ma anche mettersi alla ricerca delle persone che hanno lavorato fianco a fianco con lei in modo da convincere le stesse a ribaltare il risultato del primo responso, di fatto conquistando una nuova possibilità di mettersi in gioco e guadagnare una stabilità economica così come un'affermazione personale.
Peccato che, dall'altra parte, soldi e timori possano essere un deterrente decisamente importante rispetto alla decisione di sostenere Sandra.








Sono passati ormai più di quindici anni dal mio primo, vero impiego.
Doveva essere una sorta di riempitivo tra una lezione e l'altra all'Università, e invece significò la fine del mio rapporto con le istituzioni scolastiche, e l'inizio di quello con gli anni di sfruttamento incondizionato e totale di tutto quello che veniva depositato sul conto, goduto tra film, viaggi, uscite e qualunque cosa mi smuovesse allora.
Per quanto sia rimasto più o meno nello stesso settore, le esperienze accumulate non hanno ancora - e probabilmente, non lo faranno mai - finito di stupirmi, dai momenti più piacevoli a quelli più bui: ricordo bene, ad esempio, il trauma che fu il periodo appena precedente alla chiusura del Virgin Megastore, qui nel cuore di Milano, un negozio che aveva iniziato a far germogliare i semi del mio lato wild - anche se ancora non lo sapevo - svuotato non solo della merce, ma del suo carattere.
Amici e colleghi separati di colpo dalla paura di rimanere senza un lavoro, gli uni a coprire con gli straordinari gli scioperi degli altri, in una lotta fratricida e tra poveri che non portò nulla di buono a nessuno.
Il mondo del lavoro, del resto, riesce come pochi altri a tirare fuori il meglio - ed il peggio - del nostro essere umani.
I Dardenne, idoli dei grandi Festival e campioni di un Cinema neorealista legato a doppio filo a tematiche di questo tipo, tornano alla ribalta con una pellicola pronta ad appoggiarsi sulle spalle di una paladina per una volta mainstream, Marion Cotillard, tornando, di fatto, alle atmosfere che avevano caratterizzato i loro primi ed incredibili lavori - La promesse su tutti -: personalmente temevo molto il confronto con questa loro ultima fatica, accolta discretamente bene quasi ovunque, memore del fatto che non sempre il mio rapporto con un Cinema a tutti i costi legato alle cronache di vite di tutti i giorni ai margini della società è stato idilliaco in passato.
Invece, pur non realizzando certo la loro opera migliore, i Dardenne sono riusciti senza dubbio ad uscire rafforzati, ai miei occhi, da questa visione: sfruttando un paragone che, a prima vista, potrebbe risultare quantomeno fantascientifico, mi sento di affermare che i due fratelli belga dediti al neorealismo abbiano gettato il cuore oltre l'ostacolo almeno quanto Nolan con il suo Interstellar.
Due giorni, una notte, infatti, nonostante racconti una storia triste e senza dubbio impossibile da poter pensare al di fuori di un concetto di margine del mondo, di losers e speranze costruite con il sudore della fronte ogni giorno che arriva in terra, rappresenta una sorta di dichiarazione d'intenti ad uno pseudo ottimismo per il futuro dei Dardenne, neanche fossero capi di stato pronti ad assicurare una ripresa economica improbabile ai propri concittadini.
Un film passionale, dunque, ed imperfetto ma cui è impossibile non voler bene, costruito attorno ad una protagonista fragile ma determinata come solo chi è abituato a lottare può essere a mantenere quello che, al giorno d'oggi, è diventato un vero e proprio lusso: un posto di lavoro fisso.
Il confronto con i colleghi alla vigilia della seconda votazione - curioso notare, osservavamo io e Julez nel corso della visione, come tutti gli interpellati come prima domanda rivolgano a Sandra il quesito: "In quanti hanno accettato di sostenerti rinunciando al bonus?", come se l'opinione altrui fosse più importante di una decisione a suo modo fondamentale rispetto al bilancio di una famiglia comune - è senza dubbio uno spaccato non soltanto della società attuale, quanto dell'essere umano decisamente ben riuscito ed importante, nonostante, di fatto, la struttura della pellicola porti ad uno svolgimento fin troppo schematico.
Un lavoro, dunque, forse non perfettamente riuscito, eppure fondamentale per la carriera dei Dardenne ed il loro modo di guardare al Cinema, almeno quanto la camminata di Sandra che chiude la pellicola: e cosa ancora più importante, un lavoro in grado di liberare i sentimenti e le passioni dell'audience, perchè pronto a parlare di dinamiche che potremmo aver vissuto sulla pelle, direttamente oppure no.
Personalmente, e senza sapere cosa se ne possa pensare all'esterno, sto dalla parte di Sandra e della sua battaglia contro i mulini a vento.
Il mio voto va a lei. E ai Dardenne.
Al loro ritrovato cuore e ad un rivoluzionario ottimismo.




MrFord




"They hurt you at home and they hit you at school
they hate you if you're clever and they despise a fool
'til you're so fucking crazy you can't follow their rules
a working class hero is something to be
a working class hero is something to be."
John Lennon - "Working class hero" - 





20 commenti:

  1. La penso esattamente come te: film forse imperfetto, non pienamente riuscito, ma assolutamente lodevole per impegno e contenuti. Mi piace pensare che i Dardenne abbiano dato un tono volutamente schematico al film proprio per far risaltare più l'argomento (i diritti del lavoro) che la pellicola in sè. Ad ogni modo, assolutamente da vedere

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    1. Da vedere, senza se e senza ma, se non altro per questo ritrovato ottimismo dei Dardenne.

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  2. Se posta davanti una scelta come quella del film,la mia risposta dipenderebbe dalla collega:ti sei sempre comportata bene con me?Fanculo il bonus,non voglio avere sulla coscienza il fatto che tu ti trovi senza lavoro.Sei la collega stronza che da decenni si comporta in maniera egoista e cattiveriosa?Fanculo te,io prendo il bonus e tu ti levi dalle palle.DOUBLE VICTORY BABY!

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    1. Le sfumature umane, in questi casi, sono molteplici e non sempre limpide. Non è una scelta facile, quella dei colleghi di Sandra.

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  3. Film molto bello, con una Cotillard - al solito - magnifica.
    E' schematico, è impreciso, però nonostante il tema, nonostante la tristezza, ha il pregio di lasciarti tranquillo, in pace. Solo i francesi sanno farlo. Il mio primo film dei Dardenne mi è decisamente piaciuto.

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    1. Ink, ti assicuro che, nonostante a questo si voglia un gran bene, gli altri film dei due fratelli - in particolare i primi - sono davvero delle bombe.
      E decisamente più tristi di questo, preparati.

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  4. hai riletto il film attraverso le tue esperienze personali e probabilmente lo hai visto in una luce sotto cui non l'ho visto io . A me questo film ha lasciato perplesso per tutte le ragioni che ho elencato da me, mi sembra una sofisticazione del cinema che fu dei Dardenne, come se volessero tornare indietro....a me ha convinto poco e mi dispiace dirlo perché sono un fan irriducibile del loro cinema e ricordo Rosetta come una delle più grandi emozioni che ho mai provato al cinema....

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    1. Capisco cosa intendi, Bradipo, io ho provato una situazione simile con Amour di Haneke.
      Detto questo, posso rivelarti una cosa? Ai tempi rividi Rosetta due volte, eppure non mi comunicò granchè: ho sempre preferito La promesse.

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  5. Altro film che, causa lavoro, mi sono perso. Questa settimana dovrò fare un bel ripasso!

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    1. In questo caso, sarà un ripasso piacevole.

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    2. Piaciuto, anche se più dal punto di vista umano che da quello cinematografico.

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    3. Posso capirti, come scrivevo dalle tue parti.

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  6. Andro' a vederlo sicuramente. grazie Ford.

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  7. Non vedo l'ora di vederlo. I fratelli Dardenne non hanno sbagliato un film, e Rosetta e Il Figlio sono tra le pellicole che mi porterei su un'isola deserta.

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    1. Il figlio stupendo, Rosetta mi piacque meno. Forse lo trovai addirittura troppo, troppo realista.
      Comunque i Dardenne sono davvero e sempre notevoli.

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  8. pellicola splendida.
    finalmente un film neorealista che non è neopalloso come le lagne che di solito ti entusiasmano, ma è anzi avvincente dal primo all'ultimo istante. forse per essere perfetto ai tuoi occhi sarebbe dovuto più lento e noioso, chissà? :)

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    1. Avvincente sì, splendido no. I Dardenne hanno fatto decisamente di meglio, negli anni in cui tu li snobbavi pensando fossero pallosi! ;)

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  9. mi sa che se votiamo noi Sandra farebbe anche gli straordinari, ma speriamo di no, gli straordinari no :)

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