martedì 26 settembre 2017

The Belko Experiment (Greg McLean, USA/Colombia, 2016, 89')





Per vicissitudini, destino, scelte, decisioni e chi più ne ha, più ne metta, l'ultimo giorno effettivo di lavoro del sottoscritto è datato trenta settembre duemilasedici.
E, lo ammetto con grande sincerità, non mi manca per nulla il pensiero di orari, capi, colleghi - almeno alcuni -, annessi e connessi.
Quando, tempo fa, la sempre vigile Beatrix Kiddo segnalò l'esistenza di questo The Belko Experiment appuntai il tutto in attesa di tempi migliori, quando estate e vacanze finiscono per segnare il passo ed i recuperi bussano alla porta: e devo ammettere che come bentornato non è stato davvero niente male.
Oltre a presentare, infatti, in cabina di regia, il mitico Greg McLean - che oltre ad essere australiano ha regalato al sottoscritto i due Wolf Creek -, questo survival riempito di caratteristi giunti dal piccolo e grande schermo ha finito per alimentare il desiderio di godere della libertà dal lavoro ancora per un pò del sottoscritto, senza contare l'ennesima conferma dell'antico detto "homo homini lupus", sempre pronto a sostenere il reiterato suggerimento al Fordino, appassionato di animali di tutti i generi, che il più pericoloso tra essi resti sempre l'Uomo.
Partendo da una trama decisamente telefonata e legata a classici della Letteratura - La lunga marcia - o del Cinema dello stile di Carpenter o Romero, questo lavoro a basso costo di McLean porta sullo schermo una rappresentazione decisamente di pancia di quanto terribile possa rivelarsi essere l'animale sociale per eccellenza ed ugualmente razionale e coinvolgente - a prescindere dai personaggi "positivi" e dal finale aperto che pare sperare in un sequel, il tentativo di "divisione" da parte degli uomini d'armi pronti al "colpo di stato" all'interno dell'edificio isolato che fa da teatro al massacro alla base della pellicola è socialmente molto interessante -, in grado di reggere pienamente dal primo all'ultimo minuto e regalare emozioni decisamente non da poco.
La connotazione e l'approccio restano quelli del film di genere, eppure il coinvolgimento è forte - del resto, tutti noi, nel corso della vita, abbiamo avuto almeno una volta un capo che abbiamo sognato di gonfiare di botte o un collega divenuto un amico fraterno -, il crescendo interessante e lo stomaco di regista, sceneggiatori e produttori - tra i quali spicca James Gunn - decisamente partecipe: dunque non resta che farsi coraggio e tentare l'impresa, sperando di non ritrovarsi mai, per volere di qualche misteriosa corporazione o ente "al di sopra delle parti", a ricoprire ruoli che vengono imposti e vorrebbero ricreare un ambiente da legge della sopravvivenza degno del film d'avventura o, ancor più, del documentario più spietato.
E la cosa più agghiacciante della pellicola, a prescindere dalle sequenze di violenza o tensione, o dall'idea di base, è che il tutto finisca per risultare, almeno sulla carta, più vicino a quanto sarebbe ed è la realtà di quanto si possa immaginare: in fondo, siamo predatori tanto quanto serpenti, rapaci, squali o coccodrilli.
Con la differenza che scegliamo di esserlo.
E senza sentirci neppure troppo in colpa.




MrFord




 

8 commenti:

  1. Addirittura la citazione...caspita..comunque filmaccio più intelligente di quello che pare ad una prima superficiale occhiata e soprattutto assai bastardo. Sicuramente interessante.

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    1. Molto interessante, direi, e bastardo quanto serve.
      Non sarà un capolavorone, ma ci piace così.

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  2. Mi sembra il classico filmetto fordiano del tutto evitabile.
    Una visione da licenziare in tronco! :)

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  3. Film carinissimo, di cui ho la recensione in canna da mesi. Da impiegata di un'azienda capisco fin troppo bene le dinamiche descritte nel film...

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    1. Chiunque abbia lavorato in un'azienda mediamente grande certe dinamiche le conosce molto bene: ad ogni modo, film molto carino davvero.
      Per quanto carino, in questo caso, non suoni il massimo.

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  4. Gran bel film, ne parlerò martedì prossimo per il ciclo horror stories ^_^

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