lunedì 15 gennaio 2018

Bright (David Ayer, USA, 2017, 117')




E' ormai chiaro quanto grande sia l'influenza di Netflix nel panorama non soltanto più circoscritto al piccolo schermo, ma anche, in una certa misura, al grande, pur se riferito al proprio portatile o al salotto di casa e non ad un multisala da weekend: il network che ha rivoluzionato il modo di approcciarsi all'universo dei serial si è ormai definitivamente lanciato anche nella produzione originale di lungometraggi, da Okja a 1922 o Il gioco di Gerald, per citarne tre che nel corso degli ultimi mesi hanno fatto parecchio parlare di loro.
Bright, giunto in rete a seguito di una campagna pubblicitaria piuttosto forte, diretto dal David Ayer di End of watch e Sabotage ed interpretato da Will Smith e Joel Edgerton, era senza dubbio una scommessa, un rischio, una di quelle cose in bilico tra l'essere una potenziale figata ed un potenziale fallimento, nonchè la produzione più costosa messa in piedi finora da Netflix: mescolando elementi che paiono usciti dritti dalla mitologia de Il Signore degli anelli con le tensioni razziali di District 9 e gli elementi urbani da sempre nel corredo artistico del regista, gli autori sono, a mio parere, riusciti a vincere la scommessa confezionando un prodotto assolutamente tamarro e sopra le righe, assolutamente imperfetto, eppure godibilissimo da guardare e pronto a solleticare il desiderio non solo di un sequel, ma anche di un'eventuale e reiterata visione, portandomi a riflessioni simili a quelle indotte dall'altrettanto imperfetto e recente Seven Sisters.
L'odissea da sbirri da strada di Ward e Jakoby, segnati da un destino che li ha visti essere messi in coppia a causa del carattere difficile del primo e della natura di orco del secondo, che porta a galla pregiudizi e razzismo - anche se parliamo di creature fantastiche, la metafora è evidente -, hard boiled nel senso più classico del termine, un'atmosfera da manga fantasy pronta a prendere il sopravvento soprattutto nella seconda parte, una dose consistente di violenza, un'interpretazione affascinante di una Los Angeles versione modern fantasy, per l'appunto, funziona ed intrattiene con l'irruenza tipica del film action anni ottanta con qualche deriva nel thriller soprannaturale e soprattutto nel prodotto da quartiere malfamato, musica alta - gran colonna sonora, senza dubbio - e proiettili che nel mio caso ha sempre esercitato un certo fascino.
Personalmente, avendolo approcciato senza alcuna pretesa se non scoprire cosa aveva progettato Netflix con un team che sapeva più di grande produzione hollywoodiana in cerca di risultati da fantascienza al botteghino, ho trovato piuttosto esagerato il tiro al bersaglio che è stato fatto rispetto ad un prodotto solido e piacevole, che non entrerà certo nella Storia del Cinema ma che svolge il suo compito nel migliore dei modi, neanche fosse un orco apparentemente non troppo sveglio e di sicuro ingenuo che affianca come meglio può un collega che non solo non si fida di lui, ma neppure lo vorrebbe al suo fianco, rinverdendo i fasti del buddy movie versione sbirro neanche fossimo tornati indietro ad Arma letale.
Avendo poi un background legato a doppio filo al mondo dei fumetti e dei giochi di ruolo, Bright ha rappresentato un divertissement perfetto, un pò come se Tolkien avesse deciso di ambientare una storia in mezzo ai casini di Strange Days: certo, il lavoro di Ayer non avrà pretese ed originalità, ma sfrutta il cocktail caotico e vario che si ritrova per le mani finendo per appoggiare sul bancone uno di quei beveroni dai colori sgargianti che pensi, da ottimo bevitore, che vada bene giusto per le feste degli adolescenti ed invece ti ritrovi a scolare a raffica con la sensazione di buttare nel motore benzina pronta soltanto ad essere data alle fiamme.
Per un vecchio cowboy come me, non ci si pone neppure il dubbio: anche perchè bere un cocktail in più non solo può significare scoprire sapori nuovi, ma anche che non si ha paura di tutta la diversità presente in qualsiasi mondo, reale o immaginario.
E conoscere, gustare, imparare da quella diversità può essere un ottimo modo per uscire anche dai più brutti guai vivi e più pieni.



MrFord



 

6 commenti:

  1. Uno dei pochi a salvarlo.
    Recupererò sicuramente, perché il mix ispirava simpatia, nonostante l'antipatia per Smith.

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    1. E' stato massacrato, eppure io l'ho trovato tamarro e divertentissimo! :)

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  2. Tutto tranne che un film impeccabile, però le storie di sbirri mi comprano sempre, Ayer ha una coerenza interna micidiale, ora aspetto il seguito a braccia aperte ;-) Cheers!

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  3. E figuriamoci se una porcatona (letteralmente) apocalittica del genere non ti gasava... :)
    Manco io che di David Ayer avevo moderatamente apprezzato tutti i lavori precedenti, persino Suicide Squad, posso parlarne bene.
    I primi 10 minuti speravo di vedere un film divertente, poi diventa una vergogna degna di pasticci fantasy stile Underworld e compagnia brutta.
    Gli attori sembrano quasi imbarazzati dai loro personaggi.

    Un beverone dai colori sgargianti imbevibile persino per me. XD

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    1. A me invece è parso un giocattolone senza alcuna pretesa se non quella di divertire mescolando senza ritegno diversi generi.
      Per un tamarro come me, è andata alla grande. ;)

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