domenica 21 ottobre 2012

Una storia americana - Capturing the Friedmans

Regia: Andrew Jarecki
Origine: USA
Anno: 2003
Durata: 107'



La trama (con parole mie): sul finire degli anni ottanta, la comunità benestante della cittadina di Great Neck, Long Island, viene turbata da un arresto effettuato dall'Unità crimini sessuali della polizia. Arthur Friedman, professore in pensione pluripremiato, ex musicista ed insegnante privato di pianoforte ed informatica, è accusato non soltanto di essere un collezionista di materiale pedopornografico, ma anche di aver abusato degli studenti delle sue lezioni private nell'improvvisata aula dotata di computer nel seminterrato di casa con l'aiuto del figlio minore Jessie, allora diciottenne.
Il processo ha inizio, e la famiglia Friedman si spacca: da un lato la madre, Elaine, che passo dopo passo si allontana da quello che è stato suo marito per più di trent'anni, e che finisce per reputare un mostro; dall'altro, i tre figli David, Seth e Jessie, schierati dalla parte del padre ma ugualmente esempio di una condotta sicuramente disfunzionale.




Da tempo speravo di portare al Saloon Capturing the Friedmans - Una storia americana, decisamente da prima che il suo regista Andrew Jarecki esordisse nell'ambito della fiction con All the good things: il tutto perchè ritengo che questo documentario sia una delle opere più clamorose degli ultimi vent'anni almeno nel suo genere, in grado di contendere a Grizzly man e L'incubo di Darwin la prima posizione nella mia classifica personale riferita all'ambito in questione.
L'occasione di mostrarlo per la prima volta a Julez rinfrescandomi la memoria ha dunque permesso il recupero del viaggio agghiacciante che il regista porta agli occhi ed ai cuori dell'audience affrontando uno dei temi più scomodi e pesanti si possano immaginare: la pedofilia.
Ma andiamo con ordine: la famiglia Friedman, sul finire degli anni ottanta, è la più classica che si potrebbe pensare nel contesto medio/alto della borghesia di provincia americana.
Arthur, il padre, dopo una gioventù passata come musicista, sposa Elaine e le da tre figli - David, Seth e Jessie -, diviene un insegnante rispettato e premiato, un importante membro della sua comunità - Great Neck, Long Island, un piccolo paradiso fatto di prati ben curati e gente senza alcun problema di soldi -, insegna privatamente pianoforte ed informatica anche dopo il suo pensionamento, i figli lo adorano, e tutto pare scorrere liscio come l'olio.
Questo fino a quando, grazie ad una segnalazione della polizia postale, il suo nome viene iscritto alle liste degli interessati a materiale pedopornografico a seguito della richiesta di spedizione di una particolare rivista dall'Olanda: l'unità che si occupa di crimini sessuali decide dunque di accertarsi se sia stato un caso isolato, quello del signor Friedman, e con un'operazione "di copertura" propone scambi di materiale allo stesso.
Friedman accetta. L'indagine ha inizio.
Quello che scoprono gli agenti, però, è ben più di quanto si potrebbero aspettare da un semplice "collezionista": controllando la lista di studenti dei suoi corsi privati e contattandoli singolarmente, infatti, cominciano a venire alla luce fatti letteralmente agghiaccianti.
Il professore, spalleggiato dal figlio minore Jessie, avrebbe in più occasioni abusato sessualmente dei membri delle classi di studio.
A questo punto Jarecki, con un equilibrio invidiabile, pone gli accenti della sua narrazione principalmente su tre binari: l'accusa della polizia, che reputa perfettamente fondate le denunce dei bambini e delle loro famiglie, e che vorrebbe sia Arthur che Jessie incarcerati con il massimo della pena, la difesa dei legali assunti dai Friedman e da una giornalista specializzata in questo genere d'inchiesta che mette in dubbio la condotta delle forze dell'ordine così come molte delle testimonianze - per quale motivo per anni nessuno avrebbe detto nulla? Come è stato possibile non riscontrare prove fisiche dei maltrattamenti subiti in nessuno degli studenti? - e soprattutto dei Friedman stessi, grazie ad un'operazione di recupero sensazionale dei filmini di famiglia che Arthur prima e David poi giravano quotidianamente tra le mura di casa, entrambi appassionati di riprese.
L'approccio del regista, razionale ed assolutamente super partes, permette allo spettatore di avere un quadro completo quanto spaventoso della vita dei Friedman, distrutti dagli eventi innescati con l'arresto di Arthur e Jessie e, di fatto, dalla progressiva presa di coscienza di Elaine, che prende le distanze da quello che è stato suo marito per più di trent'anni finendo per ritrovarsi isolata dai figli, in particolare David, che è convinto dell'innocenza di suo padre e suo fratello ed idolatra il primo in maniera quasi maniacale.
A prescindere, comunque, da quelle che furono le luci ed ombre dell'intera vicenda - da una parte e dall'altra - appare evidente il male nascosto che Arthur ha portato dentro per tutta una vita, dalla sua omosessualità venuta alla luce una volta finito in carcere - avventure che risalivano ai tempi precedenti al matrimonio, e addirittura racconti di rapporti sessuali completi con il fratello minore, che dichiara di non ricordare nulla dell'accaduto, e che, ad oggi, vive a sua volta l'omossessualità serenamente con il suo compagno - fino a dichiarazioni sconcertanti - l'avvocato di Jessie, recatosi nel penitenziario all'interno del quale scontava la pena Arthur, si vide richiedere dall'uomo il cambio di tavolo per il colloquio perchè eccitato dalla presenza di un bambino venuto a trovare il padre detenuto, proprio accanto a loro - che rendono praticamente certa la sua colpevolezza.
D'altro canto, anche David, Seth e Jessie manifestano comportamenti al limite della disfunzionalità: il primo, strenuo difensore del genitore, è al momento uno dei clown più richiesti nell'area di New York per le feste di compleanno dei bambini, il secondo - che rifiutò di prendere parte al documentario - viene descritto come un ribelle spesso e volentieri poco controllabile, mentre il più piccolo - il complice effettivo di Arthur -, dapprima afferma la propria innocenza, dunque ritratta in modo da poter sperare in una condanna meno severa, sostiene il padre prima di confessare di aver subito abusi dallo stesso in tenera età, balla e canta con i fratelli la notte prima dell'ammissione di colpa ufficiale e di fronte al tribunale si rende protagonista di discutibili filmini che provocano l'ira dei genitori delle vittime.
Ma tutto quello che si potrebbe scrivere, di questo film, pare riduttivo a confronto di una visione che lascia turbati ad ogni suo passaggio, e che merita davvero tutta l'attenzione possibile da ogni spettatore, come genitore, come figlio o più semplicemente come essere umano, perchè gli abissi oscuri che la mente può riservare alla nostra specie paiono decisamente più profondi di quanto non si sia disposti ad ammettere.



MrFord


"He ate my heart, he a-a-ate my heart
(you little monster)
he ate my heart, he a-a-ate my heart out
(you amaze me)
he ate my heart, he a-a-ate my heart
he ate my heart, he a-a-ate my heart
look at him, look at me,
that boy is bad, and honestly
he's a wolf in disguise
but I can't stop staring in those evil eyes."
Lady Gaga - "Monster" -


12 commenti:

  1. sarà... ma sento puzza di fordianata lontana un miglio... :)
    il documentario più geniale che mi è capitato di vedere comunque è catfish, sponsorizzato da chicken broccoli!

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    1. Catfish vedrò di recuperarlo, questo comunque è una bomba davvero. Disturbante, terribile ed inquietante. Una specie di Twin Peaks della porta accanto.

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  2. Ti visiterò spesso, sono davvero ignorante in materia. Quando vado al cinema o mi addormento o torturo il prossimo.

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    1. Wannabe, passa quando vuoi.
      Così, se non altro, troverai eventualmente spunto per qualche bel film da sfruttare per farti un sonno ristoratore o come scusa per vessare qualcuno, no!? ;)

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  3. questo me lo segno e ti faccio sapere, per il resto ti ammazzerei di bottigliate per quella sguattera di Gaga che ti permetti di citare...vergogna! :D

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    1. Ahahhaha Lorant, sai che a me Gaga piace, in fondo. ;)
      Comunque, bottigliate a parte, questo film merita di brutto. Una vera bomba.

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  4. Non so se sia o meno il miglior documentario visto ...forte lo è sicuramente. Mentre ti leggevo ho riprovato l'angoscia vissuta vedendolo.E all'epoca, non ero ancora madre.

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    1. Sorella, io l'ho già visto almeno cinque volte, e devo dire che la sensazione di inquietudine non cambia.
      Davvero angosciante.

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  5. ne ho sentito parlare parecchio di questo documentario ma ancora non sono riuscito a vederlo...

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  6. Ti ho trovato Mr. Ford...meglio tardi che mai...
    Un gran bel film, l'hai raccontato così bene che quasi quasi evito di vederlo.... Buona serata!

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    1. In che senso mi hai trovato, Nella!?!?
      Davvero un film incredibile, agghiacciante e non facile. Se ti capita, comunque, recuperalo.

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