mercoledì 24 ottobre 2012

Observe and report

Regia: Jody Hill
Origine: USA
Anno: 2009
Durata: 86'




La trama (con parole mie): Ronnie è a capo delle guardie giurate di un centro commerciale vessato dalle incursioni di un esibizionista e dai colpi di un ladro che il giovane si prefigge da tempo di catturare. Quando l'incontro con il maniaco della commessa di profumeria Brandi induce il direttore a contattare la polizia e giunge sul posto il detective Harrison, per Ronnie diviene un punto d'onore risolvere entrambe le questioni prima delle forze dell'ordine.
I suoi tentativi falliscono miseramente, così il ragazzo si convince di poter dimostrare ancora qualcosa entrando nel Corpo: ma il suo sempre molto poco sotto controllo bipolarismo impedisce che anche questo sogno possa essere coronato, e la sete di rivalsa avrà modo di essere sfogata soltanto tornando con la coda tra le gambe nella realtà del centro commerciale, all'interno del quale, forse, una nuova strada prenderà forma per Ronnie.





Quando lessi per la prima volta di questo film dalle parti del mio antagonista preferito Cannibale, pensavo che ad attendermi ci sarebbe stata l'ennesima goliardata in stile Apatow pronta a distrarmi quel tanto che bastava per essere destinata ad una di quelle serate di completo relax, poche pretese ed un sacco di risate: in fondo nel ruolo di protagonista ritrovavo il da sempre sponsorizzato in casa Ford Seth Rogen, ed il contesto del centro commerciale - già preso di mira nel pieno degli anni novanta dall'altro fordiano ad honorem Kevin Smith - lasciava presagire ottimi momenti di sboccato umorismo sopra le righe.
La sensazione che invece, al contrario, è cresciuta con il passare dei minuti e l'evoluzione della trama è stata quella di un'inquietudine profonda rispetto ad un ritratto agghiacciante della realtà di provincia made in USA, di quelle da far rizzare i peli sulla nuca e pregare che, anche nel caso di un viaggio di piacere nella "Terra della libertà", non ci sia affatto occasione di confronto con microcosmi, per l'appunto, da centro commerciale.
Lo squilibrato e profondamente triste Ronnie - nonostante l'aria da spaccone alla ricerca di affermazione, divertimento e conquiste femminili - insinua nello spettatore il dubbio che l'operazione di Jody Hill non sia associabile alla corrente dei vari prodotti della nuova commedia all'ammeregana, quanto ad una satira sociale ben più seria di quanto non ci si potrebbe aspettare: il desiderio di esercitare il potere, la passione per le armi da fuoco e la ricerca della soluzione nello scontro violento, lo stordimento attraverso alcool e droghe per evadere da una realtà triste e desolante, forze dell'ordine al limite del surreale - un pò come la sicurezza del centro capeggiata proprio dal protagonista - ed un'atmosfera che definire allucinante parrebbe quasi un complimento.
Come se non bastasse, il crescendo finale ed il faccia a faccia con tanto di inseguimento tra l'esibizionista e Ronnie assumono dei contorni quasi drammatici, facendo tornare alla mente le cornici che, negli ultimi vent'anni, hanno abbracciato i drammi raccontati da Bowling a Columbine o rappresentati da Elephant così come i tristi fatti di cronaca come la tragedia di Aurora, la scorsa estate.
A questo punto vi starete chiedendo, dunque, perchè qui sopra campeggino le bottigliate, e non un qualche voto d'incoraggiamento per un'operazione rivelatoria rispetto ai problemi di un Paese che ha sempre avuto in una certa insicurezza e facilità rispetto all'utilizzo delle armi da fuoco una delle sue più grandi piaghe.
Presto detto: le bottigliate sono state scatenate dritte su questa pellicola principalmente per l'approccio voluto da produzione e direzione.
Probabilmente Jody Hill credeva che un piglio simpatico e casinista avrebbe di fatto consegnato alla storia un nuovo Hot Fuzz, o una vicenda che, dietro il divertimento sguaiato dell'audience avrebbe comunque portato la stessa a riflettere sui massimi sistemi statunitensi e sull'american way of life, ma il problema, a conti fatti, è principalmente questo: Observe and report non fa ridere, per quanto ci provi, e la sensazione di dubbio rispetto ad un equilibrio molto precario tra comicità involontaria ed incapacità di avere un approccio costruttivo alla comicità stessa è decisamente troppo pesante da sopportare pur con un minutaggio decisamente abbordabile.
Personaggi, inoltre, come la madre di Ronnie - tristissima nei suoi quadretti dentro e fuori le mura di casa - o la commessa Brandi risultano agghiaccianti almeno quanto la scombinata banda di amici e collaboratori del protagonista o i poliziotti - su tutti il detective Harrison interpretato dal redivivo Ray Liotta -, che più che strappare una risata finiscono per lasciare ammutolito un pubblico dagli occhi sgranati a fronte dell'orizzonte della provincia made in USA.
Più che un'occasione sprecata, dunque, una sorta di involontaria - e decisamente non efficace - operazione che, forse, se fosse divenuta una storia firmata Michael Moore avrebbe lasciato senza parole per il terrore piuttosto che tentare la via della simpatia con una platea in attesa di un pò di sano relax da divano.

MrFord


"With your feet on the air and your head on the ground
try this trip and spin it, yeah
your head'll collapse
if there's nothing in it
and you'll ask yourself
where is my mind
where is my mind
where is my mind."
Pixies - "Where is my mind?"-



2 commenti:

  1. un film non eccezionale, ma comunque divertente, che di certo non merita le bottigliate.

    sei proprio un musone!
    :D

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    Risposte
    1. Non saprei: a me più che le risate, ha ispirato tanta, tanta tristezza.
      Un ritratto involontariamente tragico degli USA bushisti.

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