mercoledì 21 aprile 2010

Ombre e nebbia

Le illusioni sono il pane dell'Uomo, a quanto pare.
Se ce ne priviamo, finiamo per essere completamente in balia degli eventi, persi fra ombre e nebbia come Allen e il suo protagonista, ennesimo specchio del regista e perfetto interprete di un equilibrio che si trova solamente con i sogni, soprattutto di fronte alla crudeltà di un mondo che riserva rassegnazione e solitudini assortite.
L'eterogeneo cast, assolutamente di prim'ordine, funge da cartina tornasole per questa galleria di personaggi più o meno felici, ma sempre soli, se non fra gli uomini, di fronte agli interrogativi più alti, che il buon vecchio Woody affronta da par suo, mescolandoli alla sua consueta, pungente, irresistibile ironia - solo al pensiero della gag sulla cravatta ad inizio film ancora fatico a trattenere una risata -.
Dio e l'Uomo restano i cardini della filmografia alleniana del suo periodo d'oro, partito con Io e Annie e giunto fino ai lavori dei primi anni '90 - tra i quali Ombre e nebbia, per l'appunto -, e sono affrontati entrambi con grazia, stile - le carrellate e i movimenti di macchina fra le vie di questa mitteleuropea, immaginaria città sono straordinari -, una buona dose di divertito sarcasmo, qualche filosofeggiamento da intellettuale - altrimenti non sarebbe Allen - e un omaggio riuscito magnificamente alle atmosfere dei classici dell'espressionismo tedesco, su tutti M - Il mostro di Dusseldorf.
E se la vicenda di Mia Farrow è al contempo amarissima e dolce, altrettanto interessante è il personaggio interpretato da un giovane John Cusack, capace, quasi fosse una versione "di successo" del Kleinman di Allen, di passare da una situazione all'altra suscitando le domande e stimolando le risposte che saranno chiavi dell'intera evoluzione della trama.
Ed il confronto con l'illusionista, in chiusura, diviene simbolo di tutto l'amore che Allen prova per il cinema e la sua magia, e tutta l'importanza che la stessa settima arte può avere nella vita dei suoi spettatori: non per nulla il mostro scompare, e il passaggio oltre lo specchio è quasi un saltare oltre la magica coltre della nebbia di una sala cinematografica, sotto la luce del proiettore. The prestige e Bastardi senza gloria ringraziano.
Del resto, dove sarebbe l'Uomo, senza l'illusione?
Forse nello stesso posto dove sta Dio, pare suggerire Allen.
L'isola che non c'è.
Ed è meglio essere un Kleinman illuso che una certezza invisibile.

"Nite and fog are my days
wise men want faith."
MrFord

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