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venerdì 17 marzo 2017

Autobahn - Fuori controllo (Eran Creevy, UK/Germania/Cina, 2016, 99')




Di norma, quando in sala approda qualche nuovo filmaccio action da neuroni zero, finisco quasi subito per esaltarmi e considerarlo come priorità per la prima serata di stanca disponibile, o come visione cuscinetto nel corso delle sessioni di gioco con i Fordini: fin da bambino, del resto, le tamarrate hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nel mio rapporto con il Cinema, e fatta eccezione per gli anni - fortunatamente pochi, a conti fatti - di radicalchicchismo estremo non credo ci sia stato un altro periodo in cui non le abbia alternate alle visioni più profonde ed impegnative.
A volte, però, nel grande oceano di questo tipo di produzioni, si finisce per pescare pesci davvero indigesti, e dunque la soglia di attenzione nella scelta deve essere inevitabilmente alta: questo Autobahn - Fuori controllo, adattamento assurdo dell'originale Collide, era entrato nel novero dei titoli potenzialmente rischio merdata estrema, tanto da non farmi prendere, almeno inizialmente, in considerazione il recupero.
Quando, poi, il periodo da casalingo del sottoscritto ha finito per liberare parecchio spazio nei ripescaggi, ho deciso che il rischio poteva essere corso, e che alla peggio non avrei fatto altro che massacrare l'ennesimo tentativo action moderno non all'altezza dei miti degli anni ottanta: in questo senso, il lavoro di Eran Creevy non è risultato così agghiacciante, finendo per ricordare l'atmosfera di cose come Transporter - certo, l'assenza di uno Statham pesa, ma considerata l'aura "romantica", devo ammettere che il buon Nicholas Hoult finisce quasi per starci - e portando sullo schermo almeno due o tre sequenze legate alle rocambolesche fughe del protagonista dal punto di vista di ritmo ed adrenalina davvero niente male, dalle corse a piedi tra le viette di un paesino della provincia tedesca agli spettacolari incidenti d'auto in autostrada.
Certo, scrittura e realizzazione sono elementari, i due villains interpretati da Anthony Hopkins e Ben Kingsley caricaturali oltre misura - ed occasione per i loro interpreti di gigioneggiare in maniera quasi irritante -, l'evoluzione della trama ed in particolare il finale totalmente implausibili, ma mettendo a nanna il cervello e limitandosi a godere dei tentativi degli sgherri del boss - che paiono per la maggior parte hipster in versione killer dal passato militare - di far fuori il giovane ladro d'auto con il quale si trovano ad avere a che fare, direi che ce lo si può godere senza sentirsi troppo in colpa.
In un certo senso, prodotti innocui come questo vanno presi come - e l'ho già sottolineato in più di un'occasione - i fast food del Cinema, cibo porco e normalmente indigesto che in alcuni momenti, però, sta proprio bene, specialmente se accolto senza pretese: dunque armatevi di ignoranza, e soprattutto se amate spingere sull'acceleratore, prima che con la bella stagione giunga Fast 8 a fare la differenza, concedetevi uno snack da distributore automatico con questo Autobahn: non sazierà o non rappresenterà certo una nuova frontiera "culinaria", ma senza dubbio riempirà quel buco che separa la seconda colazione da un lauto pranzo.




MrFord




giovedì 4 agosto 2016

Thursday's child

La trama (con parole mie): entrati nel vivo dell'estate e ad un passo dalle - finalmente - vacanze di Cannibal Kid, che spero potrà sparire dalla blogosfera per almeno un paio di settimane, proseguono le uscite in numero limitato perfette per conciliare il tono easy e rilassato della stagione pigra per eccellenza.
Ma saranno anche uscite di qualità, o avremo tutti l'occasione di darci ai recuperi?
Alla sala l'ardua sentenza.

"Siamo più carini di Ford e Cannibal!"
Le sorelle perfette

"Siamo più casalinghe disperate di Ford e Cannibal quando si fanno i bigodini insieme!"
Cannibal dice: Commedia con Tina Fey ed Amy Poehler che ho già visto e devo dire che è molto carina e simpatica. Una pellicola dedicata a noi eterni giovani che non ce la facciamo a crescere. Al contrario di Ford, che fin da quando era un ragazzino era già mort... volevo dire era già vecchio dentro.
Ford dice: titolo che pare fresco e buono per la stagione, nonostante la puzza di fregatura Cannibale sia dietro l'angolo. Spero, sinceramente, che per una volta il mio antagonista non comprometta con il suo nefasto influsso una visione.



Equals

"In questa mensa si mangia da schifo: e non servono neanche il White Russian."
Cannibal dice: Pellicola di fantascienza “umanistica” e dai toni romantici che, rispetto alle nerdate schi-fi amate da Ford, sembra parecchio più cannibale e adatta a me. Complice anche la presenza come protagonisti dei due teen idol Kristen Stewart e Nicholas Hoult, più la regia di un regista indie promettente come Drake Doremus (da non confondere con il rapper). Si astengano i seguaci hardcore, se ne esistono ancora, dell'ormai quasi abbandonato WhiteRussian.
Ford dice: tipico film di fantascienza finto autoriale e finto fantascientifico che potrebbe piacere al mio rivale, considerato anche il fatto che il buon Peppa si fa infinocchiare da un cast a lui congeniale come l'ultimo dei fessi.
Sarà comunque un piacere stroncarlo.



Lights Out – Terrore nel buio

"E chi è quella!? Katniss Kid durante il ciclo!?"
Cannibal dice: Horrorino con Teresa Palmer che sembra una minchionata, però come dire di no in piena estate a un rinfrescante horrorino minchiatona con Teresa Palmer?
Ford dice: piuttosto che spararmi l'ennesimo horrorino cannibalesco, preferisco recuperare qualche cult e sfruttarlo per la rassegna di Notte Horror.


martedì 31 maggio 2016

X-Men: Apocalisse

Regia: Bryan Singer
Origine: USA
Anno: 2016
Durata:
144'







La trama (con parole mie): sono passati dieci anni dalle vicende che videro Charles Xavier ed i suoi X-Men affrontare la minaccia della crisi cubana, e molte cose sono cambiate, per gli umani quanto per i mutanti. Xavier, dedicatosi a tempo pieno alla sua scuola, ignora qualsiasi avvisaglia di minaccia per il mondo, Magneto si è ritirato in Polonia tentando di rifondare una famiglia e ricominciare senza sfruttare i suoi poteri una vita normale, Bestia si è dedicato a studi che possano tenere pronte eventuali contromisure in caso di conflitto e Mystica ha mantenuto un basso profilo aiutando mutanti in difficoltà in tutto il mondo.
Quando En Sabah Nuhr, primo mutante testimoniato della Storia, individuo dai poteri quasi divini, torna alla vita dopo millenni di sonno, le cose cambiano: ribattezzato Apocalisse, infatti, il riemerso superumano ha intenzione di epurare la Terra non solo dai non mutanti, ma da tutto quello che non rientra nel suo ordine costituito.
Riusciranno Xavier ed i suoi ragazzi, affiancati da Mystica, a fermare la minaccia di Apocalisse e dei suoi quattro cavalieri?










Se non altro, Bryan Singer è dotato di una certa ironia.
Quando i giovani Jean Grey, Ciclope, Nigtcrawler e Jubilee escono dalla sala dove è stato appena proiettato Il ritorno dello Jedi affermando che "il terzo è sempre il peggiore", non solo ammette le proprie colpe rispetto all'abbandono temporaneo della barca mutante ed all'osceno X-Men - Conflitto finale che chiudeva la prima trilogia, ma considera che il tanto atteso X-Men - Apocalisse possa rappresentare l'anello debole della nuova e decisamente migliore seconda tripletta di film dedicata ai mutanti di casa Marvel, che, considerato il passaggio post-titoli di coda, potrebbe diventare un poker.
Senza dubbio, ed oggettivamente, è così: X-Men - Apocalisse perde nettamente il confronto con L'inizio e Giorni di un futuro passato principalmente per quanto riguarda l'approccio e la sceneggiatura, debole in più punti e tanto più se considerata in relazione con i capitoli precedenti, dando una priorità perfino eccessiva alle parti più action e spettacolari del prodotto.
Allo stesso modo, però, tolti i sassolini dalle scarpe rispetto alle incongruenze - che riguardano specialmente Nightcrawler e Angelo -, occorre ammettere che il lavoro di Singer è molto meno peggio di quanto dipinto dalle numerose recensioni ostili pubblicate nei primi giorni seguiti all'uscita in sala, dimostrazione che, pur non raggiungendo livelli eccelsi, l'intrattenimento supereroistico intelligente ha ancora qualcosa da dire e comunicare, dai passaggi unicamente volti all'esaltazione - il confronto finale con Apocalisse, con tanto di furia wolverinesca, esibizione epica di Magneto, ritorno della Fenice di Jean - alla riflessione, che in questo caso aggiunge ai punti di vista di Xavier e Magneto quello di Apocalisse, sorta di messia mutante tra i più tosti avversari degli Uomini X anche sulla pagina stampata.
Un bel calderone di idee che, seppur non perfettamente amalgamato, porta a casa la pagnotta ed avvince quanto basta per superare in qualità molti presunti blockbuster usciti nel passato recente, facendo leva su charachters perfettamente riusciti come Pietro Maximoff - alias Quicksilver, graziato da un'altra sequenza pazzesca sulle note di Sweet Dreams - ed una giovane Tempesta, all'apparizione di Wolverine con tanto di riferimento al futuro legame con Jean Grey ed alla speranza che, con l'introduzione di Nathaniel Essex, noto ai fan come Sinistro, il quarto capitolo possa cambiare marcia: Bryan Singer resta comunque lontano dai suoi tempi migliori e da I soliti sospetti, ma alza l'asticella rispetto al pessimo Superman Returns limitando il difficile confronto con il precedente e già citato Giorni di un futuro passato, ad oggi la miglior pellicola dedicata a Xavier e soci.
Personalmente, dunque, non mi sento tradito da questo nuovo terzo capitolo dedicato alle gesta degli Uomini X, o da Apocalisse - forse un pò troppo ingessato, ma in linea con un charachter da sempre un gradino sopra gli altri da tutti i punti di vista -, o particolarmente deluso: non mi aspettavo un Capolavoro, ed un Capolavoro non è arrivato.
D'altro canto, però, è stato davvero impossibile non divertirsi godendosi le gesta degli outsiders numero uno della Marvel, che per natura ed approccio continuerò a preferire ai più vincenti e splendidi splendenti Avengers: tutto nella speranza che anche per il mondo mutante possa essere messo in piedi un progetto ottimamente strutturato come quello del Cinematic Universe.




 
MrFord





"Sweet dreams are made of this
who am I to disagree
I travel the world and the seven seas
everybody's looking for something."
Eurythmics - "Sweet dreams (are made of this)" -






martedì 27 ottobre 2015

Dark places - Nei luoghi oscuri

Regia: Gilles Paquet-Brenner
Origine: UK, Francia, USA
Anno:
2015
Durata:
113'






La trama (con parole mie): Libby Day, quando aveva appena otto anni, scampò al massacro della sua famiglia nella casa di campagna dove viveva con la madre, le due sorelle ed il fratello Ben. Proprio quest'ultimo, già al centro di gravi problemi a scuola, socialmente poco inserito, apparentemente satanista e legato al losco Trey ed alla ricca ma poco equilibrata Diondra, che dovrebbe dare alla luce un figlio suo, è accusato degli omicidi e condannato.
Ventotto anni dopo, Libby è una donna vissuta nel rancore, isolatasi dal mondo grazie ai redditi delle donazioni a suo nome e di un libro pubblicato a proposito delle drammatiche vicende che l'hanno vista protagonista: quando Lyle, a capo di un'organizzazione di volontari specializzati in "cold cases" la contatta offrendole dei soldi per parlare della sua storia risolvendole in fretta problemi di liquidità, per Libby si riapre un capitolo creduto sepolto della sua vita.
Lyle e i suoi compagni, infatti, sono convinti che suo fratello Ben sia innocente, e pensano, attraverso lei, di poter trovare le prove necessarie per riaprire il caso prima che scadano i termini di legge.
Libby sarà disposta a rimettersi in gioco? A perdonare? A guardare nell'oscurità del suo passato per ritrovare la verità di quella notte di sangue?










E' ormai risaputo che, da queste parti, le storie da provincia americana profonda tanto quanto quelle legate ai morti ammazzati finiscono per sfondare praticamente sempre una porta aperta: quando, poi, le due cose vanno a braccetto, almeno sulla carta dovrebbero avere ancora più probabilità di guadagnarsi almeno un giro di bevute sul bancone del Saloon.
Prodotti come Killer Joe, Il cacciatore di donne, Joe o Mud hanno, del resto, segnato le visioni fordiane degli ultimi anni decisamente nel profondo, pur con le giuste differenze in termini qualitativi e di risultato: Dark Places - Nei luoghi oscuri, almeno in linea teorica, avrebbe avuto tutte le carte in regola per far parte del club.
Tratto da un romanzo della stessa autrice di Gone girl, però, il film che ha al centro l'indagine tardiva di Libby Day, che si vide privata dell'intera famiglia - o quasi - in una sola notte quando aveva otto anni, finisce per mancare il bersaglio clamorosamente: non che si tratti di un brutto film, o di qualcosa irritante da seguire, quanto più che altro di un prodotto che non aggiunge nulla alla storia del genere, sceneggiato - dallo stesso regista - in maniera piuttosto televisiva - e non lo scrivo in accezione positiva -, privo di particolari momenti di tensione, di sequenze memorabili e della scintilla in grado di far distinguere un prodotto artigianale che si guarda volentieri in tv o uno che, appena scorsi i titoli di coda, si desidera avere nella propria videoteca per poterlo non solo rivedere, ma mostrarlo ad amici, partners, familiari e chi più ne ha, più ne metta.
Di fatto il lavoro di Gilles Paquet-Brenner, che non è certo il nome più prestigioso cui si sarebbe potuto affidare il progetto, soffre della stessa mancanza di personalità del recente Black Mass, con l'aggravante rispetto a quest'ultimo di offrire pochi spunti anche in ambito tecnico: personalmente ho finito per gustarmelo in grande scioltezza, rendendomi però conto di essermi trovato di fronte ad una sorta di episodio pompato di Cold case, di quelli in cui tutto pare così facile e lineare per i protagonisti da far sembrare chiunque abbia messo mano al caso in precedenza come un povero stronzo incompetente.
E se le oscurità dei main charachters - in particolare di Libby e di suo fratello Ben, ma anche della loro defunta madre - risultano interessanti e ricche di potenziali spunti di riflessione, tutto il resto pare sbiadire e regalare soltanto un paio di twists interessanti - come quello che porterà alla risoluzione del caso - ma nessun vero momento di tensione in grado di mettere davvero alle strette ed inchiodare alla poltrona lo spettatore: onestamente non so se tutto sia originato dalla scarsa empatia che si finisce per provare con la Libby di Charlize Theron - sempre bellissima, ma in questo caso, a mio parere, poco in parte - o all'attenzione sommaria legata all'approfondimento delle motivazioni di ogni singolo personaggio, ma tutto pare ridursi ad una serie di facili e troppo veloci scoperte pronte a condurre dritte alla verità, e momenti come quelli che hanno visto, sul grande schermo, sconvolgere personaggi come Clarice Starling o Will Graham appaiono davvero fuori portata per quello che non sarà mai più che un onesto thriller da serata disimpegnata in televisione.
Non tutto il male viene per nuocere, comunque, considerato che la visione non finisce per essere nociva o irritante, ed alcuni spunti come quelli legati alla figura del giovane Ben - un sempre interessante Tye Sheridan, che ormai pare essersi specializzato in questo tipo di ruoli - ed alla verità sulla notte nella casa dei Day e sul loro massacro paiono regalare quantomeno una certa intensità e la promessa di non scomparire dalla memoria come la maggior parte del resto.
Non aspettatevi, dunque, da questo Dark Places il thriller dell'anno, quanto più che altro una semplice ma a suo modo solida opera di un mestierante del Cinema da destinare ad una di quelle serate autunnali nel corso delle quali avete bisogno soltanto di una scusa per stringere più forte chi sta accanto a voi sul divano.
E più per goderne, che per tensione o paura.




MrFord




"All of the things that I tried to explain,
how something inside of me started to break.
we were living proof, one by one we drifted away.
one by one we drifted away."
The Gaslight Anthem - "Dark places" - 





martedì 19 maggio 2015

Mad Max - Fury Road

Regia: George Miller
Origine: Australia, USA
Anno: 2015
Durata: 120'





La trama (con parole mie): in un futuro prossimo figlio del nulla post-atomico e dominato da despoti capaci delle più terrificanti violenze ed atteggiamenti da presunte divinità, si muovono due ribelli pronti a mordere la strada per conquistare la propria Libertà e sopravvivere. Il primo è Max Rockatansky, ruvido e di poche parole, ex poliziotto, lupo solitario, disposto a tutto pur di portare a casa la pelle ogni giorno. La seconda è Furiosa, forzata compagna ed Imperatrice di Immortan Joe, decisa a tornare alle terre che le hanno dato i natali portando con lei le spose e riproduttrici dello stesso Joe liberandole di fatto dal suo giogo.
Quando le strade dei due si incrociano ha inizio una vera e propria fuga attraverso il deserto che condurrà l'insolito gruppo di ribelli - ai quali si aggiunge, per se inizialmente dall'altra parte della barricata, il giovane guerriero Nux - attraverso canyons dominati dalle tribù del deserto, acquitrini oscuri e tempeste di sabbia apocalittiche, oltre che ad uno scontro frontale con Immortan Joe ed i suoi combattivi figli.
Chi riuscirà a sopravvivere?
E chi continuerà a viaggiare su questa polverosa strada verso la fine del mondo?








Esistono saghe ed ambientazioni cui finiamo inevitabilmente per essere legati anche quando paiono dimenticate, come se fossero in qualche modo parte di noi, cicatrici o tatuaggi di colpo saliti in rilievo, ricordi tornati prepotentemente alla memoria: il personaggio di Mad Max, tra i primi volti noti della futura star Mel Gibson, pronto a lottare in una cornice da sopravvissuti al dramma del post-guerre atomiche, che aveva in comune proprio il setting con un altro dei charachters di culto per il sottoscritto di quegli anni, Ken il Guerriero - ricordo quanto fui felice di poter vedere tutta la serie con mio padre, quando una caduta in bicicletta con doppia frattura della clavicola lo tenne a casa dal lavoro per quasi tre mesi tra la fine dell'ottantotto e l'inizio dell'ottantanove -, è parte della categoria a tutti gli effetti, nonostante i miei anni da cinefilo attento solo alle proposte autoriali - che poi, a ben guardare, includono anche la creatura di George Miller - ed il progressivo riavvicinamento, con l'età che avanza, ai cari, vecchi action tanto amati nel corso dell'infanzia.
Il ritorno sul grande schermo dell'antieroe del deserto australiano era da tempo una scommessa sulla quale molti amanti del genere come il sottoscritto avevano deciso di puntare, in parte perchè fortemente voluto e finalmente costruito con i mezzi desiderati dallo stesso Miller ed in parte per un cast che prometteva scintille a partire dai due protagonisti, Tom Hardy e Charlize Theron.
Senza troppi altri giri di parole, la suddetta scommessa è stata vinta e stravinta da un film strepitoso, tiratissimo dall'inizio alla fine, un fumettone da esaltazione pura che mi ha riportato a quei giorni lontani sul divano accanto a mio padre e riflesso nelle tante coppie padre/figlio presenti in sala, un inseguimento a perdifiato di centoventi minuti inserito in una cornice stupenda, curato in ogni dettaglio - dai costumi, al trucco, agli stupefacenti mezzi - e visivamente da restare a bocca aperta: basterebbe la prodigiosa sequenza della corsa all'interno della tempesta di sabbia per far venire la pelle d'oca a chiunque riesca a spalancare ancora occhi e bocca per questa macchina meravigliosa che chiamiamo Cinema.
Ma Mad Max - Fury Road non è soltanto questo: è il buon Rockatansky, un sopravvissuto fatto e finito, lupo solitario dedito soltanto alla regola di portare sempre a casa la pelle alla fine del giorno, un buono dai metodi cattivi, un disilluso pronto a credere, però, in chi crede.
E nel fatto di lottare per farcela, sempre e comunque.
E' Furiosa, uno dei migliori personaggi che la settima arte abbia offerto al suo pubblico quest'anno - e forse anche di più -: una guerriera che è più un simbolo, e che va oltre la bellezza, il suo ruolo all'interno della società forgiata da Immortan Joe, quel braccio bionico che è una meraviglia di charachter design e di umanità, l'incontro tra il moncherino che è quasi un'anima spezzata ed il metallo pronto a far danzare veicoli di tonnellate e tonnellate d'acciaio e benzina.
E' la fuga della speranza delle Madri, un richiamo neppure troppo velato all'importanza ed alla sacralità della Donna nella società, al rispetto - guadagnato nella lotta - che merita ed alla forza che dimostra, e che non chiede o pretende sconti - neanche Miller è tenero, in questo -.
E' la visione allucinata dei guerrieri di Immortan Joe, desiderosi di morire nel modo più chiassoso e spettacolare possibile per poter avere la garanzia dell'accesso al Valhalla, e che rimanda ai kamikaze ed alla cultura del sacrificio bellico e religioso che abbiamo sperimentato sulla pelle del mondo negli ultimi decenni.
E' veicoli lanciati a perdifiato nel deserto, attraverso i canyons dell'outback australiano, adrenalina pura, esaltazione e malinconia, coraggio e tristezza, liberazione e morte.
E' la speranza di poter ricominciare, l'ancestrale cordone ombelicale che conduce alle braccia, ai seni ed alla pancia di una madre, all'acqua, alla vita che rinasce da una piccola pianta.
E' un uomo solo tra la polvere, che come uno squalo di terra non può smettere di correre, di muoversi, di guardare avanti.
Perchè quello è il solo modo per sopravvivere.
Ad un mondo popolato da predatori, e soprattutto a se stessi.




MrFord




"Breathe in deep, 
and cleanse away our sins
and we'll pray that there's no God
to punish us and make a fuss."
Muse - "Fury" - 





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