mercoledì 27 settembre 2017

E' solo la fine del mondo (Xavier Dolan, Canada/Francia, 2016, 97')




Nel corso della mia vita di spettatore sono state molte le delusioni patite di fronte ad una pellicola, almeno quante le volte in cui, giunto quasi per caso di fronte ad un titolo, ho finito per rimanere a bocca aperta, conquistato, sconvolto da un'immagine, un momento, un'idea: è un pò come accade rispetto ai rapporti umani.
Ormai molti anni fa ricordo di aver deciso di chiedere di uscire ad una delle persone che sentimentalmente ha significato di più nel percorso di formazione che mi ha portato dove sono ora semplicemente perchè, lavorando insieme nello stesso negozio, coprendo lo stesso turno in cassa, senza neppure pensare chi fossi o che ai tempi avevamo scambiato solo poche parole, decise di portarmi una scorta di sacchetti avendo visto che quelli che avevo a disposizione stavano finendo.
I rapporti sono così. Istintivi e complessi.
Un pò come la Famiglia.
Con le immagini di E' solo la fine del mondo, ultimo - cronologicamente - film del giovane fenomeno Xavier Dolan, che passavano davanti agli occhi ho ricordato che il periodo migliore per il rapporto con i miei genitori e mio fratello fu a cavallo della fine del duemilasette e la fine del duemiladieci, i primi anni in cui andai via da casa: perchè la Famiglia può essere tante cose, croce e delizia, guns and roses, e chi più ne ha, più ne metta.
Senza dubbio ne sa qualcosa Dolan, che porta in scena l'adattamento di una piece che potrebbe aver scritto lui stesso, interpretata decisamente molto bene e graziata da un paio di lampi di quelli che solo chi ha la vera magia tra le mani può garantire: personalmente, ad esempio, non avrei mai e poi mai immaginato che qualcuno, un giorno, sarebbe riuscito a regalare una sequenza da commozione e pelle d'oca sulle note di Dragostea Din Tei, o un crescendo conclusivo in grado di riportare a chi ha memoria storica per la settima arte quadri da focolare gridati o sottovoce come quelli che era solito portare in scena un mostro sacro come Bergman, grazie anche ad un lavoro di carisma pazzesco da parte di Vincent Cassel, che credo sia uno dei più fighi in giro per quanto riguarda quantomeno il panorama europeo.
Ma le sfumature, possano piacere oppure no, contano relativamente: il giovane Xavier, per quanto ancora lontano, a mio parere, dall'aver raggiunto il suo pieno potenziale, riesce a mettere mani, pancia, testa e cuore come pochi altri al servizio di quello che è il calderone più ribollente che i sentimenti possano mettere sul fuoco, quello della Famiglia, per l'appunto, e farlo riflettendo sul Tempo neanche fosse un regista giunto per età anagrafica ed esperienza alla fase della maturità della sua carriera. E questo, già di per sè, meriterebbe un plauso.
Ma un lavoro come questo, per quanto non il migliore tra quelli portati sullo schermo dal cineasta canadese, ha il pregio di fornire all'audience un numero di interpretazioni decisamente maggiore di quanto una singola recensione possa fare, filtrate attraverso la sensibilità, le idee, il carattere e le esperienze: ci sono i Cassel, e le Seydoux, e le Cotillard, e così via, ed il bello è che ognuno può percepire un viaggio, un incontro, un sentimento in modo diverso ed unico.
Un pò come il Cinema.
Un pò come la Musica.
Io stesso, ad esempio, ho sempre pensato che Dragostea Din Tei fosse un pezzaccio trash buono per la palestra o l'estate in spiaggia.
E invece qui diventa qualcosa di struggente.
Di magico.
Qualcosa che dall'esterno non si può comprendere, ma una volta provata non si può dimenticare.
Come la Famiglia.




MrFord




 

10 commenti:

  1. bello, mi è piaciuto molto, il confronto finale tra Vincent Cassel e il giovane fratello che dopo tanti anni torna a casa non si dimentica facilmente :)

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  2. Il capolavoro di Dolan: unisce la ragione e il tormento psicologico di un Tom à la ferme all'esplosione sentimentale di Mommy. E gli occhi di Vincent Cassel nel finale rimarranno sempre con me.
    (Visto due volte di seguito tanto l'ho amato).

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    1. Dolan è un talento incredibile, e anche se il suo lavoro che preferisco continua ad essere il primo, questo è senza dubbio notevole.

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  3. Dragostea din tei in fondo è sempre stato un pezzo struggente. Solo che noi non ce ne rendevamo conto. Ora invece, grazie a Xavier, sì.

    Così come tu non ti rendevi conto che io suggerisco sempre film e registi interessanti, e finalmente con Dolan l'hai scoperto. ;)

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    1. Effettivamente per Dragostea bisogna ringraziare solo lui.
      E mi sa non solo per quello.
      Un grande regista che non merita un fan della tua risma! Ahahahahaah!

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  4. Dolan non sbaglia un colpo, anche quando adatta e non scrive di proprio pugno, anche se la mano sembra davvero la sua.
    Non sarà da podio -o almeno, non del mio- ma tanti brividi, per le interpretazioni, per quella Dragostea quanto mai azzeccata.

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    1. Dolan ha un potenziale enorme, e secondo me deve ancora toccare il suo apice: ad ogni modo, preferenze a parte, il suo Cinema regala sempre brividi.

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  5. Maturo, equilibrato, formalmente impeccabile: il miglior film di Dolan, a mio avviso. Cassel,strano a dirsi, di una bravura inarrivabile.

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    1. Il mio preferito di Dolan continua ad essere il film d'esordio, ma senza dubbio siamo di fronte ad un Autore pazzesco.
      Su Cassel, invece, non sono d'accordo: per me è sempre stato molto bravo, dai tempi de L'odio in avanti.

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