venerdì 16 aprile 2010

Bullitt

Cosa si può dire, che non suoni già detto, di Steve McQueen!?
Come tutte le leggende che si rispettino, è divenuto, nel tempo, qualcosa più di un attore che da volto a personaggi scritti su misura per lui, direi addirittura una sorta di trasfigurazione dei personaggi stessi.
Bullitt, in questo senso, incarna perfettamente tutto quello che ci si aspetterebbe, mito o realtà, dal buon, vecchio McQueen: ramingo eppure fragile, duro ma dal cuore sempre pronto a battere per una donna o un compagno, spericolato ma razionale.
Inserito, inoltre, nel contesto tipico del poliziesco classico con il protagonista solo contro tutti, deciso ad arrivare in fondo e quasi conscio del fatto che ce la farà, a farla pagare a quei bastardi, spinto dalle ultime eredità di quella che fu l'epoca d'oro degli eroi western, il nostro si trova nel suo naturale elemento: e lo aiuta una trama solidissima, dal ritmo serrato e arricchita da elementi di violenza di taglio estremamente realistico, sicuramente in grande anticipo rispetto ai tempi.
Ma più che stare qui a citare la famosissima scena dell'inseguimento in macchina, cult di intere generazioni, da buono spatentato mi soffermo sull'intera sequenza girata in aeroporto, quando la morsa di Bullitt si stringe sul colpevole dell'uccisione del testimone che doveva proteggere.
Gli spazi aperti della pista d'atterraggio - che tanto mi hanno ricordato la meravigliosa conclusione di Heat - e l'inseguimento nel terminal, arricchito da un conflitto a fuoco conclusivo così secco da far rabbrividire quasi fossimo nel miglior Expect the unexpected sono perle del genere, e se non si può pensare, oltre alla fama da cult, di associare la parola capolavoro a questa pellicola, pur buonissima, di certo, anche a distanza di decenni, ci si può gustare un film che tiene ottimamente il campo grazie a ritmo e credibilità.
Per una serata "da veri uomini", come direbbe Walt Kowalski, un film come questo è paragonabile al migliore dei whisky.
Un pò come il coriaceo Steve McQueen.
Un vero duro, solitario quanto basta per intimidire o far innamorare la bella di turno.
Come il freezer grantorinese, si potrebbe dire che non ne fanno più, così.
Classe da vendere.
E se volete sentirvi cazzuti, non guardate 300, ma armatevi di Lagavulin e schiaffatevi Bullitt. Gerard Butler -e non me ne voglia, mi pare anche un tipo simpatico - non lo vede neanche da lontano.

"I'll be what I am,
a solitary man."
MrFord

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