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domenica 11 dicembre 2016

Cicogne in missione (Nicholas Stoller&Doug Sweetland, USA, 2016, 87')





E' ormai noto a tutti gli avventori del Saloon quanto importante sia l'influenza del Fordino, ormai, nella scelta del sottoscritto di recuperare titoli d'animazione oltre l'ombrello Disney/Pixar e jappo in generale, così come di documentari o lungometraggi che vedano qualche animale - soprattutto se esotico o pericoloso - come protagonista: spesso e volentieri, infatti, conscio delle sessioni di gioco pomeridiane con visione di sottofondo o mosso dall'idea di suggerire al Fordino stesso di non fossilizzarsi troppo sulle reiterate visioni dei suoi preferiti - penso di essermi sparato un migliaio di volte sia Kung Fu Panda che i tre Madagascar - tento di pescare titoli che almeno sulla carta potrebbero interessarlo, sperando, nel mentre, di non rimanere troppo deluso dagli stessi.
Devo ammettere che non nutrivo grande fiducia in questo Cicogne in missione, e che l'unico motivo d'interesse per il sottoscritto stava nella curiosità che fosse co-diretto da Nicholas Stoller, che mi aveva già divertito con il tanto bersagliato - erroneamente, a mio parere - Cattivi vicini, ed ho scelto di metterlo alla prova nel corso di una giornata da emergenza domestica, con i Fordini entrambi a casa da nido ed asilo a causa dell'influenza e l'idea - malgrado sia stato aiutato in parte dai miei genitori giunti in supporto per pranzo - di circa sette ore da trascorrere nelle mani dei due piccoletti del Saloon, che se già in condizioni normali richiedono una dose enorme di energie da malati - e mi capiranno tutti i genitori che leggono queste righe - figuriamoci.
Purtroppo per me, le già basse aspettative sono state smontate da una pellicola che non inventa nulla di nuovo, si trascina nonostante il minutaggio user-friendly e finisce per ricordare una versione meno accattivante dei più classici plot Disney che di norma vengono bersagliati dai radical chic - la maggior parte delle volte giusto per presa di posizione - a causa del buonismo che, messe alle spalle dei protagonisti le difficoltà, conduce al più gettonato epilogo da "siamo tutti felici e la vita è una gran figata ogni giorno".
Un vero peccato, perchè le potenzialità si intravedevano, qualche idea pareva pronta a svilupparsi, la possibilità di colpire al cuore soprattutto i genitori dei piccoli scalmanati che avranno espresso il desiderio di vederlo in sala risultava netta: tutto, invece, si chiude nel modo più prevedibile possibile, nel caso poi della versione italiana reso ancora più indigesto da un doppiaggio a mio avviso pessimo e troppo macchiettistico quantomeno rispetto ai personaggi antropomorfi.
Non il peggior film d'animazione che abbia mai visto - Dreamworks ha prodotto ben di peggio - ma senza dubbio un titolo del quale non si sentiva davvero la necessità, non a caso risultato un discreto flop al botteghino, segno che, ormai, anche le famiglie e gli spettatori più piccoli cominciano ad essere abbastanza esperti da evitare quello che non coinvolge come questo tipo di prodotto dovrebbe: in effetti, a parte ricordare al principio l'assonanza delle cicogne con lo splendido corto della Pixar Partly cloudy, lo stesso Fordino ha bellamente ignorato il film e, giunto a tre quarti dello stesso, mi ha addirittura chiesto di spegnere - una cosa che, con i suoi cartoni animati, non farebbe mai -.
E dover contrattare per portare a termine una visione di questo tipo quando si è l'adulto dovrebbe essere un'indicazione importante della qualità e del fascino della stessa.




MrFord





giovedì 20 ottobre 2016

Thursday's child


Prosegue l'autunno in sala con una settimana di proposte pronte a soddisfare i palati grezzi ma tosti dei fordiani e quelli fini ma decisamente pusillanimi dei cannibalini.
Dal ritorno di Tom Cruise a quello di Ewan McGregor, dai solito, inutile Cinema italiano a quello potenzialmente interessante del resto del mondo, ecco una nuova puntata della rubrica dedicata alle uscite in sala come sempre condotta dal sottoscritto e dal suo antagonista per la vita Cannibal Kid.

"Non sei contenta che sia io a guidare, e non Ford?"

Jack Reacher – Punto di non ritorno

"Ti proibisco di permettere a Ford di guidare questa macchina. L'ho pagata un paio di milioni di dollari."

Cannibal dice: Sono pochi gli action hero che mi piacciono, a differenza di Ford che si trasforma in una fangirl per ognuno di loro, da quelli più tamarri come Van Damme fino persino a Matt Damon. Io invece mi gaso solo (e comunque non sempre) con Bruce Willis e Tom Cruise. Il primo Jack Reacher mi era sembrato una versione più debole della saga di Mission: Impossible, ma tutto sommato credo che una visione gliela darò anche a questo secondo capitolo, se non altro per rivedere in azione il sempre più vecchio ma sempre più giovanile (al contrario di Ford) Tom Cruise.
Ford dice: Tom Cruise è uno dei pochissimi attori in grado di mettere d'accordo il sottoscritto e la sua nemesi qui presente, e Jack Reacher, per quanto non esaltante come i suoi film migliori, mi aveva soddisfatto discretamente alla sua uscita. Dunque una visione a questo secondo capitolo pare doverosa e scontata, sperando che superi in qualità il primo e dimostri ancora una volta che esistono interpreti e registi in grado di mettere d'accordo perfino i due nemici numero uno della blogosfera.




Cicogne in missione

"Cuccioli Eroici? Mi spiace, qui non ne teniamo."

Cannibal dice: Bambinata dell'anno e forse del secolo perfetta per uno che continua a portare in questo mondo bebè più di qualunque cicogna: Mr. James Ford.
Ford dice: titolo d'animazione che pare una delle peggiori trovate da botteghino degli ultimi mesi, eppure in cabina di regia figura Nicholas Stoller, che mise d'accordo contro la blogosfera tutta Cannibal e Ford ai tempi di Cattivi vicini. Cosa accadrà questa volta?



American Pastoral

"Non hai comprato neppure il necessario per fare il white russian: è davvero uno scandalo."

Cannibal dice: American Pastoral segna l'esordio dietro la macchina da presa di un attore cui voglio bene in maniera particolare fin dai tempi di Trainspotting. Per lui è arrivato il momento giusto per dare il via a una brillante carriera anche da regista, o avrà fatto il passo più lungo della gamba?
Ammetto di avere un po' paura di scoprirlo, ma mai quanto di avventurarmi nella lettura di un nuovo post fordiano.

Ford dice: ho sempre voluto bene a Ewan McGregor, ma questo suo esordio dietro la macchina da presa mi sa tanto di tentativo di reinventarsi destinato a fallire. Un po' come quando Cannibal tenta di spacciarsi per un esperto di Cinema.



Io, Daniel Blake

"Ragazzi, dobbiamo correre al supermercato prima che passino i Ford e non resti più nulla."

Cannibal dice: Ken Loach è notoriamente sempre stato un regista fordiano, e quindi barboso, che non sono mai riuscito ad amare più di tanto. Questo suo nuovo film dal trailer mi è però sembrato più emozionato ed emozionante del solito e ho l'impressione che per una volta potrebbe convincere anche me. Maybe.
E comunque sempre meglio un film che si chiama Io, Daniel Blake che uno intitolato Io, James Ford.
Ford dice: Ken Loach, nonostante di tanto in tanto finisca per esagerare con la sua retorica "contro", è da sempre uno dei favoriti del Saloon, e questo suo ultimo lavoro, vincitore della Palma d'oro a Cannes ed incentrato sulla classe operaia anglosassone pare essere quantomeno costruito sulle stesse fondamenta dei lavori migliori del regista. Dunque, alla facciazza dei radical come Cannibal che lo criticano, spero in una folgorazione fornita dal vecchio Ken.



Piuma

"Questa roba sa di cannibalata lontana un miglio."

Cannibal dice: Possibile ennesima piacevole sorpresa di un'annata cinematografica italiana che sta stupendo tutti, tranne quel vecchio repubblicano di Ford che si gasa solo con le produzioni USA! USA! USA! O, peggio ancora, con qualche mattonazzo made in Russia, contro cui questo film leggero come una Piuma sembra un buon antidoto.
Ford dice: curioso che, nello stesso giorno in cui ho ricevuto i commenti di Cannibal ai film in uscita, ho finito per assistere al trailer di quella che mi sembra l'ennesima, patetica, pacchianata italiana.
Bocciato a priori e senza alcun tipo di ripensamento.



I babysitter

"Tu che hai una certa età, dovresti ascoltare i consigli di Ford: lui sì che se ne intende."

Cannibal dice: Al Nongio Francesco Mandelli non riesco a voler male, anche quando fa le peggio cretinate come sembrerebbe in questo caso. A Paolo Ruffini invece sì. Considerando che questa è la versione italiana del francese Babysitting, che già a sua volta sembrava lo scopiazzamento di una commedia americana in stile Una notte da leoni, direi che se non altro ce n'è abbastanza da far incazzare a dovere Ford. Uno che avrebbe bisogno di un babysitter per sé, non per i suoi figli. Mentre io assumerei volentieri una babysitter. Per me.
Ford dice: robetta sempre italiana con il sempre poco sopportabile Mandelli e l'ancora meno sopportabile Ruffini che pare ancora meno interessante della robetta che pare l'abbia ispirato.
Ancora una volta, bocciato senza pensieri.



Pay the Ghost

"La cameretta di Cannibal è davvero spaventosa: speriamo almeno di non incontrare lui in persona."

Cannibal dice: Cos'è Pay the Ghost? La storia dei registi che continuano a pagare il fantasma di Nicolas Cage per farlo recitare nei loro film?
L'ambientazione halloweeniana la rende una visione perfetta per questo periodo, peccato che la presenza di Cage in un film sia sinonimo di disastro quanto quella di Ford all'interno di un post. Pure quello che state leggendo in questo istante.
Ford dice: Cage avrà sempre la stima del sottoscritto, ma questa non pare una delle sue interpretazioni più memorabili.
Un po' quello che accade con il Cannibale. Ad ogni suo post.



Il missionario

"Pronto? Ho bisogno urgente di un esorcista per Cannibal e Ford: non è possibile che due personaggi del genere non siano posseduti dal demonio."

Cannibal dice: Film spagnolo ambientato in Paraguay con un protagonista teenager, e quindi potenziale visione cannibale, ma anche una pesante tematica religiosa, e quindi perfetta per quel chierichetto di Ford. Nell'indecisione, la mia missione settimanale, oltre a quella di pigliare per il culo il mio blogger-nemico come al solito, è quella di non guardarlo.
Ford dice: la religione ed il Saloon stanno su due pianeti - e anche galassie - profondamente lontane, dunque per il momento lascerò che il mio antagonista e finto ribelle Cannibal si sciroppi questa roba tra l'autoriale ed il mistico.
Io, dal canto mio, continuerò sulla mia strada da miscredente.


martedì 2 settembre 2014

Cattivi vicini

Regia: Nicholas Stoller
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 97'




La trama (con parole mie): Mac e Kelly, una giovane coppia con una bimba di pochi mesi, hanno appena comprato casa nel tipico quartiere da zona residenziale americana. Quando la casa accanto alla loro viene acquistata da una confraternita universitaria, i due freschi genitori rimangono prigionieri del dilemma legato al desiderio di sembrare ancora giovani e cool o alla realtà del bisogno di tranquillità: stretta amicizia con il Presidente della confraternita, il giovane e decisamente cool Teddy, i due si illuderanno di poter gestire la vita da genitori con vicini in piena crisi ormonale da college. Degenerata inevitabilmente la situazione, avrà inizio una vera e propria guerra tra la nuova e la vecchia guardia per la vittoria finale, che porterà a conflitti interni ed esterni e colpi bassi che non saranno risparmiati da una parte e dall'altra.
Chi avrà la meglio? E quale lezione impareranno i protagonisti della lotta?






E' davvero doloroso, per il sottoscritto, iniziare un post dando assolutamente ragione al Cannibale.
Era già successo lo scorso anno, con Spring Breakers, uno dei titoli più discussi e massacrati dalla vecchia guardia - anagrafica ed in materia di approccio - della Storia recente della settima arte, e si ripete quest'anno con Cattivi vicini.
Certo, la sguaiata lotta tra generazioni firmata da Nicholas Stoller non è il cult di Harmony Korine, e non mira neppure lontanamente ad esserlo, eppure qualcosa, sotto sotto, accomuna i due titoli.
Molti, infatti, hanno troppo in fretta liquidato - e con una certa acidità - quella che, a conti fatti, risulta una delle commedie più brillanti e ben riuscite dell'anno, in grado di leggere tra le righe non solo delle motivazioni - chiamiamole così - dei giovani in pieno fermento da feste e sballi vari, ma anche di andare a fondo nella vita senza dubbio stravolta ma ugualmente stupefacente dei novelli genitori, senza dimenticare una delle cose più importanti quando si tratta di prodotti di questo genere: far ridere sguaiatamente - e ci sono stati parecchi momenti, dagli airbag alla mungitura, che ricorderò per molto tempo -.
Proprio di recente, con Julez ci si è trovati ad analizzare e constatare le lampanti e clamorose differenze che si creano inevitabilmente non tanto tra i "giovani" ed i "vecchi", quanto tra i non genitori ed i genitori: dalle cronache delle vicissitudini del Fordino al mare alle uscite con gli amici, è evidente la spaccatura che si crea nel momento in cui si entra nel mondo dall'altra parte della barricata, che come giustamente sottolineano i due protagonisti Seth Rogen e Rose Byrne - anche se sarebbe ingiusto non citare Zac Efron, che ho sempre detestato ma che, in questa particolare occasione, risulta assolutamente perfetto - non permetterà a mamma e papà di lasciare completamente libere le loro parti selvagge almeno fino a quando non saranno "molto vecchi".
Cattivi vicini, in questo senso, riesce ad andare perfino oltre alla patina da casinara commedia da due soldi che si cuce con immenso piacere e grande goduria addosso, divenendo di fatto un ritratto sociologicamente molto interessante del rapporto tra il nostro io da post-adolescente, pronto al divertimento sfrenato e all'emancipazione della sua parte più wild e quello della cosiddetta età adulta, quando si inizia ad imparare dai propri figli credendo al contempo di esserne i maestri.
Dunque, dalle citazioni spassose - Taxi driver e Breaking Bad su tutte - fino alle riflessioni più importanti che non avrebbero sfigurato in una riuscita romcom - il dialogo a letto di Mac e Kelly sul finale -, tutto pare funzionare al meglio alla facciazza di chi, al contrario, ha finito per bollare questo film come volgare ed indigesto, risultando, almeno ai miei occhi, più radical chic del mio acerrimo "cattivo vicino" e già citato Peppa Kid che, al contrario, seppur, forse, da un punto di vista (finto) giovane, è riuscito a cogliere in pieno l'ottima riuscita del prodotto.
Certo, da uomo vecchio e padre di famiglia forse io ho finito per decidere addirittura ad attribuire alla pellicola un significato più profondo di quanto non possa effettivamente essere stato quello che gli autori avevano in mente nel momento della stesura dello script, o forse il momento della vita che stiamo attraversando in casa Ford - con la sensazione di distacco netto da tutti i coetanei e non senza figli, e spesso non per scelta nostra - mi porta a pensare che a volte non ci rendiamo conto degli straordinari cambiamenti che viviamo nella quotidianità e di quanto incredibile, a volte, possa essere viverli per come sono, dal degenero di un periodo ad un degenero diverso di un altro.
Ricordo quando, neppure dieci anni fa, mi capitava di uscire e bere allo spasimo cercando di rimorchiare la ragazza di turno, dormire due ore e poi andare al lavoro, mentre ora, alla prima notte in cui faccio tardi per scrivere un post o il Fordino straordinariamente - perchè sono rarissimi, i casi in cui si sveglia, e di norma ci pensa la santa Julez - ha qualche risveglio agitato, mi porto dietro la stanchezza per tutta la settimana, arrivando perfino ad addormentarmi durante la visione serale - cosa mai accaduta in precedenza -: il tempo ci cambia, e noi non possiamo segnare il tempo, come canterebbe Bowie.
Io, invece, dico di sì.
E come vada, vada.
E se arrivo a citare Changes a partire da un film come questo, beh, signori miei, significa che Stoller e soci hanno centrato in pieno il bersaglio grosso.



MrFord



"Where's your shame
you've left us up to our necks in it
time may change me
but you can't trace time."
David Bowie - "Changes" - 



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