sabato 15 novembre 2014

13 sins

Regia: Daniel Stamm
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 88'





La trama (con parole mie): Elliot, onesto venditore di assicurazioni in procinto di diventare marito di Shelby nonchè padre, si trova in difficoltà economiche nell'odierna New Orleans. Oppresso dai debiti legati all'organizzazione del matrimonio e rimasto senza lavoro, responsabile del padre e del fratello affetto da disturbi psichici, il ragazzo riceverà una telefonata che proporrà una soluzione ai suoi problemi: dovrà affrontare tredici prove che gli permetteranno, passo dopo passo, di mettere le mani su una riserva di denaro sempre maggiore fino a divenire un vero e proprio milionario.
Elliot accetta e si lascia trasportare dalla proposta della misteriosa organizzazione che pare celarsi dietro il contatto telefonico, attiva almeno dagli inizi del novecento: le richieste a lui indirizzate, però, diverranno sempre più difficili e rischiose da portare a termine, e quando la Famiglia verrà coinvolta, per il giovane uomo la lotta si farà decisamente più dura.








E' interessante come e quanto la crisi economica del mondo occidentale tutto abbia finito per incidere sul Cinema non solo per quanto riguarda incassi e produzioni, ma anche rispetto alle idee e all'ispirazione giunta dalle stesse: non troppo tempo fa mi capitò di parlare decisamente bene di Cheap thrills, grottesco thriller dalle memorie scorsesiane che aveva al centro le scelte di vita - e di morte - di una coppia di amici alle prese con tutti i problemi che la quotidianità attuale impone di affrontare di fronte ad una particolare visione delle cose orchestrata da due milionari senza ritegno, ed oggi mi ritrovo ad affrontare un discorso assolutamente simile per questo 13 sins.
Giocato a partire dagli stessi riferimenti - un protagonista outsider sociale dal talento tutto sommato inespresso messo all'angolo dalle vicissitudini monetarie e sentimentali che la vita ci pone spesso e volentieri di fronte - pur se sviluppato attraverso vie decisamente più seriose e meno plausibili - l'escalation legata alla misteriosa setta di responsabili del gioco, i cambiamenti repentini ed immediati del main charachter, l'escalation d'azione finale -, 13 sins rappresenta una variante comunque interessante e piacevole per passare una serata ad alta tensione riflettendo su un tema pronto a portare a galla tutte le difficoltà che fin troppo spesso si finiscono per affrontare al giorno d'oggi quando in ballo si trovano lavoro e denaro.
Come per il già citato Cheap thrills, anche in questo caso il punto di rottura passa attraverso il licenziamento e, di fatto, la perdita di un lavoro che conduce inevitabilmente il protagonista a livelli decisamente più bassi nella scala sociale - almeno per come è percepita dall'alto -, pronto a divenire una delle principali spinte affinchè il riscatto possa passare attraverso il superamento di limiti e confini, dettato in questo caso da un'oscura congrega di stampo massonico che pare non vedere l'ora di osservare il buon Elliot impazzire affinchè le imprese possano essere portate a termine.
La differenza tra le due pellicole viene dunque sottolineata dall'aspetto cospirazionista di questo lavoro firmato dal regista di The last exorcism, che non brilla per tecnica o meraviglie dei suoi interpreti - nonostante il sempre benvoluto e fordiano Ron Perlman - o plausibilità della trama e della sua evoluzione ma che riesce in ogni caso ad avvincere e catturare l'attenzione, portando per mano sfruttando anche un paio di twist davvero niente male il pubblico ad un finale che, almeno in parte, pare lasciare uno spiraglio anche per la parte povera - la maggior parte, oserei dire - dell'audience, inevitabilmente portato a parteggiare per Elliot e a pensare a come si sarebbe mosso nella sua stessa situazione.
Interessante, in questo senso, il confronto tra il protagonista e la sua promessa sposa - interpretata, tra l'altro, da Rutina Wesley, che riconosceranno tutti i fan di True blood - rispetto alla scelta compiuta di fronte alla possibilità di cambiare la propria esistenza attraverso un gioco basato principalmente sulla volontà di rischiare ed andare oltre non soltanto i limiti della Legge e della società, ma anche e soprattutto quelli che definiscono noi stessi come persone.
Manca, forse, la componente distaccata e quasi chirurgica degli organizzatori del gioco - più simili ad un gruppo di cattivi da fumettone nascosti nell'ombra -, ed i difetti non mancano, eppure il risultato è onesto ed in grado di reggere con buon piglio una serata da voglia disperata di brividi buoni, attraverso la fiction, per far dimenticare per un pò la durezza della realtà.
Considerato che il punto di partenza era quello di un diversivo senza impegno, direi che siamo stati più fortunati del previsto, ed usciamo sorprendentemente più ricchi dalla visione.
Alla faccia di chi ci vorrebbe braccia esecutrici di piani troppo alti.




MrFord




"Oh Sinnerman, where you gonna run to?
Sinnerman, where you gonna run to?
Where you gonna run to?
All on that day
well I run to the rock, please hide me
I run to the rock,please hide me
I run to the rock, please hide me, Lord
all on that day."
Nina Simone - "Sinnerman" - 





6 commenti:

  1. Ho visto l'originale, thailandese credo, ed era un piccolo gioiello....diciamo che questo cercherò di saltarlo per non levarmi dalla memoria quello...

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    1. In realtà ha buoni spunti. Una visione, pur senza impegno, ci sta.

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  2. beh dai non sembra male, il tema del "cosa faresti per...." è sempre interessante.
    Lo recupero

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  3. non so...
    dal trailer non sembra imperdibile ma nemmeno troppo malvagio.
    il tuo giudizio positivo però mi frena parecchio :D

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    1. Non è imperdibile, e nemmeno malvagio. Quindi dubito possa metterci in disaccordo! ;)

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