lunedì 19 aprile 2010

Karate kid

Non esiste, credo, adolescente o pre-adolescente degli anni '80 che non abbia imitato almeno una volta, dopo la visione di Karate kid, l'ormai mitico colpo della gru.
E non esiste genitore dei suddetti adolescenti o pre-adolescenti che non abbia fatto il verso almeno una volta all'indimenticato Miyagi e al suo "dai la cera, togli la cera".
I film generazionali, con le loro imperfezioni e ingenuità, possono prendere due possibili vie, con il passare del tempo: o un'evitabile rimpatriata con compagni di scuola che non si tiene particolarmente a vedere, o un amarcord nel quale perdersi, specialmente dopo molto tempo, gustandosi senza pregiudizi ogni scena di una pellicola che ci si riscopre a conoscere a memoria.
Il film di Avildsen - bisogna proprio ammetterlo - funziona e invecchia bene, grazie anche all'alchimia che si crea da subito con i suoi due protagonisti e gli impareggiabili duetti che riescono a sfornare, probabilmente grazie alla lezione del precedente Rocky, senz'altro il lavoro migliore di un regista che, con il tempo, non si è più particolarmente distinto.
Daniel/Ralph Macchio, inoltre, incarna benissimo la figura dell'adolescente "a metà": figo fra gli sfigati, sfigato fra i "cattivi ragazzi".
E non nasconde paura, timore, piccole vendette che rendono estremamente reale il suo atteggiamento rispetto ai suoi antagonisti del Cobra Kai, divenuto anch'esso un piccolo cult fra quelli che, crescendo, da sfigati sono passati "dall'altra parte della barricata", soppiantando i cattivi già citati.
Che poi tanto cattivi non sono, più semplicemente teenegers in preda a crisi ormonali e ansiosi di dimostrare quanto forti e duri dovrebbero essere: l'unica figura interamente negativa è quella di John Cleese, sensei veterano del Vietnam dalla filosofia spiccia del "nessuna pietà".
E nonostante i più classici luoghi comuni legati ai giapponesi, il maestro Miyagi diviene un'ottima e più matura alternativa al suo rude collega statunitense, scoprendo anch'egli i suoi fantasmi - emblematica, e certamente più importante vista ora, la scena della sbronza e del ricordo della moglie e del figlio morti durante la guerra - e una certa spigolosità.
Spigolosità che il film non ha, e che tra scene divenute mitiche - la fuga nella doccia, il litigio con i palleggi sulla spiaggia e sì, anche il "dai la cera, togli la cera", ma senza dimenticare "dopo quando? Dopo, dopo!" - e una colonna sonora completamente inserita nel contesto d'epoca e che ora è un piacere risentire, conduce lo spettatore al confronto finale fra le due scuole - di karate e di pensiero - nel torneo di All Valley.
Qui Daniel, sostenuto da Miyagi, fidanzata e mamma, avrà modo di fronteggiare i suoi avversari e il loro diverso modo di valutare le scelte di Cleese, e di crescere fornendo a tutti i suoi giovani spettatori quella spinta a tirarsi fuori, e buttare il cuore oltre l'ostacolo, perchè anche se a volte potrebbe sembrare di no, adolescenti sfigati non resta per sempre.
Almeno, non tutti.

"Cobra Kai, never dies."
(So che non è musicale, ma questa volta non ho resistito.)
MrFord

1 commento:

  1. "Quando cammini su strada, se cammini su destra va bene. Se cammini su sinistra, va bene. Se cammini nel mezzo, prima o poi rimani schiacciato come grappolo d' uva. Ecco, Karate è stessa cosa. Se tu impari Karate va bene. se non impari Karate va bene. Se tu impari Karate-speriamo, ti schiacciano come uva!"

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