martedì 16 gennaio 2018

Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Martin McDonagh, UK/USA, 2017, 115')




In uno dei loro pezzi più noti ed apparentemente semplici, i Beatles cantavano "All you need is love".
Detta così, senza associarla ai Fab Four, parrebbe quasi una frasetta del cazzo da Baci Perugina, o romanzo rosa di dubbio gusto ed indubbia (bassa) qualità.
Ma come spesso accade, nella semplicità risiede qualcosa di talmente grande da mangiarsi tutto il resto, perfino quando il mondo attorno crolla pezzo dopo pezzo, e l'unica strada che pare possibile per lo stesso è quella di andare inesorabilmente a puttane, senza usare troppi giri di parole.
Ed è quella la direzione che pare aver preso la vita ad Ebbing, Missouri, uno di quei piccoli centri persi tra il nulla e l'addio eastwoodiani in cui tutti sanno tutto di tutti ed i peccati sono al contempo ben nascosti sotto i tappeti eppure alla mercè delle voci che danno buoni consigli non potendo più dare cattivo esempio: c'è un Capo della polizia che è il ritratto dell'uomo d'altri tempi, con un bel tumore al pancreas e non si capisce se troppa condiscendenza o troppo poco coraggio, il suo protetto che vive in bilico tra bullismo e razzismo, e per sfogare la rabbia di una vita ben al di sotto degli standard che i suoi fumetti probabilmente gli fanno sognare preferisce affogare il dolore nell'alcool o gettando pubblicitari falliti dalle finestre dopo averli pestati, un venditore di auto usate che cerca con il cuore, le bugie ed una strana e silenziosa determinazione a non essere visto sempre e solo come un nano, miserie umane e speranze più o meno in pezzi che s'infrangono, divampano, esplodono contro tre manifesti che cercano di portare a galla una verità terribile piuttosto che rimanere confinati nella tranquillità di un silenzio troppo pesante.
E poi c'è lei, Mildred.
Mildred che è una donna che ha dovuto farsi le ossa a fronte di un marito violento che esibisce una fidanzata che potrebbe essere la loro figlia morta, bruciata e violentata proprio sulla strada di quei manifesti, che lavora e non ha paura di dire quello che pensa e fare quello che vuole, che ha deciso, perduto l'amore, di sopravvivere grazie all'odio.
Perchè è quello, che resta in piedi nei posti persi tra il nulla e l'addio, le case polverose delle speranze infrante.
Quello che pompa il sangue nel cuore di Mildred, in quello di Dixon, che scorre sotto le strade di Ebbing, Missouri. Quello che si è portato via una ragazza nel peggiore dei modi, e che trascina da sotto i tappeti in cui vengono nascosti male i peccati tutto quello che di peggiore può rimanere dei peccati stessi, dal rancore alla paura. E di nuovo, all'odio.
Lo stesso che trasforma una risata o un momento talmente assurdo dall'essere divertente in una delle sequenze più disturbanti del passato recente, che apre vecchie ferite e si compiace nel cospargerle con il sale del rimorso e dei sensi di colpa, e trasforma qualsiasi confronto in una sorta di guerra.
Per chi in guerra ci è andato perdendo fin troppo della sua umanità, e per chi è rimasto, e combatte ancora più duramente tutti i giorni.
E proprio quando, come nella notte più buia, l'unica strada che pare possibie è quella di andare inesorabilmente a puttane, ecco che ritorna quella frase semplice semplice.
All you need is love.
Una cosa apparentemente banale che si porta dietro il segreto del mondo, anche quando pare non ci sia davvero un cazzo per cui anche solo sognare di essere felici, o lottare, o difendere.
Perchè, come scriveva Hesse, "Senza una madre non si può amare, senza una madre non si può morire", o come ricorda Willoughby a Dixon, "Non puoi essere un buon poliziotto senza amore".
L'amore ti da la dimensione di quello che vuoi proteggere, e la forza per dimostrare che anche le cose peggiori, a volte, possono prendere una direzione diversa da quella che si possa pensare.
Non è detto che possano comunque finire bene, o che da qualche parte l'odio non possa generare altro odio.
Ma chi è pronto a scommettere su quella semplice frase, ha senza dubbio spalle abbastanza larghe per sopportare il dolore e volontà abbastanza forte per iniziare un viaggio che possa portare oltre.
Quello che accadrà si potrà sempre decidere un passo dopo l'altro.



MrFord



18 commenti:

  1. questo film lo vedrò a brevissimo ^_^

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  2. Ho apprezzato molto Frances McDormand, non credo che sia stato facile girare in quel ruolo. Ottimo film!

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    1. Difficile trovare qualcuno che in questo film abbia recitato meno che benissimo.

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  3. Mi è piaciuto molto, non è il solito drammone che piace all'accademy, anche se è sostenuto da tre attori che potrebbero portarsi a casa la statuetta senza problemi. Cheers

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    1. Vero, un dramma insolito, ma non sarebbe la prima volta che l'Academy premia un titolo "alternativo". Staremo a vedere.

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  4. Da quello che ho visto, non il mio preferito in lizza, ma bel filmone. Sì.

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  5. A me è piaciuto moltissimo. Trama intrigante, dialoghi ottimi, personaggi ben scritti ma soprattutto ben interpretati, e una perfetta combinazione di dramma e commedia.

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    1. Hai ragione, personaggi scritti e interpretati alla grande ed un perfetto mix tra dramma terribile e commedia irresistibile. Ottimo prodotto.

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  6. Tu citi All You Need Is Love dei Beatles, io Take a Look Around dei Limp Bizkit.
    Come al solito, due punti di vista opposti, i nostri. :)

    Il film mi è piaciuto, però non mi è sembrato il capolavoro del secolo dipinto da alcuni.
    Essendo la pellicola forse più fordiana vista negli ultimi 2 anni, mi aspettavo invece un entusiasmo un po' maggiore da parte tua.
    Che sia così fordiano che ti penti di non averlo scritto tu? ;)

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    1. Meglio che siano opposti, no!? ;)

      Detto questo, film solido ed emozionante, diretto ed interpretato benissimo, molto fordiano ma, anche per me, non il Capolavoro ventilato da alcuni. Avercene, comunque.

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  7. Film fordianissimo, e di una bellezza che mi ha fatto passare dalle risate alle lacrime alle risate in un batter d'occhio, in un equilibrio perfetto.
    E quante belle citazioni in questo tuo post, bravò!

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    1. Il passaggio dalle risate alle lacrime è gestito alla grande, come del resto McDonagh aveva dimostrato sia con In Bruges che con Sette psicopatici. Molto, molto bene.

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  8. Mi ha colpito moltissimo perché ci ho visto spunti di riflessione sulla situazione attuale della società in cui viviamo. L'odio è solo spreco di tempo.

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    1. Senza dubbio è un film ad un tempo attuale e universale, perchè tocca temi fondamentali della società. Ottimo prodotto davvero.

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  9. Lo recupero con il mio consueto ritardo ma con grande piacere: sicuramente il film più bello che ho visto quest'anno (faccio vita ritirata). Una potenza incredibile, ha un sacco di spunti che penso di aver colto solo di striscio. Devo rivederlo ancora.

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    1. Un gran bel film davvero, che conferma un autore importante e mai banale.
      Lo ricordo anch'io come uno dei migliori dell'anno.

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